Piero
Mascitti, curatore della mostra e che
precedentemente ha lavorato con Mimmo
Rotella, così presenta al Marca ieri sera l’esposizione di 22 ritratti fotografici
fatti da Aurelio Amendola ad Andy Warhol nella sua Factory a New York in periodi diversi, nel 1977 e nel 1986.
Dal Marca di Catanzaro la Mostra andrà a
Torino, a Londra, ad Hong Kong
Veramente
orgogliosa io di esserci e poter prendere appunti dal Ponte verso il mondo.
Dalla terrazza dove ci troviamo, una terrazza sul mondo, campeggia il ponte di Catanzaro e davanti a me gli intellettuali in semicerchio, offrono lo sguardo propositivo sull’arte e sulla bellezza che attraverserà il mondo partendo da qui.
Dalla terrazza dove ci troviamo, una terrazza sul mondo, campeggia il ponte di Catanzaro e davanti a me gli intellettuali in semicerchio, offrono lo sguardo propositivo sull’arte e sulla bellezza che attraverserà il mondo partendo da qui.
Chiara
Busso, storica del costume e per la prima volta a Catanzaro, viene chiamata a
fare un intervento e racconta come riuscì a convincere Andy ad esporre suoi
reperti…lei usa propria la parola reperto, nel museo, luogo delle muse, dell’arte, e non
immobile contenitore di applaudite bellezze.
Alan Jones,
che ha curato i testi del catalogo edito da Silvana, ci parla del curioso
legame di De Chirico e Amendola, tra De Chirico ed Andy Warhol dell’enigma e
della metafisica, del volto umano nella fotografia, un enigma in esplorazione.
Avrò perso
altri fogli ed altri appunti nel tragitto dal ponte al taglio del nastro ed
infatti Silvia mi restituisce qualche foglio, ma resta con me la felicità di
entrare nelle sale e vedere Andy.
Nella sala d’ingresso
vi sono gli scatti del 1986 gli ultimi,
mentre nelle sale in fondo gli scatti
del ‘77 e noi iniziamo da lì da Andy giovane e guardo il pubblico.
Rifletto molto
su cosa sia riconoscere e conoscere, su
cosa sia la parola e l’azione “ accorgersi”.
Una volta un
medico, in ospedale, ebbe un infarto davanti a me a mia cugina e alle infermiere, e mentre io blateravo che
lui stava male e di soccorrerlo, mia cugina insisteva a voler sapere come
stesse sua madre e le infermiere badavano a guardare le cartelle. Logicamente
poi si accorsero perché il medico scivolò a terra.
Così guardo
tutta questa bella gente e mi domando se si accorge oppure no, se si accorge di
quanto si possa soffrire, di quanto sia sofferente Andy negli scatti della sala
del 1987 e di quanto sia diverso e quasi divertito negli scatti del “77, quasi
come recitasse, anzi sicuramente recitava.
Ci
accorgiamo delle cose? Ecco che in un altro luogo del Marca viene proiettato un
documentario sulla vita di Aurelio Amendola. Prendo appunti sulla cartella
bianca e lucida e spariscono gli scritti.
Quello che
mi rimane è l’allegria della serata, i molti amici incontrati, l’umanità e la
simpatia di Aurelio Amendola che mi fa una fotografia vicino ad Andy, mi dà sua
mail e vedo Diego Dolcini che chiede anche lui una foto al Maestro Amendola.
Aurelio
Amendola ha fotografato Burri mentre nel fuoco modella il futuro, ha
fotografato De Chirico in gondola metafisica e reale, ha fotografato
Michelangelo e la sua Aurora, ha fotografato il Davide e me. ahah.
“Lui sa quello che sta facendo perché è quello
che fa anche lui” da una frase del documentario. Lui, Aurelio, sa cosa ha fatto
Michelangelo e conosce ogni sfumatura dell’Aurora
e carezza l’Aurora con la stessa stupita delicatezza e purezza con cui iniziò
da bambino a carezzare le pellicole da
lavare nello studio di un fotografo del suo paese.
Ogni paese
può diventare il centro del mondo se ci si accorge di vivere.