Farsi due maroni così è un modo di dire per esprimere noia abissale.
Questa sera, benché Lina tentasse respirazione bocca a bocca, massaggio cardiaco e puntura di adrenalina, l'autore restava senza vita.
Nulla da fare. Si può scrivere un capolavoro, un libro meraviglioso, così ti avrebbe cantato Modugno insieme con Sabrina, ma poi... il presentare l'oggetto del tuo talento implica altra abilità. La vivacità.
Lo hai confessato da subito:- Cesare sono io- hai detto- il vecchio in realtà sono io- ci hai svelato -quindi mi è stato facile raccontarvi miei passaggi, mie non scelte fino al momento in cui ho scelto-
Incuriosita ho aspettato altre rivelazioni, ma non c'era più nulla da capire, con De Gregori te lo canto, c'era solo quella scelta.
Lina tentava di spostare, di aggiungere immagini, un maratoneta che corre, come quella famosa gazzella che ogni mattina in Africa deve fuggire più veloce del leone, tentava immagini e ricordi filosofici di una felicità inseguita in Platone e mai raggiunta sul filo del traguardo nella vita di ognuno, iniziata con un urlo, ma l'urlo si soffocava nella tua dimessa oratoria di avvocato che si rifiuta ad ascoltatrici attente, adoranti.
Sarà certamente lo stile di Lorenzo Marone, sommesso, quasi soporifero nel dire, che poi a cascata gorgoglierà nel romanzo come la pioggia argentina di marzo? Sicuramente, altrimenti non capirei tanto successo. Che dice che dice la pioggerellina di marzo che picchia argentina sui tegoli vecchi del tetto? Canta la pioggia, scende la pioggia ma che fa? Ci trasforma e tutti felici diventeremo, perché La Legge del Desiderio, di Muccino, questo dice insieme a te. La felicità ààà, basta volerla, anzi sceglierla.
giovedì 5 marzo 2015
mercoledì 4 marzo 2015
Marco Peano: La somma che tu fai.-Un peana per Peano
Caro Marco Peano, io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato di colpo i sogni miei...
Ero da mia mamma, domenica a pranzo, e dal telegiornale, di rai due o rai uno, mi appari tu, in intervista.
Tu che dici una cosa assurda.
La Memoria somma le cose buone e le cose cattive...
Che fa? Che fa?- Somma, stai dicendo.
Quindi sommiamo tutto, e nel sommare, gli addendi, cambiando di posto, danno sempre la stessa somma.
Scusa tanto se posso intervenire e invitarti a scegliere, a selezionare, come ogni giorno fa la nostra memoria.
Sarà solo la mia a selezionare con un principio che non conosco?
Quindi tanto per restare in tema:
Come si scrive un racconto? Si prende una madre che muore, si trafiggono i cuori dei lettori, si scrive l'invenzione di una madre che va via, senza fermo immagine e poi
e poi un peana sarà
Ora però so di te molto di più: Marco Peano,nato a
Torino nel 1979, si occupa di narrativa
italiana per la casa editrice Einaudi. Tiene
laboratori di scrittura narrativa presso la Scuola
Holden. Insieme a Giorgio Vasta è curatore
di Esor-dire, una manifestazione dedicata alle
scritture esordienti.
Quindi come direbbero a Carosello:- Con quella
bocca puoi dire ciò che vuoi
Anzi con quelle mani puoi scrivere e scrivere che
tutti vorremmo quella moviola per fermare
immagine e arrotolare una pellicola che non è più.
Con la stima immensa verso chi già è una somma di
tanto.
Io e la mia mamma non sommiamo, non avendo
niente da sommare.
Possiamo guardarci e stare vicino nella costrizione
del quotidiano.
Ero da mia mamma, domenica a pranzo, e dal telegiornale, di rai due o rai uno, mi appari tu, in intervista.
Tu che dici una cosa assurda.
La Memoria somma le cose buone e le cose cattive...
Che fa? Che fa?- Somma, stai dicendo.
Quindi sommiamo tutto, e nel sommare, gli addendi, cambiando di posto, danno sempre la stessa somma.
Scusa tanto se posso intervenire e invitarti a scegliere, a selezionare, come ogni giorno fa la nostra memoria.
Sarà solo la mia a selezionare con un principio che non conosco?
Quindi tanto per restare in tema:
Come si scrive un racconto? Si prende una madre che muore, si trafiggono i cuori dei lettori, si scrive l'invenzione di una madre che va via, senza fermo immagine e poi
e poi un peana sarà
Ora però so di te molto di più: Marco Peano,nato a
Torino nel 1979, si occupa di narrativa
italiana per la casa editrice Einaudi. Tiene
laboratori di scrittura narrativa presso la Scuola
Holden. Insieme a Giorgio Vasta è curatore
di Esor-dire, una manifestazione dedicata alle
scritture esordienti.
Quindi come direbbero a Carosello:- Con quella
bocca puoi dire ciò che vuoi
Anzi con quelle mani puoi scrivere e scrivere che
tutti vorremmo quella moviola per fermare
immagine e arrotolare una pellicola che non è più.
Con la stima immensa verso chi già è una somma di
tanto.
Io e la mia mamma non sommiamo, non avendo
niente da sommare.
Possiamo guardarci e stare vicino nella costrizione
del quotidiano.
venerdì 27 febbraio 2015
Blu Cavolfiore di Maria Caterina Prezioso
Blu Cavolfiore in caratteri
grandi
“ Gli esseri umani si muovono
sempre e solo a causa di una idea, di un pensiero, anche se solo sotto forma di
istinto.”
“Partendo da Abramo”, sto
leggendo nella prefazione “noi eseguiamo ogni nostro movimento, perché mossi da
qualcosa, che nella nostra mente ci sveglia, ci interroga, ci allarma, non ci
dà tregua”
In un istante sappiamo tutto.
L’autrice è di origine ebraica come Abramo e Mosè, Blu Cavolfiore non
risponderà alle domande topiche ed ormai scontate del Chi, Da dove e Dove, ma
si chiederà il perché di ogni cosa, nel dubbio che qualcosa sfugga. Una bussola,
mi sta dicendo Gian Stefano Mandrino che cura la prefazione, fra due esseri, un mistificatore ed uno
sopravvissuto in fuga.
Cara Maria Caterina Prezioso, mi sembra di
conoscerti.
Si comincia così partendo da dodici anni fa, da quando hai iniziato a scrivere questo, e
mi sembra molto interessante il lavorio che ci sarà stato “Non ho la pretesa di svegliare coscienze sopite,
ma ho assunto l’assurdo diritto di mobilitare un popolo in fuga.” Un compito
civile, di civiltà. Due personaggi:
Jacob un sopravvissuto e Jurek un mistificatore.
Jacob: “C’è sempre un quasi,
dove il mediatico regna, dove i nuovi signori feudatari, quando gli è permesso,
ci sguazzano dentro”
Inizia una partita” Veloce, abbandoniamo le carte,
da ora in poi si gioca con i dadi.” Si comincia con Harrison, dal suo romanzo
il film I sopravvissuti e Berto “Il male oscuro” nel 1987 e nel frattempo siamo nell'ufficio Brevetti americano. Questi dichiara con una
ordinanza che tutti gli organismi viventi pluricellulari, ivi compresi animali,
sono brevettabili.
Continuo a leggere, mangio
fetta di pane ai cereali, pane di un forno locale, venduto presso
fruttivendolo, e vi spalmo ricotta prodotta, in zona, da caseificio di cui mi
fido. Non dovrebbero, nessuno di questi, essere prodotti mistificati.
Pia
Illusione.
Sono di ritorno da assicurazione che mi chiede
750 euro, sei mesi, per Panda viola, la
mia. Ad una signora, prima di me, al banco, vengono fatte le condoglianze. Morto suo figlio
di 27 anni per leucemia fulminante. Qui diffuso modo di morire. Quando io
chiesi al direttore generale della Sanità se esistesse un registro tumori per
la Calabria lui disse: Certamente,- e poi aggiunse- cara signora siamo nella
media nazionale!-
Continuo a leggere con negli
occhi il Film “ Le meraviglie” quando le api muoiono avvelenate per prodotto
che il consorzio ha dato al contadino.
Il Consorzio. Provengo da una
famiglia di coltivatori diretti e so come tutto il veleno fatto agli alberi
venisse chiamato ”medicina”
Facciamo la medicina alla
frutta, dicevano ed aggiungevano a casa, se non la facciamo nessuno comprerà
frutta con macchia. Uno strazio. Ci avveleniamo avvelenando. La fine del mondo
sarà. Augurandoci che sia veloce, oppure che si trovi il volano per invertire e
sterzare. Continuo a non voler vedere più intorno a me il mondo di fuori eppure tutto mi arriva a
casa, ora sotto forma di tua invettiva, di tua ricerca, Maria Caterina, una
ricerca attenta, da studiosa responsabile che crede, come me, unico luogo sia
la scuola.
Iniziare dai banchi, dal luogo dove si può parlare di
inginocchiatoi, di singoli, di esseri.
ADHD: una volta venne lo scrittore
Carofiglio e ci raccontò che lui era uno alunno irrequieto, ora, aggiunse
sorridendo, mi avrebbero diagnosticato la sindrome adhd e mi avrebbero dato il
Ritalin. Terribile cosa. Ribelliamoci. In questa partita a scacchi non ci
saranno vincitori
Film Trashed, mi viene in mente con i suoi orrori
L'uomo intelligente risolve i
problemi. L'uomo saggio li evita". da Einstein
Intanto le due memorie, la
ebrea e la napoletana, il popolo che ha fatto il patto con Dio, e il popolo che
ha fatto patto con il destino, sembrano essersi preservate.
Cosa si è salvato ancora?
II PARTE
Continuo
a leggere di esseri umani impazziti ed egoisti, continuo a
leggere
su storie terribili che insegnavo a scuola, a piccole dosi, perché,
se il veleno devediventare antidoto, noi
dobbiamo prenderne pochissimo.
“Pwca
il folletto, esce dal bosco dove ha seminato le reti del sonno e le reti
del
solletico ed anche le reti del riso lungo.
Pwca
aspetta il forestiero che dovrà passare dal bosco.”
Qui
sono proprio a scuola con loro “Il Popolo di Seattle nasce nel 1999
durante una Conferenza dei Ministri, durante
il WTO.” Il movimento conia uno slogan, puoi leggere, puoi pensare, puoi intuire che
un altro mondo è possibile
“E allora Pwca piange vicino perché non è stato
possibile e non sarà possibilesenza spargere neanche una goccia di sangue,
neanche
una goccia del tuo sangue.”
III PARTE
Blu Cavolfiore
Stranissima
cosa intanto succede. Abito a pochi chilometri da Maida,
la mia proprietà è nel comune di Maida, una
mia amica è di Maida e suppongodi conoscere cosa succederà a Novi ligure.
“Mi
piace pensare” invece termina questa storia ingurgitata troppo in fretta, scritta
in tempi lunghi, ma che dà l’idea di essere scritta in pochissimi giorni,giorni
di rabbia e di stupore, giorni di maturità.
Intanto
che litigo col formato word del pc, intanto che sedimento il troppo
dire
e raccontare fra due contendenti che si accorgono del non contendersi,
intanto
che il digiuno poté su…
Blu
cavolfiore mi sembra una denuncia, e come tutte le denunce deve
porsi dei limiti per non espandere troppo il
luogo finendo per esaurirlo.
Restringere
per colpire, se colpir si vuole.
Nel
seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio più la scena si amplifica,
più
lei resta sola.
Lo
stesso straniamento che prende leggendo questo Blu, colorato da una
mente
troppo appassionata per aver il distacco dalla tela. Solo con pochissimo
distacco riuscirà a fare nel blu dipinto di blu
un volare più blu
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mercoledì 25 febbraio 2015
Nella boccia di Facebook una cretina perfetta
Leggo da sempre. Leggo ora su facebook giornali e notizie, leggo e rileggo post di pochi, facendo selezione per leggere meglio, così ogni tanto posso saltare dalla boccia, restandoci dentro.
Stamane leggo
Due autori: Luca Ricci. Scrive racconti, "Il dattiloscritto rifiutato"
Lui è Crocifisso Dentello e ha scritto un romanzo, piaciuto molto a chi l'ha letto, ma rifiutato dalle case editrici alle quali ha fatto pervenire le bozze. Leggo tutto su Luca Ricci che non conosco, e stamani mi sento ignorante come me nessuna mai. Ringrazio Andrea Dentello, questo il contatto di Crocifisso, nome rifiutato da Facebook per il profilo, lo ringrazio perché solo raramente si può fare quel famoso salto dalla boccia e respirare ancora, sorpresi che esista il mondo, la buona letteratura, il desiderio smodato di amare il vero scrivere e non il piattume e pattume quotidiano offerto da mercato e librerie multipiani.
Dio benedica gli assassini, il titolo di un romanzo di Dentello che Renzo Paris, scrittore, colloca nel filone dei personaggi inetti, da Svevo a Tozzi...
Continuo a leggere faccia al muro e così mi trova mio figlio, che domanda perché io stia in punizione, curva su un Iphone a leggere da ore, senza mangiare, oltre orario di déjeuner
Ho un libro in testa, Luca Ricci: Vi racconto perché scrivo racconti.
Fantasmi dell'aldiquà, in compagnia di Maupassant-Ho amato Boule de suif, io. Ho amato Bel Ami
Ed oggi, regalo sorprendente, scivolo giù dal piano inclinato verso un finale con cazzotto. Io non so scrivere, vorrei saper leggere e assuefatta ad un social stavo per dimenticare che la buona letteratura esiste.
Un grazie ad Andrea Dentello, che leggerò ed a Luca Ricci che oggi richiederò in libreria.
martedì 24 febbraio 2015
Gianpaolo Ferrara e la letteratura americana
Quando ti ricoverano porta le armi- Gianpaolo Ferrara
Quattro racconti scritti amando tanto la letteratura
americana, i luoghi e i dialoghi di un’Alabama che poi nome di suo cane è.
Sorridendo di me stessa io scrivo dopo lettura e riassunto
di pagine 420, lette in questi giorni grigi ed invernali, umidi e internazionali,
anzi intercontinentali, così come sono questi quattro racconti, nati a
Benevento, scritti a Minneapolis, corretti a Roma e mandati da Sant’Angelo a
Cancelli
Prima bozza, Benevento
1996
Prima versione,
Minneapolis 2006
Seconda versione, Roma
2013
Ultima versione,
Sant’Angelo a Cancelli (AV) 2014
Autore molto caro a me, lo confesso subito.
Come se lo avessi sempre conosciuto, per lo strano fenomeno
della fata morgana, far sembrare vicinissime due sponde.
Così lo leggo per amicizia, per relazione umana, per
piacere. Leggo sempre come se leggessi me.
“ Le fantasie adolescenziali su di una vita da scrittore
maledetto, si erano realizzate. In qualche parte dentro di me, sapevo che c’era
qualcosa di sbagliato, la parola non superava la carta, come se la carta fosse
stata un buco nero che mangia tutto e tutto prende dalle costellazioni dei miei
pensieri, del mio animo e si disintegra. L’estraniarsi dal gruppo e godere
dello stato di bandito, ad esempio, era una cosa che avevo sempre fatto e mi
piaceva. Io godevo nell’essere escluso, nell’avere il ruolo della vittima. Non
appena qualcuno prendeva seriamente in considerazione le mie qualità, quelle
poche, in me nasceva come un pagliaccio che voleva distruggere tutto e così è
stato... Una notte ho dato fuoco anche a
questo boschetto.”
Ho fatto lettura accurata e attenta e credo di poter dire
con modesta certezza alcune cose.
Giampaolo ama la letteratura americana, quella di Taxi
Driver
Martin Scorsese incontra Jan Paul Sartre, La
Nausea
“Che cosa c’è da temere da un mondo così regolare?”.
“Ho paura di quello che sta per nascere, che sta per
impadronirsi di me… e trascinarmi, dove?”
Così lui, Il
Maratoneta, il primo racconto, è una allucinazione. Allucinazioni…
“Il maratoneta –
che è in ognuno di noi come un istinto – prese il sopravvento sulla mancanza di
gusto … perché farsi morire, è dovuto essenzialmente a una mancanza di gusto,
all’incapacità di valutare il bello; il continuo, silenzioso, pericoloso
trascurarsi.”
Lissa e San, i due
protagonisti, se di protagonisti possiamo parlare, Si domandano chi siano. Abbiamo risposte le nostre stesse risposte.
“ Domande del
genere sottintendono non solo tante risposte, bensì anche un “retro universo”
di storie assurde, un intrecciarsi inestricabile di commedie, tragedie, farse,
scelte, coincidenze, sangue, morte e infine tanta vita giacché si è là a
chiedersi cosa ci faccia una scarpa sulla luna, si è là a riflettere sull'aberrante dato di fatto che l’immondizia umana sia giunta fino alla luna,
che però la scarpa sia una sola, quindi all'aberrante si affianca il comico:
che fine avrà fatto l’altra scarpa? E così facendo nasce una risata che funge
da cesto per mele sia integre sia marce.
Quando si
incontrano tra reduci di stermini diversi tutto ciò sia sottinteso – e non ne
parlino. Per comunicare quella roba lì, utilizzano la risata, la cui funzione –
una delle tante – è proprio quella di tenere in vita della polvere di memoria
senza alcun lamento funebre.”
Qui mi sono interrogata sulla mia risata, utilizzata per fuggire via dalla polvere di memoria.
Qui mi sono interrogata sulla mia risata, utilizzata per fuggire via dalla polvere di memoria.
Ho continuato a
fare copia incolla di rabbia e
razzismo nelle strade americane, la verità nascosta sul sogno americano
di possibili integrazioni dopo tante cancellazioni, dopo tanto disprezzo.
“Dal racconto di
Lissa:-È lì che compresi cosa volesse
dire quella frase, ignorare è il maggior disprezzo o roba così. In quell'occasione, però, dentro di me si fece sempre più nitida l’impressione di essermi innamorata di un involucro
vuoto.”
Scriviamo dunque
per non ignorare e il maratoneta finisce proprio per darsi un compito, malgrado
l’allucinazione collettiva. “ Sono un maratoneta e percepisco la mia forza
sulle pagine del vento. Non corro per vincere, ma per trasportare. Avvenne
così, corsi per portare la parola. Io non sono un corridore, io sono un
maratoneta, un messaggero.
Il secondo racconto “La Poltiglia” è una
allucinazione familiare, un dialogo fra autore e personaggi alla Pirandello.
Sei personaggi in cerca d’autore nella testa di
lui scrittore che ha moglie e figli. Moglie e figli che si accorgono di
lui stranito in un dialogo di cui loro non fanno parte. Ho riso molto,
guardando viso di mia sorella, annoiata dal mio dialogo muto e scherzoso con
personaggi non presenti al desco familiare, i personaggi di Giampaolo.
“Era questo il
motivo per il quale Peppe aveva deciso di portarli a Sant'Agata de’ Goti, un
paesello medievale costruito su di un costone tufaceo, le cui abitazioni
cadevano a strapiombo in una gravina, facendo apparire quel grumo di case come
un unico ed enorme castello.
E il dio dei
ricordi abbandonò il campo che fu preso dal dio dei disturbi
- A cosa stavi
pensando? – chiese Anna, che era appena entrata in macchina e lui neanche se ne
era accorto per quanto era stato assorto nei suoi pensieri.
Lui non rispose
subito e mostrò un volto stupito e intimorito, come quello di un bambino
beccato mentre fa una marachella.
Anna continuava a
guardarlo riflettendo sulla maniera in cui suo marito si era estraniato. Lo
aveva sempre fatto, a volte parlava da solo ad alta voce, imbarazzandola quando
la cosa avveniva in pubblico. La donna non si era mai preoccupata più di tanto,
credeva semplicemente che il marito stesse pensando alle sue storie, alla sua
benedetta scrittura che – nonostante il palese fallimento – continuava a
serpeggiare qua e là nella quotidianità della famiglia come onde che,
frantumandosi sugli scogli, spruzzano iodio ovunque.
Negli ultimi tempi
però, Anna percepiva questo suo estraniarsi come qualcosa di più profondo. Era
come se intorno al marito si materializzasse un altro mondo – egli perdeva ogni
contatto con la realtà.”
“Peppe era da
sempre posseduto da un grumo d’immagini e parole, una sorta di poltiglia che,
come la chimica e la fisica nel mondo della materia, regolava tutta l’attività
della sua elettricità cerebrale. Ciò lo spingeva spesso a distaccarsi dalla
realtà circostante e in alcune situazioni, in passato, aveva vissuto momenti di
amnesia dissociativa. La tendenza, o reazione, a isolare del tutto il proprio
apparato comunicativo scattava in automatico alla presenza di personalità
forti, i cosiddetti uomini alfa o donne mangia-uomini”
“ l’iniziare a
nascondere ti fa uomo, nel bene, nel male, da qualche altra parte, e
soprattutto raggiunge la certezza che il padre non è né più né meno che un
uomo.
Forse dovrei scrivere un libro centrato su
quest’argomento, pensò lui.
Libertà e costrizione”
Libertà e costrizione
Libertà e costrizione
Leggere comunque ci
salva la vita, come una telefonata, come una chat. Libertà nella costrizione
Quando ti
ricoverano porta le armi: Un libro
Ippolita Luzzo
Elena Ferrante al Premio Gomorra
Riflessione semiseria sulla candidatura al premio Strega
della Ferrante, autrice oppure autore semisconosciuto. Oppure gruppo di autori.
Chissà!
Saviane propone candidatura di Elena Ferrante al Premio Strega, famoso premio citato in un mio famoso post: Noi vinceremo il Premio Strega
Da questa riflessione sui social si divaga, come sempre succede in
qualsiasi riflessione a gruppi sparsi, e dopo aver trovato accordo su
candidatura della Ferrante entriamo nel
merito se un autore viva nel suo libro e quindi molto interessante è conoscere
lui, l'autore.
Io credo nella forma d’arte come relazione quindi scrivo: Io
invece sono affascinata dalla vita dell'autore. Parole di Sartre
Gian Paolo Serino:Ippolita vedrai che sarai soddisfatta. Se il
mondo editoriale continua così, pur ormai vicinissimo al "The Crack
Up" ( scomodo il Francis Scott Fitzgerad dei tre articoli pubblicati nel
1936 su "Esquire" e che puoi trovare in Italia da Adelphi), troverai
gli scrittori in libreria al posto dei libri. Tiri un cordino ( ombelicale) e
Ti raccontano la loro vita wikipedia
Ippolita
Luzzo Certo poi può esserci questo eccesso ma leggere un libro
attraversa sempre la vita di chi l'ha scritto. Il lettore legge anche quello. Un
libro non è una cosa
Mi risponde una donna così:- Beh, sarebbe
come dire che a teatro gli attori si presentano con il regista accanto oppure
la Nutella accompagnata da Ferrero
Metterò in anonimo per poter postare questa golosità, assemblando,
lei, opera d’arte unica, come può
essere un libro, a vasetti di Nutella, tutti uguali, quella sugli attori poi me
la spiegherà che io non ho capito.
Il regista dirige e crea ed è con gli attori, proprio
dentro, ti direi.
Così io darei Premio Gomorra a chi accetta anonimato, a chi scrive in anonimato, a chi trama in anonimato. La trama. Certo che siamo contro tutti gli eccessi di presenzialismo, siamo per moderazione e virtù, ma tutto questo dire è responsabilità. Sempre. Ed ogni autore, nella narrazione, scrive se stesso, Cocteau lo dice. Come me.
domenica 22 febbraio 2015
Screditare gli altri- Etica Nicomachea tre
Etica
Nicomachea 3
Il pettegolezzo – Maggio 2011
Nell'etimologia delle parole il loro
significato appare chiaro, chiarissimo, quel che rimane oscuro è il compito che
le parole hanno, il fine per cui vengono dette. Cerchiamo di studiarne almeno
l’etimologia .
Pettegola: nello zoo faunistico la
pettegola è un uccello di palude dal becco molto lungo, dalle zampe slanciate e
sottili, nell'etimologia la parola risale probabilmente al Veneto – vien da
peto? incontinenza verbale? suono che esce dal petto? pettinare?. Sicuramente
riportare, far conoscere in modo da suscitare curiosità futile, insistere su
fatti e persone mettendo in relazione
gesti e parole in modo leggermente e
lievemente malevole, un taglia e cuci per rimodellare un vestito, mettere a
posto l’orlo, lo sbieco, la piega di un altro, un operare chirurgicamente per
dissezionare un avvenimento, un episodio, una persona, che resta nuda davanti all'uditorio. – Per chi ti vuole male anche con sette sottane la carne ti pare!
– dice un saggio proverbio. L’occhio non indulgente vede il difetto, la
magagna, sempre. Il pettegolezzo non è mai chiacchiera interumana, come la
chiamava il mio professore di teoretica, necessaria per creare comunità, ma un
atteggiamento a volte lesivo e diffuso. Eppure – Io non sono pettegola – dicono
tutti così. Sembra che nessuno lo sia, nemmeno la gentile e carina signora,
incontrata per caso stamani, che mi sta raccontando la malacreanza di una donna
che io non conosco. Non ho mai incontrato nessuno che mi confessasse di essere
pettegola, invidiosa, avida, acida, cattiva. Mai. Mai nessuno mi ha raccontato
un suo probabile difetto, una sua minuzia, un – forse sto sbagliando anch'io –
mai. Eppure esistono questi atteggiamenti; vuol dire forse, che me compresa,
l’universo intero è sbagliato, tranne le mie conoscenze? Riprendo in mano
l’etica Nicomachea, che parla di rispetto, di alterità, di riconoscenza, nel
senso di conoscersi, cosa conosciamo infatti noi degli altri e di noi stessi?
Cosa conosciamo oltre il potere di spesa, lo stipendio, il conto in banca,
l’automobile, il gioiello peraltro già superbamente imitato, cosa conosciamo
oltre il pettegolezzo delle corna, dei tradimenti, delle infamie, con i quali
rigiriamo i nostri discorsi? Certo, a
volte, poi indugiamo impietosi su qualche bella e dolorosa malattia, su qualche
disgrazia e come siamo buoni! Che dispiacere! L’etimologia ci soccorre sempre,
perché non si ha misericordia, cioè non si porta al nostro cuore la voce dal
sen fuggita – il pettegolezzo.
Il pettegolezzo però non è calunnia,
maldicenza, no, è piuttosto il tentativo di far conoscere la vera identità dell’altro, ignota finanche al soggetto
stesso, é un modo ideale per insinuare un dubbio nell'opinione altrui sull'immagine che un’altra persona vuole dare di sé. E’ una tensione morale, un
desiderio di verità, di ristabilire seconda la parlante ciò che è giusto, ciò
che è riprovevole. Si pensa erroneamente che se sappiamo trovare il difetto nell'altro abbiamo già messo a posto i nostri, screditare gli altri dà a noi che parliamo un senso di onnipotenza e di amor proprio, perché noi siamo sicuramente migliori!
Poi li confidiamo ad un’altra, in segreto,-Questo posso dirlo solo a te- oppure -Lo sai solo tu- per creare complicità, intimità, con un argomento che non riguarda entrambe.
Se ci si fermasse sulla soglia della maldicenza, il pettegolezzo sarebbe solo un rumore, un suono, un saluto.
Un modo carino e simpatico per avviare il motore della conversazione, un occhio colorito e attento sul variegato mondo dei nostri simili. Un divertimento. Solo distrazione.
Anche di Aristotele se ne diceva delle belle, solo pettegolezzi.
Il pettegolo, lui diceva, è un serpente con la lingua biforcuta. Esagerato! Di cosa si potrebbe parlare infine?
Ippolita Luzzo
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