domenica 17 dicembre 2017

"La guerra di prima" Teatro ProsKenion

Castellammare di Stabia e Isca sullo Ionio si incontrano al fronte, c'è la guerra. Ciro e Antonio sono stati arruolati come fantasisti, dovranno andare ad allietare le truppe. Qui mi ricordo Anna Magnani e Massimo Ranieri per tutto il tempo, credo anche che possano intonare "O surdato Innamuratu" ma sarebbe troppo comune forse.
Sulla scena Nino Racco e Valerio Mercurio danno vita ad un canovaccio che prende vita man mano come una preparazione, uno studio, la tecnica al servizio dell'improvvisazione.
Prepariamo lo spettacolo, non ci conosciamo. Antonio domanda a Ciro se è di Napoli,e com'è Napoli? Napoli è bella, ma io sono di Castellammare... risponde Ciro e l'esilarante conflitto fra un'appartenenza da difendere con la differenza continua con la scena del ricordo di Antonio della "ciuccia" Gina che lui chiama Luigina insieme  alla proposta scenica della testa imbrattata di sangue di maiale e rotolata fra il pubblico, proposta da Antonio.
Si conoscono mentre preparano lo spettacolo, conoscono le loro diversità e ciò che li accomuna e riflettono sul destino, sulla guerra, sul come divertire soldati dal destino segnato. Sono riflessioni che nascono da immagini  religiose, come il bambinello nella grotta, venuto al mondo per volere del padre suo, padre che già sa di farlo venire sulla terra affinché muoia crocifisso per la nostra salvezza, Ed il bambinello si mette a riflettere sulla stranezza di questo padre.
Stranissimo affetto paterno, in effetti.Tante sono le stranezze della storia, della vita degli individui costretti da eventi come la guerra ad abbandonare case e paesi per morire in luoghi sconosciuti, e nel mentre Ciro suona O sole mio, e nel mentre  Antonio canta il sonno del soldato per ottenere dal pubblico l'applauso e scegliere così chi andrà in guerra, noi capiamo che il pretesto è di raccontare e raccontarsi la difficile arte del teatro nel suo fieri, tenendo sempre presente a chi si rivolge quello spettacolo, chi lo vedrà, con quali occhi, da quale situazione. Una riflessione fatta con la bravura di sempre  
Ippolita Luzzo     


Il teatro fra scrittura e narrazione
“Fatti di parole” è la tre giorni del Proskenion al Tip Teatro di Lamezia Terme
Da venerdì a domenica al Tip Teatro di Lamezia Terme “Fatti di parole – Il teatro fra scrittura e narrazione”, una tre giorni di spettacoli e incontri curati dal Teatro Proskenion in sinergia con Scenari Visibili. «L’attivazione di nuovi circuiti artistici è una necessità vitale per chi si occupa di promuovere e sostenere il teatro – commenta il direttore organizzativo del Proskenion, Vincenzo Mercuri 

Tre realtà di tre paesi diversi, Teatro Proskenion di Reggio, Scenari Visibili di Lamezia e Confine Incerto di Catanzaro, si uniscono per consegnare agli altri il proprio patrimonio di esperienze.

 Il Programma
 15 dicembre
ore 19.00 presentazione del programma
ore 21.00 spettacolo “Tamburo è voce” di e con Nando Brusco (Teatro Proskenion)

la narrazione di storie e leggende del Mediterraneo, in forma di canti, filastrocche, cunti che rivivono nel cerchio magico del tamburo. Fra mito e realtà. Fra Voce e Tamburo.

16 dicembre
ore 16.30 incontro “Narrazione e comunità”: se il teatro racconta a cura di Emi Bianchi (Confine Incerto) e Nando Brusco (Teatro Proskenion)
ore 21.00 spettacolo “Lamagara” di e con Emi Bianchi (Confine Incerto)

17 dicembre
ore 10,30 incontro “La guerra di prima”: costruzione di uno spettacolo a cura di Nino Racco e Vincenzo Mercurio (Teatro Proskenion)

Ore 18.00 spettacolo “La guerra di prima” di e con Nino Racco e Vincenzo Mercurio (Teatro Proskenion)





















sabato 16 dicembre 2017

Mancanza Ilaria Palomba

Scuola Omero, che ho conosciuto con Giulia Caminito, ritorna qui con Ilaria Palomba, collaboratrice di "Mago O" della Scuola di Scrittura Omero. 
Sembra un dialogo non interrotto.
Fondata a Roma nell'88, la Scuola di Scrittura Omero è stata la prima a nascere in Italia e a diventare anche casa editrice e rivista. Una scuola che mi sarebbe piaciuto poter frequentare se avessi vissuto ai miei tempi. Sono quindi molto felice di incontrare chi l'ha frequentata e continua la sua collaborazione, come fa Ilaria.
Io faccio conoscenza di Ilaria Palomba attraverso i suoi versi, i versi di "Mancanza", la raccolta pubblicata da AUGH edizioni, per la Collana Nuvole, nell'ottobre 2017. 
Leggo i suoi versi e, prima di scriverne, comincio a spulciare notizie su di Ilaria, leggo le interviste fatte, il periodo in cui era nell'arte.
"La Performance-art. Ho lavorato con reportage, interviste, un saggio, su questa forma d’arte così archetipica,  ho incontrato molti performer, ciascuno con la propria modalità espressiva (body art, body painting, performazione, gender art, video art, sperimentazione sonora, anti teatro, poesia performativa), e in ciascuno ho ritrovato una grande potenza rituale, una capacità di spezzare la propria individualità e ricongiungersi con il sacro, non in termini strettamente religiosi. Ora però voglio che di me parli solo la scrittura"
Dice così Ilaria ed io mi ricordo il libro di Demetrio Paolin, Conforme alla Gloria, edito Voland, ed il mondo della performer- art. 
Non conosco il mondo se non attraverso la lettura e leggo da mancante, mancante proprio, i versi di Ilaria, metto orecchiette al libro, a volte più piccole, a volte più grandi, per sottolineare, con l'ampiezza dell'orecchietta fatta, il grado di empatia fra me e i versi. 
A Pagina 77 sembra ci sia un programma del farsi, un generale bisogno che tutti abbiamo.
" Ho bisogno di un amore
forte come il mito
feroce come le fiabe
assoluto come il tormento
di un amore eroico 
come le gesta di Odisseo"
Con Odisseo e come lui io remo nei suoi versi per navigare e a pagina 65 ritrovo quel bisogno.
"Ho bisogno di un amore che nessuno riesce a darmi
e lo cerco in tutti i corpi, in tutti i luoghi, definendolo libertà. 
Poi torno a casa troppo tardi o troppo presto, 
quando un lucore inargenta il cielo, e si riempie di crepe."
Risentendo Eluard, tradotto da Franco Fortini, definiamo anche noi quell'amore Libertà:
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà. 
Più che mancanze dunque bisogni, esigenze vitali, da imparare. 
Impariamo tutti, sembra che i versi ci dicano.
" Impara a non aver paura della notte, 
a viverla soltanto senza un risveglio.
Impara ad accarezzare i momenti di soglia, 
di fusione e distacco, di presenza e assenza.
Impara a star sola in mezzo alla folla"...
continuano i versi a dire a noi tutti cosa imparare
Amo molto questa poesia e credo la imparerò a memoria tutta, come magico insegnamento augurale per ogni anno in arrivo.
Amando le mancanze che ci mancano e ci costringono al movimento vitale del pensiero e del verso stiamo con Ilaria nel suo 
"Non ho ancora compreso esattamente in cosa credere"
La vita sta in questo non comprendere e in quel viaggio che Omero ci ha raccontato e ci racconta ancora.
Ippolita Luzzo   
   

giovedì 14 dicembre 2017

Premio Stendhal nella Nuvola dei libri

14.30 – Sala Polaris. Premio Stendhal 2018 – Premio per la traduzione dal francese all'italiano. Annuncio e presentazione dei finalisti. Intervengono Ilide Carmignani, Valerio Magrelli, Stefano Montefiori, Cristophe Musitelli e Alessandro Zaccuri. A cura di Institut français Italia, di Service de coopération et d’action culturelle, dell’Ambasciata di Francia in Italia. 
Valerio Magrelli arriverà proprio sul finire, per uno scambio di battute con Alessandro Zaccuri, sul suo ruolo di presidente della giuria del premio. A corpo morto, dirà, e nelle fulminanti affermazioni citerà Cosimo Malatesta, poeta ancora più bravo di Caproni.
Cristophe Musitelli, direttore dell’Institut français in Italia si dirà  molto eccitato del Premio e della possibilità di avere anche in Italia il nome del traduttore in copertina, di veder tradotti autori francesi viventi, e di poter premiare i vincitori con un soggiorno ad Arles dove avranno modo di frequentare dei seminari insieme a tutti i traduttori da ogni parte del mondo.Non solo quindi il premio in danaro, tre mila euro, per i traduttori tutti ma quel che sarà importantissimo per i giovani under 35 riguarda la possibilità di vivere e frequentare in un luogo dove si privilegeranno gli scambi e le conoscenze. Una residenza di traduzione di un mese al Collège international des traducteurs littéraires (CITL) a Arles per pensare insieme i loro pensieri, sono le parole di Musitelli che mi trovo segnate sul foglio dei miei brevi appunti.  
Il traduttore è l'autore invisibile, dice, insieme a lui, Ilide Carmignani, traduttrice dallo spagnolo e una delle voci più importanti. Di lei ho trascritto: La Traduzione è il sistema circolatorio della letteratura nel mondo.
Solleva i problemi annessi ad una professione ancora in Italia non ben regolamentata, come in Francia, ed auspica per tutti i traduttori gli stessi diritti che hanno i colleghi che traducono dal francese. In Francia si riconosce al traduttore anche una percentuale sulle vendite! evviva la Francia. La sua amicaYasmina Melaouah è stata citata più volte alla tavola rotonda dicendo che la fa morire d’invidia raccontandole delle sue residenze, assisi e fabbriche arlesiane ma soprattutto della generosità di Pennac!W la Francia. 
Alessandro Zaccuri, molto felice di pigiare con scioltezza il mouse delle slide riguardanti i finalisti, presentati da Stefano Montefiori, sente questo premio come momento amicale che unisce due letterature, e nell'amicizia finisce l'incontro con me, del regno della Litweb, affascinata dai calzini a pois di Musitelli. Li posseggo uguali! Faremo di nuovo incontro felice fra pois e letteratura nella Sala Polaris?
Ippolita Luzzo
   

martedì 12 dicembre 2017

Stéfanie Hochet Un romanzo inglese

Un romanzo inglese.
Osservo il corpo di Edward.
Un uomo di quarant'anni. Un corpo che conosco da dieci. Il primo, il solo. L'attrazione che mi rende curiosa mi preoccupa, mi rassicura, mi esalta. Ho amato questo uomo. Quando ci siamo conosciuti aveva trent'anni, io ventidue. Il suo corpo era caldo, imponente, coperto di una dolce peluria sul dorso. Forte. Era il primo e l'amavo anche per questo. Un odore il suo... un sapore.
Un romanzo inglese, al capitolo 13, nella descrizione biologica e romantica della moglie. 
Edward appare da subito, come incipit del romanzo ambientato nel 1917, con la sua decisione di far pubblicare un annuncio sul Times. Cercano qualcuno che si occupi di Jack, il loro bambino, affinché la mamma, traduttrice, possa riprendere il suo lavoro.
Raccontato a volte in  prima persona, proprio da una lei, Anna,  moglie,mamma, traduttrice, donna, a volte in terza persona dalla narratrice,  il romanzo racconta il cambiamento. 
Nulla è per sempre.
Eppure "A Edward, più ancora che ad Anna, piace che le cose attorno a lui non cambino. L'ordine è un ideale... un mondo chiuso che funziona come lo scappamento di un orologio"
Nell'ingranaggio del romanzo appare George, il tempo passa e siamo già al 1940 nella stupefacente alchimia della storia, degli incontri, del rinnovo, della rinascita.
Un romanzo che non vi racconto, così gusterete pagina per pagina gli ambienti e i pensieri, riconoscerete in molti passaggi i vostri passaggi, e apprezzerete lo stile, la scrittura e la partecipazione. 
Vi è un bel senso di partecipazione in ogni avvenimento del libro, un abbraccio continuo fra lettore e scrittrice, un passeur, direbbe Pennac, un passare quel foglio a noi che leggiamo.
Tradotto con cura da Roberto Lana, viene pubblicato nella collana Amazzoni dalla  Voland. Una collana a me vicina, visto il nome che ho. 
Amo moltissimo questo romanzo, tanto da andare a Roma, per riabbracciarlo in fiera, scusandomi con la scrittrice per non essermi trattenuta.  
Nella certezza che tutto cambia e molto si può rinnovare e tante sono le cose che rinascono, consiglio al regno intero della Litweb la lettura di Un romanzo inglese.
Ippolita Luzzo   


    


domenica 10 dicembre 2017

Maria Antonietta Ferrarolo e Giorgio Biferali fra lo scoiattolo e il gattopardo

Più libri più liberi, la grande vetrina annuale della media e piccola editoria indipendente, inizia così, con "Lo scoiattolo della penna" di Giorgio Biferali che gioca con "Il Gattopardo raccontato a mia figlia" di Maria Antonietta Ferrarolo. 
Incontro voluto da una collana per ragazzi, dagli 11 anni in su, La Nuova Frontiera, una collana pensata per far conoscere i grandi autori del Novecento italiano. 
Questi sono i primi volumi.
Ve li presento con pochissimi appunti da Litweb. 
Italo Calvino, lo scoiattolo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il gattopardo. 
I due autori si mettono al servizio della letteratura con semplicità e con rispetto, offrendo ai tanti alunni delle scuole di Roma un'ora di piacevole conversazione.
"L'obbligo è diventato un piacere" racconta Giorgio, ricordando se stesso alunno, figlio di una prof di filosofia, e poco attratto, da bambino, dalla lettura. Un bel giorno scoprì " I sentieri dei nidi di ragno" di Calvino e nacque la sua meraviglia.
" Scuola vuol dire riposo, spazio libero, spazio di sperimentazione" argomenta Maria Antonietta, ricordando come la scuola sia il luogo del pensiero e non del lavoro. 
Una lezione lieve e di invito ad assaggiare, a guardare, da passeur, le offerte letterarie, a loro volta di passaggio sulla vetrina della nostra letteratura. 
Ritorno a casa con questa figura del passeur, evocata da Giorgio, ben delineata da Pennac in una sua lezione magistrale a Bologna.
Il passeur, colui che ama i libri, li legge e li porta a spasso, facendoli incontrare con altri libri. offrendo un foglio, una citazione, per incuriosire un ragazzo, un alunno, un amico, donando in regalo un titolo, una trama, un racconto. 
Il passeur ci regala l'immaginazione, la serenità di leggere senza obbligo, leggere come piacere e godimento.
Ippolita Luzzo  

"#Piùlibripiùliberi: il passeur di Pennac 
Altri, per fortuna — professori, critici letterari, librai, bibliotecari — preferiscono essere dei passeur . Ed è ben più di un ruolo, è un modo di essere, un comportamento. I passeur sono curiosi di tutto, leggono tutto, non si accaparrano niente e trasmettono il meglio al maggior numero di persone.
Passeur sono i genitori che non pensano solo ad armare i figli di letture utili a farli laureare al più presto, ma che, conoscendo il valore inestimabile della lettura in sé, sperano di farne lettori di lungo corso.
Passeur è il professore di lettere la cui lezione ti fa venire voglia di correre subito in libreria. E costui non si limita a insegnare la letteratura francese in Francia, l’italiana in Italia o la tedesca in Germania, ma apre tutte le frontiere letterarie, dà accesso all’Europa, al mondo, all’umanità e a tutte le epoche della letteratura.
Passeur è il libraio che inizia i suoi giovani clienti agli arcani della classificazione, che insegna loro a viaggiare fra generi, soggetti, autori, paesi e secoli… che fa della libreria il loro universo.
Passeur sono gli universitari che non vogliono formare soltanto dei chirurghi della letteratura, ma degli stimolatori della coscienza, degli attivatori della meraviglia.
Passeur è il bibliotecario capace di raccontare i romanzi presenti sui suoi scaffali!
Passeur è l’editore che si rifiuta di investire solo nelle collane di best seller, ma che non per questo si chiude nella torre d’avorio della letteratura sperimentale.
Passeur è il critico letterario che legge tutto, scopre e invita a leggere il giovane romanziere, il giovane drammaturgo, il nuovo poeta, o che risuscita la grande penna dimenticata anziché gongolare delle proprie raffinate stroncature.
Passeur è il lettore la cui biblioteca contiene solo pessimi romanzi o saggetti di quart’ordine perché i libri migliori li ha prestati e nessuno glieli ha restituiti. D’altronde l’atto di leggere è per definizione un atto di antropofagia, perciò è assurdo aspettarsi che un libro prestato sia restituito.
Passeur supremo, infine, è colui che non ti chiede mai la tua opinione sul libro che hai letto, poiché sa che la letteratura ha ben poco a che fare con la comunicazione. Per quanto desiderosi di trasmettere, siamo anche i guardiani del nostro tempio intimo. 

sabato 9 dicembre 2017

Pentadattilo Film Festival XI

Pentadattilo in festival: l'XI edizione del Pentedattilo Film Festival.
Litweb con Pentadattilo Film Festival  
Partecipa il cortometraggio "Fu" vincitore del LFF, svolto da poco  a Lamezia Terme.
Sabato 9 Dicembre: Stasera lo spettacolo previsto  alle 17.30 nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo. 
Giorgio Colangeli,  di ritorno dall'affermazione al David di Donatello e ai Nastri d'Argento, presenterà lo spettacolo "E quindi uscimmo a riveder le stelle" recitando  i primi canti del Purgatorio dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.
Workshop di animazione, creazione e narrazione saranno curati dalla stessa Bognar e da Marino Guarnieri, protagonista della serata finale con la doppia proiezione de "La Gatta Cenerentola". 
Oltre 40 cortometraggi, tra documentari, corti di finzione e di animazione: si va da "Delicatessen", del citato regista Chen, ad "Aloha", di Charlotte A. Rolfes, a "Pastel", di Robert Shupe, dal corto di animazione "Vittorio De Seta Maestro del Cinema", di Simone Massi, a "Touch" di Noel Harris, a "Le Retour du train" di Sara Grimaldi.
entusiamo per i corti "Brazuca" (Grecia) e "Watu Wote" (coproduzione Germania\Kenya) . Applauditi Americo Melchionda e Maria Milasi nel doppio turno di proiezione del corto "Non toccate questa casa-The Angry Men", fra Reggio e Pentedattilo, dove si è esibita l'orchestra giovanile Alvaro. Fra  i protagonisti di questa edizione la regista ungherese Eva Katinka Bognar, docente  di animazione digitale presso l'Università di Budapest, Fenglin Chen che proviene da Macao, l'israeliano Basil Khalil il cui curriculum annovera nomination agli Oscar e Palma d'Oro a Cannes e Tino Franco, con una casa di famiglia proprio nei pressi di Melito Porto Salvo. Sarà una proiezione speciale durante la quale il Maestro Ugo Gregoretti riannoderà i fili della memoria di quel tragico sisma che nel 1908 devastò i territori di Messina e Reggio Calabria
 Al Festival hanno partecipato gli alunni  degli Istituti Comprensivi De Amicis-Bolani, Vitrioli-Principe di Piemonte, del Convitto Campanella di Reggio Calabria e dell'Istituto Jerace di Polistena, dei Licei Gulli, Volta, Da Vinci, Campanella di Reggio Calabria ed I.S.I Fermi di Bagnara -
Da segnalare l'inaugurazione della mostra "Caduti dal mare" di Fabio Orlando in anteprima assoluta, una co-produzione originale Exodus Calabria società cooperativa e Ram Film ore 17.15 presso la chiesa di SS. Pietro e Paolo,  che lega in forma di gemellaggio il PFF con l'università della Southern California (U.S.A)
 Tutti gli altri dettagli sul sito ufficiale: www.pentedattilofilmfestival.net e i canali social sempre attivi.

lunedì 4 dicembre 2017

Ricrii al quindicesimo anno di età

Una grafica deliziosa e verde abbraccia nella trasparenza le foglie dell'albero che giganteggia col tronco proteso verso il cielo. Una Quercia, suppongo, anzi no si tratta del Platano millenario di Curinga  facilmente "visitabile"e fotografato da Aldo Tomaino. 
Sdraiato nell'incavo, un paio di jeans e una maglietta rossa testimoniano la misura della presenza umana quando essa va in pace nella natura.
Si parla stamattina di natura e nature, nelle varie nature che studiavamo a scuola: vegetale, animale, minerale, umana.
Conferenza stampa al Tip.
Presentazione del programma RICRII 15 nature.
Incendi e alberi. Montagna e distanza.
Noi e la complessità di vivere in anni sottotraccia. Sotto la traccia del teatro con Daniele Timpano ed Elvira Frosini, noi con Dario Natale che ora sta esponendo le particolarità di ogni spettacolo scelto per la stagione 2017/18 per dare a chi ritorna a Lamezia la stessa opportunità di chi vive in una grande città: poter assistere a spettacoli interessanti e di respiro nazionale. W RICRII
Alla comunicazione Valeria D'Agostino.
Dario Natale, direttore artistico della rassegna, si sofferma su ogni spettacolo e di ognuno riesce a darci le connotazioni forti per cui è stato scelto. Io vi parlerò del primo e dell'ultimo, rimandandovi tutti a leggere le proposte e a fare abbonamento.
Acqua di colonia, di Elvira Frosini e Daniele Timpano, è uno studio sul colonialismo italiano in Africa. Sulla scena una donna africana starà muta ad osservare gli anni, gli arrivi e partenze di soldati e sfruttatori occidentali su un suolo caldo, caldissimo di conseguenze. 
Il 9 e 10 marzo Fare pubblico2 Teatro primo 
il ripetersi di un seminario con gli studenti nell'inaspettato che nascerà quando incontreranno il teatro vivo. 
Teatro primo che adoro, essendo loro amici di Rocco Carbone, avendo forse conosciuto Rocco Carbone, ed amandolo come lo dovremmo amare noi tutti, leggendo i suoi libri. 
Seguiremo quindi da Litweb ogni spettacolo plaudendo Dario Natale e tutti coloro che vi partecipano. Un bravo particolare a Domenico D'Agostino per la grafica. 
Ippolita Luzzo