L'Islam in Italia: diritti, pratiche e questioni problematiche.
Questo il tema della lezione che Nicola Fiorita, docente di diritto islamico all'UNICAL, ha tenuto oggi nella sede dell'università della terza età a Lamezia terme.
Direttamente da Cosenza da dove tiene i suoi corsi su "Globalizzazione, immigrazione, circolazione dei diritti, fenomeni che sollevano, al di là di ogni strumentalizzazione, problemi di diversa natura e di difficile risoluzione. Il bisogno di comprendere il contenuto dei principi e delle regole che governano l'Islam è destinato a crescere e a transitare dalla ristretta cerchia degli specialisti alla più ampia platea degli operatori giuridici, sociali e culturali. Nozioni indispensabili per comprendere le regole che guidano la vita dei musulmani e le risposte che esse trovano nei diversi ordinamenti giuridici" leggo dalla piattaforma universitaria.
Quindi un esperto.
Nicola è però prima di tutto un amico dai molteplici interessi.
Presidente Slow Food Calabria, fa parte del collettivo Lou Palanca e con loro ha scritto "Blocco 52" e "Ti ho vista che ridevi", libro questo sulla storia delle calabrotte che dalla Calabria risalirono lo stivale per sposare dei piemontesi, nelle Langhe, allora povere e desolate ed ora regno dei Ferrero e di Carlo Petrini, del tartufo e dei vini pregiati, lo Slow Food nazionale.
Ed ecco Costanza e Nicola alla cattedra. Un sorso d'acqua ogni tanto e un vero sorso d'acqua sarà per noi la lezione lineare e chiara, con la grande semplicità espositiva che Nicola possiede.
Nato nel giorno del narratore convincente, mi confida sorridendo Nicola alla fine, nel vedere tutti felici complimentarsi ed io oltremodo contenta di averlo ascoltato.
Da giurista saranno i temi che lui tratta, senza pregiudizi e stereotipi, per arginare le crisi di rigetto che ogni comunità poi cova verso l'immigrazione.
C'è verso i popoli islamici una diversità che sembra incolmabile così come sembrava incolmabile quella fra cattolici e protestanti in America. Uno scontro di civiltà. Uno scontro religioso. Le zone di faglia dove avverranno gli scontri.
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta è un libro di Huntington Samuel P. che quasi profetico ha azzeccato buona parte dei conflitti.
Uno scontro all'interno del mondo islamico fra radicali e integralisti e moderati e ragionevoli. Altro libro che citerà Nicola ed io non ho preso appunti e vado a memoria.
Una Islam estremamente variegata fra sunniti, sciiti e sufismo e poi tutte le scuole ufficiali dei sunniti, almeno quattro.
l'Islam poi non ha un vertice, una guida ufficiale, è organizzata in maniera orizzontale ed è l'Imam che guida la preghiera del Venerdì a mezzogiorno, è l'Imam a cui viene affidato dai fedeli il compito di interpretare i testi sacri con l'autorevolezza basata sulla fiducia.
Quindi sono i vari Imam, a capo di Moschee che sono sia luoghi religiosi che luoghi di concessioni di servizi, a indirizzare gli altri musulmani.
Dai loro testi sacri Il Corano e la Sura, e poi la fatwa passando per la storia dei Fratelli Musulmani e la difficoltà del nostro governo di aprire un tavolo di concertazione dovendo prima stabilire ed individuare con chi parlare per dirimere le controversie fra leggi di uno stato laico e individui provenienti da stati teocratici, Nicola arriva al conflitto, la parola ora in auge per indicare la necessità di conoscere e percepire le difficoltà che solo allora possono essere affrontate.
Nel momento in cui tutti sappiamo che più va verso la sconfitta più un fenomeno diventa pericoloso sappiamo anche che è la paura a confondere e a far perdere ogni civiltà.
Un applauso a Nicola, a cui chiedo di correggere qualche conclusione frettolosa e qualche inesattezza, ma i tempi in cui ero Pico della Mirandola sono passati e mi scordai il secondo libro che ha citato. Vuol dire che invece di trenta e lode mi darà un ventisette! al 27 Novembre appunto, quando io parlerò di Leggere per vivere.
14 novembre
post scriptum: dopo le notizie di Parigi le parole di Nicola sul necessario conoscere e non emarginare chi musulmano è ma non integralista mi sembrano le uniche da cui sempre ripartire per leggere gli eventi
venerdì 13 novembre 2015
La Teoria del tutto
“C’è sempre qualcosa che si può fare con successo”
La teoria del tutto è quella penna rossa che cade per terra in una affollata assemblea di studiosi ed universitari.
Lui è sul palco ed ascolta la domanda dal pubblico. Fra la domanda e la risposta passano attimi di riflessione e attimi di azione.
I suoi movimenti diventano più sciolti. Si alza dalla sua sedia a rotelle, prende la penna e la riconsegna ad una bionda e fresca studentessa che lo guarda estasiata. Lui ha un gesto affettuoso e poi lo ritroviamo seduto sul palco con in mano tutti gli aggeggi che gli permettono di vivere e parlare.
La teoria del tutto è in quel ritorno nella dimensione temporale della manchevolezza, del limite umano da oltrepassare se impareremo ad andare e raccogliere quella penna che è caduta a terra.
Scrivere sulla lavagna nera del tempo formule algebriche oppure sintagmi, scrivere il suono della parola anagrammando il continuo fluire del nostro discorso, la voce il logos il sentimento, scrivere per non arrendersi e per capire che spazio c'è nell'universo per chi possa guardare i buchi neri collassare dalle magli larghe di un maglione che difficilmente da solo si riuscirà ad indossare.
e questa è la risposta dalla sua postazione stellare
"Professor Hawking, lei ha detto di non credere in Dio… Ha una filosofia di vita che la aiuta?
È chiaro che noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore, che orbita intorno ad una stella di medie dimensioni nell’estrema periferia di una fra cento miliardi di galassie… Ma, fin dall’alba della civiltà, l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo. Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni ai confini dell’universo. E cosa può essere più speciale dell’assenza di confini? Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani. Noi siamo tutti diversi, per quanto brutta possa sembrarci la vita, c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita… c’è Speranza!
Stephen"
La teoria del tutto "Nessuno sa mai da dove il prossimo grande salto arriverà, né da chi…
Prof. Sciama"
Mia teoria del tutto: se il corpo diventa gabbia hai sempre una mente per volare, anzi una penna.
martedì 10 novembre 2015
Le coltellate
Le coltellate non sono ferite
Leggerissime quasi una scorciata di pelle, una passata e via. Presenti tizia a tizio, raccomandando le abilità di entrambi per un lavoro comune, e sei bypassato come se non ci fossi stata mai per quel contatto. Incontri e frequenti alcune pregevoli persone che ti invitano uno o due volte e poi non lo fanno più benché ti abbiano detto quanto tu sia deliziosa tanto da non far parte più di quel consesso. Non sono neppure coltellate, punture che avverto nel momento in cui poi trovo il gruppo al cinema oppure al parco oppure in ogni dove con accordi fatti a posteriori. Giusto, mi dico, giustissimo. Io mai farei parte di una comitiva. A me piacciono gli incontri fra pochi, per stare molto attenta, per essere partecipe. Eppure malgrado ciò avverto come una coltellata veloce e senza sangue sul mio difficile essere accettata da chi mi dimostra stima e cortesia
Leggerissime quasi una scorciata di pelle, una passata e via. Presenti tizia a tizio, raccomandando le abilità di entrambi per un lavoro comune, e sei bypassato come se non ci fossi stata mai per quel contatto. Incontri e frequenti alcune pregevoli persone che ti invitano uno o due volte e poi non lo fanno più benché ti abbiano detto quanto tu sia deliziosa tanto da non far parte più di quel consesso. Non sono neppure coltellate, punture che avverto nel momento in cui poi trovo il gruppo al cinema oppure al parco oppure in ogni dove con accordi fatti a posteriori. Giusto, mi dico, giustissimo. Io mai farei parte di una comitiva. A me piacciono gli incontri fra pochi, per stare molto attenta, per essere partecipe. Eppure malgrado ciò avverto come una coltellata veloce e senza sangue sul mio difficile essere accettata da chi mi dimostra stima e cortesia
domenica 8 novembre 2015
Il vento ci porterà lontano. Paolo Collo
Il vento degli incontri porta stamani Paolo Collo a
Lamezia e il mare del continuo andare permette il
trascorrere di queste ore domenicali nel modo più inusuale per me. In compagnia
di Roberta Morosini e Paolo Collo.
Di Roberta ho parlato e scritto ieri sul mio blog.
Di Roberta ho parlato e scritto ieri sul mio blog.
Paolo Collo, leggo ora da wikipedia, e quindi vi rimando su
sua pagina.
Paolo, dicevo, ha lavorato per 35 anni presso l’Einaudi e continua a lavorare con i libri amati, a scriverne di suoi, a leggerne tanti altri ancora.
Paolo, dicevo, ha lavorato per 35 anni presso l’Einaudi e continua a lavorare con i libri amati, a scriverne di suoi, a leggerne tanti altri ancora.
Noi, io e Roberta, ogni tanto prendiamo penna e foglio
e annotiamo quel che lui ci sta donando,
quel momento con Saramago, quella quotidianità con Calvino, quel libro di
Consolo.
Addirittura Roberta ha una stranissima agendina con penna incorporata, fatta, dice ridendo, quasi esclusivamente per lei!
Addirittura Roberta ha una stranissima agendina con penna incorporata, fatta, dice ridendo, quasi esclusivamente per lei!
Dal castello di San Teodoro, il castello di Federico II, chiuso con i lucchetti, ci spostiamo al Bastione di Malta e a
mare, mentre Roberta ci racconta le donne che andarono per mare e le madonne
nere, le tante statue che portavano nel colore l’esser di un altro popolo.
Il mare ed il caffè alla Pantera Rosa, dove, seduti in quel
caffè, alla maniera della formula tre, io segno sul giornale "Domenico Dara Il Breve Trattato sulle coincidenze" e
poi il sole, il golfo, il kite, il vento che ci regala la frase di Carlos Castaneda “ Tutte le donne che amano il
vento sono delle streghe” e nel mentre
felici dal vento lieve e dolce del mezzogiorno ci facciamo portare scegliamo di
andare a mangiare al Marechiaro.
Dal cibo, che è solo
un pretesto per sederci e coccolarci ancora, attraversiamo il mare della vita,
delle scelte, dei momenti che viviamo, del passato che diventerà il film che rivedremo e rivediamo ogni qual
volta ci sediamo.
A parlarne poi la nostra vita diventa brevissima, un attimo,
quell'attimo, dei numeri, quei numeri, insieme ai numeri degli anni e, nel
mentre al telefono la mamma di Roberta le chiede cosa abbia
mangiato, siamo di nuovo al caffè, al viaggio di ritorno, al volo che attende
Paolo, al treno che prenderà Roberta, ed alla mia Panda viola che bravissima
stamani ci portò, Roberta al volante.
Misticanza Di Beccaria, etimologia delle parole, delirare e
desiderio, Dante e Virgilio, quell’andar fuori dal solco per leggere ancora
meglio l’etimologia dei nostri atti.
Da dove siamo giunti noi qui, a Gizzeria, parola araba…
Intanto che dal vento della comunicazione ci facciamo
portare, il tempo inesorabile ci lascia sulla doccia del B&B che caldissima
diventò per noi.
La magia è veder nell’altro
tutto il mondo che si porta appresso senza che te lo abbia sciorinato.
Una felicità senza raffronti nella circolarità delle letture. E come nelle migliori fiabe Cenerentola di Romeo Vernazza troverà
la sua zucca trasformata in una carrozza
Ippolita Luzzo
sabato 7 novembre 2015
Alla corte del re Roberto D’Angiò. Roberta Morosini all’Uniter
Giovanni
Boccaccio, nato all'inizio dell’estate del 1313 a Certaldo, già da adolescente andrà a
vivere alla corte del re e ritornerà a Firenze
nel 1340 rimpiangendo il mondo rutilante della reggia di Napoli, gli
stimoli culturali e le chanson de geste.
Roberta
Morosini, nata a Sarno, in provincia di Salerno, nei pressi di Santa Maria di Capua, più o meno, insomma,
campana come il re Roberto, di cui porta il nome, Roberta è professore
ordinario di Lingua e letteratura italiana presso la Wake Forest University in
North Carolina. Si occupa, fra altro, delle relazioni tra cristiani e musulmani nell'opera di Dante e Boccaccio nel contesto di studi del
medioevo mediterraneo. E’ co-curatrice di un volume su Sindbad mediterraneo.
Questa sera ci parla di “Penelopi in
viaggio ‘fuori rotta’ nel Decameron e altrove. ‘Metamorfosi’ e scambi nel
Mediterraneo medievale” Questo il sito dove trovare la relazione, una parte. http://escholarship.org/uc/item/3nd68932#page-31
L’altra
relazione, quella umana, è con noi questa sera, in una sala affollatissima ed
attenta, che partecipa con Roberta ad un viaggio per un mare periglioso, oggi
come allora, dall'altra parte del cancello, oltre le mura della città, un viaggio
da un altro punto vista sull'opera più raccontata del medioevo, Il Decameron.
Roberta
parla con il corpo, con i gesti, con le mani che le tremano, ci confida,
scuotendo e arruffando i suoi bellissimi ricci capelli, da araba perfetta, che è maggiore stasera la sua emozione di quando è in conferenze internazionali, come Abu Dhabi, forse per la caratteristica stessa dell'Uniter, associazione che ha per motto: Dare vita agli anni.
Ci rapisce lei, come i pirati rapivano
le donne, senza in lei nessuna violenza se non la cura e la preparazione, e ci trasporta per un mare letterario raccontato attraverso miniature raccolte a Parigi, a
Firenze e nei musei di oltre oceano. Ci fa vedere quello che non avremmo mai
visto. Il dettaglio.
Da una scena in una fiera di mercato, gioiosa, un assassinio si sta consumando più lontano…
Ci mostra
donne strattonate che volgono il capo versa la terraferma, Elena, e con il
corpo debbono però salire sulla barca, affrontare il mare della separazione…
Ci mostra
come sia il carattere e la decisione a salvar la vita nella scelta di chi decide
di non parlare per non svelar le sue origini ai cristiani
Nella storia
sanguinosa fra saraceni e cristiani, tanto sangue, troppo sangue, ed interessi,
scambi, truffe e un mercato globale, diremmo noi oggi, di schiavi.
Una lezione
sul dovere civile che un autore come Boccaccio sente, e civiltà sarà vivere
entro le mura perché fuori ci sarà la rapina, la violenza, lo stupro, e civiltà è
saper travestirsi, imparare e poi ritornare.
Ed il ritorno in un mare che ci vide noi, da Procida Ischia e Capri, andare verso la Tunisia ed ancora con Braudel tutti i popoli che lo attraversano morendo. Dalle donne agli uomini, una denuncia di tipo sociale su un mare che spazio di dispersione e divisione è, in una storia che è un fiume e ci trascina con i nostri detriti.
Ed il ritorno in un mare che ci vide noi, da Procida Ischia e Capri, andare verso la Tunisia ed ancora con Braudel tutti i popoli che lo attraversano morendo. Dalle donne agli uomini, una denuncia di tipo sociale su un mare che spazio di dispersione e divisione è, in una storia che è un fiume e ci trascina con i nostri detriti.
Noi poi questi detriti li
facemmo diventare studi. e questi studi a loro volta sedimenteranno altro, nella circolarità della trasmissione.
E nell'abbracciare e ringraziare Roberta del viaggio che ci ha regalato, voglio raccontare quel treno, stavolta e non una barca, dove Roberta stava seduta davanti a Peppino ed
a Costanza, coppia di sconosciuti con un libro in mano.
Costanza mi
ha raccontato spesso quel momento in cui il libro si mise a parlare, quasi, con Roberta e da lì poi la bella e proficua
amicizia che ha reso possibile a Lamezia un viaggio nelle immagini e nel
Decameron da sponda a sponda. E ritorno.
La letteratura legge e racconta la storia, così Roberta Morosini ci illustra le miniature medioevali sul Decameron di Boccaccio, con un libro in mano. il suo.
La letteratura legge e racconta la storia, così Roberta Morosini ci illustra le miniature medioevali sul Decameron di Boccaccio, con un libro in mano. il suo.
mercoledì 4 novembre 2015
Tremate, tremate. Le streghe sono tornate
1 febbraio 2010
Tremate, tremate le streghe sono tornate
Strane e pericolose cose può fare una donna!
Peggio di Pandora che, aprendo il suo vaso, liberò tutti i mali nell'umanità.
Peggio di Eva che, addentando la mela, ci precipitò dall'Eden, il giardino incantato, nell'inferno quotidiano.
Peggio di Elena che, fuggendo per amore, con Paride, fu causa di una guerra decennale e della distruzione di Troia.
Peggio di Messalina, Santippe, Giocasta.
Peggio delle streghe del Medioevo che barattavano l’anima con il diavolo e venivano arse vive.
Peggio, molto peggio, siamo additate noi, che ci aggiriamo inconsapevoli e incoscienti nel vivere quotidiano, rompendo qua e là equilibri, creando dissesti finanziari, scatenando bufere, e come un elefante in cristalleria , mille schegge di vetro vanno in frantumi, rovinando un bellissimo progetto, una bellissima costruzione sociale costata sangue e fatica.
Ma erano forse riconosciute innocenti le streghe, che nel Medioevo, saranno state semplicemente donne che conoscevano le erbe, curavano e sapevano come lenire i dolori, donne che qualche volta si sanno ribellate a qualche sopruso, avranno subito violenza e avranno pensato di fare giustizia, donne troppo belle e quindi tentatrici, donne troppo brutte, e quindi si sa gli occhi sono lo specchio dell’animo?
Avranno anche loro spergiurato sulla propria innocenza fino a quando la ruota della tortura non è stata più tollerabile ed allora pur di non subirla più hanno confessato- E’ vero, è tutto vero, abbiamo fatto l’amore con il diavolo, abbiamo fatto la danza col diavolo, il papà del bimbo è il diavolo- Meglio la morte.
Ed allora la storia, magister vitae, la storia deve pur insegnarci qualcosa, non sono stata insegnante di storia per nulla, perché continuiamo a protestare una innocenza, una non colpevolezza, perché ci ostiniamo se la tortura si affina e distrugge intorno a noi chiunque dimostri solidarietà.
E poi le donne scrivono di tutto questo
Scrivono perché non vogliono morire, perché nonostante tutto una serenità interiore ed una grande dirittura morale lo impongono. Una consapevolezza nuova di essere donna ci inorgoglisce, ed anche a nome di tutte le donne calpestate, umiliate, raggirate, isolate, ridicolizzate, una nuova forza ci impone di mantenere le nostre posizioni e di cercare le alleanze, però, solide, concrete perché una donna sola è solo una donna sola.
Elena ritornò con il marito, anche Pandora, anche Eva, perché tutto torna. Ed il ritorno ci dice che non erano colpevoli ma solo uno strumento.
-Tremate, tremate, le streghe sono tornate – gridavano una volta le femministe in piazza e adesso tremiamo noi, donne, solo dal freddo, denudate ed usate come oggetti decorativi. Ci siamo stancate di lottare, la ruota è stata troppo forte e abbiamo accettato supinamente la morte della nostra anima. Dalle sciocche quote rosa ai diritti derisi in nome di una parità che non può esistere.
Dobbiamo tornare, ma dove tornare?
Tremate, tremate le streghe sono tornate
Strane e pericolose cose può fare una donna!
Peggio di Pandora che, aprendo il suo vaso, liberò tutti i mali nell'umanità.
Peggio di Eva che, addentando la mela, ci precipitò dall'Eden, il giardino incantato, nell'inferno quotidiano.
Peggio di Elena che, fuggendo per amore, con Paride, fu causa di una guerra decennale e della distruzione di Troia.
Peggio di Messalina, Santippe, Giocasta.
Peggio delle streghe del Medioevo che barattavano l’anima con il diavolo e venivano arse vive.
Peggio, molto peggio, siamo additate noi, che ci aggiriamo inconsapevoli e incoscienti nel vivere quotidiano, rompendo qua e là equilibri, creando dissesti finanziari, scatenando bufere, e come un elefante in cristalleria , mille schegge di vetro vanno in frantumi, rovinando un bellissimo progetto, una bellissima costruzione sociale costata sangue e fatica.
Ma erano forse riconosciute innocenti le streghe, che nel Medioevo, saranno state semplicemente donne che conoscevano le erbe, curavano e sapevano come lenire i dolori, donne che qualche volta si sanno ribellate a qualche sopruso, avranno subito violenza e avranno pensato di fare giustizia, donne troppo belle e quindi tentatrici, donne troppo brutte, e quindi si sa gli occhi sono lo specchio dell’animo?
Avranno anche loro spergiurato sulla propria innocenza fino a quando la ruota della tortura non è stata più tollerabile ed allora pur di non subirla più hanno confessato- E’ vero, è tutto vero, abbiamo fatto l’amore con il diavolo, abbiamo fatto la danza col diavolo, il papà del bimbo è il diavolo- Meglio la morte.
Ed allora la storia, magister vitae, la storia deve pur insegnarci qualcosa, non sono stata insegnante di storia per nulla, perché continuiamo a protestare una innocenza, una non colpevolezza, perché ci ostiniamo se la tortura si affina e distrugge intorno a noi chiunque dimostri solidarietà.
E poi le donne scrivono di tutto questo
Scrivono perché non vogliono morire, perché nonostante tutto una serenità interiore ed una grande dirittura morale lo impongono. Una consapevolezza nuova di essere donna ci inorgoglisce, ed anche a nome di tutte le donne calpestate, umiliate, raggirate, isolate, ridicolizzate, una nuova forza ci impone di mantenere le nostre posizioni e di cercare le alleanze, però, solide, concrete perché una donna sola è solo una donna sola.
Elena ritornò con il marito, anche Pandora, anche Eva, perché tutto torna. Ed il ritorno ci dice che non erano colpevoli ma solo uno strumento.
-Tremate, tremate, le streghe sono tornate – gridavano una volta le femministe in piazza e adesso tremiamo noi, donne, solo dal freddo, denudate ed usate come oggetti decorativi. Ci siamo stancate di lottare, la ruota è stata troppo forte e abbiamo accettato supinamente la morte della nostra anima. Dalle sciocche quote rosa ai diritti derisi in nome di una parità che non può esistere.
Dobbiamo tornare, ma dove tornare?
lunedì 2 novembre 2015
Salò o le 120 giornate di Sodoma
Oggi 2
Novembre 2015 dal profilo di Lorena scelgo di vedere su Internet il film con
regia di Pier Paolo Pasolini, uscito sugli schermi dopo la sua morte, il 2
novembre 2015- Il regista ucciso come alcuni delle vittime del film stesso.
Sono le 16,
30 e fra pause e legumi a cuocere ora mi ritrovo a voler scrivere di un film
che ricordo e non ricordo di aver visto altre volte.
Un film
triste come triste è a volte la vita di alcuni, delle vittime e dei carnefici. Un film triste
perché vittime e carnefici non sono eroi, non hanno ribellioni, non si
organizzano se non nel vuoto della sopraffazione.
Un film
triste su una infanzia violata ed incarognita nei racconti delle megere,
assuefatte ad ogni vizio e col viso lascivo del Dorian Gray, del turpe gioco su
sessi vuoti di vita.
Un film triste
su una violenza babba, una violenza senza ideologia, un ottenebrare i sensi
alcolizzanti e declamando Baudelaire, o forse no.
Nessuna
organizzazione fra le vittime, nessuna congiura se non alla fine la delazione,
lo svelare quello che di più caro una aveva conservato sotto il cuscino. Oppure
il gesto di un rapporto fatto per amore.
Un film che
non è violento, nel senso delle immagini, lo è nelle connessioni, negli
incastri, nei rimandi. La violenza del nulla, dell’essere asserviti al circo
del momento e di ingurgitare la cacca del giorno come piatto di portata.
Il rimbalzo,
essere senza redenzione, la disperazione di non trovare una preghiera che sia
la morte e dopo quaranta anni sembra ancora vera, verissima quella desolazione,
quei corpi al guinzaglio siamo noi, quegli aguzzini potrebbero chiamarsi
Cappelli, come lo scrittore che oggi felice di sporcare, con prove in mano dice lui, diede ogni possibile
smerdata sul cadavere ancora all'Idroscalo del poeta, oppure chiamarsi perché no? come me, che ancora non so come sfuggire alle chiamate di complicità
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