venerdì 13 novembre 2015

Nicola Fiorita all' Uniter

 L'Islam in Italia: diritti, pratiche e questioni problematiche. 

Questo il tema della lezione che Nicola Fiorita, docente di diritto islamico all'UNICAL,  ha tenuto oggi nella sede dell'università della terza età a Lamezia terme.
Direttamente da Cosenza da dove tiene i suoi corsi su "Globalizzazione, immigrazione, circolazione dei diritti,  fenomeni che sollevano, al di là di ogni strumentalizzazione, problemi di diversa natura e di difficile risoluzione. Il bisogno di comprendere il contenuto dei principi e delle regole che governano l'Islam è destinato a crescere e a transitare dalla ristretta cerchia degli specialisti alla più ampia platea degli operatori giuridici, sociali e culturali. Nozioni indispensabili per comprendere le regole che guidano la vita dei musulmani e le risposte che esse trovano nei diversi ordinamenti giuridici" leggo dalla piattaforma universitaria. 
Quindi un esperto.
Nicola è però prima di tutto un amico dai molteplici interessi.
Presidente Slow Food Calabria, fa parte del collettivo Lou Palanca e con loro ha scritto "Blocco 52"  e "Ti ho vista che ridevi", libro questo sulla storia delle calabrotte che dalla Calabria risalirono lo stivale per sposare dei piemontesi, nelle Langhe, allora povere e desolate ed ora regno dei Ferrero e di Carlo Petrini, del tartufo e dei vini pregiati, lo Slow Food nazionale. 
Ed ecco Costanza e Nicola alla cattedra. Un sorso d'acqua ogni tanto e un vero sorso d'acqua sarà per noi la lezione lineare e chiara, con la grande semplicità espositiva che Nicola possiede.
Nato nel giorno del narratore convincente, mi confida sorridendo Nicola alla fine, nel vedere tutti felici complimentarsi ed io oltremodo contenta di averlo ascoltato. 
Da giurista saranno i temi che lui tratta, senza pregiudizi e stereotipi, per arginare le crisi di rigetto che ogni comunità poi cova verso l'immigrazione. 
C'è verso i popoli islamici una diversità che sembra incolmabile così come sembrava incolmabile quella fra cattolici e protestanti in America. Uno scontro di civiltà. Uno scontro religioso. Le zone di faglia dove avverranno gli scontri.
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta è un libro di Huntington Samuel P. che quasi profetico ha azzeccato buona parte dei conflitti. 
Uno scontro all'interno del mondo islamico fra radicali e integralisti e moderati e ragionevoli. Altro libro che citerà Nicola ed io non ho preso appunti e vado a memoria. 
Una Islam estremamente variegata fra sunniti, sciiti e sufismo e poi tutte le scuole ufficiali dei sunniti, almeno quattro.
 l'Islam poi non ha un vertice, una guida ufficiale, è organizzata in maniera orizzontale ed è l'Imam che guida la preghiera del Venerdì a mezzogiorno, è l'Imam  a cui viene affidato dai fedeli il compito di interpretare i testi sacri con l'autorevolezza basata sulla fiducia.
Quindi sono i vari Imam, a capo di Moschee che sono sia luoghi religiosi che luoghi di concessioni di servizi, a indirizzare gli altri musulmani.
Dai loro testi sacri Il Corano e la Sura, e poi la fatwa passando per la storia dei Fratelli Musulmani e la difficoltà del nostro governo di aprire un tavolo di concertazione dovendo prima stabilire ed individuare con chi parlare per dirimere le controversie fra leggi  di uno stato laico e individui provenienti da stati teocratici, Nicola arriva al conflitto, la parola ora in auge per indicare la necessità di conoscere e percepire le difficoltà che  solo allora possono essere affrontate. 
Nel momento in cui tutti sappiamo che più  va verso la sconfitta più un fenomeno diventa pericoloso sappiamo anche che è la paura a confondere e a far perdere ogni civiltà. 
Un applauso a Nicola, a cui chiedo di correggere qualche conclusione frettolosa e qualche inesattezza, ma i tempi in cui ero Pico della Mirandola sono passati e mi scordai il secondo libro che ha citato. Vuol dire che invece di trenta e lode mi darà un ventisette! al 27 Novembre appunto, quando io parlerò di Leggere per vivere.

14 novembre 
post scriptum: dopo le notizie di Parigi le parole di Nicola sul necessario conoscere e non emarginare chi musulmano è ma non integralista mi sembrano le uniche da cui sempre ripartire per leggere gli  eventi  

La Teoria del tutto


“C’è sempre qualcosa che si può fare con successo”

La teoria del tutto è quella penna rossa che cade per terra in una affollata assemblea di studiosi ed universitari. 
Lui è sul palco ed ascolta la domanda dal pubblico. Fra la domanda e la risposta passano attimi di riflessione e attimi di azione.
I suoi movimenti diventano più sciolti.  Si alza dalla sua sedia a rotelle, prende la penna e la riconsegna ad una bionda e fresca studentessa che lo guarda estasiata. Lui ha un gesto affettuoso e poi lo ritroviamo seduto sul palco con in mano tutti gli aggeggi che gli permettono di vivere e parlare. 
La teoria del tutto è in quel ritorno  nella dimensione temporale della manchevolezza, del limite umano da oltrepassare se impareremo ad andare e raccogliere quella penna che è caduta a terra. 
Scrivere sulla lavagna nera del tempo formule algebriche oppure sintagmi, scrivere il suono della  parola anagrammando il continuo fluire del nostro discorso, la voce il logos il sentimento, scrivere per non arrendersi e per capire che spazio c'è nell'universo per chi possa guardare i buchi neri collassare dalle magli larghe di un maglione che difficilmente da solo si riuscirà ad indossare. 
e questa è la  risposta dalla sua postazione stellare

"Professor Hawking, lei ha detto di non credere in Dio… Ha una filosofia di vita che la aiuta?

È chiaro che noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore, che orbita intorno ad una stella di medie dimensioni nell’estrema periferia di una fra cento miliardi di galassie… Ma, fin dall’alba della civiltà, l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo. Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni ai confini dell’universo. E cosa può essere più speciale dell’assenza di confini? Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani. Noi siamo tutti diversi, per quanto brutta possa sembrarci la vita, c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita… c’è Speranza!

Stephen"
La teoria del tutto "Nessuno sa mai da dove il prossimo grande salto arriverà, né da chi…
Prof. Sciama"

Mia  teoria del tutto: se il corpo diventa gabbia hai sempre una mente per volare, anzi una penna.

martedì 10 novembre 2015

Le coltellate

Le coltellate non sono  ferite






Leggerissime quasi una scorciata di pelle, una passata e via. Presenti tizia a tizio, raccomandando le abilità di entrambi per un lavoro comune, e sei bypassato come se non ci fossi stata mai per quel contatto. Incontri e frequenti alcune pregevoli persone che ti invitano uno o due volte e poi non lo fanno più benché ti abbiano detto quanto tu sia deliziosa tanto da non far parte più di quel consesso. Non sono neppure coltellate, punture che avverto nel momento in cui poi  trovo il gruppo al cinema oppure al parco oppure in ogni dove con accordi fatti a posteriori. Giusto, mi dico, giustissimo. Io mai farei parte di una comitiva. A me piacciono gli incontri fra pochi, per stare molto attenta, per essere partecipe. Eppure malgrado ciò   avverto come una coltellata veloce e senza sangue sul mio difficile essere accettata da chi mi dimostra stima e cortesia 

domenica 8 novembre 2015

Il vento ci porterà lontano. Paolo Collo


Il vento degli incontri porta stamani Paolo Collo a Lamezia  e  il mare del continuo andare permette il trascorrere di queste ore domenicali nel modo più inusuale per me. In compagnia di Roberta Morosini e Paolo Collo.
Di Roberta ho parlato e scritto ieri sul mio blog.
Paolo Collo, leggo ora da wikipedia, e quindi vi rimando su sua pagina.
Paolo, dicevo, ha lavorato per  35 anni presso l’Einaudi e continua a lavorare con i libri amati, a scriverne di suoi, a leggerne tanti altri ancora.
Noi, io e Roberta, ogni tanto prendiamo penna e foglio e  annotiamo quel che lui ci sta donando, quel momento con Saramago, quella quotidianità con Calvino, quel libro di Consolo. 
Addirittura Roberta ha una stranissima agendina con penna incorporata, fatta, dice ridendo, quasi esclusivamente  per lei!
Dal castello di San Teodoro, il castello di Federico II, chiuso con i lucchetti, ci spostiamo al Bastione di Malta e a mare, mentre Roberta ci racconta le donne che andarono per mare e le madonne nere, le tante statue che portavano nel colore l’esser di un altro popolo.
Il mare ed il caffè alla Pantera Rosa, dove, seduti in quel caffè, alla maniera della formula tre, io segno sul  giornale "Domenico Dara  Il Breve Trattato sulle coincidenze"  e poi il sole, il golfo, il kite, il vento che ci regala la frase  di  Carlos Castaneda “ Tutte le donne che amano il vento  sono delle streghe” e nel mentre felici dal vento lieve e dolce del mezzogiorno ci facciamo portare scegliamo di andare a mangiare al Marechiaro.
Dal cibo,  che è solo un pretesto per sederci e coccolarci ancora, attraversiamo il mare della vita, delle scelte, dei momenti che viviamo, del passato che diventerà il  film che rivedremo e rivediamo ogni qual volta ci sediamo.
A parlarne poi la nostra vita diventa brevissima, un attimo, quell'attimo, dei numeri, quei numeri, insieme ai numeri degli anni e, nel mentre  al telefono  la mamma di Roberta le chiede cosa abbia mangiato, siamo di nuovo al caffè, al viaggio di ritorno, al volo che attende Paolo, al treno che prenderà Roberta, ed alla mia Panda viola che bravissima stamani ci portò, Roberta al volante.
Misticanza Di Beccaria, etimologia delle parole, delirare e desiderio, Dante e Virgilio, quell’andar fuori dal solco per leggere ancora meglio l’etimologia dei nostri atti.
Da dove siamo giunti noi qui, a Gizzeria, parola araba…
Intanto che dal vento della comunicazione ci facciamo portare, il tempo inesorabile ci lascia sulla doccia del B&B che caldissima diventò per noi.
La magia  è veder nell’altro tutto il mondo che si porta appresso senza che te lo abbia sciorinato.
Una felicità senza raffronti nella circolarità delle letture. E come nelle migliori fiabe Cenerentola di Romeo Vernazza  troverà la sua zucca trasformata in una carrozza
Ippolita Luzzo

sabato 7 novembre 2015

Alla corte del re Roberto D’Angiò. Roberta Morosini all’Uniter



Siamo  nel 1309 e Roberto d'Angiò, detto il Saggio, nato a Santa Maria Capua Vetere, 1277 e morto  Napoli, 16 gennaio 1343, era re di Napoli dal 1309 al 1343, re di Sicilia, re titolare di Gerusalemme, duca di Calabria (1296 - 1309) e Conte di Provenza e Forcalquier (1309 - 1343).
Giovanni Boccaccio, nato all'inizio dell’estate del 1313 a Certaldo, già da adolescente andrà a vivere alla corte del re e ritornerà a Firenze  nel 1340 rimpiangendo il mondo rutilante della reggia di Napoli, gli stimoli culturali e le chanson  de geste.

Roberta Morosini, nata a Sarno, in provincia di Salerno, nei pressi di  Santa Maria di Capua, più o meno, insomma, campana come il re Roberto, di cui porta il nome, Roberta è professore ordinario di Lingua e letteratura italiana presso la Wake Forest University in North Carolina. Si occupa, fra altro, delle relazioni tra  cristiani e musulmani   nell'opera di Dante  e Boccaccio nel contesto di studi del medioevo mediterraneo. E’ co-curatrice di un volume su Sindbad mediterraneo. Questa sera ci parla di  “Penelopi in viaggio ‘fuori rotta’ nel Decameron e altrove. ‘Metamorfosi’ e scambi nel Mediterraneo medievale” Questo il sito dove trovare la relazione, una parte. http://escholarship.org/uc/item/3nd68932#page-31
L’altra relazione, quella umana, è con noi questa sera, in una sala affollatissima ed attenta, che partecipa con Roberta ad un viaggio per un mare periglioso, oggi come allora, dall'altra parte del cancello, oltre le mura della città, un viaggio da un altro punto vista sull'opera più raccontata del medioevo, Il Decameron.
Roberta parla con il corpo, con i gesti, con le mani che le tremano, ci confida, scuotendo e arruffando i suoi bellissimi ricci capelli, da araba perfetta, che è maggiore stasera la sua emozione di quando è in conferenze internazionali, come Abu Dhabi, forse per la caratteristica stessa dell'Uniter, associazione che ha per motto: Dare vita agli anni. 
Ci rapisce lei, come i pirati rapivano le donne, senza in lei nessuna violenza se non la cura e la preparazione, e ci trasporta per un mare letterario raccontato attraverso miniature  raccolte a Parigi, a Firenze e nei musei di oltre oceano. Ci fa vedere quello che non avremmo mai visto. Il dettaglio.
Da una scena in  una fiera di mercato, gioiosa, un assassinio si sta consumando più lontano…
Ci mostra donne strattonate che volgono il capo versa la terraferma, Elena, e con il corpo debbono però salire sulla barca, affrontare il mare della separazione…
Ci mostra come sia il carattere e la decisione a salvar la vita nella scelta di chi decide di non parlare per non svelar le  sue origini ai cristiani
Nella storia sanguinosa fra saraceni e cristiani, tanto sangue, troppo sangue, ed interessi, scambi, truffe e un mercato globale, diremmo noi oggi, di schiavi.
Una lezione sul dovere civile che un autore come Boccaccio sente, e civiltà sarà vivere entro le mura perché fuori ci sarà la rapina, la violenza, lo stupro, e civiltà è saper travestirsi, imparare e poi ritornare.
Ed il ritorno in un mare che ci vide noi, da Procida Ischia e Capri, andare verso la Tunisia ed  ancora con Braudel tutti i popoli  che lo attraversano morendo. Dalle donne agli uomini, una denuncia di tipo sociale su un mare che spazio di dispersione e divisione è, in una storia che è un fiume e ci trascina con i nostri detriti.
Noi poi questi detriti li facemmo diventare studi. e questi studi a loro volta sedimenteranno altro, nella circolarità della trasmissione. 

nell'abbracciare e ringraziare Roberta del viaggio che ci ha regalato, voglio raccontare quel treno, stavolta e non una barca, dove Roberta stava seduta davanti a Peppino ed a Costanza, coppia di sconosciuti con un libro in mano.

Costanza mi ha raccontato spesso quel momento in cui il libro si mise a parlare, quasi,  con Roberta e da lì poi la bella e proficua amicizia che ha reso possibile a Lamezia un viaggio nelle immagini e nel Decameron da sponda a sponda. E ritorno. 
La letteratura legge e racconta la storia, così  Roberta Morosini ci illustra le miniature medioevali sul Decameron di Boccaccio, con un libro in mano. il suo.

mercoledì 4 novembre 2015

Tremate, tremate. Le streghe sono tornate

1 febbraio 2010
Tremate, tremate le streghe sono tornate
Strane e pericolose cose può fare una donna!  
Peggio di Pandora che, aprendo il suo vaso,  liberò tutti i mali nell'umanità.
Peggio di Eva  che, addentando la mela, ci precipitò dall'Eden, il giardino incantato, nell'inferno quotidiano.
Peggio di Elena che, fuggendo per amore, con Paride, fu causa di una guerra decennale e della distruzione di Troia.
Peggio di Messalina, Santippe, Giocasta.
 Peggio delle streghe del Medioevo che barattavano l’anima con il diavolo e venivano arse vive.
Peggio, molto peggio, siamo  additate noi, che ci aggiriamo inconsapevoli e incoscienti nel  vivere quotidiano, rompendo qua e là equilibri, creando dissesti finanziari, scatenando bufere, e come un elefante in cristalleria , mille schegge di vetro vanno in frantumi, rovinando un bellissimo progetto, una bellissima costruzione sociale costata sangue e fatica. 

Ma erano forse riconosciute innocenti le streghe, che nel Medioevo, saranno state semplicemente donne che conoscevano le erbe, curavano e sapevano come lenire i dolori, donne che qualche volta si sanno ribellate a qualche sopruso, avranno subito violenza e avranno pensato di fare giustizia, donne troppo belle e quindi tentatrici, donne troppo brutte, e quindi si sa gli occhi sono lo specchio dell’animo?
Avranno anche loro spergiurato sulla propria innocenza fino a quando la ruota della tortura non è stata più tollerabile ed allora pur di non subirla più hanno confessato- E’ vero, è tutto vero, abbiamo fatto l’amore con il diavolo, abbiamo fatto la danza col diavolo,  il papà del bimbo è il diavolo- Meglio la morte. 
Ed allora la storia, magister vitae, la storia deve pur insegnarci qualcosa, non sono stata insegnante di storia per nulla, perché continuiamo  a protestare una innocenza, una non colpevolezza, perché ci ostiniamo  se la tortura si affina e distrugge intorno a noi chiunque dimostri solidarietà. 
E poi le donne scrivono di tutto questo
Scrivono  perché non vogliono  morire, perché nonostante tutto una serenità interiore ed una grande dirittura morale lo impongono.  Una consapevolezza nuova di essere donna ci inorgoglisce, ed anche a nome di tutte le donne calpestate, umiliate, raggirate, isolate, ridicolizzate, una nuova forza ci impone di mantenere le nostre posizioni e di cercare le alleanze, però, solide, concrete perché una donna sola è solo una donna sola. 
Elena ritornò con il marito, anche Pandora, anche Eva, perché tutto torna. Ed il ritorno ci dice che non erano colpevoli ma solo uno strumento. 
-Tremate, tremate, le streghe sono tornate – gridavano una volta  le femministe in piazza e adesso tremiamo noi, donne, solo dal freddo, denudate ed usate come oggetti decorativi. Ci siamo stancate di lottare, la ruota è stata troppo forte e abbiamo accettato supinamente la morte della nostra anima. Dalle sciocche quote rosa ai diritti derisi in nome di una parità che non può esistere.  
Dobbiamo tornare, ma dove tornare?

lunedì 2 novembre 2015

Salò o le 120 giornate di Sodoma

Salò o le 120 giornate di Sodoma e Facebook
Oggi 2 Novembre 2015 dal profilo di Lorena scelgo di vedere su Internet il film con regia di Pier Paolo Pasolini, uscito sugli schermi dopo la sua morte, il 2 novembre 2015- Il regista  ucciso come alcuni delle vittime del film stesso.
Sono le 16, 30 e fra pause e legumi a cuocere ora mi ritrovo a voler scrivere di un film che ricordo e non ricordo di aver visto altre volte.
Un film triste come triste è a volte la vita di alcuni, delle vittime e dei carnefici. Un film triste perché vittime e carnefici non sono eroi, non hanno ribellioni, non si organizzano se non nel vuoto della sopraffazione.
Un film triste su una infanzia violata ed incarognita nei racconti delle megere, assuefatte ad ogni vizio e col viso lascivo del Dorian Gray, del turpe gioco su sessi vuoti di vita.
Un film triste su una violenza babba, una violenza senza ideologia, un ottenebrare i sensi alcolizzanti e declamando Baudelaire, o forse no.
Nessuna organizzazione fra le vittime, nessuna congiura se non alla fine la delazione, lo svelare quello che di più caro una aveva conservato sotto il cuscino. Oppure il gesto di un rapporto fatto per amore.
Un film che non è violento, nel senso delle immagini, lo è nelle connessioni, negli incastri, nei rimandi. La violenza del nulla, dell’essere asserviti al circo del momento e di ingurgitare la cacca del giorno come piatto di portata.
Il rimbalzo, essere senza redenzione, la disperazione di non trovare una preghiera che sia la morte e dopo quaranta anni sembra ancora vera, verissima quella desolazione, quei corpi al guinzaglio siamo noi, quegli aguzzini potrebbero chiamarsi Cappelli, come lo scrittore che oggi felice di sporcare, con prove in mano dice lui,  diede ogni possibile smerdata sul cadavere ancora all'Idroscalo del poeta, oppure chiamarsi perché no? come me, che ancora non so come sfuggire alle chiamate di complicità