domenica 1 dicembre 2013

Sgravo-Lo sguardo di Diego



Sgravo- Lo sguardo di Diego




Ieri Be Cause Art Space ha inaugurato la mostra  di Diegokoi

unica in tutta Italia, poi l’artista esporrà a New York, in Messico e nel Principato di Monaco… nel regno della litweb espone da anni!

Non potevo non esserci

In anticipo sull’apertura mi aggiro fra i disegni, assaporandomeli.  
 - Durante la serata di inaugurazione il 30 novembre eseguirò un action painting di un'opera inedita!- dice Diego.

Guardo alcuni dei suoi quadri avvolti da acqua che scivola, da impalpabile nebbia, da trasparente cellophane e ricordo Il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, altra opera suggestiva, uguale,  quasi che la pietosa copertura renda ancor più nude ed esposte le povere membra.

Un chirurgo tra noi... Bisturi, prego.
 Attendo pazientemente che Diego inizi un suo intervento con matita e gomma. Aspetto ora accucciata vicino la scatola di Graphite by Caran d'Ache, custode del segreto di un'arte che prende vita. La sedia e il cavalletto sono pronti. Il cartalegno aspetta la sua mano. Iperrealista è stata chiamata la sua arte. I suoi disegni viventi e inquietanti, sereni e domandanti, sono oltre. Sbandano dalle strade usuali, e trovano nuovo offrire di una realtà banale se non trasfigurata dall'arte. Grazie d'esistere, scriverei, se non mi rendessi conto di ricordare una canzone. Una bella canzone. Quello che mi piace di tutto questo, della vita che ci sorprende, è il sorriso stupefatto di Diego, il suo essere semplice, sempre incommensurabile ma umile, tra noi, lo sguardo leggero e deliziato come se in lui abitasse un visitatore dei luoghi dell'immaginazione che riproduce con abilità le sfumature dei visi.
 Sotto il ragno una scritta: Tanto nessuno mi accetterà.
 Così il titolo dell'opera. Forse si riferisce al ragno, un ragno terribile, non come i ragni grandi e materni di Louise Bourgeois. -Noi che veniamo dal surrealismo noi che andiamo oltre la percezione del piatto e banale, noi capiamo con la fotografia una realtà che parla urlante il particolare che svolge, noi non viviamo sul sentiero tracciato.- Potrebbero dire entrambi e io insieme a loro.
 Questo è un lavoro fatto solo con matita e gomma, un lavoro di sfumature, a settori, mi dice una donna, accanto a me, a pezzetti, poi da quei pezzetti uscirà il viso intero come se sorgesse dalla tela. Sorge un quadro e chi lo sorge sei tu.

Sgravo, alleggerisco, libero, allevio- mi dici dal quadro- ed ogni mattina, guardandoti io alleggerisco, libero e allevio, Sgravo  i miei pensieri consegnandoli all’arte che ci fa volare.

Grazie al genio universale che ogni tanto scende a visitare l’umanità…che si occupa di altro.


sabato 30 novembre 2013

La Biblioteca che non c'é



La biblioteca che non c’era

Credo che il reato sia andato in prescrizione, eravamo al sud negli anni ottanta.
Fu bandito un concorso per un posto di bibliotecario a Falerna, un paese del versante tirrenico catanzarese.
Vennero fatte le regolamentari prove scritte e orali ed io partecipai.
Suppongo che fossi l’unica laureata.
Non vinsi. Mi dissero che ero arrivata ex aequo con un altro concorrente dotato però di titoli e preferenze.
Era costui, seppi dopo, il vincitore designato, il concorso era stato fatto su misura perché lui rientrasse da una sede disagevole al suo paese.
Non me ne dolsi più di tanto perché seppi che la biblioteca, allora, non esisteva, che quindi non avrei mai potuto fare come Borges, la bibliotecaria cieca.
Nel sud si procede così, poi certo ognuno ha il suo destino, e diventano giornalisti rampanti uomini senza passione del giornalismo, diventano politici uomini senza passione per la politica, come il bibliotecario di Falerna, che magari sarà bravissimo, ma desiderava soltanto ritornare a casa.
Analisi su analisi si fanno per non dire che i soldi si suddividono fra compari, fra amici e purtroppo nemmeno fra amici preparati.
Certo noi pubblico plaudente di tanto sciupio dovremmo dire, indignarci e additare, ma noi siamo vili, deboli, confusi e ricattabili.
Ecco l’importanza del regno della litweb, che, essendo un regno che non c’è, può dire quello che non c’è.
Come la biblioteca di Falerna che magari adesso c’è, bellissima, luminosissima, frequentatissima, faro di cultura nel paese delle prugne verdi.

martedì 26 novembre 2013

Vito Teti- Il senso dei luoghi




Vito Teti- Il senso dei luoghi
Il senso dei luoghi. I luoghi del nostro studio. Chiostro di San Domenico, vi si faceva educazione fisica. Lanciai la palla di ferro fra i piedi della mia prof di allora, nel lancio del peso. Sempre una schiappa in educazione fisica! Mi esonerai, addirittura, un anno! Questa sera non mi esonero
Maledetto sud
“Teti, ordinario di Etnologia dell'Unical, si occupa da sempre dell'uomo e del suo rapporto con i luoghi, di borghi a rischio abbandono e di usanze alimentari
Ne “La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridonale” (manifesto libri 1993),anticipava  il dibattito politico-culturale generato dall'affacciarsi di un soggetto atipico e non ancora inglobato negli orizzonti governativi quale nel ventennio berlusconiano si mostrò la Lega Nord.” Da un articolo di Eugenio Furia sul Corriere di Calabria, unico giornale che leggo ogni tanto.
Ho conosciuto Vito Teti leggendo la prefazione che lui ha fatto al libro Frontiera di Pina Majone Mauro, ho poi seguito il suo discorso alla presentazione, presso la libreria Tavella, del libro Il patriota e la maestra, con il quale ha vinto il premio Tropea 2013 e ieri sera sono rimasta seduta al mio posto, nella Biblioteca Comunale, per aspettare le sue parole sul nuovo lavoro Maledetto Sud edito nella collana Passaggi da Einaudi, uno dei più prestigiosi gruppi italiani, e tra i più importanti a livello internazionale.
Ascolto e riporto 
 Noi siamo lagnosi- dice Antonio Bagnato- nella sua dissertazione sul libro,venduto in tutta Italia e in ristampa, presentato davanti al solito gruppo di insegnanti di storia, di lettere, giornalisti di varie testate televisive e webbiche. E fin qui abbiamo seguito la  stringata e attenta analisi. 
  Don Giacomo Panizza, altro relatore, si chiede cosa ci sia dietro. Dietro a cosa?- mi verrebbe da dire e con un sortilegio trasformare la sala in un musical.
Posso dire che sono noiosi? Posso dire che non seguo la traccia troppo conosciuta, fin troppo analizzata, fin troppo sezionata di un cadavere ucciso da avventori distratti. Morto il sud- Gli zombi del teatro di Daniele Timpano ed Elvira Frosini sono più vivi.
Maledetto sud... Aspetto pazientemente che parli l'autore del libro, Vito Teti. Vorrei fare una raccolta firme per avere libri presentati dagli stessi autori, per chiedere relatori muti, oppure stringati, non oltre le dieci frasi, di senso compiuto, e vorrei assistere ad un parlare come quello che ha Vito Teti. Lui racconta con semplicità com'è nato il libro, racconta di sé, com'è giusto che sia, racconta delle sue letture, dei suoi incontri. Mi ha sempre rapita il suo dire, condivido quasi tutto e sono persuasa che  sarebbe un nostro uomo, politico. Ma lui rifugge la politica, siamo tutti ex di qualcosa,  rifugge il maneggio e ci invita a scegliere in che mani ci mettiamo. Questo il punto di dissenso... secondo me scelta non c'è-
Vorrei inviare un mio blog sul pulviscolo storico che mi si ripresenta ogni qualvolta assisto a simili rappresentazioni, assisto da invisibile, e mi chiedo sempre se davvero esistiamo storicamente… senza alleanze che ci uniscano. Con la stima verso un comune sentire, non malediciamo, proviamo a dire bene e già cambia, benedire, maledire e benedire sono sempre due concetti che al sacro ci riportano, dal male al bene. senza soluzione di continuità, infatti non si incontrano mai. 
Contano solo le alleanze.

domenica 24 novembre 2013

Il sortilegio magico



Il sortilegio Magico- La foresta pietrificata del paese normale



Guardo su You tube il faccia a faccia, condotto da Lilli Gruber, a Otto e mezzo, fra Di Maio, eletto dal Movimento cinque stelle, e Serracchiani, eletta dal PD.

Li ascolto con interesse, sono educati entrambi, non si insultano, non si seducono, sembrano due brave persone fatte apposta per lavorare insieme.

Allora perché diamine ciò non è avvenuto?

All’indomani del risultato elettorale, un mio amico, Enrico, vero?, incoraggiante, era sicurissimo che il nuovo governo sarebbe stato il frutto di una sinergia fra questi due schieramenti simili.

Nulla di tutto ciò avvenne, lasciando nello sconforto il mio amico e lasciando in me l’amarezza di aver previsto l’inutilità del voto in un simile momento storico.

Ho molta stima e fiducia nei miei simili, riconosco che esistano moltissimi e bravissimi politici, come esistono bravi giornalisti e presentatori, però sento che stima e fiducia non bastino a fare del mio paese un paese normale.

Mi sembrano e sembriamo tutti pietrificati, certo agitanti, ma terribilmente fermi, e tutto fa pensare a quella profezia sul mondo di Gaia, il futuro della politica, il video che Casaleggio postò nel 2010.



“ L’immagine iniziale con il Pianeta azzurro Gaia di James Lovelock  e quella finale con il cervello umano colorato di azzurro, che ruota come un Pianeta, rimandano inequivocabilmente a 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick. Nella schematicità della comunicazione, totalmente assertiva e incontrovertibile, poco raffinata, ma indubbiamente suggestiva, si colgono atmosfere che sembrano rinviare a Essi vivono, il film di John Carpenter del 1988, che paventa un mondo totalmente dominato dagli schermi televisivi, mentre altri rimandi grafici sono invece a Star Wars e ai suoi titoli di testa o alle locandine pubblicitarie. Un universo di riferimenti che comprende Philip K. Dick, con le sue profezie futurologiche, e sopratutto Ron Hubbard, scrittore di fantascienza ma prima di tutto fondatore di Dianetics, modello di ogni futura religione laica del XXI e XXII secolo. La cosa che più colpisce è proprio la previsione della prossima guerra mondiale, dove, come in una sceneggiatura scritta dal dottor Stranamore, il contatore della popolazione del Pianeta scorre all’indietro fino a fermarsi alla cifra tonda di 1.000.000.000, scandita sul visore di un’ipotetica astronave.” Articolo di Marco Belpoliti



Ecco come ci hanno pietrificato, prima Berlusconi ora i nuovi guru, ci hanno pietrificato con frasi brevi, suggestive, hanno pietrificato con un terribile sortilegio le brave persone che noi siamo.

Sono convinta che non sia possibile per ora muoversi dall’incantesimo, mi sforzo però di ricordare tutte le fiabe, tutte i rimedi e gli antidoti che potrebbero liberarci, non avendo ancora pietrificata la voce interiore del disaccordo.

giovedì 21 novembre 2013

Un romanzo vero: Carta Vetrata di Paola Bottero



Paola Bottero- Carta Vetrata

Chi sono io per scrivere di te? Secondo il mio libraio io sono una fruitrice culturale, secondo me sono una innamorata.
Laureata in filosofia, ho insegnato lettere. Ho letto di tutto e sbirciato tutti quelli che leggevano, per carpire il titolo, la trama.
 Ho solo letto, nella mia vita insignificante.
Questa estate ho vinto il Festivaletteratura Parole Erranti a Cropani e ho conosciuto Andrea Giannasi, Gianluca Pitari, Nunzio Belcaro, Prospektiva, La Masnada e soprattutto la libreria Ubik, il cioccolato Ubik.
Seguendo le attività della Ubik ti ho vista ed è stato amore a prima vista.
Corrispondenza mentale, nessun equivoco, condivisione fra quello che dicevi e scrivevi e il mio sentire.
Ho chiesto il tuo contatto, ho comprato Carta Vetrata e ho seguito i tuoi granelli di Sabbia rossa, rotolandomi felice nelle sue dune.
Carta Vetrata- dove l’unica verità è la finzione
 Questa la prima frase che io sottolineo, leggendola nel risvolto di copertina.
Con questa asserzione io mi sono immersa nella lettura.
Sabato pomeriggio presto, non erano nemmeno le tredici e trenta, mi sono detta leggo un po’,poi vado al cinema e stasera esco.
Invece mia sorella é passata verso le sedici e mi avrà invitato ad una passeggiata sentendosi rispondere che io stavo leggendo Carta Vetrata.
Ho continuato a leggere senza andare a vedere L’ultima ruota del carro, il delizioso film di Veronesi che ho visto lunedì, ho continuato, senza andare da nessuna parte, perché non potevo lasciare Carta Vetrata.
 E una volta finito di leggere  non potevo lasciare la storia ferma nella mia testa.
Una storia del nostro momento finto, delle tante mistificazioni che manomettono il tessuto del convivere civile, sociale, individuale.
Terribile
Ho capito quanto vero fosse il mondo descritto, le relazioni, le pulsioni, quanto fosse opaco questo nostro mondo, quanto fossero tutti nel mondo delle ombre convinti di giocare il proprio gioco.
Fate il vostro gioco, Signori, ognuna gioca come sa, la fortuna è cieca ma si può indirizzare, prendere tutto ora o mai più, signori, oggi a me domani chi lo sa, meglio stare al gioco perché il santo passa una volta sola e cambia tutto cambia se sai stare al gioco.
Terribile
Vero, Paola, terribilmente vero, il tuo romanzo. Mi accorgo che sono quasi le sei e che ho saltato una sessantina di pagine fra pagina duecento e duecento sessanta. Incalzante e spietato, denuncia un vivere sempre piccolo e utilitaristico, senza retorica. Scrosta impietoso il giorno per giorno di un protagonista senza luce, opaco di slanci, in un televisivo anch'esso terribilmente vacuo. Rileggerò questa scrittura, testimone di dialoghi messaggi anti watsappati e cadenzati su un canovaccio da tragedia insignificante. Un libro sull'insignificanza, direbbe Kundera, dei nostri tempi senza eroi. Questo libro dovrebbe andare nelle scuole, non il polpettone scritto e insaporito di amore finto della Avallone. Il libro di Silvia è una finzione mistificante, questo libro certo inventa una storia ma non mistifica. Rileggerò e leggerò gli altri tuoi libri, Bianca come la vaniglia, un romanzo che cercherò.
Il romanzo di una donna che da Torino scende giù  e si innamora della Calabria. Insieme.
Sabbia Rossa è la sua casa editrice, la sabbia del deserto, del silenzio del deserto, Voce di Colui che parla nel deserto, perché questo sembra vivere qui, parlare senza suono, con una voce che non si propaga perché manca elettricità. Mancano gli scambi sinaptici.
Nel deserto che noi tutti viviamo però incontriamo moltissime belle persone, libri, testimonianze, occhi, simili con simili, entusiasti e attenti che porgendoci attenzione ci chiedono di camminare insieme.
Questa condivisione, lo dico sempre, questa dignità, il pudore di essere non propriamente massa e di sentirsi individui, donerà il coraggio di parlare, di scrivere e di leggere storie vere sulla finzione che Carta vetrata sgrossa con mano decisa.
Ippolita Luzzo