venerdì 31 luglio 2015
E.T. a Palazzo Nicotera
Se ne stava lì tutto solo, sul pianoforte, a guardare senza guardare, con i suoi occhioni tondi e tristi, la sala preparata per l'occasione. La sua occasione. La conferenza stampa per pubblicizzare evento, organizzato dalla Fondazione Culturale Carlo Rambaldi, che si terrà a Villa Ventura il 10 Agosto 2015.
Un evento che regalerà ai bambini del reparto Pediatria un sorriso e alcuni peluche, che somigliano all'E.T. che ci guarda ora. Insieme ai giochi, anche un lettore dvd, regalato da UNA associazione ed il dvd del film.
Un gala per raccolta fondi da donare al reparto ed infatti il primario Dottor Saullo sta ringraziando i figli di Carlo Rambaldi per la disponibilità dimostrata.
Sono presenti due figli, Victor e Daniela, è presente la moglie di Rambaldi che vive ormai con Daniela ed i nipoti a Los Angeles, dove andrà subito dopo il 10 Agosto.
Io ho visto Carlo Rambaldi una sola volta in televisione, si aggirava con gli stessi occhi stupiti di stamane negli studi televisivi di una domenica pomeriggio, suppongo.
Seguiva i tempi veloci del ciak si gira, senza aver lui il tempo di dire alcunché.
L'ho ritrovato stamattina nelle parole e nello sguardo del figlio Victor, che ha saputo dar vita al papà, ricordando le sue parole.
Il valore evocativo dei reperti, del fantastico, di un bambino che crede possibile educare con la fantasia, con il gioco.
I molti giocattoli meccanici creati, fin dall'infanzia, per farsi compagnia e per far compagnia ai bambini del suo paese con un primo spettacolo di burattini. Così è il movimento che crea emozione, raccontava lui al figlio, e stamattina Victor ci regala la potenza evocativa delle immagini che, con un aneddoto, fa vivere.
Nel 1983 a Città Del Messico un bambino autistico sciolse i lacci della sua incomunicabilità grazie alle immagini forti del film di Rambaldi. La forza delle immagini che richiama a sé la liberazione e la speranza di poter noi tutti raggiungere casa.
Anche Victor ama le immagini, ha scritto libri per ragazzi, e con "Il soffio dell'anima" suo ultimo film, racconta la lotta individuale per farsi spazio oltre le strettoie del corpo, delle convenienze e delle convenzioni sociali e mediatiche.
Stamattina a Palazzo Nicotera.
Come conoscere una persona con dettagli interessanti.
Solo se ci interessano le cose, le persone, vivono con noi.
E.T. extra-terrestre telefono casa
Ippolita Luzzo
L'Orgasmo per la Giornata mondiale dell'orgasmo
ed allora posto questi versi
L'orgasmo
L'orgasmo
A modo
mio
L’incontro è
Capelli - pelle - tatto
Profumo - respiro - eros
L’incontro è
Mente - pensiero - emozione
Scelta - conoscenza
- passato presente
L’incontro è
Anima - tutto - insieme
E occhi
chiusi - l’altro scompare- scompari
anche tu
Perdersi in
un altrove, perdersi in un vortice
nel flusso
del movimento
armonia di
respiri, di ansimi, di soffi
di
gorgoglii, onde che si rifrangono
che vanno, si
ritirano, cerchi concentrici di piacere
che
aumentano, si smorzano, riprendono intensità.
Pause - piccole lente - lente
Sensazione
nostalgica
Nostalgia di
nuovo di riprovare, di ricominciare
Subito.
Ed è nel
ritorno, nel ritrovare quel che si pensava perduto per sempre,
che diventa
più intenso il turbamento,
più vicino
al nulla, all'infinito
all'appartenenza al cosmico ancestrale sentimento della vita e della morte.
In un
momento, in alcuni secondi, attimi concentrici, circolari per la donna
e, suppongo,
lineari, di volo, di fuga, per l’uomo
sarà simile
il librarsi nell'eternità del divenire
No, ero bidella. La maleducazione del sud
Non me ne voglia chi si rivedrà se uso particolari e stralci di conversazione per fare esempi sul vizio comune di screditare colui o colei che si è dimostrato gentile, ha fatto un favore o semplicemente sembra inoffensivo.
Vizio del sud.
Così incontro organizzante che, informandomi di evento, dice: "Viene tizio a suonare, a ballare, a dipingere. Il primo che ho trovato"
Ribatto che ottima scelta mi sembra e rimango malissimo per quel tizio che, benché bravissimo e disponibile, rimarrà il primo che ha trovato.
Ricordo altra conversazione con sedicente politica che, di una candidata del suo partito, ad alta voce, dal parrucchiere diceva:
" Poverina, l'abbiamo accontentata." Screditando la candidata "poverina", il suo partito, e screditandosi nello stesso tempo.
Così non capirò mai questo gusto che prende ad alcuni di ridicolizzare e sminuire l'altro.
Credo sia incapacità di stimare l'altro per il valore che ha, come se, attribuendo valore ad un altro, venisse sminuito il proprio, come se, screditando l'altro, si acquistasse maggior prestigio.
Mah
Rumino per digerire simili scorrettezze
Così forse farò più felici alcuni miei conoscenti se, invece di essere stata io docente di lettere, loro possano pensare che abbia svolto mansione di bidella, di assistente alle loro sudate carte, di aver spolverato la cattedra dove si sedettero.
Oppure le farò felici se non parlerò più, nella maleducazione che regna sovrana nel sud.
Ripetete Kant, ogni tanto, miei cari suddici...
Vizio del sud.
Così incontro organizzante che, informandomi di evento, dice: "Viene tizio a suonare, a ballare, a dipingere. Il primo che ho trovato"
Ribatto che ottima scelta mi sembra e rimango malissimo per quel tizio che, benché bravissimo e disponibile, rimarrà il primo che ha trovato.
Ricordo altra conversazione con sedicente politica che, di una candidata del suo partito, ad alta voce, dal parrucchiere diceva:
" Poverina, l'abbiamo accontentata." Screditando la candidata "poverina", il suo partito, e screditandosi nello stesso tempo.
Così non capirò mai questo gusto che prende ad alcuni di ridicolizzare e sminuire l'altro.
Credo sia incapacità di stimare l'altro per il valore che ha, come se, attribuendo valore ad un altro, venisse sminuito il proprio, come se, screditando l'altro, si acquistasse maggior prestigio.
Mah
Rumino per digerire simili scorrettezze
Così forse farò più felici alcuni miei conoscenti se, invece di essere stata io docente di lettere, loro possano pensare che abbia svolto mansione di bidella, di assistente alle loro sudate carte, di aver spolverato la cattedra dove si sedettero.
Oppure le farò felici se non parlerò più, nella maleducazione che regna sovrana nel sud.
Ripetete Kant, ogni tanto, miei cari suddici...
domenica 26 luglio 2015
A Sud con Pasqualino Bongiovanni
A sud delle cose-
Pasqualino Bongiovanni
Arrivi alle cose in base
alle intuizioni che hai- Al sur de las cosas
Noi parleremo di
intuizione, attitudine naturale a conoscere l’intima essenza delle cose, prima
di ogni processo logico e razionale. Particolare forma di conoscenza della
realtà non evidente. Come conosciamo quando conosciamo, nei gradi della
conoscenza l’intuito viene subito prima di analisi e ragionamento.
Lo sentiamo, lo percepiamo
il pericolo, per intuito arriviamo alle cose.
Sveliamo le cose prima
nascoste e nel momento di porgere quello che abbiamo intravisto, che ci è
palese, ognuno trova un modo. Pasqualino
Bongiovanni ha trovato il verso, la poesia per svelare il dettaglio.
Una poesia attenta, e
nello stesso tempo semplice, non che
porti in balia di emozioni il lettore, ma lo guidi nella scena, nel momento che lui ha
visto. Con disciplina e metodo.
Metodo: procedimento
attuato per dare misura, e non seguire ogni impulso.
La differenza fra tanta poesia emozionale, da emozione, movimento che smuove sentimenti di pancia, direi, e poesia di intuizioni, che svela, la differenza è fra poesia vera e poesia non vera, fra falso e vero.
La differenza fra tanta poesia emozionale, da emozione, movimento che smuove sentimenti di pancia, direi, e poesia di intuizioni, che svela, la differenza è fra poesia vera e poesia non vera, fra falso e vero.
La poesia di Bongiovanni è
vera in ogni verso che lui ci dona. Una realtà che è esistita e che esiste, un
mondo interiore ed esteriore che ci appartiene e che amiamo, davanti a noi,
svelato. Poesia del contadino. Morte di un contadino. Sudati anni,/ sputi nelle
mani,/ giacche assolate/ stanche,/ saluti/ con cappelli/ di polverosa umiltà./
Oggi/ rasato dal barbiere/in un bellissimo/ abito/nuovo. Lamezia terme 20 marzo
1966
Oggi Pasqualino mi confida
“Sai, Rigoni Stern mi diceva che "scrivere è come scolpire, bisogna cavare
via", cioè bisogna togliere, come chi scolpisce toglie materiale dal
blocco di marmo per giungere alla forma desiderata e tra le altre cose, nella
mia poesia ho cercato di imparare a fare questo
Per Calvino, nelle sue Lezioni americane,
"togliere" è funzionale al raggiungimento della leggerezza, non superficialità, ma capacità di vedere le cose dall'alto ("la
nuvola, e il falco alto levato" scrive Montale in una sua poesia)"
Per Pasqualino "togliere" significa conferire maggior peso e densità (e drammaticità!) alle "cose", anche a quelle "cose" piccole e quotidiane che abbiamo sempre distrattamente davanti agli occhi.”
Per Pasqualino "togliere" significa conferire maggior peso e densità (e drammaticità!) alle "cose", anche a quelle "cose" piccole e quotidiane che abbiamo sempre distrattamente davanti agli occhi.”
La sua poesia è intuizione che svela i dettagli, e diventa dominio interiore nel
dire con Armonia, musicalità. Lui che musicista è sa che la musica come la poesia matematica è, come l'armonia dell’universo,
nelle cellule, nel verso, l’armonia che ci regola, nel nostro corpo.
Per Sentir suonare la melodia del nostro passaggio sulla terra ognuno sceglie un suo loggione. Come a teatro. Lui ha scelto A sud delle cose.
Per Sentir suonare la melodia del nostro passaggio sulla terra ognuno sceglie un suo loggione. Come a teatro. Lui ha scelto A sud delle cose.
«Penso che ogni cosa abbia
un suo sud – spiegava lui nel 2006 in
occasione della pubblicazione di "A sud delle cose" – una prospettiva
meno spavalda e sicura, un lato più povero e malinconico da mostrare, un lato
forse triste e meno fortunato, ma che proprio per questo merita attenzione. È
da questo lato che ho scelto di pormi per poter osservare e poi descrivere il
mondo che mi circonda. Così il sud delle cose diventa il sud di un quartiere,
di una città, di un paese, del mondo intero. E la questione meridionale si
allarga fino a riconoscersi nella questione del terzo mondo e dei paesi
poveri».
Io invece penso che esista un sud interiore e
che si chiami solitudine
A sud delle cose- Una
solitudine affollata
Una volta la solitudine
non esisteva, nel senso di individuo solo e sconnesso dal suo abitare. Non
esisteva questa solitudine perché ognuno aveva un ruolo ed era connesso, funzionante
al suo stato. Non c'era alienazione a sud delle cose. Esisteva la lontananza,
la malinconia, la nostalgia. Il dolore del ritorno, la struggente voglia di un
paese amato e la estraneità al nuovo, dopo emigrazione. Lunghe lettere univano
gli emigranti ai familiari e le rimesse venivano impiegate per alzare stanzette
per la vecchiaia, quando questi sarebbero ritornati a sud, per sereni
giorni e infine essere seppelliti nel piccolo cimitero del paese natio.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Due mie poesie sole ho scelto per dialogare
insieme con lui
Lui mi parla: In una sera
d’estate. Pag82
Io rispondo con una mia
cosa: La dignità della solitudine
Ho
popolato il mio tavolo di voi/ho fatto colazione pranzo e cena
chiacchierando
con voi/ e / fuori/ poi / ho continuato a chiedermi di voi/senza però chiedervi
niente/ non si sfugge/al nostro destino
però si
può
sicuramente
raggirarlo.
Una solitudine
come destino
io l'ho
presa in giro con un libro in mano,
con lo
schermo di un pc
con un
foglio bianco
che mi
chiede
-Come
stai?-
Lui mi
risponde con Fraternità. Pag 90 del suo libro
Il foglio che ci unisce. Entrambi abbiamo moltissimi amici in comune. Le nostre letture.
Il foglio che ci unisce. Entrambi abbiamo moltissimi amici in comune. Le nostre letture.
E in un
giorno di Luglio io scrissi
6 Luglio 2010
Quando
col rastrello si portano via le foglie,
la
terra nuda.
Quando
si pota un albero
la
linfa sgorga,
quando ad
un uomo vengono cancellati i germogli,
la
parola è muta
Il
respiro corto
La
giornata lunga ma non impossibile.
Basta
aspettare e si riforma dall’albero la patina,
dalla terra la vegetazione,
dall’uomo
la speranza.
E lui
mi risponde con Questo continuo
separare. Pag 97.
Poesie
che amerete anche voi portare con voi come Le gemme da innesto. Pag 77 dal
libro A sud delle cose.
Ippolita Luzzo
Scherzosamente
ed indegnamente finisco con miei versi al sud
Io non sono una donna del sud
Non ho mai fatto la salsa di pomodoro
Le melanzane ripiene, la conserva di
peperoni.
Non ho mai insaccato una salsiccia, non l’ho mai
bucherellata
Mi fa senso il sanguinaccio, non lo
mangerei mai
Non pranzo dalla suocera, però l’ho tanto amata
Non vado a matrimoni, battesimi e prime comunioni
Non vado neppure ai funerali.
Come potrei salutare quelle persone
Affrante
messe lì, in fila indiana
Non conosco il parentado, non
ricordo i vari gradi
Mi sfuggono gli intrecci, proprio quelli più
succosi
Mi distraggo, e poi apro le finestre,
tiro giù le tende
Su balconi spalancati.
Non spedisco barattoli a mio figlio,
non stiro le camicie
E poi non mi nascondo, non dico- ho un
impegno-
Non ho mai gente a casa, a volte solo
amiche
Non ho mai abitato qui,
non ho mai vissuto qui, ma ora che lo
vedo,
ne sono tanto fiera.
Il sud
lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore
Nella
storia, nel presente,
nel mio viso da bambina
Nel dolore delle mamme,
delle donne
Sempre attente, sempre pronte
Sempre vigili e custodi
di una cura sempre eterna
13 agosto 2011
Sono fiera del sud di Pasqualino
Bongiovanni
Il cerchio di Dara- A Falerna marina
Si chiude così, come era iniziato lo scorso luglio ad altra presentazione, l'incontro con Domenico Dara, nostro interessante autore di terra calabra, autore del libro "Breve trattato sulle coincidenze", libro finalista al premio Calvino 2013.
Siamo a Falerna marina, seduti di fronte al cielo blu notte dallo stesso colore leggermente più cupo del vestito di assessore alla cultura che ha patrocinato appuntamento letterario.
Aspettiamo Domenico e Rosy, sua moglie, che, con un programma ricco di incontri, fanno conoscere in tanti paesi un libro che parla di un loro paese " Girifalco", paese con a Nord il manicomio ed a sud il cimitero. Metafora di paesi e paesi al centro dell'ipotetico mondo che pur esiste, se si muove.
Alla maniera di...
Siamo a Falerna marina, seduti di fronte al cielo blu notte dallo stesso colore leggermente più cupo del vestito di assessore alla cultura che ha patrocinato appuntamento letterario.
Aspettiamo Domenico e Rosy, sua moglie, che, con un programma ricco di incontri, fanno conoscere in tanti paesi un libro che parla di un loro paese " Girifalco", paese con a Nord il manicomio ed a sud il cimitero. Metafora di paesi e paesi al centro dell'ipotetico mondo che pur esiste, se si muove.
Alla maniera di...
Flaiano alla
presentazione di Dara. Ennio Flaiano ha preso appunti sulle ginocchia di un Sud
di cui scriver non si può. Non so se qualcuno di voi conosca le precise e
pungenti pagine che Ennio ha riportato dagli spettacoli teatrali che lo
vedevano protagonista nel pubblico e che furono raccolte nelLo Spettatore
addormentato. Vi consiglio di leggere quel libro. Così come vi dirò che
Damilano, giornalista, mio angelo custode, nell'indicarmi la strada verso il dire vero,
stavolta non mi soccorre.
Difficilissimo parlare al Sud. Il Sud è niente. Nel
film di Fabio Mollo infatti
zitti stanno. Ed io capisco i microfoni, stasera, che zitti stanno, malgrado Ugo li accarezzi e li
congiunga a casse enormi, inginocchiandosi, quasi. Nulla. Loro si rifiutano. Così diventa fatica far
giungere a tutti, al numeroso ed attento pubblico, la voce dell'autore del
Breve Trattato sulle coincidenze.
A sud delle cose, scrive Pasqualino, la parola è muta. Lui scrive "l'amore". Ed è quell'amore, inteso come
forza vitale, come modo di essere, che, nel libro di Domenico Dara, ha cucito e
rammendato i buchi nei calzini, non con la guglia bensì col filo della
scrittura
Dara scandisce le parole, che a me giungono chiarissime, e ci regala uno scoop, per noi della Litweb: il titolo provvisorio del suo romanzo in itinere "Dalla pietà celeste"
Nell'enumerare
i sette personaggi che passeggiano nel libro in fieri, Domenico Dara ci dice che
sono accomunati dalla mancanza, dalla perdita, come se ci fosse stata una frattura, quasi lo
sbalanco di Girifalco che divide i due alberi di ulivo. Mancano infatti i
personaggi di un padre, di una mamma, di figli. Mancano nella perdita e sembra tutto fermo fino a che arriva il circo che cambierà con un giro di giostra destini e donerà illusione ai protagonisti di
esser saliti davvero su quella ruota.
Domenico Dara ringrazia Savina, libraia che ama i libri come Carmelo Calì e Cristina Di Canio, e risponde alle domande di Ugo Floro.
"Il successo del libro può nuocere alla creatività dello scrittore?"
"Il postino è un mediatore sociale?"
Dara risponde che la scrittura è un balsamo che cura vuoti, dopo la frattura avvenuta. Che suo personaggio, il postino, guarda il mondo come il protagonista del film citato, "La finestra sul cortile", e che la scrittura è per postino, come per lui, un modo di essere al mondo.
Floro intanto dipinge atto del postino con un aggettivo " delicato" un modo di fare con delicatezza, dunque. Siamo alla fine.
Il nuovo libro già partecipa con noi, già tra noi, con la preghiera all'angelo che è il nostro custode, a cui siamo affidati dalla pietà celeste. I sette personaggi, come gli arcangeli, si guardano dietro per assicurarsi quale sia il motivo per cui sono venuti qui, nel mondo.
Con i pensieri del filosofo teutonico sul cavallo e sul nostro ciuccio, con l'occhio mitologico di Lete, messaggera di Oblio e dimenticanza , di Tiresia e di Lachesi, credo che io, da spettatrice, ieri sera abbia chiuso il cerchio.
Da luglio a luglio.
Dalla prima presentazione a cui ho assistito all'ultima di ieri sera.
Aspettiamo "Dalla pietà celeste" l'angelo custode.
Un abbraccio ai libri che nascono e vivono al di là delle tastiere sociali
Con i pensieri del filosofo teutonico sul cavallo e sul nostro ciuccio, con l'occhio mitologico di Lete, messaggera di Oblio e dimenticanza , di Tiresia e di Lachesi, credo che io, da spettatrice, ieri sera abbia chiuso il cerchio.
Da luglio a luglio.
Dalla prima presentazione a cui ho assistito all'ultima di ieri sera.
Aspettiamo "Dalla pietà celeste" l'angelo custode.
Un abbraccio ai libri che nascono e vivono al di là delle tastiere sociali
mercoledì 22 luglio 2015
Il passeur che passerà- Michele Lupo- Io sono la Montagna
Il monologo
interiore di Io sono la Montagna
E gli uomini vollero piuttosto la tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
E gli uomini vollero piuttosto la tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
"Una
esagerazione" scrive in prima pagina Michele Lupo "Ci sono cose che ti restano addosso per sempre"
Io sono la
Montagna. Tutto passa, tanto tutto passa, tranne la paura.
La conseguenza del
passare, come passa quando passa la rovina.
Raccontato
con la velocità di un parlarsi fra sé e cercare, nello stesso tempo, di
cavarsela, in una lettera al mondo che a lui non rispose mai, il protagonista nel libro di Michele sembra quasi ravveduto.
Imprigionato in schemi che non gli appartengono e quindi sorpreso che, benché
lui abbia fatto tutto per benino, poi gli sia successo incubo, uno dietro l’altro.
Con una
scrittura sempre all'altezza della situazione, mai rallentata, sempre sul ritmo della storia, Lupo ha descritto l’abisso del carcere, l’abiezione che io
conosco per aver letto ultimamente “Fuga dall'assassino dei sogni” di Alfredo Cosco, scritto con Alfredo Musumeci, ergastolano
ostativo.
Un inferno raccontato dalle sbarre.
La galera è
una macchina per esperimenti- dice il personaggio, scrivendo una lunga a
lettera a Vera, ritmando ogni episodio della sua vita con una battuta musicale, di batteria.
Incubo poi è
la vita in famiglia, le incomprensioni, le vessazioni, la sessualità rapace e
subita, la mancanza di dialogo al quale unico scampo resta la
fuga.
La fuga,
incubo suo e di tanti derelitti che fuggono, scappando da luoghi in guerra e
stuprati, luoghi svenduti e massacrati, luoghi che non esistono più.
Fuggono in
tanti, fuggono nel cassone del camion del protagonista, un container, chiuso
ermeticamente alla partenza e riaperto in Germania, forse riaperto, e dal
container scende giù la disperazione di voler ancora tentare una vita
dignitosa. Di farcela ancora.
Come si
augura il protagonista, dopo aver passato l’inferno del carcere, con soprusi e
percosse, atti di sodomia subiti ed essersi rifiutato di far subire. Come si augura
ciascuno, di passare indenne ai fuochi incrociati della violenza e della
nequizia.
Oggi ho
letto il tuo “Io sono una montagna”, Michele Lupo, lettera ad un modo di vivere che a noi non
piace, non solo negli aspetti più terribili del carcere e della trasmigranza
forzata ma anche nella abiezione del
quotidiano dei rapporti familiari, fra sconosciuti, conviventi
Un racconto
che farei stampare e lasciare che sia letto negli stessi luoghi che ripercorre
il protagonista, sottoposto alle perdite di Giobbe, sottoposto alla perdita che
attanaglia tutti, di una vita dignitosa a cui aspirano: Il perdono.
Felice di
avere un buon scrittore nel regno della Litweb, il regno che non esiste e dove mi
sono rifugiata in fuga dal mondo. Addio Mondo crudele.
Riprendo questo testo oggi, 27 Agosto, nel leggere la cronaca aprire il portellone di altro Tir in Austria, più di settanta i profughi siriani, morti, probabilmente per soffocamento. Una cella frigorifero per l'Europa. Abbandonati dall'autista che è stato arrestato. Emergenza profughi nei Balcani. Tristemente con Io sono la Montagna, la denuncia letteraria e profetica di Michele Lupo
Riprendo questo testo oggi, 27 Agosto, nel leggere la cronaca aprire il portellone di altro Tir in Austria, più di settanta i profughi siriani, morti, probabilmente per soffocamento. Una cella frigorifero per l'Europa. Abbandonati dall'autista che è stato arrestato. Emergenza profughi nei Balcani. Tristemente con Io sono la Montagna, la denuncia letteraria e profetica di Michele Lupo
Una sera con Angelo Maggio e Francesco Lesce
A parlare di sud. Se stiamo a sud un motivo c'è.
Badolato superiore in piazza per una pizza.
Tavolo numero otto oppure siamo in otto? Ci contiamo. Sul tavolo c'è adesivo bianco con scritto otto Non siamo in otto, bensì in sei. Eppure alla fine della serata la ragazza che porta il conto ci interroga sulle consumazioni e scopriamo che esistono due tavoli numero otto incrociatisi nelle ordinazioni.
Chiediamo pizza bianca, la portano rossa.
Vogliamo cambiare? "Non è il caso", ci informa addetto alle pizze, "il cuoco è nervoso, meglio non averci a che fare, stasera."
A me la portano bianca perché lui scordò mia ordinazione e la riscrisse dopo aver servito gli altri.
Un amico chiede bibita ma non è fresca. " Se vuole la mettiamo in frigorifero, ora" fa conciliante il ragazzo del bar.
Simpaticissima serata fra richieste non esaudite oppure distorte.
Tutto scangiato- direbbe nel siculo inventato Camilleri.
E lo scangio, il falso che ci avvolge, dal falso storico a quello di un culturale falso e vuoto, fu il tema della serata sorridente e leggera che abbiamo trascorso.
Se lo racconto
Badolato superiore in piazza per una pizza.
Tavolo numero otto oppure siamo in otto? Ci contiamo. Sul tavolo c'è adesivo bianco con scritto otto Non siamo in otto, bensì in sei. Eppure alla fine della serata la ragazza che porta il conto ci interroga sulle consumazioni e scopriamo che esistono due tavoli numero otto incrociatisi nelle ordinazioni.
Chiediamo pizza bianca, la portano rossa.
Vogliamo cambiare? "Non è il caso", ci informa addetto alle pizze, "il cuoco è nervoso, meglio non averci a che fare, stasera."
A me la portano bianca perché lui scordò mia ordinazione e la riscrisse dopo aver servito gli altri.
Un amico chiede bibita ma non è fresca. " Se vuole la mettiamo in frigorifero, ora" fa conciliante il ragazzo del bar.
Simpaticissima serata fra richieste non esaudite oppure distorte.
Tutto scangiato- direbbe nel siculo inventato Camilleri.
E lo scangio, il falso che ci avvolge, dal falso storico a quello di un culturale falso e vuoto, fu il tema della serata sorridente e leggera che abbiamo trascorso.
Se lo racconto
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