martedì 23 gennaio 2018

A schema libero del collettivo Lou Palanca

Nicola Fiorita, uno dei componenti del collettivo Lou Palanca, sarà il 25 Gennaio a Lamezia Terme per presentare il libro A schema libero, edito Rubbettino. Il libro è un docufiction, calato nella realtà di Reggio Calabria dagli anni settanta al 2012 . Per narrare fatti veri successi si costruiscono dei personaggi forse poco plausibili, però necessari al racconto. Uno è la figura dell'enigmista: L’uomo che risolve il cruciverba a schema libero era arrivato a Reggio Calabria dalla Polizia di Stato ai Servizi durante i moti di Reggio di quaranta anni fa. Margherita, giovane giornalista free-lance da Roma decide di tornare a Reggio Calabria. Ha appena letto del suicidio Fallara. Il neofascista, colui che ci racconta dal di dentro come la rivolta di Reggio Calabria per avere il capoluogo di regione si sia saldata con un disegno eversivo della destra, e Vincenzo Dattilo"Vincenzo Dattilo, un professore “mezzo matto”, che si occupa di storia locale, come il caso dei cinque ragazzi anarchici di ReggioA schema libero.
Dall'intervista con Giuditta Casale, blogger, Nicola Fiorita dice"Questa storia è la storia degli ultimi quarantasette anni della Calabria. Un lungo periodo di tempo fatto di trame, segreti, alleanze torbide, misteri, intrecci tra neofascismo, servizi deviati e criminalità organizzata che hanno trasformato la ndrangheta in una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo, che hanno costruito la fortuna di una nuova classe sociale (la borghesia mafiosa) e che hanno incatenato la Calabria ad un destino più rosso sangue che grigio"
I moti di Reggio Calabria:18 luglio 1970 dal diario dell'enigmista"Dal giorno dopo gli scontri alla stazione fu davvero guerra aperta. Presidiavamo il centro. Bloccavamo gli accessi. Da tutte le parti venivano contro gruppi di manifestanti , mentre nei rioni popolari le barricate.I ferrovieri aderirono allo sciopero. Non circolava più un treno. C'era una rivolta di popolo. Il corpo martoriato di Bruno Labate fu trovato poco prima della mezzanotte di mercoledì in via Lagoteta. Un ferroviere iscritto alla Cgil, picchiato duramente. Il primo morto di una rivolta virata a destra era un militante della sinistra"
Sabato 26 settembre 1970 l’incidente in cui perdono la vita cinque anarchici che da Reggio Calabria stanno andando a Roma per portare documenti scottanti sulla strage del treno di Gioia Tauro. 
I documenti non furono mai ritrovati e loro morirono sull'autostrada del Sole. A schema libero
Mercoledì 15 dicembre 2010 a Reggio Calabria una donna, Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze e Tributi del comune di Reggio Calabria, ha appena convocato una conferenza stampa per denunciare ciò che sapeva, ha ancora documenti scottanti da portare in procura ma le ruberanno il telefonino, le forzeranno l’auto, la troveranno moribonda per ingestione di acido muriatico. A schema libero 
Nello schema libero troviamo le parole per definire ma poi la comprensione resta sempre a chi legge gli avvenimenti e sa legare le cause con i fatti, i legami terribili che avvennero fra criminalità e politica, fra assalto alle istituzioni e uso privato di cosa pubblica, assalto allo Stato. Sottostare con definizione assoggettarsi. Tutti ci assoggettiamo e la Calabria, e Reggio Calabria ha  forse interpretato nel modo più cruento delle altre province calabre questo verbo. Si è assoggettata alla 'ndrangheta, alla criminalità, consegnando la città, già negli anni settanta, ad oscuri e terribili disegni. Paolo Romeo, l'anima nera di Reggio Calabria, procurò a Franco Freda il passaporto falso per fuggire in Costarica e poi divenne senatore del partito socialdemocratico. "Ne vedrete di picchiatori fascisti fare gli assessori comunali e regionali, ne vedrete magari molto più scomposti di me" la profezia del neofascista si avvera tristemente e nel 1989 il 13 novembre una cosca, una loggia, un'organizzazione politica estremista, si accordano. Ad Agosto l'omicidio Ligato, presidente delle ferrovie dello Stato. Che fine ha fatto quella presidenza?  
Nel libro sono presenti stralci del processo a Piazza Fontana, e nella palestra del carcere minorile di Catanzaro arriveranno nel marzo del 1974 Freda, Ventura... trame nere. Freda ospitato e nascosto a Reggio Calabria.
Scrivendo mi sento male, mi distrugge questa storia terribile di violenze e di accaparramenti, di una tristezza senza pari, vedere che la politica fu conquistata da criminalità assoluta al di là del bene e soprattutto nel male. Dopo la lettura del libro mi sono andata a leggere un libro di Fabio Cuzzola, professore di Reggio Calabria, uno dei fondatori dei Lou Palanca. Dice Nicola Fiorita sempre nell'intervista a Giuditta Casale "Fabio è stato fondamentale per tutto quello che abbiamo pensato, scritto e detto. Se possibile, lo è stato ancor di più in questo libro che si apre con il richiamo alla vicenda dei cinque anarchici del sud – che lui raccontò prima che ci incontrassimo – e che si chiude con le parole di un personaggio che lui ha creato." 
Nicola saprà trovare per noi le parole per creare uno schema libero diverso, con le parole legalità e rispetto, in cui crediamo, nonostante tutto. 
Ippolita Luzzo   

venerdì 19 gennaio 2018

Fondamenta Casa Sirio: Cinque domande ad Angelo Calvisi

Si chiama Fondamenta il progetto di Casa Sirio di bloccare fino a fine marzo tutte le nuove uscite per dare risalto ai libri già pubblicati alla nascita della casa editrice, e ognuno di loro avrà una settimana dedicata, piena di interviste, recensioni e eventi. Fondamenta Casa Sirio ripropone in formato mignon e in prezzo economico i suoi libri. Comincia con Adieu Mon Coeur di Angelo Calvisi, libro da me amatissimo.Qui la mia intervista ad Angelo Calvisi
Cinque domande ad Angelo Calvisi 
1)Il primo momento in cui hai deciso di aggiungere il mio contatto fu quello del suggerimento di Facebook: “Ti potrebbe interessare” e mi hai chiesto amicizia. Alla luce dei fatti successi pensi sia utile alcune volte seguire le indicazioni del social?
Nel caso del contatto con la Regina del Litweb certo che sì! In altri casi non saprei. Mi è capitato di chiedere l’amicizia a un mio ex compagno di scuola che adesso vende pozioni dimagranti. Mi ha tampinato per mesi e mesi per ammannirmi delle confezioni famiglia di prodotti dalle proprietà a suo dire miracolose. Ora, non che non ne abbia bisogno, però se ti dico di no è no. La storia è andata avanti finché non ho bloccato il suo profilo FB e a volte ho paura che possa aspettarmi sotto casa con i suoi flaconcini. Insomma, come per ogni cosa anche i social sono una questione di misura e forse di fortuna. 
2)Adieu mon coeur è il titolo del romanzo scritto da te nel 2016 e vincitore del concorso “Quel libro nel cassetto” organizzato dalla Fondazione Nicola Liotta, Quale ricaduta sulla stima verso i lettori, e verso i premi, si ha vincendo per la prima volta?
Al di là del premio, per i lettori, pochi o tanti che siano, che scelgono i miei libretti io provo sempre un vero sentimento di gratitudine. Nel caso del concorso che hai citato, oltre alla grande soddisfazione, c’è un surplus di emozione (è la parola giusta: emozione) nel constatare che la lettura fatta dai giurati è andata a scavare aspetti e dettagli sui quali potevo anche aver puntato, ma la cui evidenza resta sempre un’incognita che deve passare al vaglio di chi si addentra tra le pagine.
3)Adieu mon coeur è anche il testo di una canzone, di Luca Liguori. Leggo sulla tua biografia i mestieri più diversi, legati comunque sempre alla musica, al teatro, al giornalismo, al sociale. Avrai forse cantato la canzone che è la musica della copertina del tuo libro, anche nel libro c’è molto ritmo, si sente che la musica è in te già dai tempi di Red Ronnie ed hai pensato di far diventare il tuo libro un musical?
Eh, un musical no, confesso che non mi sono spinto tanto in là! Però c’è un mio amico, un filmmaker genovese che si chiama Paolo Pisoni e con il quale ho già collaborato, che vorrebbe provarne a trarne una sceneggiatura. Vedremo. Quanto al ritmo, be’, ti ringrazio della notazione. Per me, in effetti, l’arte, tutta l’arte, è prevalentemente una questione di ritmo, anche la pittura, per dire, anche l’architettura! Detto ciò, la musica mi piace. Suono malissimo (senza falsa modestia: suono proprio male) le percussioni e la chitarra… E poi ho lavorato molti anni nel commercio di CD, acquisto le riviste specializzate, compro tanti dischi e vado ai concerti… Ultimamente ho assistito al concerto di Micah P. Hinson, che consiglio a tutti di ascoltare, e il prossimo appuntamento è con il gruppo texano dei Balmorhea, che approderà a Genova tra qualche settimana. Evviva la musica!
4)Nonostante le difficoltà che avrai incontrato nella pubblicazione e diffusione del libro, non credi di dare sempre maggior merito, come sempre ripeto io, a Case editrici piccole che si fanno spazio con qualità e proposte? Resta certo la difficoltà di giungere nei megastore e nella diffusione di massa, ma io non credo che sia ciò che tu voglia. Fra la massa e l’individualità noi sceglieremmo sempre l’individuo, vero?
Ma sai, difficoltà della pubblicazione del libro mica tante. Casasirio e io, con la mediazione di Mara Bevilacqua, all’epoca agente letterario e oggi editrice in proprio con Armillaria, ci siamo incontrati pochi mesi dopo la fine della stesura. È stato un incontro fortunato. Le giovanotte e i giovanotti di Casasirio lavorano con grande attenzione, i loro suggerimenti di editing hanno migliorato notevolmente il mio lavoro (che era peraltro quasi perfetto, intendiamoci!) e la cura che mettono nel fare libri non ha secondo me niente, ma proprio niente da invidiare ai cosiddetti grandi editori. E bravi come i casasiriani ce ne sono anche altri, quindi sono d’accordo con te nel dire che non è infrequente che il libro pubblicato da un piccolo editore sia migliore di un altro che magari è in classifica e si può acquistare in tutti gli… autogrill! E a proposito di diffusione… Cosa posso dire? Un ruolo decisivo è il vostro. Voi che recensite, animate, diffondete. Il lettore di romanzi è un po’ come l’ascoltatore di musica contemporanea. Se è appassionato e legge una recensione ben fatta si incuriosisce e il libro (o il disco) va a procurarselo fuori dai canali della massificazione. Davvero, passa tutto attraverso di voi, quindi sta’ attenta a quello che dirai di me!
5)Adieu mon coeur è il racconto di un amore adolescenziale, nato ancor prima, nell'infanzia e che è presente spesso in ogni fase della vita, con ritorni. Sempre per quella grande bellezza dei rapporti affettivi ultimamente troppo spesso negati, io ho sempre pensato che fosse un libro utile da leggere per i ragazzi, affinché vedano come sia in realtà il sentimento. Io l’ho intesa così ed è per questo che lo amo e lo consiglio nel regno della Litweb. Cosa aggiungeresti ora all'alba del 2018 nei saluti finali?
Che sarebbe un sogno arrivare ai giovani, magari addirittura nelle scuole! Quanto al resto, lasciami abbracciare i tuoi lettori e anche i miei. Passate tutti un anno sereno, gioioso, divertente. E ricordatevi di me il prossimo autunno, perché sarà quello il periodo in cui comparirà sugli scaffali delle librerie il mio nuovo romanzo!
Ippolita Luzzo

mercoledì 17 gennaio 2018

Ovunque è un altrove di Francesco Idotta

La Bottega dell'Inutile, la collana della Casa editrice Città del Sole, pubblica questi racconti e meditazioni, reportage di viaggi, scritti da Francesco Idotta, insegnante di filosofia e storia nel Liceo Scientifico di Sant'Eufemia d'Aspromonte e Phd in filosofia presso l'Università Statale di Madrid.
Verso Sud ogni viaggio è un pellegrinaggio.
Mi conquista la lettura citando un mio caro libro amico "Elogio della fuga" di Laborit, un libro amatissimo, e già tentiamo con lui, con Laborit, ad inseguire la libertà, fuori dagli automatismi socio culturali che ci impongono modelli falsi di concepire il mondo.
Camminiamo, ci esorta Francesco Idotta, camminiamo, come viaggio interiore, ascoltando il nostro tempo, dilatandolo."Un giorno, forse, i continui scambi di corsia, le gallerie buie e inquinate, l'asfalto viscido e le buche, i viadotti altissimi e vibranti saranno solo un ricordo, ma intanto noi avremo trascorso ogni giorno, per anni, se saremo fortunati, una lunga fetta della nostra vita tra questi dedali mefitici, i quali, nostro malgrado, ci avranno segnato l'inconscio" Seguiamo Francesco per i megaliti di Santa Caterina, ricoperti di fossili, sentiamo il profumo dei sorbi, passiamo dal "Pirtusu ru rumitu", l'antro dell'eremita, squartato vivo dai saraceni, e camminando sull'Aspromonte oltre ogni speranza "Tutto giunge lieto, come se stesse lì ad aspettare il nostro cammino disorientato." Mi sembra di leggere, fra le righe, un altro libro molto amato, quello di Pietro Criaco, "Via dall'Aspromonte" su quella via, desiderata e costruita dagli abitanti di Africo e poi impedita dalle autorità, per unire il paese al mare, per quel cammino possibile che Idotta chiede. Camminare in libertà. Nel cammino di Idotta troviamo Santiago di Compostela e Madrid, la Provenza, la Sicilia, e quella gita con gli alunni in Toscana, e poi in Veneto, di corsa come bersaglieri. Per tanti di noi che amiamo il viaggio come luogo dell'anima, il modo di organizzare gite, spostamenti veloci e senza anima, risulta fastidioso e inutile, gli alunni vengono solo divagati, ne siamo consapevoli e ne percepiamo l'occasione persa. Sono così, però, tanti viaggi di gruppo, organizzati con tempi da rispettare e senza un vero interesse alla riflessione, al viaggio sul carro della filosofia. Ed ora andiamo ad Elea Velia, da Parmenide, "Parmenide continua a parlare e a indurre il viaggiatore a cercare, senza tregua, la strada del suo andare, momento dopo momento" Viaggiando con Francesco Idotta arriviamo nella storia, nel Mediterraneo solcato da scafisti con carichi umani da abbandonare, nell'essere movimento di particelle, con Democrito, nel desiderio di una rotta, dovunque essa ci possa portare. E ricordo quel bel passo di Laborit"Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si  chiama desiderio" Camminiamo per desiderio di una rotta.
Con Francesco Idotta il pensiero di desiderare l'impossibile. 
Ippolita Luzzo  

sabato 13 gennaio 2018

Fabio Strinati Periodo di Transizione PERIOADĂ DE TRANZIȚIE

Il rifugio di Fabio Strinati:La salute mia è un ramo d’albero appeso al vento di dicembre "Trova rifugio negli elementi della natura Strinati e nel fiorire di primavera prende atto della preziosità dell’esistere, di essere parte del cosmo. Rimane comunque un’oscillazione costante dove prevale il dubbio, l’imperfezione, ma questo fa parte di una personalità sensibile che chiede risposte, che aspetta di comprendere il senso del suo andare per le strade della vita, insieme ad una fedele compagna: la Poesia."
Michela Zanarella Padova – Roma, maggio 2017 Periodo di transizione tradotto in lingua rumena da Daniel Dragomirescu  
La salute mia è un ramo d'albero 
Imparo a memoria questo verso e continuo a leggere amandone altre che vi riporto, in realtà amandole tutte. 
 "La salute mia è un ramo d’albero appeso al vento di dicembre"
Abbandonato
Non solo mi chino su questa terra di fango marrone
e mi piego scacciando le ferrose catene
in un nevrotico abbandono,
che la sorte ormai guastata
nella sua biada di morte camuffata, travestita
da una sagoma di vita slavata e lunatica,
mi rende uno specchio d’inverno opaco,
e steso nel vuoto nell’incertezza
siderale che tanto mi somiglia,
ecco che mi spengo
in uno stordimento contrariato. 

Un lungo addio
Un lungo addio è
oltre le montagne figlie della vecchiaia e del tempo,
consumato dal suo stesso addio,
con gli occhi dell’anima,
dentro il cerchio immobile di un lago colorato di grigio,
disegnato dentro,
che già si dona esanime
alle troppe sofferenze che soffiano nel vento
tra le anime tremolanti, in un profondo
infinitamente finito! 

Interrogativo
Quando ho paura del domani, mi aggrappo
alle tante foto appese al muro nella mia stanza:
tengo stretto il mio cuscino,
come l’amore è quell'equilibrio che tutto
scompone e ricompone,
come una foto di famiglia che raggruppa

l’unica foto di un istante, di un’eternità infinita.

Oblio
È un buco nero che mi trapassa mi travolge
nel punto del quaderno
e giova al fiore colto e còlto
in esubero su quel pezzetto di terra, a forma di carta.
È un buco: che sposta e fermo,
l’aria nel suo imbuto scuro,
nel suo tubo ch’è mattonella e catrame

nel suo perdutamente ignoto.

Lo impareremo a memoria  


Fabio Strinati (1983, San Severino Marche,
Italia). Poeta, scrittore, aforista, pianista e
compositore. Anno del debutto letterario: 2014
con “Il Foglio Letterario”. Libri pubblicati:
Pensieri nello scrigno. Nelle spighe di grano è
il ritmo (2014), Un’allodola ai bordi del pozzo
(2015). Nel novembre del 2016 esce il suo
terzo libro, Dal proprio nido alla vita. Un
poemetto ispirato a un romanzo di Gordiano Lupi, Miracolo a
Piombino. Fabio Strinati è presente anche in diverse riviste ed
antologie letterarie. Premi: 1° classificato al Premio Nazionale
“Sorella Africa”. 1° classificato al 23° Concorso artistico
Internazionale “Amico Rom” etc. Pubblicato in OLC: 2, 3/2017.

Libri in “Bibliotheca Universalis”: Periodo di transizione (2017). 

venerdì 12 gennaio 2018

Il Sabotatore di Giorgio Cavagnaro

Nel raccontare fiabesco il viaggio di una vita a capitoli: Qui si racconta di quando il mondo sembrava intero... dai racconti picareschi dove ogni capitolo iniziava così
"Ogni romanzo, a meno che non scelga la finzione del genere, è un monumento, un cenotafio, una sala di rianimazione della propria adolescenza, dell’essere stati ragazzi, il tempo nel quale, come spiega Flaubert, da medico mancato, ogni cosa era, sì, straziante, ma ancora intera, come il primo giorno della creazione della nostra esperienza, quindi del mondo stesso.” Fulvio Abbate parla del Sabotatore di Giorgio Cavagnaro
Il sabotatore di Giorgio Cavagnaro resta appiccicato sopra ogni familiare io ora incontri e ognuno di loro è uno dei fratelli.
Emilio è il figlio che arriva tardi in una famiglia già composta da cinque figli adulti, arriva e diventa quello più uno.
 Non fa gruppo, troppo piccolo, e lo ritroviamo adulto e fuggitivo.    A Emilio viene una idea bislacca. E la mette anche in pratica. Pensiero numero 1. Sulla Cassia a fare l’autostop. O verso la Tiberina. Andiamo a casa con Novalis
"Ci sono cose che si capiscono subito, altre che si scoprono dopo un po’. Alcune si svelano dopo anni e anni di convinzioni opposte, come succede in politica. Lotti per una vita in nome di un sacro ideale e in tre minuti capisci che ingenuo sei stato. Altre ancora non si capiranno proprio mai, e pazienza. Sarà per la prossima volta." Come nella famiglia Garboli anche io non ricordo, come Emilio, una occasione, fuori dal tempio familiare, in cui erano presenti entrambi i genitori. Per quanto potesse essere assurdo i due coniugi anche a messa andavano in due chiese diverse. Nelle famiglie una volta esistevano i ruoli.  Ci racconta Emilio questa famiglia degli anni sessanta, tutti a tavola, le due sorelle, la Strega e la Migliore, i tre fratelli, il Serio, il Ciccione, il Dissoluto. Ora i personaggi stanno tutti qui, sorpresi nei loro ruoli codificati, intorno al tavolo dei genitori dove si riuniscono due o tre volte all'anno.
Un romanzo godibile che io ho già letto due volte, fermandomi a gustare le canzoni, le unicità dei momenti, il piacere delle somiglianze, la storia che passa sulle individualità rendendo più difficile il riconoscimento anche agli stessi protagonisti. Dove torniamo? Si domandava Novalis e noi con lui rispondiamo: Sempre a casa. La Letteratura ci rimane, avendo ormai perso la casa. 
Ippolita Luzzo  

giovedì 11 gennaio 2018

Storia dei miei fantasmi di Francesco Borrasso

2018 l'anno dei racconti e Storia dei miei fantasmi di Francesco Borrasso sta fra i bei racconti pubblicati alla fine del 2017:
"Credere in qualcosa vuol dire non mollare, e questa cosa l’ho
capita con gli anni che passavano; ho sempre creduto fermamente
nella scrittura, senza arrendermi, senza resa dopo le porte in
faccia, i lividi emotivi, dopo le batoste emozionali. Ho smesso
di credere a mio padre quando ho visto il suo corpo dentro una
bara; ho smesso di credere che sarei potuto diventare un calciatore,
quando vidi ragazzi molto più bravi di me, restare fermi nelle
piccole squadre di periferia. Ho smesso di credere in qualche
rapporto, quando mi accorgevo che quella vicinanza di corpi mi
dava fastidio, disinteresse.
Gli anni che passavano mi hanno fatto diventare un mago
stanco, che non aveva nessun interesse nel credere ancora alla
magia; e puoi ben capire, cara piccola mia, che un mago che non
crede nella magia è un ossimoro, un errore del sistema. Ho sempre
posseduto le qualità per fare i giochi di prestigio, ma erano
informazioni disarticolate che il mio corpo percepiva in modo
inadeguato. Tu sei stata la bambina che mi ha fatto credere nei
miracoli." Prima che io parli è uno dei racconti più lunghi. Già i titoli, che vi metto secondo l'indice, raccontano la storia. Poi come è scritto in prima pagina:“I libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami.”
Il bambino alfanumerico
Un posto nascosto
Storia dei miei fantasmi
Lascio la porta aperta
Parlami di te
Cosa siamo diventati
Una cattiva notizia
Uomo da niente
Qualcosa di perfetto
Piccola intervista nell’ultima ora di vita
Il posto minore
Quella te
Le aritmie del ricordo
Non esiste separazione

venerdì 5 gennaio 2018

Odi Quindici declinazioni di un sentimento

Odi Quindici declinazioni di un sentimento a cura di Gabriele Merlini
antologia di racconti di autori nati negli anni ottanta-novanta. 
"Miscelare e contaminare.Rivolgersi alle voci nuove per tentare di – sosterrebbero quelli bravi –tracciare al meglio ‘il contemporaneo’ nelle proprie molteplici sfumature.Cosa ci circonda e ci aspetta. Ecco quale è stata la pensata. Un tempo di contrapposizioni e distanze – riprendendo la linee guida di questa antologia – declinabile in vari modi" così scrive Gabriele Merlini presentando il testo. Il filo conduttore sono stati gli odi, il variare del sentimento, nelle logiche diverse di ognuno degli autori. Leggo con grande interesse questi racconti e da subito riconosco in loro la bravura di creare il terrore, lo scompiglio emotivo. Soprattutto il primo racconto di Sergio Oricci, Un bel posto per fare l'amore, nella violenza della carezza sulla testa, come si fa ad un cane, nella derisione verso spiriti semplici e poco abilitati alla difesa, racchiude la perversione del giocare con gli altri come se fossero oggetti, giocattoli appunto, con i quali ripetere il gioco dei tre porcellini, e lo spavento della vittima diventa il divertimento del protagonista. Un racconto scritto con ritmo e bravura, come tutti gli altri, però in questo mi sembra vi sia un genere di odio ancora più nascosto, l'odio che porta a divertirsi col terrore e l'umiliazione che si può infliggere ad un altro inconsapevole e indifeso.
 L'odio come contrapposizione. Odi ha un titolo che potrebbe far pensare alle Odi di Ovidio oppure al "tu odi". Odio sarebbe apparso troppo diretto ed avrebbe escluso altro grande significato: Odi? Ascolti. Ascoltiamo l'odio.
Forse sarà che l'odio più conosciuto è quello nei rapporti interpersonali, dove proprio dovrebbe esserci la fiducia, fra i coniugi del racconto di Benedetta Bendinelli, Vita da cane, oppure In Disintegrazione di Andrea Zandomenghi. Famiglie malate, come tante. Nel raccontare "Mio padre mi odiava soprattutto perché sono un cefalgico cronico, condizione abbastanza inabilitante ma invisibile: la esperisce solo chi ce l’ha, ogni possibile riscontro obiettivo è vano. Il mal di testa, inoltre, è la scusa per antonomasia. Lui non lo sopportava, gli faceva ribollire il sangue, si vergognava della mia cefalea con la gente del paese" Andrea sceglie un protagonista buono, sono spesso i buoni a subire le angherie dei cattivi, nel narrare tradizionale e modernissimo del nostro vivere quotidiano. Federico di Vita mi regala un modo di lettura dantesca:"Odi", l'antologia che raggiunge l'amore per un percorso accidentato, in questo simile alla Divina Commedia, con i versi di Dante Alighieri "a te convien tenere altro viaggio" per guadagnare il "dilettoso monte", l'apparizione di Virgilio nel canto primo dell'inferno, il viaggio attraverso le miserie umane per giungere al monte: Il Paradiso. Continuo a leggere questi racconti, una antologia frutto di semi e foreste, ci dice Vanni Santoni nella postfazione. Da sempre lui invita gli scrittori esordienti a farsi conoscere sulle riviste, a coltivare relazioni e letture, convinto del valore della semina. Credo sia vero, un ambiente ci vuole per far nascere un fiore. Lo sentii dire anche a proposito di Michelangelo e di tutti i bravissimi che non possono creare se intorno hanno un deserto.   
Gabriele Merlini intervistato da Federico De Vita esplicita altro grande compito dei libri e in special modo di queste antologie attente sulla scrittura di giovani bravissimi. Il libro come relazione e conoscenza al di là degli ambiti regionali, ed è così che giunge nel regno della Litweb da amico. 
A presto la seconda parte
Ippolita Luzzo