Patres - Gli occhi di Saverio
Tavano
Portami un punto di vista- La cecità ci
renderà liberi. Liberi di immaginare la
linea dell’orizzonte. La solitudine e la cecità.
L’attesa ci lega ad una sedia
con un corda corta. L’attesa di una vita per dover dire no. Attendere, prego.
Dalle molteplici associazioni
che si affollano nella mente e continuano a dialogare su Patres
Mercoledì delle ceneri
Con Goethe
Se vuoi possedere quello che
i padri ti hanno dato, se vuoi possedere l'eredità, devi riconquistarla.
Dovrei andare alle ceneri,
ora, dovrei ricordare momento in cui si entra in Quaresima, secondo liturgia
cristiana.
Dovrei, eppure resto qui,
incollata ad un testo, ad un atto teatrale già visto e di cui mi ero spesso
ripromessa di scrivere.
Ho in cartella, sul tavolo, “
Gli uomini mangiano i pesci” scritto da Anna Vinci e Giovanna Casadio, altra
terribile storia su un mare “cangiato”.
Una volta era gli uomini a
mangiare i pesci, ora sono i pesci, la spigola, a mangiare uomini, cacciati
dalle loro terre, in fuga, ribaltati in
mare da carrette, gusci stracolmi.
In Patres quello stesso mare è
avvelenato. Da chi? Dagli Innominati che si fischiano come gli uccelli per
chiamarsi e ogni tanto si sparano.
Nel dialogo, con noi
spettatori, un figlio cieco, legato con una corda ad una sedia, sta in una
stanza vuota. Aspetta, quel figlio, è
un figlio che verrà spogliato e lavato da un padre anziano, anziano di delusione, di vuoto a perdere, anziano di anni non suoi.
un figlio che verrà spogliato e lavato da un padre anziano, anziano di delusione, di vuoto a perdere, anziano di anni non suoi.
Ritorna, fra noi e loro, il mare, questa
volta sporco, maltrattato, luogo di furti, di scambi, di rotte, in cui la
malavita organizzata ha perpetuato uno scempio. Lo scempio dei rifiuti buttati,
delle scorie avvelenate. Un mare che muore ogni giorno, bagnando spiagge
tristi.
Nel parlato, fra figlio e
padre, il racconto del lavoro dei pescatori, del tirare le reti, del tempo
della passa, delle stagioni dei pesci, ogni pesce ha un suo mese. Si
intrecciano qui i due atti teatrali, di Anna Vinci e di Saverio Tavano, il
femminile di due donne amiche lì, qui il
maschile di un legame familiare fra due uomini.
C’è fra queste due scritture una scena simile
sul momento della confidenza di una sessualità travisata, uno
scangio.
Da
inizio in cui si raffigura l’attrazione con una bambola gonfiabile oppure con
maliziosi accenni, nelle due rappresentazioni, al momento vero in
cui il sesso è racconto.
Patri:- Chi ti piaci a tia?-
Figghiu:- Mi piaci quannu mi cunti i stori.
Quannu mi cunti i stori iu ci viu, viu tutti i culuri, viu tuttu chillu ca tu
mi cunti, sientu l'adduru, sientu i rumuri.-
Il momento in cui il padre
racconta al figlio di come si trovò impigliato in una storia non sua, di come
fu lui ad individuare il punto più profondo per lasciare nel mare una puzza
mortale. Solo nel racconto lui prenderà consapevolezza e andrà via,
allontanandosi dal figlio che testimonia, con ciò che sa, una colpa.
Onora il padre. Quale padre? Ci
chiediamo. Noi tutti Telemaco, figli di epoca senza padri, non responsabili,
ciechi di una cecità civile che ha deturpato il fuori e il corpo, ammalandoci.
Patres di Saverio Tavano,
interpretato da Vetromilo e Natale, ci lascia
nella stanza insieme al figlio che riprende a leggere un mappamondo
immaginario per trovare coordinate smarrite.
La memoria la rabbia la
speranza
Il salto di Saverio ad occhi chiusi e vista ottima
“Patres”, regia e
drammaturgia di Saverio Tavano, in scena Dario Natale e Gianluca
Vetromilo per la produzione della Residenza Teatrale Ligeia Lamezia
Terme/Scenari Visibili e col supporto della Regione Calabria. Premio
contro le mafie del MEI 2014, Premio al Festival Inventaria 2014 Roma, secondo premio
al Festival Teatrale di resistenza - Museo Cervi (RE)
In alto dettaglio dal Polittico Griffoni di Francesco del Cossa
gentilmente visto con gli occhi di Luciano Marabello.
Tutte le ceneri che ci porteremo in capo sono ceneri che idee bellissime ci faranno vedere. Portami un punto di vista.
Dai luoghi del possibile
Dai luoghi del possibile