martedì 26 maggio 2015
Da James Senese a Syndone- Suoni Del Sud Festival
Verranno con un pulmino da Torino, per la prima volta a Lamezia, per la prima volta in Calabria, la progband, il gruppo rock, progrock, con voce solista Riccardo Ruggeri, una delle voci più belle nella musica italiana- sta dicendo Tommaso Colloca alla conferenza stampa, tenuta nella Libreria Tavella, ieri sera.
Con lui Peppino Serratore, socio attivo dell'associazione Suoni Del Sud Festival, organizzatore con Marcello Nicotera e Tommaso della straordinaria tre giorni. 30-31 Maggio e 1 Giugno 2015.
Lamezia che c'è.
Nella seconda giornata Richard Sinclair con la sua band è lo stile, unico, dal suono morbido e suadente, una voce e uno strumento, il basso, un solo suono.
Prima nella formazione dei Caravan e poi dei Camel, Richard abita da anni in Puglia, in un trullo, amando la nostra terra ed i suoi colori. Un uomo coerente con stile unico. Nessun successo planetario e monetario può dare maggiore soddisfazione della coerenza con noi stessi- dal vangelo di Richard, ed anche di Rodriguez, altro straordinario protagonista di un film che amo: Sugar Man.
I soldi servono e non servono, si può aggirare il chiedere favori, si possono eludere le istituzioni se una grande volontà si mette in moto e si fa vera.
Certo Mangiafave, presente alla conferenza, rappresentante del progetto Gedeone all'abbazia di Corazzo, può elogiare, e noi con lui, la sensibilità degli amministratori di Carlopoli, sicuramente, ma conta sempre in tutto questo voler fare, positivo, il dare la mano, lo spartirsi conoscenze ed opportunità.
Felicità dunque partecipare, felicità che, dalla Litweb, suona e batte con chitarre e batterie, con organo e vibrafono, con tastiere che posseggono solo i tasti neri di un computer, cantando e ricordandovi di andare a sentire.
lunedì 25 maggio 2015
Punt e Mes- Mario Panarello alla mostra di Antonio Pujia Veneziano
"Nel 1960 Armando Testa crea un manifesto PuntMes
Un punto di amaro e mezzo di dolce, capovolgendo la formula: sintetico, essenziale, il manifesto è esemplare dello stile maturo del grande grafico torinese, orientato nella direzione della massima efficacia comunicativa:
Nel vasto spazio bianco del foglio, la sfera e la semisfera impongono con forza all'occhio dello spettatore, grazie al tono rosso acceso, il colore del liquore, e al rilievo tridimensionale che assumono attraverso il gioco delle ombreggiature:
La nitidezza formale del manifesto risente delle contemporanee ricerche astratte di matrice concettuale."
Nel vasto spazio bianco del foglio, la sfera e la semisfera impongono con forza all'occhio dello spettatore, grazie al tono rosso acceso, il colore del liquore, e al rilievo tridimensionale che assumono attraverso il gioco delle ombreggiature:
La nitidezza formale del manifesto risente delle contemporanee ricerche astratte di matrice concettuale."
Un Punto di dolce quindi vermut corretto con mezza china, amara, sembra la formula dell'equilibrio nel gusto.
Un punto di storia e mezzo d'artista, al contrario, come Armando Testa. La storia è l'amaro.
Un punto di storia e mezzo d'artista, al contrario, come Armando Testa. La storia è l'amaro.
Al castello ducale di Corigliano Calabro Mario Panarello presenta la mostra di Antonio Pujia Veneziano. Segni_Tempo_Spazio a cura dello storico dell'arte Alessandro Masi.
πάντα ῥεῖ Tutto
scorre.
Panta rei- il
tempo scorre e non passa mai. Essere e divenire nella concezione orientale ed
occidentale. Il mutare esterno e l'immutabile interiore. I Punti, Le linee, I tracciati, i confini, del nostro passaggio che immobile sta. Un Punto e mezzo, a seconda, a volte più amaro, a volte più dolce.
Il viaggio verso Corigliano, luogo dove si terrà la mostra,
è un lungo indagare sulle ragioni per cui il nostro sud sia fermo, non sappia
usare i beni che ha, anzi li sciupi e li danneggi. Mario, storico dell’arte, ci
sta raccontando come alcuni beni vengano falsificati e manomessi nelle
chiese da sacrestani, ed io ricordo il
bidello della mia scuola intento in un restauro non autorizzato. Danneggiare
sembra sia molto più facile che conservare, rispettare. Il viaggio procede con
l’immagine del dipinto di una madonna, che, decapitata dalla sua testa
originaria, verrà trovata dallo storico con la testa di un altro dipinto, in un
collage che genera disarticolazione di
elementi spazi temporali. Una distonia che impedisce il movimento. Fermo quindi
il sud, come il dipinto alla Frankestein, incubi e mostri in sovrapposizione.
Anche quando giungono a pioggia i contributi europei, oppure da Roma, peggio
sarà, perché tale ricchezza verrà impiegata per spartire e comprare favori
rovinando ulteriormente, in restauri alla qualunquemente quel che vivacchia di
un passato.
Il viaggio si interroga sul compito dell'artista e siamo ora
nel Castello di Corigliano, dove al primo piano
si tiene la mostra e la presidentessa della Dante Alighieri ci informa che il Salone degli Specchi è stato scelto come simbolo calabro all'Expo.
Appunti presi mentre Mario Panarello racconta i quadri di
Antonio, esposti in quattro sale del
castello: Il segno- La materia- La forma- I concetti.
Seguendo un percorso a ritroso l’artista con un gesto
raggiunge equilibrio nella realizzazione delle opere, un gesto meditato,
con coerenza.
Il valore del segno è nel gesto che traccia su carta su tela con pennelli e pastelli la forza che
sta nel significato.
Nel valore semantico dei segni l’arte si condensa nello
spazio della rappresentazione. Se valgono le cose, i punti, le linee, i colori,
se valgono sono. Da sala in sala, nella seconda sala il doppio, l’ambivalenza,
il cerchio, il segno perfetto.
Nella terza sala la natura, la forma circolare della terra,
la terracotta, piccoli rami, luce lunare, aria e acqua. Aria dipinta.
Nella quarta sala la luce sublimata. Oro e bianco
stemperato, tutto l’oro dell’estasi con tutto il biancore della luce ottenuto
piegando e ripiegando la tela in una
pittura scultura. Attraverso le pieghe quasi del Bernini nella Transverberazione di santa Teresa d'Avila.
Dall'estasi al benessere, Antonio Pujia, nel prendere la
parola, con molta semplicità, ci informa che lui dipinge per star bene, per dar
forma cioè ad un benessere fatto di tanti riferimenti in un dialogo continuo
con tanti, prima e dopo, con poesia e filosofia.
Henry Michaux sulla
via dei segni, il libro scelto da Saverio Tavano per dialogare con le tele e le carte di Antonio Pujia Veneziano, risponde a quel punto e mezzo di Armando Testa, al gesto e al colore per dire no, all'avventura del voler dire sì, a sbuffi e spruzzi che son punti fermi nell'immaginario dell'umanità.
E mentre il Castello di Terranova teatro del settecento si sgretola, sgretolando ogni esteriorità, nel ritornare alla finestra della storia, fermi nel tempo, segni nello spazio gli artisti tracciano perché se noi siamo vivi un motivo è
“ANTONIO PUJIA
VENEZIANO
“SEGNI_TEMPO_SPAZIO”
a cura di Alessandro Masi
“SEGNI_TEMPO_SPAZIO”
a cura di Alessandro Masi
CASTELLO DUCALE DI CORIGLIANO CALABRO
Dal 23 Maggio al 26 Giugno 2015
Inaugurazione 23 Maggio 2015 Ore 18.00
Dal 23 Maggio al 26 Giugno 2015
Inaugurazione 23 Maggio 2015 Ore 18.00
Sabato 23 Maggio 2015 alle ore 18:00 sarà inaugurata,
presso il Castello Ducale di Corigliano Calabro, la mostra personale
dell’artista Antonio PUJIA VENEZIANO dal titolo “SEGNI_TEMPO_SPAZIO”, curata
dallo storico dell’arte Alessandro Masi.
L’evento, promosso dalla Società Dante Alighieri -
Comitato di Cosenza in collaborazione con le Associazioni
Culturali EuropArte ed Aleph Arte, e
organizzato dall’Associazione White Castle, vanta anche i
prestigiosi patrocini culturali del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e Turismo – Polo Museale Regionale della Calabria e del Comune di
Corigliano Calabro.”
sabato 23 maggio 2015
Giochi fai da te- La girandola della cultura
Soffia soffia nella girandola e questa gira gira più forte. Cultura. Si chiama così il vortice, il giro, la corsa, e gira gira gira più forte. Contributi regionali a penna d'argento, targhe d'encomio a calabresi nel mondo,premi e poi premi, ancora premi e di nuovo premi, inutili premi che servono solo a riempire pagine di vecchi giornali.
Manifesti sono le sorti dell'umane e progressive genti.
Bisognerebbe mettere un veto, un freno, una risata.
Bisognerebbe arginare il falso, inutile spreco, sempre imperante, disse qualcuno, del tener alto il vessillo imperante e poi soffiarci, soffiarci forte per far girar solo una consunta e stanca girandola di una cultura di nome e non di fatto.
Manifesti sono le sorti dell'umane e progressive genti.
Bisognerebbe mettere un veto, un freno, una risata.
Bisognerebbe arginare il falso, inutile spreco, sempre imperante, disse qualcuno, del tener alto il vessillo imperante e poi soffiarci, soffiarci forte per far girar solo una consunta e stanca girandola di una cultura di nome e non di fatto.
giovedì 21 maggio 2015
Michela Cimmino e Ferdinando Scianna- La Fotografia
Tutti gli uomini scompaiono- mi risponde così Ferdinando
Scianna a mio sconcerto che, di Tommaso Giglio, grande direttore del giornale
Europeo, esista pochissimo in rete, oltre al mio post ed a sue testimonianze.
Tutti gli uomini scompaiono, ribatto io, però Tommaso Giglio
vorrebbe parlare, parla attraverso noi, altrimenti perché io continuo a
scriverne, io che leggevo sempre il suo giornale?
C’ è fra gli uomini l’incontro trasversale, esiste una
comunicazione oltre il gestuale e riconosciuto scorrer degli eventi che ci
porta dappertutto a fotografare l’attimo vivente, l’incontro fra l’usuale e lo
straordinario, l’attimo fuggente del volo, della striscia di fuoco che scende
giù, vero Michela?
Michela Cimmino, classe 1988, fotografa, Freelance. Sua la
tesi con pubblicazione, Edizioni Accademiche italiane, sulla fotografia, la
storia della fotografia, la comunicazione fotografica, fotogiornalismo e
reportage, fotografia 2.0…
la fotografia a
portata di mano, con uno Smartphone
siamo tutti reporter? In potenza, direbbe i filosofi, poi
aggiungerebbero che per essere reporter ci vuole occhio, testa e contesto…
Instagram: Fotografie condivisibili con tutti i social,
fotografie e hastag, etichetta applicata per fornire un tag di ricerca, per
creare community, cioè contesto.
Oggi il contesto sembra che sia il Big Data, il campo dei
database, grandi aggregazioni di dati, accessibili grazie a smartphone, sensori
e computer.
Mappe rintracciabili con un hastag, con una legenda e
strumenti di navigazione.
“Tracce virtuali lasciate sul nostro territorio possono formare una mappa di dati capaci di
prevedere e conoscere”
Una rivoluzione fra il diritto al rispetto delle proprie
tracce e il diritto di accedere alla conoscenza.
Tracce di noi che non siamo un’orma sul terreno, benché
capisca la risposta di Scianna, e Mappe, Contesto in cui muoverci per
orientarci.
Mi sembra sempre che La lanterna di Diogene sia utile e che
non manchi mai la consapevolezza del nostro usare nuovi mezzi per dire e
fotografare quel nostro passaggio sul terreno che nessuno di noi vorrebbe solo
un’0mbra sul terreno.
Tommaso Giglio,
Scianna, Salgado, Michela… a tutti noi che amiamo la fotografia…
fotogiornalismo sarà
Cogli l'attimo, quell'attimo, quello che storia diventerà
Ippolita Luzzo
Cogli l'attimo, quell'attimo, quello che storia diventerà
Ippolita Luzzo
mercoledì 20 maggio 2015
Matteo Garrone- Ip Ip Urrà- Nel regno della Litweb vinto ha già
Essendo forma contratta del mio nome, Ippolita, Ip Ip Urrà è
il mio gioioso applauso ad un film che ho visto in braccio a mia nonna, per
sere e sere, nel Cunto de li cunti di Basile, trasposizione favolistica di
tradizione orale più immaginario personale e che ora scorre sullo schermo. Tre favole...
A che servono le favole? Perché si
raccontavano?
Per allenarci alla perdita
Si narravano nelle favole avvenimenti
truci e violenti, il male senza senso, il capriccio di una strega, di un bruto,
di un re, a cui sottostavano ragazze giovanissime e bimbi incolpevoli. Tutti
condannati ad una sorte terribilmente ingiusta. Un continuo spavento ripetevano
le favole per allenare i piccoli al vivere, per temprarli. La realtà per quanto
cattiva non avrebbe mai raggiunto simile aberrazione oppure quand'anche, si era
allenati.
Rido e rido nel primo tempo, sorpresa che altri non ridano,
come, al contrario, nella scena iniziale, tutti ridano ai giochi circensi e solo la regina
sta con labbra serrate e non ride.
Si scopre presto che lei non possa ridere perché soffre di
una mancanza. Soggiace alla privazione e vuole, con ogni mezzo, riempire suo
ventre. Rider non può.
Perché si ride? Di cosa si ride quando si ride.
Si ride se il pagliaccio cade, io non rido, si ride se un
difetto fisico viene burlato, io non rido, non rido nemmeno alle barzellette
sul sesso, sui carabinieri e sul governo. Mi mettono tristezza.
Rido e rido felice al film di Garrone “ Il Racconto dei
Racconti” Tre cunti di Basile, tre storie, ambientate in Italia, e prendo appunti.
Ogni nascita presuppone una morte, per equilibrio nel mondo, dice la strega in
nero, a me sembra un uomo, suggerendo come far nascere figlio alla regina.
Nasce poi il figlio, anzi ne nascono due, identici, da due ventri diversi, e la
regina inseguirà il suo, correndo, nel labirinto di Donnafugata, senza mai
raggiungerlo. Se non erroneamente. Scambiandolo. Nel gioco eterno del figlio
scambiato.
Muri e muri si alzano fra gli uomini e realtà, Si innalzarono muri e non ce ne siamo accorti, continua a dirci, con Kavafis, Matteo Garrone, scegliendo
alte siepi, Gole dell’ Alcantara e muri di pietra, muri mentali del desiderio.
La regina e il figlio, Il re e
la pulce, e poi l’erotismo di Bataille, i corpi ubriacati per il piacere di un
re che sposerà una vecchia con la pelle d’asino, pardon giovane.
Appunti sul film: tu pensi che quello che hai lo possiedi e
lo possederai in eterno, pensi erroneamente che se ritorni giovane per un
momento poi lo sarai per sempre. Dalla pelle vecchia alla giovane in un attimo
e nello stesso attimo dalla pelle giovane alla vecchia. Solo un attimo. In un
corpo che va per conto suo prigioniero di un sogno di possesso. Pensi di
possedere un figlio, lo cerchi oltre ogni razionale e sensata condizione, lo
cerchi nella morte e nel pulsare e poi e poi tuo non è. Così ci insegnano
le favole I racconti di Basile sullo schermo di un immaginario teso fra le mura
di Castel del Monte. Possesso possesso possesso. Possesso di una pulce.
Acari siamo. Giganteschi. Come la pulce del film. Come la pelle della pulce che
esposta diventa l'asta con cui scegliere il destino della figlia del re. La
pelle che isola e condanna. La pelle che capire tu non puoi... Ahah Mogol! La
pelle di Curzio Malaparte. La pelle d'asino o diafana. La pelle che fa la
differenza. Una pellaccia
Una possessione che filmica è. Nel film che scorre, tra
passato e presente, onnipresente nelle nostre testoline più o meno strutturate a
riconoscere simboli segni e significati di storia e spazi, costruzioni e rimandi,
le favole antiche di un grande squallore, il nostro splendore
Il tempo della fiaba che scorre in ognuno di noi raccontando
tutte le fiabe che ci aiutino a decodificare il tempo reale.
Un film che io abito
e torno ad abitare nel ballo finale a Castel del Monte, con la principessa diventata
regina, di ritorno e salva da un precipizio, da silenzi e terrori.
Nel ballo finale un filo si tende fra una torre ed un’altra.
Il filo dell’equilibrio fra realtà e fantasia.
Convegno Liver 2015- Angelida
Entro nel bar, mi siedo e chiacchiero con la proprietaria,
Anna Candido, dell’iniziativa che ha esposto sul vetro, del come si sia
incontrata con l’organizzatrice di questo avvenimento, e del perché solo quando
siamo toccati veramente da una malattia, da una difficoltà ci accorgiamo che
queste cose esistono e che non sappiamo proprio dove andare a sbattere la testa
se non ci fossero le strutture appropriate e per tutti.
Quindi deve esistere per tutti il servizio che curi,
prevenga e sollevi, chiunque sia afflitto da un male. In questo caso il fegato
che va in necrosi, il bisogno di un trapianto, cosa fare dopo un trapianto,
come prevenire la steatosi di un fegato che si dilata ingurgitando bevande
alcoliche e cibi artefatti.
Felicemente sullo scambio di una ascolto umano, domando il perché
si chiami Bar Angel il suo esercizio e lei, con un sorriso, mi dona il nome di
sua figlia, Angelida, e da Angelida ad Angel e a lei che Candido fa di cognome,
e qui sperdendomi io in Voltaire, e nel
nome Angelida,” Angeli Da una ala sola” significa…
Angeli sono i messaggeri. Angeli sopra Lamezia. Nel gotico
del gruppo rock, dall'omonimo nome, che fece un album, Decanimae, ritorno a casa a scrivere
su con grande tristezza.
Se da una parte plaudo a siffatti momenti, dall'altra vorrei
che, nel sogno impossibile, una nuova educazione e un nuovo sapere donassero a tutti l’ala mancante per
prendere il volo.
Convegno del Liver a Lamezia
“Per preparaci a questa “rivoluzione” terapeutica imminente, e per segnare in rosso nel calendario che il 2015 sarà un anno speciale e di svolta nel campo delle malattie del fegato, abbiamo preparato un manuale per i malati e i volontari: per la prima volta, in Italia, uscirà nelle librerie, grazie a Giunti Editore di Firenze, una guida dettagliata che consentirà, ai pazienti e alle loro famiglie, di orientarsi fra analisi, radiografie, interventi, diete o terapie, sollevandoli da dubbi e alleggerendo le preoccupazioni. E il testo sarà il riferimento scritto per quella miriade di corsi di formazione ed aggiornamento che, con le nostre associazione federate nella Liver-Pool, organizzeremo presto in tutte le regioni d’Italia.
“Per preparaci a questa “rivoluzione” terapeutica imminente, e per segnare in rosso nel calendario che il 2015 sarà un anno speciale e di svolta nel campo delle malattie del fegato, abbiamo preparato un manuale per i malati e i volontari: per la prima volta, in Italia, uscirà nelle librerie, grazie a Giunti Editore di Firenze, una guida dettagliata che consentirà, ai pazienti e alle loro famiglie, di orientarsi fra analisi, radiografie, interventi, diete o terapie, sollevandoli da dubbi e alleggerendo le preoccupazioni. E il testo sarà il riferimento scritto per quella miriade di corsi di formazione ed aggiornamento che, con le nostre associazione federate nella Liver-Pool, organizzeremo presto in tutte le regioni d’Italia.
Per questa iniziativa, grazie al discreto e attento lavoro
del vicepresidente della nostra Liver-Pool Salvatore Camiolo, sapete, abbiamo
vinto il Gilead Community Award 2014: siamo stati premiati il 29 settembre,
durante una solenne cerimonia che si è tenuta al Museo Diocesano di Milano,
ricevendo quanto ci consentirà di realizzare il progetto. L’anno prossimo,
sabato 30 maggio 2015, saremo in Calabria, a celebrare il nostro 8° Congresso
nazionale Liver-Pool, con gli amici dell’ATEC, a Lamezia Terme: l’appuntamento,
viste le novità che avremo sarà unico. Vi aspettiamo numerosi.”
domenica 17 maggio 2015
Volersi bene “Non è adesso”- Daniele Semeraro
In copertina
verde una fotografia d’epoca. Daniele con i fratelli e il suo papà.
Daniele “
copia senza baffi e qualche centimetro di dolore in meno”
Comincia così
il racconto di uno, la storia di uno, la storia di tanti.
Una osservazione attenta e fiduciosa che
niente possa sfuggire se noi controlliamo la situazione, ed anche dopo che questa
sia andata via, sfuggendo, rimane tutto quel tempo dilatato che vuol stamparsi
sul foglio scritto del ricordo.
Così
Daniele, scrivendo, riprende materialità del dettaglio, dei dettagli che hanno
fatto del padre un crudele ricordo senza voce, universalizzando lo sconcerto di
stare vicini, vicinissimi ai nostri cari
e non poter aiutarli.
Pagine di
alta poesia raggiunge proprio in questo suo voler dar vita a quegli occhi “che
guardavano attraverso una cortina di pianto”, gli occhi di suo padre che io ho
subito sentito nel canto” Non mi svegliate, ve ne prego, ma lasciate che io
dorma questo sogno” il sogno di star bene con sé stesso, di farsi compagnia
senza aver paura dello sconosciuto che abita insieme a lui.
La malattia
del vivere, la malattia che toglie entusiasmo, e che fa sentire in colpa coloro
che ne siano colpiti, qui attraversa un luogo ancora arcaico e contadino, con
abitudini regolate dalle stagioni, con un movimento dettato dall’uva da pigiare
e dalle mandorle da abbacchiare.
“Il sangue
sull’indice ormai coagulato e secco” Il sangue dei riti di una comunità che
trae sicurezza dai riti stessi. Una storia di adolescenza che diventa età adulta
mangiando le unghie, le pellicine ai lati, tirando via la pelle fino al sangue.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue. La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti. Così è stato.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue. La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti. Così è stato.
La danza
sull'uva insieme al padre sorridente, che Daniele racconta e che io ricordo, provenendo da un mondo ancora
legato alla terra, “la certezza che ti dà l’equilibrio per danzare sull'uva
senza aver paura di scivolare e di cadere” ha il ritmo del gesto, e non dimenticheremo queste
pagine, come lui non dimenticherà il sorriso “ nemmeno con lo scorrere di quel fiume di
detriti che chiamiamo tempo”
Ambientato
nella “terra di dove finisce la terra”: Tra comuni di Martina Franca e Ceglie,
Ostuni, Messapica e Cisternino, il racconto ha “iridi di un verde cervone, che
diventano mare. “Il tumulto interiore appare in controluce” ed i personaggi svolgono
con precisione i ruoli immutabili che
hanno all’interno di una famiglia, nonostante lo scorrere di avvenimenti… che
sembrano irreali tanto ora sembrano lontani, seppur vicini.
“ Quando la
parola è flebile, non resta che il gesto” scriveva un uomo al presidente della
repubblica prima di uccidersi ed io avevo proprio rimosso quel terribile
momento in cui bastava un avviso di garanzia per essere distrutto, in cui,
invece, altri, facevano di quegli avvisi la loro carriera politica in trionfo. Come
al solito c'è chi viene travolto dagli avvenimenti, magari proprio gli onesti, le
persone perbene, e chi invece li sfrutta a proprio vantaggio nell'eterna beffa
del male che sembra debba vincere sempre.
Daniele
sceglie, per sottrarsi allo stallo, l’inchiostro, i tasti e batte sui tasti una
lotta continua.
Scrittore
vuol dire questo:” Io, la mia penna, l’avrei intinta nel sangue di dita
maciullate, lasciando i miei fogli sparsi qua e là… Un disegno in mente non l’ho
mai avuto e continuo a lasciare le cose a metà. A tracciare concetti che non
prevedono punti di arrivo, se non il farsi strada” Spazio, lo chiamo io. Lo spazio per respirare.
“ Non è
adesso che devi avere paura”
“ Non è adesso
“ perché il peggio deve arrivare…tirandomi via l’ennesimo strato di pelle,
scrivi tu.
Io scrissi “
Scollo tutto” in un mio pezzo che butterò come ho buttato tutto, rimanendo sola
con l’orgoglio della stima di scrittori veri, nella traccia che ognuno di noi
vuol preservare dall’indifferenza intorno.
Nella
condivisione che unisce lettori e scrittori, nella pagina che parla e che ognuno
di noi fa sua, la verità del messaggio letterario
prende la forma della voce, oltre il silenzio. La voce di tuo padre, la voce di
tutti noi, senza voce, che vogliamo la libertà.
“Non è adesso”
poetica del figlio sarà
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario " La Giara"
suoi precedenti racconti:Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui
Ippolita Luzzo
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario " La Giara"
suoi precedenti racconti:Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui
Ippolita Luzzo
Iscriviti a:
Post (Atom)