Ok
|
|||
Una
medaglia cento illusioni. Il giornalismo che non mangia. Puri. Premiati. Ma
non pagati. Quelli che ci credono.
Quelli come noi ben pochi sai ce n'erano...
Diranno
così ai loro nipotini i giornalisti che mi confessano di tutto in messaggi
privati.
Come non siete
pagati, come venite licenziati, come ora fate i telefonisti a cottimo, come
tutto involve il tempo e non lo puoi fermare. Una stampa al tempo di Gutenberg.
E poi su sponde diverse pluripagati giornalisti inneggiano canti osceni, accoppiano testate e prendono fondi
nazionali, generano mostri e costruiscono mondi paralleli di verità nascoste.
Evviva.
La Repubblica non è Il Giornale, Il Giornale
non è La Stampa.
La Stampa
non è Il Mondo... Libero.it
Il Tempo non ci basta.
Noi non vi leggiamo più. Ci leggiamo tra
noi. Fiduciosi che una stretta di mano e la stima valga di più dei tanti
premi Pan d'oro, Premi Pan di zucchero
del paese di Bengodi.
"Dacci oggi
il nostro pane quotidiano"questa la preghiera antica pur sempre valida
Il pane
cibo di ogni comunità, Cara Ester siamo con te. Con stima e libertà
|
lunedì 29 settembre 2014
Cara Ester Castano- Una medaglia cento illusioni
martedì 23 settembre 2014
Anime Nere- Film di applausi
Fra Africo eBianco, la favola racconta Anime nere
Ho
applaudito felice quando il padre di Leo
ha puntato la pistola, sparato il fratello e poi tutti i responsabili della morte del figlio. Sollevata e giuliva avrei voluto parlarne ma
non sapevo con chi.
Avrei voluto
dire che quando la moglie:- Posa la pistola- esorta verso il marito, il film
finisce ed entriamo nella realtà.
Dopo il racconto, il fabuloso mondo da tragedia greca si era dissolto con il deus ex machina di due o tre colpi di pistola.
Dopo il racconto, il fabuloso mondo da tragedia greca si era dissolto con il deus ex machina di due o tre colpi di pistola.
Anime nere.
Una favola nera. Una tragedia individuale.
Non è un
film denuncia. Un racconto. Da un romanzo.
Alcune volte
succede che indicibile realtà abbiano bisogno di capovolgimento letterario, si abbia necessità di ricorrere a
strumenti insoliti per narrare quelle anime, quei silenzi inespressi forieri di
tragedie vere.
E’ nell’aria,
si sente che tutto si svolge e nell’aria andrà via.
Così come il
postino, personaggio di un altro libro su un paese della Calabria," Breve Trattato sulle Coincidenze" di Domenico Dara scrive di una
Girifalco all’epoca dello sbarco sulla luna, una Girifalco fra il sonno e la
veglia, panni appesi e lettere artatamente trascritte e rispedite per reificare
il corso di avvenimenti, così, nel libro e nel film dello scrittore Criaco e del regista Munzi, il padre di Leo, Luciano, primogenito appartenente ad una numerosa
famiglia di Africo, già segnato dall’uccisione
lontana di suo padre, riscrive storie di un sud fatto di silenzi.
Un sud
magnificamente fotografato, Aspromonte percorso nelle sue curve e mulattiere,
le case non finite, lo squallore e le bestie scannate e mangiate senza
aspettare che vada via la cadaverina, che si frollino le carni, mangiate ancora
vive. Fumanti di vita, di sangue, uccise e squartate, sgozzate e divorate con
crudele fame, divorando insieme ogni
possibile e probabile bellezza.
Tutto deve
essere brutto nel regno della bruttezza, della malavita, si chiama proprio
così, e chi ne vuole scappare può andare via solo nell’onirico, nella
mescalina, nella rinuncia a farne parte, con bontà.
La bontà
dell’uomo che cura le bestie e le accarezza contro la violenza del coltello che
tronca il giugulare e fa zampillare il sangue.
Dal sangue
del sud, e questo è un sangue universale,
il conflitto all’interno di tutte le famiglie, l’odio e le differenze in una
saga, dal sangue la parca recide il filo ed il destino si compie. Resta lo
sguardo di Luciano, che interpretato da un attore bravissimo, Fabrizio Ferracane, ci rimanda nel
riscatto che attendiamo da millenni, dal dì che tutto ebbe inizio. Resta uno scarto fra realtà e racconto che non riguarda una regione, un paese, un gruppo. La sottile linea al di là dello sguardo, degli occhi velati di pianto, di una bontà costretta alla violenza con una volontà mai abbandonata di esser diversi.
domenica 21 settembre 2014
Tenacia Calabra- Stefano Zenni a Lamezia Terme
Tenacia calabra
Così inizia
a dire Stefano, rivolgendosi affettuoso al suo amico Tommaso Colloca che tanto
e per tanto tempo lo aveva invitato fin qui per fare una lezione. Marcello Nicotera,
presidente dell’associazione è emozionato.
Libreria
Tavella. Serata con John Coltrane. A love supreme.
Iniziativa dell'associazione Suoni del Sud Lamezia. Stasera bella serata.
Io sono una
dilettante in tutto, non conosco assolutamente nulla, se non avvertire una
elettricità nell’aria e restare in ascolto di ogni parola di Stefano Zenni, musicologo e docente presso i conservatori di Bologna, Firenze e Pescara. Un uomo che ha la bravura di
semplificare concetti e conoscenze e innalzare il tono della spiegazione esattamente
come faceva Coltrane nella musica.
Non conoscevo
Coltrane, stasera Stefano lo ha reso amico caro a tutti, a chi si bea di
ascoltarlo nota per nota, tre note, ripetute, a chi lo ama da sempre, a chi
come me niente sa.
1964- La
voracia di Coltrane. Il termine Voracia mi piace moltissimo, lo appunto.
Dai trenta ai quaranta Dal 61 al 63 Coltrane ricomincia a scrivere, dopo un periodo in cui ha suonato pezzi altrui, pezzi suoi. Ricomincia da tre? Come Troisi. Tre note. Quando altri alla sua età sono già grandi lui deve ancora iniziare. Abbiamo sempre speranza di iniziare, se un talento esiste. After the rain composta nella confusione di un club di Filadelfia
Dai trenta ai quaranta Dal 61 al 63 Coltrane ricomincia a scrivere, dopo un periodo in cui ha suonato pezzi altrui, pezzi suoi. Ricomincia da tre? Come Troisi. Tre note. Quando altri alla sua età sono già grandi lui deve ancora iniziare. Abbiamo sempre speranza di iniziare, se un talento esiste. After the rain composta nella confusione di un club di Filadelfia
“Crescent”
bellissimo , concept album, una storia da raccontare, gemello di A Love Supreme
Dalla musica
alla filosofia, ognuno prende appunti su ciò che riconosce suo patrimonio di
studi.
Io scrivo
sulla impaginazione narrativa di Coltrane, sul suo voler raccontare una storia,
la storia che tutti percorriamo su un binario ben strutturato, sulla strada che
abbia una direzione
Non importa
quante variazioni possiamo o lui può
dare al cammino, all’ascolto, resta fermo il principio, la direzione che
abbiamo preso.
Nella vita
di tutti noi, dice Flaiano, abbiamo due o tre giorni da ricordare, tutti gli
altri servono a far volume. Tre note, dice
Coltrane, con Flaiano.
Pochi
elementi e con questi creare una complessità. Tre note
Dalla cellula
di base le molteplici razze umane, i pesci, gli uccelli, gli insetti, i suoni. un
affascinante caleidoscopio ci fa vedere la molteplicità delle strutture.
L’ossessivo,
io direi curioso, Coltrane, studia quel motivo che ha nella testa, che si porta
dal tempo in cui suonava blues,
abbiamo un riff che ripetiamo ossessivi.
Tutti abbiamo un riff, geghe geghe geghegè, Rita Pavone, 1965
Tutti abbiamo un riff, geghe geghe geghegè, Rita Pavone, 1965
e sul
binario della nostra vita con Coltrane prendiamo una nota e la trasportiamo in
un movimento centrifugo, vaghiamo con lui, come lui, verso il riposo finale, e
lui, Coltrane che morirà giovane, affida la sua melodia alla spiritualità immersa in noi in una crasi, una fusione fra
corpo e anima, fra pensiero e azione, fra orgasmo e amore, fra piacere e
dolore.
Un amore
supremo, il principio e la fine, il fine è un salmo. Una preghiera da recitare
nell’ebbrezza di esserci stati.
Grazie a
Stefano Zenni
Muoino sempre giovani e restano sempre giovani, Coltrane e Troisi.
Vivono nei tantissimi altri che li portano con loro, che ne restano segnati. Come Carlos Santana
Muoino sempre giovani e restano sempre giovani, Coltrane e Troisi.
Vivono nei tantissimi altri che li portano con loro, che ne restano segnati. Come Carlos Santana
lunedì 15 settembre 2014
Caro Walter Siti, resistere non serve a niente, ti direbbe Antonio
Caro Walter
Siti, resistere non serve a niente, ti direbbe Antonio.
Antonio,
incontrato stamattina in riva al mare, con un metal detector, mi spiega la sua
filosofia di vita.
Molti
cercano funghi, altri raccolgono lumache, lui va sulla sabbia del mare, con
cerchio magico, e trova oro, argento e mirra, mirra no, l’ho aggiunta io, lui
trova euro, in moneta.
Tutto quello
che viene perso, dimenticato sulla spiaggia, che il mare prende e restituisce
dopo la mareggiata nel sempre eterno movimento delle onde.
Mi mostra il
gruzzoletto della cerca mattutina, poco valore, in effetti, ma lui è felice,
ed insieme a lui due cercatori sono felici di trovare quello che altri hanno lasciato.
Antonio mi
dà permesso di mettere fotografia sul mio post, io applaudo contenta e mi riimmergo nella lettura di Walter Siti "Resistere non serve a niente" Premio Strega
2013, comprato per tre euro al festival Comics di Lamezia ieri sera. Non avrei
speso di più, ho abolito soldi nel mio regno da tempo, oltre gli spiccioli non
spendo più.
Così leggo
da stamattina, caro Walter, questo tuo libro che non è un romanzo, non è un
saggio, saggio lo diventa a pagina 247,
qualche pagina prima, non è niente, se non, a me sembra, un remake di I soldi in Paradiso
scritto da Anonimo, vero nome era Gianfranco Piazzesi.
Anche lì
stesso scenario apocalittico. Beh, lì avevano rapito una bimba per avere riscatto
da Agnelli, ma sempre denuncia del capitalismo era.
Il tuo
noioso racconto non è ironico, certo ben scritto, in un italiano piacevole, non
è satira, non è romantico, non è un'inchiesta, visto che tu taci sui nomi, sui
luoghi, e non fai denunce alla
magistratura, non è un romanzo e nemmeno
un dossier giornalistico che possa aiutarci a far luce.
Su cosa poi? Sul capitalismo piramidale? Scusami se ho studiato Marcuse e tutte le scatole cinesi e non, tutto il montare di una economia criminale già la conoscevo dagli anni settanta.
Scusami.
Su cosa poi? Sul capitalismo piramidale? Scusami se ho studiato Marcuse e tutte le scatole cinesi e non, tutto il montare di una economia criminale già la conoscevo dagli anni settanta.
Scusami.
Come hanno
fatto a darti lo Strega lo immagino, Serino ha svelato come si può vincere il
premio, tu avrai avuto gli amici giusti, probabilmente, visto che ti hanno confidato tanto.
Ora perché mai
te lo hanno confidato quel loro mondo di rose e candore?
Certamente
per darti l’onore di stringere addosso la vittoria allo Strega!
Strega
forever
Ippolita Luzzo
Ippolita Luzzo
domenica 14 settembre 2014
La x delle lucciole - Siamo tutta luce
L'incognita che cerchiamo in tutte le equazioni.
Quando ero alunna, davanti a problemi algebrici, risolvevo di fantasia, e le stesse equazioni difficilmente mi davano risultato simili, ogni qualvolta risolvevo la x.
Una incognita sempre diversa mi si svelava.
Nessuna sorpresa dunque sulle tante dinamiche interpersonali che hanno risolto questa equazione del #vivonotranoi a Lamezia Terme
Noi siamo tutta luce
Il mantra dei nostri giorni difficili.
Siamo tutta ombra.
Insieme
Senza ombra niente luce
Così fra ignorare e non guardare
fra silenzi e lontananze
appaiono nuove lucciole.
Le lucciole della comprensione
Quando ero alunna, davanti a problemi algebrici, risolvevo di fantasia, e le stesse equazioni difficilmente mi davano risultato simili, ogni qualvolta risolvevo la x.
Una incognita sempre diversa mi si svelava.
Nessuna sorpresa dunque sulle tante dinamiche interpersonali che hanno risolto questa equazione del #vivonotranoi a Lamezia Terme
Noi siamo tutta luce
Il mantra dei nostri giorni difficili.
Siamo tutta ombra.
Insieme
Senza ombra niente luce
Così fra ignorare e non guardare
fra silenzi e lontananze
appaiono nuove lucciole.
Le lucciole della comprensione
venerdì 12 settembre 2014
www.illametame.it Gli insetti #vivonotranoi
www.illametame.it il giornale di Lameta-
Editoriale.
Editoriale.
Pastelli e collage su carta vetrata di Caterina Luciana da Be Cause via Enrico Toti Lamezia Terme- 13 settembre 2014 fino ad Ottobre inoltrato. Da una idea di Ippolita Luzzo.
Con tutto l'amore che posso.
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te
non sciuparla
Dall'ignoranza che schiaccia l'insetto, ignorando un turbinio di vita simile,
al mantra del Siamo tutta luce, conosciamo se c'è luce, luce e ombre.
Senza ombra niente luce. Senza luce niente ombre.
Dal piede che schiaccia, passando per tutte le modificazioni che riti sociali ed educazione hanno elaborato per piagare coscienze e costruito ordine, alla confusione incredibile di un tempo senza apparenti regole e confini.
Un periodo cieco, con occhi di bimbi chiusi, un momento storico di maschere, apparenza, e sostanze piramidali, appartenenti a pochissimi.
Il restringimento di beni comuni, la predazione, il nuovo ordine mondiale basato sulla sottrazione, con l'abbuffata di fotografie vuote, di stimoli basici su corpi putrefatti e terribilmente siliconati.
Il nulla dell'offerta, come uno sciame che acceca, come cavallette che divorano e zampettano sui raccolti distruggendo affetti, desideri, sacrificio, parentele, come acari, zecche, vermi e sanguisughe, bevono sangue fino a schiattare, così il nostro momento ora.
E se non puoi la vita che desideri...
Mettila su carta, Trasformala, elabora simboli, e diventa profeta di un tempo nuovo. La rinascita
Dalla sapienza del Siamo tutta luce la spes unica dea, dalla Sapienza
a noi, a Caterina Luciano, alla sua semplicità, alla sua umiltà, al grande lavorio e impegno di denuncia verso tutti gli irresponsabili e invertebrati, a Paola Bottero, una macchina da guerra, un motore sempre con accelleratore pigiato al massimo, ad Alessandro Russo, la sua dolcezza e la sua pazienza, l'abnegazione, a Luciano Pesce, titolare di Be Cause, alla sua carica umana, l'accoglienza, la disciplina,e un grande bacio ad Angela, sua splendida compagna, da tutto questo sono nati #vivonotranoi, orgogliosa di esservi vicina
domenica 7 settembre 2014
Cara Maestra-Luigi il gatto- Nino Racco
coincidenza 397
Cara maestra,
un giorno m'insegnavi
che a questo mondo noi
noi siamo tutti uguali.
La Lectio Magistralis di Nino Racco
L'insegnamento di Nino Racco
Nino Racco e Antonella Iemma
Lo spettacolo a Soverato, 6 Settembre 2014
Ciao Amore ciao a Luigi Tenco
Sul palco sta un vero gigante della scena. Eppure il teatro è vuoto. Come nel 1967, ancora ora si preferisce Orietta Berti e Gianni Pettinati.
Il cuoco e la mescita facile, le idiozie delle televisioni, il corpo nudo, panem et circenses che a piene mani la Cultura dei palazzi elargisce a plebe ossequiante e votante.
Ma non importa.
Renato Zero fece il suo migliore concerto davanti un solo spettatore.
Noi siamo molti di più.
Rapiti.
Tenco é con noi, felice di essere capito, interpretato, amato, da Nino, che ingloba suo talento a quello di Luigi, moltiplicando effetto.
Uno studio attento su un solo momento, la vita è fatta di momenti, di situazioni, di costrizioni.
C'erano tutte.
"La vita è fatta da quello che puoi o non puoi", quello che non puoi pesa e impedisce, alcune volte, rarissime, "dall'asfittico spazio del destino", il volo.
Li vidi tornare, scrive Tenco, sul doloroso ritorno dei soldati dalla guerra, tornare senza volto, senza corpo, fantasmi che tornano con tutta la tristezza di aver abbandonato la vita per una causa cretina, voluta da altri.
Nessuno poteva scrivere canzoni e fare film che dimostrassero l'insensatezza della guerra, delle tante di guerre, di allora e di ora. Uomini Contro, di Risi, fu censurato.
A Tenco, già allora, cantante conosciuto e seguito, fu impedito, come a Rino Gaetano, il volo.
tarpando le ali ai suoi versi, distorcendoli per piegarli e piagarli ad una logica di mercato che prostituisce i sentimenti, vendendoli un tanto al chilo.
Le situazioni che soffocano, il corrispondente ha sempre il volto di un altro che ti dice, ottusamente, potresti tagliare qui, potresti adattare meglio, potresti fare più corto, più lungo, più largo. Usa e getta. Il pensiero debole.
Adeguare il tutto al piatto, agli angoli piatti.
Crudeltà? Insipenza? io dico sempre "La banalità del male"
Così lo spettacolo, per me troppo corto, starei a sentirlo per ore, il piacere degli occhi e dei gesti di Nino Racco, le splendide Immagini di Antonella Iemma, con Luigi che dissolve, come nelle foto di Daniele Rizzuti, che fugge, come nelle poetiche fotografie di Antonello Aracri, Lo spettacolo, dicevo, dovrebbe essere visto come lezione, in quella classe ideale di tutte le care maestre che hanno insegnato e non hanno insegnato giustizia e rispetto.
La lettera che Luigi, dalle mani di Nino Racco, mi consegna la sera del 6 settembre, è la nuova versione della sua canzone.
Una lunga strada bianca come il sale
una cattiva strada, le tante strade che potremmo prendere se vediamo tornare i nostri sogni sciupati
Nelle tante versioni che possiamo dare alla vita che già passata, che sta passando, che in fieri ci sta, nelle tante versioni ci sta la versione alta dell'arte e dell'impegno, dello studio e della solitudine fiera.
...Ecco dimmi cosa ne pensi.
Ciao caro
Fammi sapere per tempo.
Dallo spettacolo Ciao Amore Ciao di Nino Racco e Antonella Iemma
Sul palco sta un vero gigante della scena. Eppure il teatro è vuoto. Come nel 1967, ancora ora si preferisce Orietta Berti e Gianni Pettinati.
Il cuoco e la mescita facile, le idiozie delle televisioni, il corpo nudo, panem et circenses che a piene mani la Cultura dei palazzi elargisce a plebe ossequiante e votante.
Ma non importa.
Renato Zero fece il suo migliore concerto davanti un solo spettatore.
Noi siamo molti di più.
Rapiti.
Tenco é con noi, felice di essere capito, interpretato, amato, da Nino, che ingloba suo talento a quello di Luigi, moltiplicando effetto.
Uno studio attento su un solo momento, la vita è fatta di momenti, di situazioni, di costrizioni.
C'erano tutte.
"La vita è fatta da quello che puoi o non puoi", quello che non puoi pesa e impedisce, alcune volte, rarissime, "dall'asfittico spazio del destino", il volo.
Li vidi tornare, scrive Tenco, sul doloroso ritorno dei soldati dalla guerra, tornare senza volto, senza corpo, fantasmi che tornano con tutta la tristezza di aver abbandonato la vita per una causa cretina, voluta da altri.
Nessuno poteva scrivere canzoni e fare film che dimostrassero l'insensatezza della guerra, delle tante di guerre, di allora e di ora. Uomini Contro, di Risi, fu censurato.
A Tenco, già allora, cantante conosciuto e seguito, fu impedito, come a Rino Gaetano, il volo.
tarpando le ali ai suoi versi, distorcendoli per piegarli e piagarli ad una logica di mercato che prostituisce i sentimenti, vendendoli un tanto al chilo.
Le situazioni che soffocano, il corrispondente ha sempre il volto di un altro che ti dice, ottusamente, potresti tagliare qui, potresti adattare meglio, potresti fare più corto, più lungo, più largo. Usa e getta. Il pensiero debole.
Adeguare il tutto al piatto, agli angoli piatti.
Crudeltà? Insipenza? io dico sempre "La banalità del male"
Così lo spettacolo, per me troppo corto, starei a sentirlo per ore, il piacere degli occhi e dei gesti di Nino Racco, le splendide Immagini di Antonella Iemma, con Luigi che dissolve, come nelle foto di Daniele Rizzuti, che fugge, come nelle poetiche fotografie di Antonello Aracri, Lo spettacolo, dicevo, dovrebbe essere visto come lezione, in quella classe ideale di tutte le care maestre che hanno insegnato e non hanno insegnato giustizia e rispetto.
La lettera che Luigi, dalle mani di Nino Racco, mi consegna la sera del 6 settembre, è la nuova versione della sua canzone.
Una lunga strada bianca come il sale
una cattiva strada, le tante strade che potremmo prendere se vediamo tornare i nostri sogni sciupati
Nelle tante versioni che possiamo dare alla vita che già passata, che sta passando, che in fieri ci sta, nelle tante versioni ci sta la versione alta dell'arte e dell'impegno, dello studio e della solitudine fiera.
...Ecco dimmi cosa ne pensi.
Ciao caro
Fammi sapere per tempo.
Dallo spettacolo Ciao Amore Ciao di Nino Racco e Antonella Iemma
fotografia di Antonello Aracri
Iscriviti a:
Post (Atom)