Heidi ti sorridono i monti...
Heidi le caprette ti fanno ciao...
Heidi, Peter, Clara...
"Sono trascorsi più di 40 anni da quando è apparso in televisione per la prima volta in Italia Heidi, il cartone animato per bambini di molte generazioni. E' basato sul romanzo per ragazzi dell'autrice svizzera Johanna Spyri, che ha trascorso la sua vita sulle Alpi e a Francoforte, in Germania."
dalla storia famosa, ci sembra di sentire la sigla, ve la metterò, alle immagini saltellanti delle caprette e al sorriso contagioso di Heidi.
Francesco Polopoli ora mi sta donando la sua Heidi. Siamo in montagna a Corazzo, nell'abbazia dove abitò per un periodo Gioacchino da Fiore, nel comune di Carlopoli.
Ci appartiamo un po', estrae furtivo dal suo zaino un sacchettino e dal sacchetto appare lei, Heidi, in latino.
La prima volta che esce. La prima copia ad esser regalata.
La prima la prima.
Saltello giuliva come Heidi, batto le mani e sorrido su noi gioiosi di immagini, canti e ricordi ora tramutati in lingua latina.
Carmen Adelhaidis
Oh Adhelaidis, montes te rident, capellae te salutant...
Francesco Polopoli ha curato il libro pictografico insieme agli alunni del liceo classico della III E e III F nell'anno a.D. 2017
Studiare in questo modo mi sembra felice, quella felicità dello spirito utopia dei Gioacchino da fiore, mi sembra veder la giocondità nello scegliere immagini, nel trovare i termini fedeli al testo:
Passer, deliciae pullae,
quicum ludere, quem in sinu tenere,
cui primum digitum dare appetenti
et acris solet incitare morsus...
insieme ad Heidi Catullo nel Carmen II
e Lucrezio nel De rerum Natura
Inde ferae pecudes persultant pabula laeta
et rapidos tranant amnis
e poi Virgilio nelle Georgiche
Propter hoc silvatica es! Rustica progenies semper villana est!
La bellezza dei puri vittoriosa sarà.
ed il nonno, di cui non conosciamo il nome nel fumetto, qui si chiama Gioacchino. Sarà un caso?
Nel piacere di parlarne ancora "sui monti di pietra può nascere un fiore" nella palingenesi del passato e nel presente del linguaggio, con Heidi, da caprette, facciamo Ciao Ciao a Francesco Polopoli e ai suoi alunni nel piacere dello studio.
Ippolita Luzzo
mercoledì 19 luglio 2017
martedì 18 luglio 2017
E mentre le persone colte della mia città... Trallallà
E mentre le persone colte della mia città si fotografano in splendide residenze e resort, in costume da bagno, languidamente stese su chaise longue di Le corbusier, mentre mangiano cultura a tavoli di bellezza e pietanze ornati, mentre porgono onorificenze e premi a uomini e donne colti come loro, e mentre con loro la cultura impazza da spiagge e da monti sempre firmati, le stesse persone colte disdegnano leggere la solitudine vera, disdegnano offrire un passaggio, disdegnano una lettura che non sia colta e mangiata.
Appurato ciò anche io andai in vacanza, mi sdraiai perciò non languidamente su blog e riviste, mandai i pezzi, al posto mio, a Senzaudio Di GianLuigi Bodi, a Cabaret Bisanzio di Enzo Paolo Baranelli, sul blog di Giacomo Verri, Su Liberi di Scrivere di Giulietta Iannone.
Non li conoscete vero? Li conoscerete, forse, chissà, quando tornerete dalle vostre spiagge, abbronzate di cultura, stanche di vernissage, annoiate di premi.
Vi fermerete a leggere...
Lo so, lo so, per la cultura firmata frittura, sutura e sicura, questo mio viaggiare non fa gulp, non fa rumore, non porta quattrini, non ha le luci televisive, il richiamo del nome.
E con le parole di Francesca Tuscano direi:
"Chi ci ignora volutamente esalta il nostro valore assai più di chi ci loda." leggerete Francesca.
Lo so, lo so, cultura sarà quando Fazio poi inviterà tutti loro... ed allora io penso sempre, con grande sberleffo, che a quel punto cultura non è più.
E per dire, oggi mi arrivarono Le indomabili, il libro di Davide Steccanella, Paginauno Edizioni. Storie di donne rivoluzionarie. Lo conoscete? No,vero? Per me invece cultura è tutto questo: accorgersi dei fermenti, accorgersi del momento nascente... trallallà
Ippolita Luzzo
Appurato ciò anche io andai in vacanza, mi sdraiai perciò non languidamente su blog e riviste, mandai i pezzi, al posto mio, a Senzaudio Di GianLuigi Bodi, a Cabaret Bisanzio di Enzo Paolo Baranelli, sul blog di Giacomo Verri, Su Liberi di Scrivere di Giulietta Iannone.
Non li conoscete vero? Li conoscerete, forse, chissà, quando tornerete dalle vostre spiagge, abbronzate di cultura, stanche di vernissage, annoiate di premi.
Vi fermerete a leggere...
Lo so, lo so, per la cultura firmata frittura, sutura e sicura, questo mio viaggiare non fa gulp, non fa rumore, non porta quattrini, non ha le luci televisive, il richiamo del nome.
E con le parole di Francesca Tuscano direi:
"Chi ci ignora volutamente esalta il nostro valore assai più di chi ci loda." leggerete Francesca.
Lo so, lo so, cultura sarà quando Fazio poi inviterà tutti loro... ed allora io penso sempre, con grande sberleffo, che a quel punto cultura non è più.
E per dire, oggi mi arrivarono Le indomabili, il libro di Davide Steccanella, Paginauno Edizioni. Storie di donne rivoluzionarie. Lo conoscete? No,vero? Per me invece cultura è tutto questo: accorgersi dei fermenti, accorgersi del momento nascente... trallallà
Ippolita Luzzo
lunedì 17 luglio 2017
17/07/2017 La notte dei morti viventi
Ancora l'estate è lunga.
Fermi i giorni di luglio stanno immobili nella calura, nei fuochi, nel fumo, nel sole cocente, nelle giornate interminabili e vuote.
Tutto arde, bruciano i piromani, il campo rom, e va in fumo, in cenere ogni pochissimo ossigeno per respirare.
Nel disprezzo più totale del luogo dove abitiamo, luogo maltrattato, sporco e cattivo, anche i rapporti umani sono incattiviti dal nulla relazionale.
Un sud inferno abitato da zombi, per restare al ricordo di Romero, morto appena oggi, regista del film La notte dei morti viventi.
Relazioni umane inesistenti, rapporti amicali zero assoluto, parenti assenti e vicinato altrettanto.
Parlare col muro? Con la finestra? con un cellulare? Su un social che resta unico e solo momento di chiacchiera, unico e solo momento di stima, unico e solo momento diverso dal nulla invivente che esiste quaggiù.
Nell'inferno del sud.
Ci proviamo in tanti a creare legami, a chi riesce, a chi non riesce, ci proviamo per giorni, per anni, per occasioni, ci proviamo con fogli, con gentilezza, con disponibilità.
Il muro resta invalicabile.
D'estate quel muro diventa rovente, le giornate sono lunghe e vuote, accecanti e calde, d'estate si muore di più, d'inverno è più facile gestire un silenzio, si studia e si scrive.
"Quando tutto è fermo
mi muovo piano.
Non voglio disturbare
la volontà che nasce
dalle cose immobili." scrive Elena Mearini
D'inverno il caldo dei tasti diventa piacevole, riscalda e non irrita facendo sudare.
Lo scrivere d'inverno è compagnia, lo scrivere d'estate ha lo stesso respingente momento del vicino lontano.
Nella disperazione più totale che l'estate sia fatta ancora da tanti altri giorni di luglio, da tutto il mese di agosto, io chiedo quel suono umano della parola che possa alleviare una nostra condizione umana.
Nel fuoco del nulla finisco di nuovo con i versi di Elena Mearini, una poetessa vera
"Promettimi il niente,
cosi potrò contare
sulla tua parola."
Ippolita
Fermi i giorni di luglio stanno immobili nella calura, nei fuochi, nel fumo, nel sole cocente, nelle giornate interminabili e vuote.
Tutto arde, bruciano i piromani, il campo rom, e va in fumo, in cenere ogni pochissimo ossigeno per respirare.
Nel disprezzo più totale del luogo dove abitiamo, luogo maltrattato, sporco e cattivo, anche i rapporti umani sono incattiviti dal nulla relazionale.
Un sud inferno abitato da zombi, per restare al ricordo di Romero, morto appena oggi, regista del film La notte dei morti viventi.
Relazioni umane inesistenti, rapporti amicali zero assoluto, parenti assenti e vicinato altrettanto.
Parlare col muro? Con la finestra? con un cellulare? Su un social che resta unico e solo momento di chiacchiera, unico e solo momento di stima, unico e solo momento diverso dal nulla invivente che esiste quaggiù.
Nell'inferno del sud.
Ci proviamo in tanti a creare legami, a chi riesce, a chi non riesce, ci proviamo per giorni, per anni, per occasioni, ci proviamo con fogli, con gentilezza, con disponibilità.
Il muro resta invalicabile.
D'estate quel muro diventa rovente, le giornate sono lunghe e vuote, accecanti e calde, d'estate si muore di più, d'inverno è più facile gestire un silenzio, si studia e si scrive.
"Quando tutto è fermo
mi muovo piano.
Non voglio disturbare
la volontà che nasce
dalle cose immobili." scrive Elena Mearini
D'inverno il caldo dei tasti diventa piacevole, riscalda e non irrita facendo sudare.
Lo scrivere d'inverno è compagnia, lo scrivere d'estate ha lo stesso respingente momento del vicino lontano.
Nella disperazione più totale che l'estate sia fatta ancora da tanti altri giorni di luglio, da tutto il mese di agosto, io chiedo quel suono umano della parola che possa alleviare una nostra condizione umana.
Nel fuoco del nulla finisco di nuovo con i versi di Elena Mearini, una poetessa vera
"Promettimi il niente,
cosi potrò contare
sulla tua parola."
Ippolita
giovedì 13 luglio 2017
Salas è Una parola palindroma
Il cittadino illustre
Il paese dell'infanzia dove lo scrittore torna dopo quaranta anni è solo una parola palindroma. Quelle parole mantengono lo stesso suono e lo stesso significato sia che si leggano normalmente, da sinistra verso destra, sia viceversa, cioè da destra verso sinistra.
La lettura rimane la stessa e si fugge sia a venti che a sessanta.
Mi domando come si possa costruire poi un romanzo dal titolo "Il cittadino onorario" e ritrovare quella creatività sfuggita all'apparir dei premi.
Sarà dunque l'infelicità a voler fuggire via e scelga il foglio per farlo? Ne sono certa.
Dalla costrizione nasce l'arte, almeno un segmento, dal tormento di non essere mai fuggito definitivamente, perché non si può fuggire dal corpo che si abita, dalle abitudini, da convenzioni scelte e mummificate.
La cerimonia di Svezia aveva la fissità marmorea di Salas e lo scrittore mi ha ricordato Thomas Bernhard, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della letteratura del Novecento. "I miei premi" il libro.
Mi sembrava quasi di vederlo e sentire da lui quelle lezioni su come la letteratura serva allo scrittore per crearsi un mondo, appurato che quello in cui si sta è piatto e banale, crudele e buono a secondo delle situazioni.
La letteratura dunque crea il mondo, i personaggi, le scene d'amore e le scene di odio, poi chi legge deve crederle vere, verissime, altrimenti odierà, a sua volta, lo scrittore.
Sarà in questo gioco di vero e falso che si snoda la vita dei personaggi, dello scrittore e di tutti noi, in un gioco di specchi dove guardiamo senza vederci vedendo l'altro.
vedendo nulla perché non c'è un bel nulla, Il resto di niente direbbe Enzo Striani, dal suo caparbio romanzo di lotta per ideali perduti.
Cinismo, viene spesso ripetuto nel film, cinico, quel fare di chi non crede in niente se non nei personaggi, nello scrivere e nel regalare quella ferita di arma da fuoco da cui partirà la trama.
C'è un passaggio interessante più volte ripreso nel film quando si afferma lo svuotamento delle parole troppo vanamente ripetute. Si parla troppo di libertà quando non esiste proprio la libertà, si parla a vanvera di cultura sulle bocche degli sciocchi e degli ignoranti. se una parola è troppo usata quella parola svanisce, diventa ridicola, perché usata da ridicoli. Lo stesso si potrebbe affermare della parola scrittura, alla quale si attribuisce il compito di inventare un mondo possibile dove abitare, di guarire sofferenze e ferite dell'anima, di donarci la libertà. Mi sembra ce ne sia abbastanza anche per dichiarare inflazionata la parola scrittura.
Parole inflazionate.
Dal gioco difficilissimo dello stare al mondo il film mette al primo posto lo straniamento, l'impossibile dialogo, se non in ruoli stabiliti, scrittore segretaria, premiato e giurati, sindaco e compaesani. Assurdi ruoli di teatro umano per un fuga dal nulla. Ci faranno una statua e qualcuno la sporcherà, (penso con orrore al busto di Falcone staccato e lanciato,guardando il busto del cittadino onorario insozzato). Dal popolo passare dall'elogio allo sputo il passo è breve.
Mancando rispetto e sacralità tutto diventa finzione e successo. Una rilettura macabra dell'essere scrittore.
Nella desolazione più totale di un cittadino onorario si può diventare il cittadino illustre scrivendo. A Roberto, in quel bellissimo momento umano chiamato dialogo.
Ippolita Luzzo
Ieri sera al Lissania Garden
Il paese dell'infanzia dove lo scrittore torna dopo quaranta anni è solo una parola palindroma. Quelle parole mantengono lo stesso suono e lo stesso significato sia che si leggano normalmente, da sinistra verso destra, sia viceversa, cioè da destra verso sinistra.
La lettura rimane la stessa e si fugge sia a venti che a sessanta.
Mi domando come si possa costruire poi un romanzo dal titolo "Il cittadino onorario" e ritrovare quella creatività sfuggita all'apparir dei premi.
Sarà dunque l'infelicità a voler fuggire via e scelga il foglio per farlo? Ne sono certa.
Dalla costrizione nasce l'arte, almeno un segmento, dal tormento di non essere mai fuggito definitivamente, perché non si può fuggire dal corpo che si abita, dalle abitudini, da convenzioni scelte e mummificate.
La cerimonia di Svezia aveva la fissità marmorea di Salas e lo scrittore mi ha ricordato Thomas Bernhard, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della letteratura del Novecento. "I miei premi" il libro.
Mi sembrava quasi di vederlo e sentire da lui quelle lezioni su come la letteratura serva allo scrittore per crearsi un mondo, appurato che quello in cui si sta è piatto e banale, crudele e buono a secondo delle situazioni.
La letteratura dunque crea il mondo, i personaggi, le scene d'amore e le scene di odio, poi chi legge deve crederle vere, verissime, altrimenti odierà, a sua volta, lo scrittore.
Sarà in questo gioco di vero e falso che si snoda la vita dei personaggi, dello scrittore e di tutti noi, in un gioco di specchi dove guardiamo senza vederci vedendo l'altro.
vedendo nulla perché non c'è un bel nulla, Il resto di niente direbbe Enzo Striani, dal suo caparbio romanzo di lotta per ideali perduti.
Cinismo, viene spesso ripetuto nel film, cinico, quel fare di chi non crede in niente se non nei personaggi, nello scrivere e nel regalare quella ferita di arma da fuoco da cui partirà la trama.
C'è un passaggio interessante più volte ripreso nel film quando si afferma lo svuotamento delle parole troppo vanamente ripetute. Si parla troppo di libertà quando non esiste proprio la libertà, si parla a vanvera di cultura sulle bocche degli sciocchi e degli ignoranti. se una parola è troppo usata quella parola svanisce, diventa ridicola, perché usata da ridicoli. Lo stesso si potrebbe affermare della parola scrittura, alla quale si attribuisce il compito di inventare un mondo possibile dove abitare, di guarire sofferenze e ferite dell'anima, di donarci la libertà. Mi sembra ce ne sia abbastanza anche per dichiarare inflazionata la parola scrittura.
Parole inflazionate.
Dal gioco difficilissimo dello stare al mondo il film mette al primo posto lo straniamento, l'impossibile dialogo, se non in ruoli stabiliti, scrittore segretaria, premiato e giurati, sindaco e compaesani. Assurdi ruoli di teatro umano per un fuga dal nulla. Ci faranno una statua e qualcuno la sporcherà, (penso con orrore al busto di Falcone staccato e lanciato,guardando il busto del cittadino onorario insozzato). Dal popolo passare dall'elogio allo sputo il passo è breve.
Mancando rispetto e sacralità tutto diventa finzione e successo. Una rilettura macabra dell'essere scrittore.
Nella desolazione più totale di un cittadino onorario si può diventare il cittadino illustre scrivendo. A Roberto, in quel bellissimo momento umano chiamato dialogo.
Ippolita Luzzo
Ieri sera al Lissania Garden
Se la lettura non ci aiuta. Da Criaco. L'agenda ritrovata
Si legge non solo un testo, si leggono i gesti, i fatti, i manifesti, manifesti e non.
Ieri sera Gioacchino Criaco incontra i suoi lettori con un racconto facente parte dell'Agenda ritrovata. Il libro è composto da una serie di racconti con un tema: Paolo Borsellino. Paolo Borsellino e il suo sacrificio, il suo credere nella verità, nella libertà di scelta.
Gioacchino Criaco, "La memoria del Lupo" Vanni Santoni, "La solitudine della verità"
Ieri sera con L'agenda ritrovata, a parlare della memoria del lupo. A parlare di libertà.
Gioacchino Criaco è un uomo affettuoso, nel senso più bello del termine, nel porgere una umanità disponibile all'incontro, all'amicizia sincera. Un uomo che vuol bene e lo dimostra con le sue scelte, affettuose. Le sue parole e la sua scrittura amano e vivono con noi.
Sta parlando di libertà, stasera. " Il nostro mondo è nostro se lo si conosce e siamo liberi se lo scopriamo. Se scopriamo il nostro mondo. L'anabasi, il ritorno. Mentre parla di Anabasi io penso alle versioni di greco, al liceo, alL'Anabasis Alexandri (La spedizione di Alessandro), un testo redatto in lingua greca dallo storico Arriano nel II secolo, la più grande fonte di informazioni su Alessandro Magno.
I concetti di libertà ritornano più volte questa sera ricordando il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, uomo libero, testimone di un grande dolore, di una grande perdita affettiva, uomo capace di parlare fuori dal tavolo delle formalità.
Gioacchino Criaco stasera parlando a noi del suo racconto, presente nell'agenda ritrovata, usa le parole Attesa, culto del racconto, mondo fatato e profumi. Una messianica attesa avvolge il sud, una extratemporalità, un vivere di littorine a un solo binario, con dentro il profumo di zagare e oleandri, gelsomini e more, profumi e veleni. Un non finito calabro quasi promessa di eternità.
Con la vista della mente Gioacchino ha visto una stirpe di uomini che senza verità non sa vivere, benché la verità porti al sacrificio.
Con la vista della mente lo sguardo andrà oltre i difetti di un campo visivo limitato mentre il ragionamento si interroga e pone domande e dubbi. Di tutto questo avremmo volentieri chiacchierato ancora se ci fosse stato permesso fermarci, avremmo continuato a interrogarci sul potere della scrittura che ci rende liberi e della libertà di scrivere come momento terapeutico, come salvezza. come salute e come saluto.
Nell'immedesimazione fra personaggio e autore, fra autore e lettore, fra lettore e personaggio, nel voler vivere di affetti, di libertà, di attese, porgo il mio momento libero verso una agenda che vive in noi. Agendo
Ippolita Luzzo
"L’attentato in cui morirono Paolo Borsellino e la sua scorta compie 25 anni. La sua agenda rossa non è mai stata ritrovata. C’è un Paese che non ha dimenticato e vuole raccontare, ricordare e riflettere su quello che è successo. Il 25 giugno 2017 una ciclostaffetta partirà da Milano portando con sé un’agenda rossa che attraverserà l’Italia, si riempirà di testimonianze, storie e persone. Raggiungerà Palermo il 19 luglio 2017 e verrà consegnata a Salvatore Borsellino che, in tutti questi anni, non ha mai smesso di lottare.
L'agenda ritrovata, per commemorare il venticinquesimo della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta, si propone di dar vita ad un libro rosso che viaggerà di regione in regione, testimoniando che c’è un’Italia che non ha dimenticato e che vuole ricordare e raccontare quel che è successo. Partecipano gli scrittori: Helena Janeczek (Lombardia), Carlo Lucarelli (Emilia–Romagna), Vanni Santoni (Toscana), Alessandro Leogrande (Lazio), Diego De Silva (Campania), Gioacchino Criaco (Calabria) ed Evelina Santangelo (Sicilia).
Partecipano al progetto
Le agende rosse
Il Movimento delle Agende Rosse, nato per volere di Salvatore Borsellino nel 2007, è costituito da cittadini che agiscono perché sia fatta luce sulla strage di via D’Amelio.
Il movimento e Salvatore parteciperanno al progetto L’agenda ritrovata mettendo a disposizione, per eventi e/o ospitalità dei partecipanti alla staffetta ciclistica, le numerose sedi presenti sul territorio italiano e intitolate a personaggi che sono morti per nobili ideali: Verità e Giustizia.
Radio Popolare
Radio Popolare di Milano partecipa all’iniziativa come media partner: ci aiuterà a definire le associazioni o coloro che organizzeranno gli eventi lungo il percorso a tappe dell’agenda, lancerà una campagna di adesione all’iniziativa per tutti quei cicloamatori che volessero unirsi alla staffetta ciclistica insieme ai ciclisti, commenterà in diretta la tappa iniziale e quella finale, seguirà il viaggio con trasmissioni ad hoc e/o collegamenti quotidiani.
FIAB
La FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, con sedi in tutta Italia, si occuperà di attivare le sedi territoriali per supportare la ciclostaffetta.
Contatti
Contatti
agendaritrovata@orablu.com
La casa editrice Feltrinelli
Ieri sera Gioacchino Criaco incontra i suoi lettori con un racconto facente parte dell'Agenda ritrovata. Il libro è composto da una serie di racconti con un tema: Paolo Borsellino. Paolo Borsellino e il suo sacrificio, il suo credere nella verità, nella libertà di scelta.
Gioacchino Criaco, "La memoria del Lupo" Vanni Santoni, "La solitudine della verità"
Ieri sera con L'agenda ritrovata, a parlare della memoria del lupo. A parlare di libertà.
Gioacchino Criaco è un uomo affettuoso, nel senso più bello del termine, nel porgere una umanità disponibile all'incontro, all'amicizia sincera. Un uomo che vuol bene e lo dimostra con le sue scelte, affettuose. Le sue parole e la sua scrittura amano e vivono con noi.
Sta parlando di libertà, stasera. " Il nostro mondo è nostro se lo si conosce e siamo liberi se lo scopriamo. Se scopriamo il nostro mondo. L'anabasi, il ritorno. Mentre parla di Anabasi io penso alle versioni di greco, al liceo, alL'Anabasis Alexandri (La spedizione di Alessandro), un testo redatto in lingua greca dallo storico Arriano nel II secolo, la più grande fonte di informazioni su Alessandro Magno.
I concetti di libertà ritornano più volte questa sera ricordando il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, uomo libero, testimone di un grande dolore, di una grande perdita affettiva, uomo capace di parlare fuori dal tavolo delle formalità.
Gioacchino Criaco stasera parlando a noi del suo racconto, presente nell'agenda ritrovata, usa le parole Attesa, culto del racconto, mondo fatato e profumi. Una messianica attesa avvolge il sud, una extratemporalità, un vivere di littorine a un solo binario, con dentro il profumo di zagare e oleandri, gelsomini e more, profumi e veleni. Un non finito calabro quasi promessa di eternità.
Con la vista della mente Gioacchino ha visto una stirpe di uomini che senza verità non sa vivere, benché la verità porti al sacrificio.
Con la vista della mente lo sguardo andrà oltre i difetti di un campo visivo limitato mentre il ragionamento si interroga e pone domande e dubbi. Di tutto questo avremmo volentieri chiacchierato ancora se ci fosse stato permesso fermarci, avremmo continuato a interrogarci sul potere della scrittura che ci rende liberi e della libertà di scrivere come momento terapeutico, come salvezza. come salute e come saluto.
Nell'immedesimazione fra personaggio e autore, fra autore e lettore, fra lettore e personaggio, nel voler vivere di affetti, di libertà, di attese, porgo il mio momento libero verso una agenda che vive in noi. Agendo
Ippolita Luzzo
"L’attentato in cui morirono Paolo Borsellino e la sua scorta compie 25 anni. La sua agenda rossa non è mai stata ritrovata. C’è un Paese che non ha dimenticato e vuole raccontare, ricordare e riflettere su quello che è successo. Il 25 giugno 2017 una ciclostaffetta partirà da Milano portando con sé un’agenda rossa che attraverserà l’Italia, si riempirà di testimonianze, storie e persone. Raggiungerà Palermo il 19 luglio 2017 e verrà consegnata a Salvatore Borsellino che, in tutti questi anni, non ha mai smesso di lottare.
L'agenda ritrovata, per commemorare il venticinquesimo della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta, si propone di dar vita ad un libro rosso che viaggerà di regione in regione, testimoniando che c’è un’Italia che non ha dimenticato e che vuole ricordare e raccontare quel che è successo. Partecipano gli scrittori: Helena Janeczek (Lombardia), Carlo Lucarelli (Emilia–Romagna), Vanni Santoni (Toscana), Alessandro Leogrande (Lazio), Diego De Silva (Campania), Gioacchino Criaco (Calabria) ed Evelina Santangelo (Sicilia).
Partecipano al progetto
Le agende rosse
Il Movimento delle Agende Rosse, nato per volere di Salvatore Borsellino nel 2007, è costituito da cittadini che agiscono perché sia fatta luce sulla strage di via D’Amelio.
Il movimento e Salvatore parteciperanno al progetto L’agenda ritrovata mettendo a disposizione, per eventi e/o ospitalità dei partecipanti alla staffetta ciclistica, le numerose sedi presenti sul territorio italiano e intitolate a personaggi che sono morti per nobili ideali: Verità e Giustizia.
Radio Popolare
Radio Popolare di Milano partecipa all’iniziativa come media partner: ci aiuterà a definire le associazioni o coloro che organizzeranno gli eventi lungo il percorso a tappe dell’agenda, lancerà una campagna di adesione all’iniziativa per tutti quei cicloamatori che volessero unirsi alla staffetta ciclistica insieme ai ciclisti, commenterà in diretta la tappa iniziale e quella finale, seguirà il viaggio con trasmissioni ad hoc e/o collegamenti quotidiani.
FIAB
La FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, con sedi in tutta Italia, si occuperà di attivare le sedi territoriali per supportare la ciclostaffetta.
Contatti
Contatti
agendaritrovata@orablu.com
La casa editrice Feltrinelli
mercoledì 5 luglio 2017
Rivìentu presenta Una Montagna di Pace
All'Abbazia di Corazzo a Carolopoli, comune in provincia di Catanzaro, Rivìentu, l'associazione costituita da persone di diversi comuni del Savuto e del Reventino, fiume uno e monte l'altro, dona vita ad una due giorni, 1 e 2 Luglio, dal titolo Una Montagna di Pace. Qui i miei appunti scarni e incompleti sugli appuntamenti ai quali ho partecipato. Nella locandina tutti gli incontri.
Saliamo nel pomeriggio del sabato assolato e raggiungiamo Carlopoli dopo aver fatto benzina ad un rifornitore automatico, anzi non aver fatto benzina in realtà, perché il distributore si rifiutò di erogare alcunché. Noi però troviamo a Platania, in piazza, il proprietario del distributore, insieme a lui ritorniamo indietro e voilà la benzina si aggiungerà.
Potenza del fattore umano.
Così andiamo all'installazione di Antonio Pujia Veneziano.
Scienza e Sapienza, scrive lui, con dei gessetti bianchi, sui sacchi grezzi di canapa e iuta, ricordando Gioacchino da Fiore e i cerchi concentrici, la spiritualità sempre cercata, dalla terra al cielo.
Michele D'Ignazio intrattiene i piccoli con Storia di una matita, la trasformazione di un uomo in matita, mentre si friggono grispelle e si sorseggia un caffè.
Arriva il professore Domenico Gattuso, ingegnere dei trasporti, dall'università di Reggio Calabria e facciamo ripartire il nostro treno, i nostri treni scomparsi, riandiamo a mare con il treno, da Reggio Calabria a Locri, sua esperienza, quando si rende conto, lui, che gli studenti non conoscevano quella linea ferroviaria, non l'avevano mai presa!
Insieme a Domenico Gattuso mi trovo a leggere i miei pezzi, i paradossi del sud, così li hanno chiamati i ragazzi di Rivìentu.
Il professore analizza, interroga, si indigna per lo stato in cui versano le ferrovie calabre, per quegli Studi di Fattibilità che la Regione Calabria ha commissionato per riattivare linea, costati 460.000 euro, senza aver riattivato nessuna linea ferroviaria. Una grande presa in giro! D'altronde qui si campa d'aria era una bella canzone di Otello Profazio in un tempo che fu, e i miei pezzi denunciano irridenti l'uso e l'abuso dei piani, dei tavoli, dei convegni e delle culture vuote.
Musiche e canti, Felici e Conflenti, Passaggiari Avanti, tanto per ricordare gli incontri di tamburo e voce di Nando Brusco e dei Giamberiani. Dario Natale e Domenico D'Agostino in Maicu Man di Michele Pane e Antonello Caporale domenica completano la manifestazione.
Siamo seduti in tanti, in tantissimi qui ad ascoltare Francesca Mansueto leggere un brano del Barone rampante di Italo Calvino, "Noi non ci sentiamo anacronistici a voler restare in questi luoghi qui vediamo risorse e futuro" e Carmine Gigliotti "Come restare? Una scelta controcorrente, e un comitato per la ferrovia"
Antonio Pujia presenta Conterraneo, il ritorno alle radici, alla terra, su un tappetto di sacchi le foglie, la terra. La conoscenza.
Caporale inizia con estrema franchezza a dire di non voler raccogliere minoranze."Viviamo in tempo di internet, c'è in atto un processo di robotizzazione, l'espulsione della manodopera, ed è inutile l'estetica del campanile, il rimpiangere la dolce contemplazione dei luoghi. Bisogna andare via dall'indolenza, dal modo passivo che ha permesso di bucare 40 miliardi di euro. C'è in Calabria una percezione alterata del talento, imperversa il mediocre, colui che sa fare tutto così e così. Con approssimazione.
L'indolenza è il male. Dov'è la competenza? Una vita da morituri. Qui, negli uffici, nei piani dove dove si decide, nei luoghi pubblici, arrivano progetti mal fatti. Mai finiti saranno i lavori, sciupando e sciupando. I paesi sono luoghi del rancore. L'individualismo è sfrenato. Quale autostima abbiamo? L'inedia in Calabria permette che si inauguri una autostrada senza esser mai completata. Mancante di 40 km. Perché questa diminuzione di senso? L'inedia ha fatto perdere il guadagno con le pale eoliche. Ignoranti e incapaci hanno svenduto il nostro tesoro, il vento.
Dopo aver elogiato il crinale appenninico per le buone attività di sindaci, Caporale loda due esempi di buona amministrazione, Il Collettivo Onde Rosse di Cinquefrondi e quello delle Valli Cupe di Sersale.
Felice di essere stata invitata a questa manifestazione termino con un sorriso.
Contro l'ignoranza, l'inedia, l'indolenza, l'individualismo, gli inetti, evviva le Idee Fattive di tutti e di Ippolita, a Corazzo, a Corazzo, nel cielo di Corazzo.
Una Montagna di pace.
Dalla terra al cielo.
Ippolita Luzzo
Saliamo nel pomeriggio del sabato assolato e raggiungiamo Carlopoli dopo aver fatto benzina ad un rifornitore automatico, anzi non aver fatto benzina in realtà, perché il distributore si rifiutò di erogare alcunché. Noi però troviamo a Platania, in piazza, il proprietario del distributore, insieme a lui ritorniamo indietro e voilà la benzina si aggiungerà.
Potenza del fattore umano.
Così andiamo all'installazione di Antonio Pujia Veneziano.
Scienza e Sapienza, scrive lui, con dei gessetti bianchi, sui sacchi grezzi di canapa e iuta, ricordando Gioacchino da Fiore e i cerchi concentrici, la spiritualità sempre cercata, dalla terra al cielo.
Michele D'Ignazio intrattiene i piccoli con Storia di una matita, la trasformazione di un uomo in matita, mentre si friggono grispelle e si sorseggia un caffè.
Arriva il professore Domenico Gattuso, ingegnere dei trasporti, dall'università di Reggio Calabria e facciamo ripartire il nostro treno, i nostri treni scomparsi, riandiamo a mare con il treno, da Reggio Calabria a Locri, sua esperienza, quando si rende conto, lui, che gli studenti non conoscevano quella linea ferroviaria, non l'avevano mai presa!
Insieme a Domenico Gattuso mi trovo a leggere i miei pezzi, i paradossi del sud, così li hanno chiamati i ragazzi di Rivìentu.
Il professore analizza, interroga, si indigna per lo stato in cui versano le ferrovie calabre, per quegli Studi di Fattibilità che la Regione Calabria ha commissionato per riattivare linea, costati 460.000 euro, senza aver riattivato nessuna linea ferroviaria. Una grande presa in giro! D'altronde qui si campa d'aria era una bella canzone di Otello Profazio in un tempo che fu, e i miei pezzi denunciano irridenti l'uso e l'abuso dei piani, dei tavoli, dei convegni e delle culture vuote.
Musiche e canti, Felici e Conflenti, Passaggiari Avanti, tanto per ricordare gli incontri di tamburo e voce di Nando Brusco e dei Giamberiani. Dario Natale e Domenico D'Agostino in Maicu Man di Michele Pane e Antonello Caporale domenica completano la manifestazione.
Siamo seduti in tanti, in tantissimi qui ad ascoltare Francesca Mansueto leggere un brano del Barone rampante di Italo Calvino, "Noi non ci sentiamo anacronistici a voler restare in questi luoghi qui vediamo risorse e futuro" e Carmine Gigliotti "Come restare? Una scelta controcorrente, e un comitato per la ferrovia"
Antonio Pujia presenta Conterraneo, il ritorno alle radici, alla terra, su un tappetto di sacchi le foglie, la terra. La conoscenza.
Caporale inizia con estrema franchezza a dire di non voler raccogliere minoranze."Viviamo in tempo di internet, c'è in atto un processo di robotizzazione, l'espulsione della manodopera, ed è inutile l'estetica del campanile, il rimpiangere la dolce contemplazione dei luoghi. Bisogna andare via dall'indolenza, dal modo passivo che ha permesso di bucare 40 miliardi di euro. C'è in Calabria una percezione alterata del talento, imperversa il mediocre, colui che sa fare tutto così e così. Con approssimazione.
L'indolenza è il male. Dov'è la competenza? Una vita da morituri. Qui, negli uffici, nei piani dove dove si decide, nei luoghi pubblici, arrivano progetti mal fatti. Mai finiti saranno i lavori, sciupando e sciupando. I paesi sono luoghi del rancore. L'individualismo è sfrenato. Quale autostima abbiamo? L'inedia in Calabria permette che si inauguri una autostrada senza esser mai completata. Mancante di 40 km. Perché questa diminuzione di senso? L'inedia ha fatto perdere il guadagno con le pale eoliche. Ignoranti e incapaci hanno svenduto il nostro tesoro, il vento.
Dopo aver elogiato il crinale appenninico per le buone attività di sindaci, Caporale loda due esempi di buona amministrazione, Il Collettivo Onde Rosse di Cinquefrondi e quello delle Valli Cupe di Sersale.
Felice di essere stata invitata a questa manifestazione termino con un sorriso.
Contro l'ignoranza, l'inedia, l'indolenza, l'individualismo, gli inetti, evviva le Idee Fattive di tutti e di Ippolita, a Corazzo, a Corazzo, nel cielo di Corazzo.
Una Montagna di pace.
Dalla terra al cielo.
Ippolita Luzzo
lunedì 3 luglio 2017
Brunello Montagnese I colori della notte
Nel racconto Ultima morte il professore Trenin, quando viene interpellato da Mario Revor, sulla indecisione di una scelta che avrebbe modificato la sua vita, risponde: Sarà il tempo a darti una risposta.
Nel L'ultimo lettore troviamo l'affermazione: Siamo solo dei granelli di sabbia in un deserto immenso, se lo ricordi.
Nel L'inganno dell'ombra citando Kundera sull'essere padroni del futuro per poter cambiare il passato lo scrittore si interroga se quello che noi chiamiamo sogno non sia la realtà e la nostra quotidianità non sia un lungo sogno.
Letture diverse hanno dato vita alla scrittura di questa raccolta in cui Brunello Montagnese prova a ripercorrere i topos letterari, gli argomenti/situazioni che, pur cambiando a seconda dell'epoca, si ripetono in tutta la storia della letteratura. Gli archetipi vengono confessati già all'inizio, e, nel racconto dal titolo L'Archetipo, l'autore riporta le parole di un noto giornalista sul compito dello scrittore: Invenzione sincera.
Ogni scritto deve essere riconosciuto dai lettori come vero .
"Lo scrittore non riuscirà a trovare ciò che mai è esistito"
Assistiamo alla nascita dell'archetipo dello scrittore, anche questo già esistente da sempre nelle nostre fantasie di lettori e leggiamo Brunello nel Destino rivelato in un libro. Un libro che non si sfoglierà quando si trova e scompare nell'alluvione di Firenze. Coincidenze e destino, temi a me molto cari, temi che ho riletto con negli occhi il Breve Trattato sulle coincidenze di Domenico Dara, autore da suggerire alle letture di Brunello Montagnese, insieme agli altri suoi autori preferiti ai quali, come si sente in tutti i racconti, va il suo omaggio, da Borges a Beerbohm.
L'oggetto ritrovato sta nella Causa e gli Effetti, nulla viene dal nulla, da Cartesio, dedica iniziale, e così assistiamo al lancio nel nulla dopo tanto cercare.
Racconti che seguono un altro romanzo di Brunello, dal titolo Soldato e saranno da seguiti da altro cercare.
Brunello Montagnese troverà di sicuro col tempo una domanda sua da farsi e l'originalità si accompagnerà ad una nuova risposta in scrittura.
Nell'augurio sincero di una semplice lettrice
Ippolita Luzzo
Nel L'ultimo lettore troviamo l'affermazione: Siamo solo dei granelli di sabbia in un deserto immenso, se lo ricordi.
Nel L'inganno dell'ombra citando Kundera sull'essere padroni del futuro per poter cambiare il passato lo scrittore si interroga se quello che noi chiamiamo sogno non sia la realtà e la nostra quotidianità non sia un lungo sogno.
Letture diverse hanno dato vita alla scrittura di questa raccolta in cui Brunello Montagnese prova a ripercorrere i topos letterari, gli argomenti/situazioni che, pur cambiando a seconda dell'epoca, si ripetono in tutta la storia della letteratura. Gli archetipi vengono confessati già all'inizio, e, nel racconto dal titolo L'Archetipo, l'autore riporta le parole di un noto giornalista sul compito dello scrittore: Invenzione sincera.
Ogni scritto deve essere riconosciuto dai lettori come vero .
"Lo scrittore non riuscirà a trovare ciò che mai è esistito"
Assistiamo alla nascita dell'archetipo dello scrittore, anche questo già esistente da sempre nelle nostre fantasie di lettori e leggiamo Brunello nel Destino rivelato in un libro. Un libro che non si sfoglierà quando si trova e scompare nell'alluvione di Firenze. Coincidenze e destino, temi a me molto cari, temi che ho riletto con negli occhi il Breve Trattato sulle coincidenze di Domenico Dara, autore da suggerire alle letture di Brunello Montagnese, insieme agli altri suoi autori preferiti ai quali, come si sente in tutti i racconti, va il suo omaggio, da Borges a Beerbohm.
L'oggetto ritrovato sta nella Causa e gli Effetti, nulla viene dal nulla, da Cartesio, dedica iniziale, e così assistiamo al lancio nel nulla dopo tanto cercare.
Racconti che seguono un altro romanzo di Brunello, dal titolo Soldato e saranno da seguiti da altro cercare.
Brunello Montagnese troverà di sicuro col tempo una domanda sua da farsi e l'originalità si accompagnerà ad una nuova risposta in scrittura.
Nell'augurio sincero di una semplice lettrice
Ippolita Luzzo
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