mercoledì 2 marzo 2016

Il ponte che arriverà. Con Giorgio Lupattelli

Sono passati più giorni dalla domenica del 21 febbraio, quando io, in macchina con Silvia Pujia, felice, mi avvio al Marca di Catanzaro per assistere alla costruzione del ponte con mattoncini Lego.

Il viaggio, in allegria, racconta la duplicità dell'arrivo di due bimbi a maggio, e i due gemelli Plutino volteggiano in auto con le loro ellissi e coordinate simmetriche.
Silvia lavora al Marca e si ferma al suo tavolo, mentre io salgo le scale e raggiungo la mostra, l'autore, i ragazzi presenti e i responsabili del luogo. 

Saluto Giorgio e gli altri, comincio a prendere appunti. 
L'idea è di costruire un ponte, in omaggio, quasi, al ponte di Catanzaro. 
In realtà il ponte avrebbe dovuto essere pronto per l'inaugurazione della mostra, il 16 gennaio, però, quando furono richiesti i mattoncini, si era già nelle prossimità del periodo delle festività natalizie e la Lego aveva esaurito le scorte. Solo il primo febbraio avrebbe potuto accettare nuovi ordini. 
Questi mattoncini, provenienti dalla Danimarca, sono stati ordinati a Londra, dagli organizzatori della mostra, Michele Prencipe e Gerardo Tenza.
Arrivata presto vedo aprire lo scatolo con i mattoncini, rossi, blu, bianchi, vedo i ragazzi dell'Accademia delle Belle Arti di Catanzaro consultare il tablet di Lupattelli e fotografare l'immagine del ponte già disegnato sul loro cellulare. 

Un ponte un po' diverso dall'originale. Ha per base i due lobi del cervello, un emisfero blu, razionale, e uno rosso, irrazionale, istintivo, ed insieme questi due dovrebbero sorreggere il filo bianco dell'irrazionale.
Il titolo dell'opera è "Il ponte sopra le acque torbide"da una citazione di un brano di Samuel Garfunkel
Mac, il cane di Giorgio, gironzola per la sala, si inizia.
Il problema è l'inizio...
Bisogna far star fermi i primi due o tre piani...
In sintonia con l'imperfezione...
perché una cosa è disegnare sulla carta e un'altra cosa è la sua realizzazione...
Speriamo che bastino questi mattoncini...
Questo ponte potrebbe cadere ma...
Importante è che non cada quello vero.
Ora la responsabilità va ai ragazzi...
Sono queste le frasi  che io carpisco a Giorgio ascoltandolo.
Daniele, al primo anno della specialistica Grafic design, viene investito della carica di direttore artistico da Giorgio.
Le ore trascorrono ed è arrivata Anna Russo, direttrice  dell'Accademia delle Belle Arti,e subito dopo  il direttore del museo Racco Guglielmo. 
Vedo nelle mani di una giornalista la colla MultiPattex che servirà per fermare i mattoncini a rischio crollo, vedo il fotografo posizionare i suoi scatti verso le fasi della realizzazione, e dei bimbi unirsi all'opera. Uno di loro, Antonio, mi dice la mamma, sta costruendo, a casa sua,  con i mattoncini Lego uno stadio.
Devo andare via, siamo già alle 13 e con Silvia torniamo a casa.
Al Marca riprenderanno nel pomeriggio, il ponte per quel pomeriggio crollerà, ma non ha importanza, è l'imperfezione del momento, poi arriverà il 4 marzo, incollato con un'altra colla, la colla del tempo per fare: Le ore trascorse a studiare gli incastri, le ore che si poggiano sui due lobi del nostro cervello chiedendo quell'equilibrio che tutti sappiamo si regge su fili. Che ondeggiano. 

Oggi  5 Marzo e ora il ponte con noi
 

martedì 1 marzo 2016

Lettere alle amiche Céline Adelphi

Casa editrice Adelphi mi piace fin dalla consistenza della carta scelta per la copertina, quel granuloso che mi appoggio sulla guancia per sentirne lo spessore. Piccola Biblioteca 683
Louis-Ferndinand Céline Lettere Alle Amiche
Sei donne consegnano le lettere ricevute da Céline, durante la frequentazione e conoscenza, alla storia letteraria.
Erika, una studentessa tedesca che poi diventerà giornalista e romanziera, N, ebrea austriaca, insegnante di ginnastica, che frequentava i circoli studiosi di psicoanalitica, Eveline, letterata belga, Karen, ballerina danese, Lucienne, pianista francese, ed Elisabeth Porquerol, giornalista, che fu semplicemente amica. Costoro hanno raccolto e consegnato le lettere facendo, suppongo, una prima scelta. 
"Purtroppo sì, sono io!" una lettera a Simone Saintu, nel 1932, apre l'epistolario di Céline. 
Purtroppo, vorrei rispondergli, noi chi siamo non sappiamo.
Inizio a leggere queste lettere e mi sento defraudata delle 15 euro che ho speso. Chiudo per qualche giorno. Riprendo a leggere dalla fine verso l'inizio e stavolta ne rimango conquistata. Cosa era successo? 
Ciascuno di noi diventa a secondo del rapporto che ha con un'altra  persona, cambia cambiando interlocutore e le ultime lettere a Lucienne mi hanno consegnato l'uomo e lo scrittore insieme, completando il puzzle che io avevo visto frammentato nelle prime pagine. A pezzetti.
26 agosto 1935 lui scrive: " La normalità della vita, la realtà della vita mi schiaccia" ed ancora "per me la realtà è un incubo continuo e lo sa Dio se la vita m'ha trattato bene come esperienze! se la realtà m'ha favorito!"
Ricordando la mamma sempre intenta su una montagna di trine da riparare per pochi franchi, scrive:" ho sempre sul mio tavolo come lei un enorme mucchio d'Orrore in sospeso che vorrei rappezzare prima di finirla."
" S'aggiusta tutto, niente è essenziale, si sostituisce tutto, tranne il povero rifugio dove viene traslato e dimenticato tutto" e continua consigliando a Lucienne, come se parlasse con sé stesso, difatti è questo che  facciamo tutti scrivendo, di evitare i calabroni, gli impostori, gli sbaciucchioni.  Un artista non sa che farsene di queste melensaggini. 
Una grande ammirazione e tenerezza in questo uomo nei riguardi di Lucienne, tanto da consegnarle il suo impossibile desiderio di uscire dall'incubo piatto e banale del detto e fuggire via nella perfezione sfuggente dell'arte, della musica.
Attraverso lo sguardo dell'artista la realtà è nuda come nella scena della Szymborska " All"Aeroporto"

 Sarà quell'essere nudi che Céline usava, esprimendo pensieri non mediati, che tanto infastidì il suo tempo?
Cara amica, scrive a Lucie Porquerol, nel giugno del '33, quando ha  39 anni  "Lei mi informa che raccontano delle cose su di me. Credevo m'avessero dimenticato. Io non vedo nessuno. Non leggo nulla. Non so. E non parlo. La mia vita è finita Lucie, il mio non è un esordio, è un epilogo nella letteratura una cosa ben diversa-o piuttosto le mie vite, poiché insomma ne ho avute tre o quattro." 
Ed ancora ad Evelyne Pollet, agosto del '33 " Siamo destinati al tedio. La nostra vita non è che una morte senza slancio. Insomma questa è, mi rileggo, una bruttissima lettera. Un'altra sarà più frivola"
Non ho finito...  

sabato 27 febbraio 2016

8 marzo 2016 Donne del Mediterraneo velate e svelate. Con Daniele Natali

Ok 8 marzo 2016,"Una ragazza canterà nella lingua greka, che parlano a Bova" nel dirmi questo Daniele Natali mi informa della  iniziativa e mi fa conoscere questa associazione a Bologna:  ANNASSIM - Donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo


Mi chiama, nello stesso giorno, una scuola di Lamezia Terme  per chiedermi di partecipare ad un 8 marzo di integrazione. La stessa esigenza. 
Integrazione sarà. Un Otto Marzo di integrazione. Per conoscere la migrazione al femminile. Proprio quello che fa Annassim  

Mi documento su questa associazione  e leggo un articolo del 2010:"Alla periferia di Bologna c’è un orto dove accanto a verze, insalata e pomodori crescono, nella terra emiliana, tè marocchino, cardamomo e coriandolo. Nel quartiere San Donato, a due passi dall'Autostrada  del Sole e a qualche chilometro dal centro di
Bologna, gli orti comunali di via Salgari sono macchie verdi fra le case popolari.  Non siamo a Marrakesh o ad Alessandria d’Egitto, ma nella pianura padana. Gli orti occupano circa 15 mila metri quadrati, dove -grazie all'impegno di un gruppo di donne migranti- si sono trovati appezzamenti di terra per le donne arrivate in Italia con il chador. Motore del progetto d’integrazione orticola c’è l’Associazione Annassim, “brezza del mattino”, nata nel 2004 da trenta donne provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo, che si sono aggregate per valorizzare i saperi tradizionali dei migranti. Da qui l’idea del progetto “Coltiviamo/Ci insieme”, presentato due anni fa. Obiettivo: sviluppare un percorso di integrazione culturale a partire dalla terra e dalla sua coltivazione."  
8 Marzo 2016: quest'anno l'Associazione ANNASSIM - (Donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo) con il contributo organizzativo e artistico di Daniele Natali, giovane scrittore, e di Susanna Matikainen, fotografa,  è lieta di invitarvi a ricordare tutte le Donne esemplari delle due sponde del Mediterraneo

Ed eccoci a diffondere da Bologna a Lamezia 
un 8 marzo necessario.
Questo il programma che leggo da Daniele:

Si ricorderanno i 70 anni (1946-2016) dell'omicidio di Giuditta Levato, martire calabrese, le brigantesse, definite "Drude" dal loro nemico o spesso "donne di malaffare", nei verbali di cattura, del Maghreb, le eroine del Popolo palestinese, che sta resistendo ad un'apartheid di ferocia inaudita; le madri negli abissi, le donne migranti mai arrivate a destinazione 

Durante la Giornata, Antonella Selva, presenterà il suo libro "Femministe".
Mentre il giovane pittore e street-artist, Filippo Zoli, dipingerà per noi "in diretta" "grandi donne ricordate sul muro", ai dialoghi si avvicenderanno...
tarantella calabrese, alternative rock, musica unplugged, pizzica, musica palestinese ed italiana, in lingua greka di Calabria ed in Occitano, suonate con strumenti tradizionali 
ospite internazionale sarà l'attivista araba e giornalista della BBC Medio-Oriente, Reem Itani, che sta lavorando per i diritti delle donne nei paesi arabi

L'evento è autogestito e autofinanziato.
SENZA PATRUNI!
Sono passati ormai quasi 100 anni da quell'8 marzo 1917, quando le donne si rivoltarono in massa a San Pietroburgo per chiedere la fine della guerra.
Quella data fu scelta nel 1921 quale la "Giornata internazionale dell'operaia".
Un 8 marzo necessario
Porterò questa testimonianza nella scuola di Lamezia 

lunedì 22 febbraio 2016

La felicità è facile Massimiliano Nuzzolo

Ballando al ritmo del libro. Una lettura battendo le mani sopra i tasti e i piedi sotto il tavolo

Buco Buio Buco e poi di nuovo buco, per il primo racconto, una lettera b che bordata sta in una baleniera a caccia di capodogli.
Pequod, la baleniera da cui prende il  nome la  casa editrice
Rileggo i racconti brevi di Massimiliano, li rileggo con una lente diversa, osservo le lettere che ripetono suoni, bum bum bam. Tutte le b del primo racconto. Quel buco ripetuto. Non a caso. Per risuonare. “Fine della corsa”
Economia di parole continue con la lettera b, un bicchiere ripetuto e un barista che assiste un bicchiere da riempire. Fine della conversazione.
Il maestro e l’allievo, infatti Fine della conversazione, brusca fine.
E con la lettera b ci sta il basket e Belen del mongoloide, la borsetta e il bianco di  Mestre tossica. Boh… Bob
Nel suono che mi riporta a te trovo i Joy Division di Romeo Vernazza.
 La sua, da me molto amata,  “ Cenerentola ascolta i Joy Division” e già immagino vostro dialogo ironico, surreale, e sento le risate liberatorie su ogni b come barba, che barba! Alla maniera della Sandra Mondaini.
 Ho afferrato il senso ma ho perso la sensibilità  dei Joy Division
Nella lettura “L’amore è alieno e fa morire” sta Tommaso Pincio del quale ho letto Panorama, ci sta il bacio, baciare e, bam, muore il cardellino per troppa abnegazione, generosità, muore per credere vero uno stato d’animo.
Piango, più che ridere, mi scendono due gocce ad inumidire gli occhi, sui mille e mille sacrifici dimenticati, sui sacrifici che richiedono vittime, sui sacrifici di coloro che  si immolarono per un capriccio altrui, sia amore o ideologia. Capriccio  volubile.
“Anna e io”, bella Anna, ma non siamo più gli stessi. 
Gli avvenimenti forgiano i nostri sentimenti, li stravolgono, ci impediscono di tornare indietro, ci mutano per sempre.
Leggendo il libro di Massimiliano Nuzzolo sento che il suono del libro, iniziato con le note basse ora si innalza nella commozione del cardellino trafitto dalla spina, nel sangue dello stupro, nei Led Zeppelin di Mario. Una battuta che risuona. Un grande male fatto per gioco.
Il buio resta, vero Massimiliano?
E.T. e la bicicletta, dobbiamo fare avere questo racconto  a Victor e Paola Rambaldi insieme alla battaglia del barone rampante fatta nelle campagne di una estate dell’entroterra campano.Il nonno è come i Rockets, ha un vocoder, ma non voleva dipingersi d’argento.
Il bambino ora scrive, sta suonando l’elettronica, e sento che il ritmo ha raggiunto una sua chimica. 
Nella chiusa delle formule che vorrei saper leggere, lo so, sono formule da dover sapere, avendo fatto quel liceo classico,  l’autore mi decifrerà la sua formula che posso quasi sospettar d’aver capito.
La felicità è la musica di essere svegli  


venerdì 19 febbraio 2016

Dio del cemento Alessandro Pedretta

CRUDELE
Crudele la carne che ti si appressa addosso/ crudele la verità che cambia vestito spesso/ crudele il tempo che s'allunga distratto/ crudele il tratto dismesso tra testa, pancia e petto/ crudelissimi noi

TRA LE DITA 
Ci sono tumori e poi ciliegie/ sonni turpi e veglie vive/ formicolanti incanti e dannate voglie/ e vigile comunque sempre un desiderio/ tale perché non puoi coglierlo/ seppur nascosto tra le dita.

Uno dei tanti inferni, altro titolo dei versi di Alessandro Pedretta che gridano con serietà il destino di tanti. Di troppi. Noi.
Adoro poi questa sua affermazione che faccio mia

SCEMO 
Sono così scemo/ che mi reputo un genio,/ di quelli che si stendono al sole/ sopra i formicai/ e aspettano la mattina/ come una sciagura.

Mi piace la mia vita stesa al sole sopra i formicai, stavo sempre a guardare le formiche sul piccolo terrazzo della cucina. Tutte le estati a guardar formiche. Chi può essere più scema di me? e chi può credersi più genio di me?
Io sono uno di quegli scemi
che ti aspetta ma se ne frega,
che potrebbe ma ha un grande dubbio:
voler credere in questa vita
è un dispetto, un diritto o un’idiozia? 
Adoro Alessandro Pedretta
Pezzo in itinere... riprendo 
L'immagine di copertina è di Alessandro Bertuccioli: il nero, il grigio e il verde di una città cementificata.
Una E che si staglia e che chiede ancora.
Una architettura sempre meno umana, sempre più carcere, sempre più.
Alessandro Bertuccioli in sintonia con i versi di Alessandro Pedretta, mi sembra un unicuum, un solo sentire e ho sfogliato ogni canto di Alessandro immaginandolo abitante di quel luogo disegnato da Alessandro. Stesso nome per autore dei versi e per il  grafico della copertina. 
Sarà un altro il luogo che vorremmo abitare e forse non sarà, per questo il discutere diventa constatazione in una rassegnazione ribelle e viva.
Sembra che Alessandro ci dica: Anche se sarà così, anche se il dio del cemento trionferà, anche se mi chiudono in case celle, gli architetti, i costruttori, la nuova ingegneria dell'infelicità, anche se il cemento avanza, come la lava dal vulcano piano regolatore delle città, anche se anche se anche se 
 io cosa
dovrei
fare?
darmi ragione nel mio torto atavico?
mangiarmi i funghi sulla pelle
o credermi un composto di sano rancore
mentre l’alba, da dietro, mi tende agguati
e io che penso alla luna che si stupra da sé?
Sono attriti di pensiero
con fughe nei solstizi dei turbamenti di ieri,di gioie di domani,
degli enigmi di oggi
penso che cadrò in depressione
o diverrò un dio
devo decidermi entro oggi

e nel non rassegnarsi Alessandro avverte le pareti, il chiuso di un modo di abitudini e di frasi inculcate come panacea al vivere da servi ai margini del sistema capitale che ci chiede l'obbedienza
 Ecco che ci dicono che il mondo
non è poi così male,
basta tagliarsi le unghie
e usare il profumo giusto,
chiedere poco
e sniffare droga
per stare svegli e un poco
incoscienti.

Nulla evoluto

Ed è questa la ragione per cui Alessandro, come chi diverge, ci dice: 
PER QUALSIASI NECESSITA'
SONO DA UN'ALTRA PARTE

Mi piacciono molto questi versi di Alessandro, li  faccio miei nella Litweb, accogliendo il suo pensiero, un pensiero condiviso ed autentico. Noi siamo da un'altra parte, nel regno della Litweb. 
La fantasia come ribellione. Come rivolta. Come fuga.
Versi questi di Alessandro ai quali auguro di camminare e camminare nelle strade fisiche delle orecchie, degli occhi e delle mani chi li leggerà. 
Ippolita Luzzo   




Dio Del Cemento di Alessandro Pedretta  Mora editrice – Edizioni Leucotea Srl - Sanremo 

giovedì 18 febbraio 2016

I grafomani

Poi vi scriverò una lettera                     22-05-2010
 I grafomani
-Cara cugina, poi vi scriverò una lettera- era questo l’affettuoso commiato di un lontano parente di mia nonna dopo una lunga visita, durante la quale lui aveva tanto raccontato.
Era diventato proverbiale a casa mia. Si diceva spesso così quando le cose della vita richiedevano lo spreco di molte parole e non bastavano. 
-Poi vi scriverò una lettera- sornione il nonno ripeteva.
Ed io, in età ormai adulta ho preso a scrivere una lettera al chirurgo che mi operava, all'oncologo che mi aveva preso in cura, ad amiche pazienti, a sorella, mamma, marito, figlio, poco felici, per la verità, i miei cari, s’intende.
Lettera, Letteratura, Letteraturos -  turas - tura esse, stare per fare una lettera, perifrastica attiva del verbo lego, essere sul punto di leggere: è così? Ironicamente mi viene la prima traduzione: Sono sul punto di scrivere una lettera. 
Aiuto! Fermateci.
Hanno ragione i miei cari:- Non scriverci più, non vogliamo sentire, non vogliamo leggere, se dovessi occuparti di come far quadrare i conti non faresti esercizi di fantasia!-
 -Ma ti pagano almeno?- domanda qualcuno. 
Vano il mio tentativo di spiegare quante cose, le tante cose che nella vita si fanno senza che abbiano un valore pecuniario.
Si respira, si guarda, si parla, si mette al mondo un figlio, si ascolta. 
Si possono fare tanti gesti senza un immediato ritorno monetario.
Ma ahimè, sono una snob- me lo posso permettere. 
Ce lo possiamo permettere noi che amiamo la letteratura. 
Preferiamo leggere, annotare sensazioni, perché siamo aristocratici, facciamo parte di una élite.
 Aristos- I migliori della società, nel senso più umile e modesto del termine, coloro che vivono di  letteratura.
Non di solo pane vive l’uomo!



martedì 16 febbraio 2016

Michele Marziani Il pescatore di tempo

Nello stagno piatto del mio PC mi ritrovo a pescare. Ho conosciuto del mondo solo questo lago ed ora allungo il filo, sistemo la canna e all'amo aggiungo qualche frase, convinta di pescare anche io.
"Il pescatore di tempo" di Michele Marziani è appena uscito in libreria, su piattaforme digitali, nella collana "Piccola filosofia di viaggio" Ediciclo Editore
Piccole scuse per fughe verso l'ignoto da "La seduzione dell'avventura"
Scorro ogni titolo  di questa collana e mi fermo sui titoli immaginando il testo, scrivendolo da me. 
Piccola narrazione sui piaceri della cerca da "Lo splendore dei funghi" 
Credo che siano, questi due, gli atteggiamenti miei davanti a questo lago grigio del computer: la cerca e la seduzione con piccolo trattato sulla buona educazione nell'era globale da "Il piacere della gentilezza"
Non faccio recensioni di quel che pesco nel web, mi limito a gustare dal libro "Il pescatore di tempo"
"Da quella vita marginale e trasognata, ritagliava l'alba"
 mi limito a star ferma in "Un territorio misto dove l'attesa conta più del risultato"
anche io esploro con l'occhio della lettrice
"L'occhio esplora a sinistra e poi a destra, sotto il salice proteso. Nel Delta del Po la chiamano l'acqua meschizza ,un po' di mare e un poco dolce. Dicono che lì il pesce sia più saporito. Ma il termine rende bene per tutti gli incontri d'acqua."
e posso affermare insieme a quel ragazzo che 
" Tutto quello che sa del Canada il ragazzo l'ha letto sui libri. A leggere succedono cose strane..."
Aspettando quelle famose uova fecondate in Canada e trasportate nei laghi della Val d'Ossola, mai ordinate, io, al contrario dei pescatori dell'Ossola, mi ritrovo sempre a leggere come una pesca 
"La pesca è un attimo,un lampo,un guizzo, capace di cambiare le sorti del tuo girovagare"
Ma se manca l'acqua non puoi pescare.
Nel desiderio di andarmene" Tutti i luoghi sembrano migliori di quello in cui lui vive" scrivo a memoria la mia vita leggendo e scrivendo di quello che non so.
Leggendo le vostre biografie, le radiografie, le storie di un pescatore di tempo, continuo a pescare letture da fare, assaporare e rileggere, decostruendole.
Piccole storie di pesca in acqua dolce, storia intima di un modo di trascorrere il tempo con un tempo amato, stimato e rispettato.
" Se pensa al tempo passato sulle rive per comprendere, capire, lasciarsi attraversare da quel fiume d'acqua e di pensieri. Per un attimo si sente proprio lui, il pescatore, la trota del romanzo, quella che aveva perso la via del fiume, imprigionata in mezzo al mare in una polla d'acqua dolce"
Firmandomi "la trota del romanzo" impigliata come tanti nel disagio quotidiano ringrazio chi, come Marziani, scrivendo ci ridia l'acqua, il varco per sentire l'odore sulle rive di un fiume di pianura. 
Augurandoci che tutti noi come il ragazzo del libro possiamo comprendere all'improvviso.