lunedì 1 febbraio 2016

Antonella Questa " Vecchia sarai tu!"

Monologo di Antonella Questa.

La vecchiaia è una carogna, diceva spesso mio zio, in età adulta. Mio zio è morto a casa sua, dopo una lunga degenza, immobilizzato in un letto. Lo andavo a trovare e lui, sempre ironico ed affabile, mai si lamentava, anzi mi raccontava aneddoti e ci mettevamo a ridere. 
Ripenso a lui e mi scorrono immagini di vecchiaie diverse. Ci vuole fortuna anche nella vecchiaia, ci vuole quella torcia che la nonna ha con sé, sulla scena,  per fuggire dalla casa di riposo dove la nuora l'ha relegata, dopo una semplice caduta. 
Nella fuga ci vuole fortuna, si rischia altrimenti di essere riportati dentro, ed infatti la nonna viene acciuffata e ricondotta nella detenzione della dipendenza.
Nel letto con le sbarre alte affinché non si possa scendere ed andare al bagno, nel pannolone da dover portare per eliminare fastidi. 
Fra le tre donne, suocera, nuora e nipote, giganteggia la nonna, livellando le altre due alle banalità del contingente.
Cambiando una sciarpa, da usare come scialle, nella casa di riposo, come sciarpa lasciata scivolare sulla spalla, nella nuora, oppure arrotolata intorno al collo nel caso della nipote, Antonella Questa interpreta i tre personaggi e dà loro vita e differenza.
Una sciarpa che è una vita srotolata.
Con i movimenti sincopatici della francese, la nuora, alla ricerca sterile di un piacere narcisistico, con i movimenti frenetici della nipote che vende gelati, gelati di ogni forma e colore, senza contratto e senza tempo, con i movimenti lenti e recitativi di ricordi vivi di una donna che si ribella ad una vecchiaia cosa, diventata oggetto e medicalizzata, lo spettacolo ci fa piangere e sorridere come ogni buon spettacolo dovrebbe.
Nel diniego continuo, che non dovrebbe essere così  la parte ultima del nostro viaggio sulla terra, il monologo finisce con una speranza;
Che si ridia dignità ad una età, ad una casa, ai nostri mobili, ai nostri momenti, ad una affettività derubricata dagli impegni del quotidiano.
Ribellandomi come la nonna, ripenso a Clara Sereni con Una Storia Chiusa" Un anno di vita nella Casa di riposo scorre con tanti flash: sugli eventi temporali e accidentali, interni ed esterni e sulle singole persone, che si raccontano. Intrigante l’espediente letterario che unisce  il filo conduttore del giallo con le dinamiche all'interno di una residenza collettiva." Ripenso a lei che è andata a starci di sua volontà in una Casa di riposo. Questo fa la differenza. La scelta. 
Applaudiamo l'attrice ed autrice del testo per l'ironia e la bravura con cui ha messo in scena la nostra fragilità al divenire del corpo



Giovanna Villella cura con la cooperativa InRete, da sempre, la Stagione di prosa
In questa veste stamattina ha  presenta agli alunni delle scuole superiori di Lamezia Terme lo spettacolo "Vecchia sarai tu", inserito nel programma Vacantiandu, dell'associazione teatrale I Vacantusi.

Sul  sito di Antonella Questa: "Con VECCHIA SARAI TU! (produzione 2012, scritto insieme a Francesco Brandi che ne firma la regia e le coreografie di Magali B.) abbiamo vinto i premi:
Premio Museo Cervi 2012 – Teatro della Memoria
Premio Calandra 2012 come Migliore Spettacolo  – Migliore Interprete e Migliore Regia" 

sabato 30 gennaio 2016

Family day non mi avrai

I nostri figli non sono i nostri figli 
(Titolo alla maniera di Gilbran)  
30 settembre 2011

I figli non sono di chi li genera.
Ogni figlio è un uomo e una donna
Ogni figlio è un essere a sé
Non si fanno figli per noi stessi
Si fanno per tutti - perché così è
Non sono le nostre proiezioni, i nostri desideri non avverati,
le nostre soddisfazioni.
Non sono il nostro ego che si espande.
Sono solo degli altri esseri umani.
Amare i figli-non si può- non si deve-
Amare è un sentimento cannibalesco, una lotta fra pari,
fra eguali.
Non si mangiano i figli.
Non si sostituisce un primo piatto con il dessert, con il dolce.
I figli si fanno per un’esigenza vitale,
per appartenere al flusso eterno della sopravvivenza della specie.
Poi certo a loro si vuole bene, molto, moltissimo
Si è  responsabili verso di loro, ci richiedono impegno, guida,
vogliono la nostra cura.
E noi siamo sempre lì, presenti, solleciti, pronti.
Noi li allattiamo, li svezziamo, e gli regaliamo l’autonomia.
Non è così? Dov’è che io sbaglio?
Non sono amici, non sono amanti, non sono giochi, non sono per noi.
Sono solo per loro.
Sbaglia chi vuole da loro un alleato, una vendetta, un riscatto
Sbaglia chi allontana la moglie, il marito, il suo amore, per un essere fragile, appena nato.
Che grande ingiustizia! Che storia sbagliata!
A volte i figli si fanno per tante ragioni,
per ragioni diverse dal semplice atto del solo piacere di generare.
Si fanno per garantirsi un uomo legato, un patrimonio da ereditare,
un habitus da esporre.
Come Cornelia :-Ecco i miei gioielli- dicono  giulivi femmine e maschi
A volte si fanno con una violenza, con uno stupro, senza coscienza
Per un preservativo bucato, per una voglia improvvisa.
Si fanno alla cieca e si continua  ad usarli senza una disciplina
Considerandoli solo dei piccoli puffi, dei mostri, dei cicciobelli.
Restano così per anni, bimbetti e bambine,
alla mercé di adulti cretini, egoisti, sadici
che rubano loro infanzia e stupore.
Ne fanno uso, un abuso e vogliono poi il corrispettivo
Vogliono loro, i genitori, essere protetti, vogliono essere amati,
vogliono, vogliono.
Ma non si può! Ma lasciateli vivere! Ma lasciateli in pace!
Che possano loro respirare felici,
che possano loro capirci di più,
che possano loro amare la vita
Quella che noi gli abbiamo donato.

                                                                                            Ippolita

venerdì 29 gennaio 2016

Tante donne. Vittoria De Marco Veneziano



Ci si incontra nella vita in tanti luoghi, in circostanze diverse, e quel che era l'usuale conoscersi col vicino, col collega, con il parente o amico, ora attraversa i tasti e, con più facilità e con maggiore responsabilità, ci si incontra nella vita in altri  luoghi che non sono più le piazze del nostro paese ma la piazza grande del virtuale, e soprattutto la piazza della volontà.
Così gli incontri diventano magiche coincidenze, che sassolino dopo sassolino, scrive uno scrittore da me molto amato, segnano la via per il ritorno. 
Incontro è stasera  con "Tante Donne", con il libro e con la persona che lo ha scritto, con le sue storie, con la bella opportunità che avremo di ascoltare Vittoria De Marco Veneziano.
Il libro raccoglie trenta biografie, l'autrice sceglie, e nella scelta emerge forte il messaggio che vuol dare a tutti. 
Che è poi quello che ci unisce e quello che ci portiamo in tasca. Tutte. 
Dalle Gelsominaie di Milazzo che raccoglievano i fiori di gelsomino intorno alle tre del mattino fino al sorgere del sole, con i piedi scalzi, ed immersi nel fango fino alla caviglia, la schiena curva, esposta all'umidità della notte, e con i figli appesi nelle ceste tra le piante, siamo nel 1946, siamo sempre nel 1946, 25 lire per un chilogrammo di fiori raccolti. Primo sciopero per aver aumento di salario e condizioni più umane. Credo che queste condizioni, taciute e in altre piantagioni, siano ancora purtroppo fra noi. Vero? E poi Las Mariposas, vissute nella Repubblica Dominicana, paladine per la lotta della liberazione dalla dittatura ed uccise nel 1960 dai sicari di Trujillo, il dittatore che fu, a sua volta assassinato nel 1961.
Dalle ingiustizie storiche e sociali alle traversie della vita potremmo raccogliere tante storie, anche nel nostro tempo, nella nostra piana
Potremo poi raccogliere le mancanze individuali, la storia di Rosetta Rota, di Gianna Beretta Mollo, di Mariannina Coffa. Nelle mancanze del circostante...
E dopo il raccolto ecco il messaggio di Vittoria  
Viva La Vida, dedicato a Frida.
" Quando le traversie della vita non consentono di sfuggire al dolore è tuttavia possibile elaborarlo, a condizione che esso possa essere individuato. E proprio da questo tentativo che, sovente, nasce la poiesi dell'essere umano. La capacità di andare oltre se stessi, trovare un'armonia estetica che emerge dalle proprie dolorose vicende"
Viva La vita con le sue mancanze, con i suoi affanni, viva la vita se sapremo esserne degni. Con responsabilità, rispetto e volontà. 
Questo ci dicono le donne di Vittoria, questo stasera ci dirà lei, con il coraggio ed il sorriso di aver trasformato il dolore in ricchezza, la sofferenza in entusiasmo.
Questo lei stasera ci donerà, nel dono al quale ognuno di noi è chiamata: Il dono della vita
Il dono che  non è solo generare, particolare condizione fisica, bensì generare, dare alla vita il rispetto per la vita stessa.


   

mercoledì 27 gennaio 2016

Scuola aperta nel teatro al Liceo Scientifico ieri.




Amleto e company al teatro in classe. Con Pierpaolo Bonaccurso e gli studenti.
Al Liceo Scientifico di Lamezia per i quattrocento anni della morte di Shakespeare. Sono in scena gli alunni, preparati da Pierpaolo Bonaccurso, attore, regista e direttore artistico di TeatrOltre e di Teatrop, nella foto insieme a Greta Belometti e a Valentina Arichetta, attrici e collaboratrici.

“Recitare per interpretare le difficoltà che incontreremo tutti nel corso dei giorni. Prepararsi con le tragedie. Saremo forti se ricorderemo che quel ci succede, quel che  è già successo nel castello di Danimarca, oppure nel Macbeth alla corte del re di Scozia.” Le parole di Pierpaolo rivolto agli attori, che per la prima assoluta si esibiscono in monologhi tratti dalle tragedie di Shakespeare. I ragazzi, tutti bravi, innamorati del teatro, avevano gli occhi brillanti, ed anche i loro compagni e professori entravano ad assistere con grande partecipazione. A turni. 


Io li ho ascoltati due volte e mi riprometto di andare ancora e ancora. Accanto a me la loro docente di Lettere, Mara Perri, orgogliosa come lo sono anche io degli alunni che si entusiasmano e seguono nel testo quello che sui libri è letteratura.
Nel teatro è vita.  Palpitante. 
Recitare quindi è studiare, vivendo dentro i personaggi, dentro i luoghi e capire che tutto può accadere, e che ci può accadere. Come lezione difensiva. Una tecnica di respiro, disciplina e di postura per affrontare l’abulia e il tedio di una vita senza teatro. .
Evviva Evviva a tutti gli autori  che ci hanno  regalato tante tragedie che reciteremo
E  l’applauso finale va  a Shakespeare e a tutti voi







martedì 26 gennaio 2016

Non abbiamo nulla da ricordare. Giornata della memoria



Foto di Alfonso Bombini. Per il nostro giorno della memoria corta. Nei camion uomini portati ai campi, senza contratto lavorativo.

Possiamo solo guardaci intorno.
2015
Certo commemorare mi sembra d'uopo, anche per far sapere a chi non sa che si poté fare così, incarcerando e sopprimendo interi popoli, etnie e gruppi, senza pietà.
Dopo però aver espletato il compito di dare una conoscenza a chi non l'ha, dobbiamo avere forte l'imperativo di guardarci intorno e ribellarci.
Se ci fanno senso tutti i conniventi al nazismo e fascismo dovrebbero farci ancora più senso le trasformazioni che stiamo vivendo.  Con noi conniventi. Votanti un sistema di carneficine, andando noi nei centri commerciali, spellando e spellando la pelle ad una accoglienza che nei camion porta misera gente. 
Certo non siamo noi che buttiamo a mare la povera gente, sono scafisti ed omicidi.
Certo non siamo noi che facciamo morire nei camion la povera gente pressata e gassata, sono gli autisti ed assassini.
Certo non siamo noi a mettere il filo spinato alle frontiere per impedire alla povera gente di attraversare quel territorio, sono le guardie messe ai confini, confini oramai insanguinati.
Certo non siamo noi a chiudere nei campi di pomodori, fragole e fiori, la povera gente senza contratto, sono caporali e produttori.
Certo nessuno stupra e approfitta a Rosarno e Rossano, dal mare  Ionio al Tirreno le lavoratrici di ogni nazione, oramai ci sono i sindacati che difenderanno i lavoratori, le corporazioni dovrei dire, i fasci littori, le nuove forme che hanno distrutto conquiste recenti chiamate diritti.
Non ci sono diritti nel nostro mondo. Ci stanno solo i privilegi.
Quindi guardiamoci un po' intorno e spaventiamoci ogni giorno di più. 
Il mare Mediterraneo un forno crematorio è, non vi sembra? 
I nostri camion non sono uguali a quei camion lì? Leggete il monologo di Michele Lupo "Io Sono la montagna" e vedrete.
Le leggi fatte sono leggi che montano sempre più la nostra impotenza.
Intanto che leggi pensa anche un po' col tuo cervello senza seguire quelle cordate, quelle intruppate del social insocial e vedi quanto siamo vicini noi a quel tempo del grande kaiser, del grande moloch, del grande fratello, e riflettiamo, scornati e delusi, che stiamo facendo uguale e preciso agli aguzzini del tempo che fu 

sabato 23 gennaio 2016

Leonardo Caimi alla libreria Tavella


Stamattina libreria in musica.
Fortemente voluto da Tommaso Colloca, che presenterà, ci sta l'incontro con Leonardo Caimi, Tenore. 
Leonardo è di Lamezia Terme, suo papà era stato presidente dell'AVIS e, fra i suoi parenti, la mitica zia Vanna, professoressa di lettere presso la Scuola media Pitagora.
La zia, stamattina, è uscita proprio per lui, e tutti i suoi alunni vanno a salutarla con affetto.
Diventa quasi lei il personaggio della mattinata. 
Aspettiamo fra una folla affettuosa ed arriva lui. Un attore. Bello, bravo, elegante. Disponibile ed amabile. Ironico.
Laureato in filosofia col massimo dei voti si diploma in Clarinetto e in Canto al Conservatorio di Messina.
Poi per un problema al braccio sinistro non riesce a continuare a suonare e canta.
Nasce così, da una difficoltà, un grande tenore che è stato diretto da Riccardo Muti e da tanti altri grandi direttori. 
Tommaso Colloca inizia con un gioco di parole il saluto a Leonardo. "Lamezia deve cambiare tenore di vita, con un tenore nel senso nobile del termine, cominciando ad essere orgogliosa dei suoi concittadini, proponendosi di debellare l'invidia che l'attanaglia.
Riuscirà? si domanda il sindaco che crede in questo sogno oltre ogni politica.
Riuscirà Lamezia? Non si sa.
Sappiamo però che è riuscito Leonardo a mantenersi puro e sorridente, a scherzarci su anche lui, quando ci invita tutti in coro a dire "Invidia" la parola che dovremmo cancellare dal nostro animo. 
Riuscirà Leonardo, nel saper di filosofia, del distacco che bisogna aver per mantenersi in equilibrio. 
Riuscirà lui che ricorda le parole di  Riccardo Muti, meridionalista della Puglia,  "Noi abbiamo più talento degli altri però non abbiamo disciplina "
Riuscirà un giorno a fare l'Otello, così lo chiameranno il Moro di Lamezia, ci dice sorridendo, e nel profetizzare facile che, ai moltissimi teatri internazionali, manchi nel suo curriculum il Teatro Grandinetti di Lamezia, la mattina si avvia al termine con il gagliardetto, il libro e l'invito del maestro Colloca, direttore della banda, un cimelio conservato da Tommaso.
Intanto domani Leonardo Caimi sarà Cavaradossi nella “Tosca” di Giacomo Puccini al Teatro Rendano di Cosenza.
Evviva dalla Litweb

giovedì 21 gennaio 2016

Mario Maruca recita " La Coppia è"

Al teatro Antigone di Roma, il 25 ottobre 2015, Mario Maruca ha recitato questo monologo, scritto da me, divertendomi a giocarci un po'. 

Di nuovo interpretato da Mario Maruca al Parco Dossi Comuni di Lamezia Terme, è un testo in itinere... come tutte le coppie che vanno via. 




COPPIA, PAIO, DOPPIO E METÀ
I numeri nascosti nelle parole.
Fai sempre attenzione alle parole! Forse ti sarai già
accorto che alcune parole indicano un numero ben preciso.
Una coppia di colombi sono 2 colombi.
Una coppia di sposi sono 2 persone che si sposano.
Una coppia di poliziotti sono 2 poliziotti.
Un paio di scarpe sono 2 scarpe.Un paio di guanti sono 2 guanti. 
Un paio di caramelle sono due caramelle. coppia paio doppio e metà… tu sei la mia metà, siamo una coppia e abbiamo un paio di… ah i numeri!
La coppia, con articolo determinativo "la", è proprio quella e nessun’altra, quella che conosciamo noi, formata da due persone: Una che fa la donna e l’altra che fa l’uomo.
Non importa di quale forma e sesso i due siano, importa la funzione. 
Funzione femminile e funzione maschile: Basta che funzioni! Allen ci fece un film.
Nella diversità dei ruoli gli uomini provengono da Marte e le donne da Venere… Ah ecco
Diversi. Diversi, in corpo, Lo vediamo.
Diversi in suoni, lo sentiamo. Gli acuti femminili trapanano il cervello maschile e lo mandano in fusione… care donne pericolosissime state attente.

Diversi siamo e lo capiremo solo vivendo
Da Marte oppure da Venere poi sulla Terra dobbiamo noi vivere… insieme. Non troppo.
Un Poco.
Senza categorie precise, ormai non si può più.
Ormai regna la confusione dei ruoli.
Quanti uomini sono ordinati, si guardano allo specchio ogni mattina, si fanno fare le sopracciglia ad ali di gabbiano, lo giuro, il mio fornaio li ha.
Quanti uomini cucinano, si prendono cura delle pelle, con creme costose, hanno un beauty case da viaggio e quante donne invece sono disordinate, non cucinano e non sanno farlo, si trascurano e sono ossessionate da carriera, e… poi ora vanno di moda le selvagge. Uomini depilati e donne "nature"! Una completa inversione di ruoli.

In questa confusione spesso ci si domanda con Alberto Sordi nel suo famoso film sulle coppie: “ Chi ho sposato? Chi è questa sconosciuta/o che dorme accanto a me?” si chiedeva lui spaventandosi … tutti ce lo saremo chiesto dopo, solo dopo, subito dopo. 
Chi è Lei? Chi è Lui? Tardi ormai 
Coppia è  etimo da copulum … copulare ahah un composto da cum con e apere  attaccare, attaccare due elementi con lo scocth, il nastro adesivo delle convenienze sociali.
D'altronde una società civile sulla coppia si regge. 
Infatti non è civile.
La coppia è una idea… da Gaber  e una idea finché resta una idea è pur sempre una astrazione
Poi diventa partecipazione così: Buongiorno caro, buongiorno cara, sei bellissima cara, sei bellissimo caro, come mi sta questo maglione? Il pantalone, la maglietta? Io lo vedrei col celeste e con il bordò… ma no ma no… torni per pranzo, oggidì? Se non torni mi avvisi, avvisami, non ti scordare, poi si scorda, sicuro si scorda, e Perché non mi hai telefonato? Avresti potuto avvisare, che ti costava fare un messaggio e dirmelo?
allora  telefonate: Il telefono dell’utente è momentaneamente scollegato, primo mess, secondo mess, terzo visualizzato, e ti telefono,  tu mi telefoni e ti messaggio, tu mi messaggi, una coppia si messaggia e… WhatsApp
La tecnologia ha rovinato la coppia
visualizzo la coppia che si visualizza in un mare di messaggi, uno i messaggi dell’altro, Una spunta, due spunte, blu, bianche e nere. 
E diventa soltanto l’inizio della fine! Incubo
Routine di coppia: Domenica che si fa? Ci sarebbe da andare da Tizio, Caio, Sempronio, e mamma? Ci sarebbe da fare il giardino, le pulizie, oppure siamo ospiti, no, non lo siamo,  radersi  la barba e  depilarsi, farsi vedere da un altro in gesti piccoli, insignificanti per l’uno e per l’altro. 

TIPOLOGIA DI COPPIE
1) Coppia che vanno insieme a riunioni, a matrimoni, a battesimi,  le coppie francobollo, le chiama mia cugina. Lettera e francobollo, fanno tutto insieme

2) Le coppie che portano bene le corna: Prima Sciascia lo scrisse nel “Giorno della civetta” Sciascia docet: Un bosco di corna, l’umanità, più fitto del bosco della Ficuzza quand’era bosco davvero. E sai chi se la spassa, a passeggiare sulle corna? 
Primo, tienilo bene a mente: i preti. Secondo: i politici" e terzo... I rispettivi aggiungerei io 
 "Io sto sempre al mio posto!" dice lei che sa di esser moglie pluricornificata. Lei sta al suo posto, lui le regala viaggetto e gioiello.
 Ecco a voi la coppia con corna palesate. Coppia e corna cominciano uguali. 

Dopo la lezione su Saussure il suono co vuol dire coccodè
Dallo strutturalismo al surrealismo la coppia con la zeppetta, la zeppetta  è quella cosa che mantiene lo status quo di una coppia. 

La coppia è un mutuo soccorso. Forse muto soccorso. Si soccorre il coniuge in difetto per difendere in effetti un letto… lo diceva già Giasone nella Medea di Euripide… poi sappiamo come andò a finire
E ci sarà Parini?
3) E la coppia doppia, la coppia guercia e la coppia muta...
E' meglio zoppicare da soli o stentare sostenendosi in due?
L'amico d'appoggio essenziale. Da non confondere con l'amante
Il matrimonio specie in vecchiaia è un investimento sul mutuo soccorso.

4) Coppia che si organizza per non vedersi mai… impossibile- direte voi- e che coppia è? Eppure sono quelle che durano 
Partecipazione non vuol dire vedersi e guardarsi e ascoltarsi… chissà perché dopo tre mesi  uno si annoia ed all'altro viene la dipendenza. 
Meglio dunque "Ognuno a casa sua"! 

5) Coppia cannibale. Due cannibali insieme. Chi si mangia per primo?
Una idea di coppia dove uno dei due si ammala e scoppia
e andiamo via dalla coppia, pensa ognuno dei due, scoppiato, dal non poter esser sé stesso ma sempre una coppia. 

Andiamo sulla coppia generica. Coppia mia bella coppia chi è la più bella coppia del reame? Siamo la coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri che sono tristi e sono tristi perché non sanno più cos'è l’amore  cantava Celentano e quindi per esser coppia più bella basta saper cos'è l’amore.
 Un’astrazione? o  un’attrazione di corpi e di mente, un profumo chimico  droga,  confusione e  malìa, il non poter vivere più senza te, che sei per me l’unico/a uomo o donna per me?
Amore e coppia, Eros e Thanatos, Eros che scappa dopo tre mesi e thanatos che occupa il territorio per anni, per troppi anni.

1) Coppia che conosco. Bellissima coppia di anziani. Quattro figli. Mano nella  mano. Poi lei mi confessa di non aver mai amato il marito. Ha sempre amato il suo primo ragazzo che i suoi familiari le fecero lasciare… e non c’è stata una sola sera in cui lei sia andata a dormire senza pensare a lui, all'altro, mica a quello accanto. 

2) Coppia che conosco: Lui chatta con una lei e la moglie chatta con un lui da due angoli della stessa stanza …e magari si sorridono pure. In quattro. Un quadrato, altro che coppia!

3) Coppia che conosco: Lui parla, gli sfugge un errore, lei corregge, lui riparla, e rifà errore dialettale, lei ricorregge. Chi corregge ama di più?
Chissà chi ama chi! Una coppia affollata da troppe presenze,  dopo poco, pochissimo, resta la coppia senza i due personaggi principali,  andati a recitare su un  altro palcoscenico la loro pulsione vitale.

Quindi se siete coppie felici, se non vi annoiate insieme, se riuscite a guardarvi con stima, consideratelo un miracolo, un dono. Siete fortunati.

Una coppia con  un nido, una stanza, una casa, una villa,  già siamo oltre e una coppia con  amici, beati loro, con cui incontrarsi, un gruppo, una comitiva, una coppia, la coppia  è!!
 Alla maniera di canta che ti passa… Coppia che  passa, che passa la paura di esser sola/o 
Dove vai se la coppia non ce l’hai?
Demenziali pensieri su un lemma, un sostantivo  coppia,  che  non esiste, come non esiste la  pipa surrealista che dipinse Renè Magritte, aggiungendo: "però si può riempire"
Senza mai guardare il cellulare dell’altro, mi raccomando 
                                                                                           Ippolita Luzzo