martedì 23 luglio 2013

Surrealmente con te- A Salvatore D' Elia



Surrealmente con te- A Salvatore D’Elia



Come i surrealisti facevano collage di pezzi e scomponevano e ricomponevano frammenti di realtà, lasciandola a volte più scomposta di prima, mettendo a fuoco, col grandangolo, e non col cerino, il dettaglio che desse l’interpretazione del fatto,

così io, da buon surrealista raccolgo minuti, domande e commenti su pagine sparse di un facebook antico.

Antichissimo il mio incuriosirmi su tanti di voi che abitate il mio regno.

Interesse vero, ironico, attento, affettuoso.

Ho messo quattro aggettivi, sarebbe stato più giusto usarne solo tre, se io sapessi scrivere…

ma io non sono una giornalista.

Uno strano fenomeno osservo, caro Salvatore, tra i giornalisti, un fenomeno che annoia, addormenta, allontana.

 I tuoi colleghi non si fanno domande



Un giornalista vero si fa domande e ci fa domande che non potremo rispondere mai.



-Perché Dante non gli ha risposto: "Fanculo tu e sta troia"??- Stiamo parlando di Beatrice, vero?
Viaggio con Dante



Allora spiegatemi: a condividere le foto mentre siete sulla spiaggia e vi asciugate con il telomare in mezzo alle gambe (scusate il francesismo), Ci PRENDETE GUSTO, VI PAGA ZUCKENBERG, AVETE UN CONTRATTO CON ALFONSO SIGNORINI?"



No dico.... vi sentite "FIGHI METROPOLITANI" a stare con TABLET sulle ginocchia e accanto 2 IPHONE???



La SETTIMANA DELL'INFORMAZIONE è al completo poveri noi... fra Oranghi, scimmie e cactus, le bonobi, no?
 Ci stanno benissimo



MORALISTI, PERBENISTI, RADICAL CHIC del CACTUS

 - Qui mi hai rubato il cactus. Te lo do, te lo do, in mano, con tutte le spine.- l’amica del cactus- leggi mio blog dal titolo omonimo



Ragazzi, non vivete nella mediocrità, ponetevi quelle DOMANDE che danno senso alla vita. Ad esempio : WILLIAM e KATE avranno un BAMBINO o una BAMBINA? La chiameranno Victoria in onore della regina madre o con un nome più moderno?



Ma un' ORDINANZA contro I TAMARRAZZI che girano FINESTRINO APERTO E MUSICA DANCE A PALLA non si può fare?



GRANDE NOTIZIA DEL TG1 di questa sera: gli Italiani in tempo di crisi in SPIAGGIA affittano LO STESSO OMBRELLONE PER DUE COPPIE oppure lo prendono SOLO PER MEZZA GIORNATA. IL MIO EDITORIALE: "PICCHI UN SU PORTANU DA CASA E SU CARICANU SUPRA I SPALLI CA CI SI CONZANU PURU L'OSSA CCU LA SCUSA??" Sai quanto RISPARMIO..."



Mi piacciono tanto queste domande, mi piacciono perché vorrebbero fare invertire la rotta al novellame che nuota compatto

Mi piacciono perché si oppongono alle frasi sceme che vedo in tanti profili su innamorati prevertiani e leopardiani che non conoscono il ridicolo, mi piacciono perché un sano interrogarsi è alla base di un sapere che fa.

Chi non si interroga vive piatto, certo vive, mangia, beve e gioca a Ruzzle, velocissimamente, però non sa.

Può anche sbaragliarmi a Ruzzle  e domandarmi stupefatto:- Com’è possibile che tu conoscendo un vocabolario di parole non sappia giocare a Ruzzle?-



Salvatore ti lascio con queste domande, le mie

-Con le domande  dove  vuoi andare? 
Con le parole cosa  vuoi fare?
Il giornalista, vero?
Tolgo la virgola dopo giornalista?




I

lunedì 22 luglio 2013

A Giuseppe Maviglia- La passione mediterranea

Se continuo a leggere articoli così un motivo ci sarà, vero?
Teatro, poesie e canzoni popolari. In scena la passione mediterranea
Sabato 20 luglio 2013, articolo sulla Gazzetta del sud

Come si legge un articolo? come si segue uno spettacolo teatrale, un film, una conferenza?
Sempre con lo stesso filo, un filo robusto che leghi il testo e risponda alla domanda- Dove, come, quando, perché-
Secondo Maviglia il filo è, in questo caso, la passione mediterranea
Sta lui scrivendo su  uno spettacolo teatrale svoltosi all'Abbazia Benedittina di Sant'Eufemia,- Pathos- con Mariangela D'Abbraccio.

Il suo articolo non fa una piega, scritto in italiano corretto, scritto con preparazione sul testo, ha citato i brani eseguiti, ed ha risposto a due domande, cioè dove lo spettacolo si fosse svolto e quando è avvenuto.

Sul come e sul perchè, ci possiamo parlare su, vero? cari giornalisti che avete ormai tutti, come Giuseppe, abdicato e componete facendo copia e incolla di pregevolissimi pensieri omologati?
La mia é una domanda retorica di terzo tipo, non c'è una risposta...
Come si é svolto lo spettacolo? Te lo dico subito, Giuseppe.
 La cantante ha iniziato a sciorinare uno dietro l'altro, come un minestrone slegato, Borges e Alvaro, quindi Argentina e San Luca, ha infilato senza nessi riconducibili ad un significato Violeta Parra e De Andrè, ha urlicchiato e si è dimenata senza pathos, se non il nostro di spettatori incauti che, nel mio caso,venuti a vedere lo spettacolo con altre amiche, non potevamo lasciare tutto e andare via.
Perché é stato allestito questo spettacolo è un mistero che scoprirai tu, se lo vorrai, se vorrai ottemperare al compito di giornalista, se ancora rimane nella vostra deontologia di giornalisti la parola scritta- Rispetto della notizia e dei lettori-
Dignità e pensiero libero, scevro da...

 Ma  non puoi, non potete, scusami Giuseppe.
Il mio é il sogno della impossibilità
Dovunque il guardo giro immenso io ti vedo

e non è lo spirito ma la necessità di uniformarsi ad un testo che non spieghi nemmeno la catarsi teatrale di un canto sul pathos.

venerdì 19 luglio 2013

Pathos- con Mariangela D'Abbraccio



Un Pathos vero- la sofferenza degli umani in un mondo di cartone



Seguire lo spettacolo che sul palco dell’abbazia benedettina Mariangela D’Abbraccio ci sta snocciolando senza un filo che leghi i nocciuoli è una vera sofferenza.

Pathos è commozione, è emozione, è coinvolgimento su un umano sentire, mi dice il vocabolario, toccare le corde, e se il regista avesse preso in mano un libro avrebbe saputo anche lui che non basta prendere grani di canzoni, di pensieri e opere, per fare una collana.

Lei, l’attrice, non ha grandi colpe, lei è lì solo per mostrare il suo personale talento interpretativo, urlante e gesticolante solitudini che Roberto Carlos ha scritto magistralmente.

Tenco e Fred Bongusto, De André e Borges, grazie alla vita che mi ha dato tanto…

Così scriveva e cantava  Violeta Parra, cilena, in quei lontani anni sessanta prima di uccidersi il cinque febbraio del 1967

Così scriveva Tenco … Vedrai vedrai, vedrai che cambierà

Non cambia nulla.

Si torna indietro, si va avanti senza spiegare e senza commuovere, una canzone dietro l’altra, una Maria di Buenos Aires e i bambini che senza occhi per piangere hanno Assunte per mamme, mah!

Commuoviamoci dunque, non siamo insensibili al grido di dolore che Mariangela ci porge, sentiamo il pathos incellofanato e paninizzato con hamburger  e tanto kechup, la salsa rossa già cola dal mento degli astanti agli applausi finali.

Vi è piaciuto lo spettacolo?-

Sì, molto- è la risposta

Cancellando in un solo momento cosa vuol dire teatro, il pubblico soddisfatto scema verso l’uscita, commentando il vestito, le poppe, il bel culo dell’attrice che sicuramente è brava, forse lo è, è una vita che calca le scene, canticchiando urlante nello stesso modo canzoni che…

Questo non era un testo teatrale- mi dicono- è un recital

Bene

Recital

Ho ripreso il vocabolario

Da nessuna parte ho trovato ciò che ho cercato

Recital di ieri sera… canzoni e opere in ordine sparso senza un  inizio del sentire, senza uno svolgimento, senza una fine.

Canzoni e opere che hanno sofferto moltissimo insieme ai loro autori e insieme ai pochi spettatori veramente consapevoli dell’uso sgradevole e irrispettoso che gli sceneggianti ne avevano fatto.

Ma su non fare storie- questo anno il bottino è magro-questo anno Albertazzi ha scelto come gli altri anni- uno spettacolo bellissimo, dai, accontentati, a noi è piaciuto tanto!

Questo anno siamo tutti così, inutile  davvero soffrire così!

Siamo al tempo dei giaguari che non si smacchiano, mah! al tempo degli oranghi, di  più di più sempre meglio così verso il medioevo dell’ignoranza.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto 


mi ha dato due soli, che quando li apro

perfetto distinguo il nero dal bianco

e nell’alto cielo lo sfondo stellato

e in mezzo alla folla l’uomo che non c'è, mia cara Violeta

Grazie alla vita che mi ha dato tanto






domenica 14 luglio 2013

Il portico della luna

Il portico della luna


   
 


Dopo tanto tempo dalla morte dell’avvocato Albino Mauro il portico ha riecheggiato suoni e versi di altre estati.
Ogni anno, alla prima luna di agosto, arrivavano sotto il portico gli amici, i letterati, gli artisti, e come nella Grecia del Simposio di Platone, un buffet di cibi  accompagnava  il fluente corso dei versi salaci e melanconici, irridenti e scherzosi, mentre il tutto si mesceva con cori deliziosamente scomposti su  "un’ora sola ti vorrei"
Una fascinazione.
Ripetere il momento, quei momenti, non si può.
Ieri sera era il tredici luglio del 2013, il vero custode di quei luoghi, l’uomo che parlava ai gabbiani non c’era più,  i tanti ospiti nemmeno e un gruppo di nuovi amici si è ritrovato senza un vero canovaccio a interpretare una realtà  più dura,
la difficoltà di vivere in un momento che non piace, senza slancio, senza un vero motivo se non l’amore per:
 Fernando Cimorelli, scultore dal recupero amabilmente grezzo, poggia i suoi cuori, smaltati e non, costruiti con lamiera, frangia e morsetto, incatenati, adagiati o ritti nei sette vizi capitali, augurandosi lui un amore infinito e libero nell’immenso grigiore dell’urbano mondo del brutto che vince.



-No, non vince- gli fa eco Fabrizio Basciano, incantato sulla luna che muove e aggrega ogni cosa, dalle maree ai muscoli umani, dalla forma che un artista crea con un soggettivo sentire riplasmando l’oggettivo che tanto ha studiato.
Siamo noi uno specchio dei tempi, domando io, la fruitrice -senza-, di una cultura che nessuno vuole, quella non omologata e non impacchettata dagli enti e dalle consorterie.
Sì, noi siamo come il tempo in cui siamo, però possiamo essere altro.

Possiamo, con Pina Majone Mauro, essere” Io poeta” e scandagliare i recessi, volare oltre o semplicemente camminare di lato, nel mentre che guardiamo noi tutti intenti a costruirci un momento.
Non esiste un domani se non che sia questo, un istante, una goccia, l’acqua che si fa vita , un dissetarci nel deserto dell’io che Lina Latelli sussurra lentamente goccia a goccia, cristallizzandola nella rosa dura che ognuno di noi porta con sé dopo il suo tour nel deserto vero.
Non so il titolo della canzone che Salvatore Perri intona a cappella, me lo dirà, ed io lo ascolto, ascoltando insieme la giovinezza e la sua freschezza, un gusto salato di cose perdute lontano da noi  dove il tempo è diverso …
Non so perché siamo nell’Altrove, forse perché è con noi la presidente dell’omonima associazione? 
Forse sarà la musica del mare, vero Salvatore? a smorzare il brano al vetriolo che Pasquale Allegro legge.
 Il suo racconto è  sulla categoria dei giornalisti vilipesi e disillusi, alla mercé di direttori anche essi altrettanto scorati da vendite calanti come la luna.
Nessuna luna crescente per loro e il canto solitario di un pastore errante risuona per valli e colline anche nel 2013   - Che fai tu luna in ciel, dimmi, che fai?-
D’Andrea, ottimo traghettatore, ricorda altri cenacoli, altri caffè letterari e ci ninna con una nenia finale, mentre già il languore ci attanaglia.
Non può finire così.
Pasquale Porchia ha fatto i suoi raffinatissimi ensemble fra i versi di Rimbaud e D’Andrè, fra Pina Majone  Mauro e Costabile, ha già cantato il suo Piero che dorme sepolto in un campo di grano insieme a un altro Piero, quello di ciascuno di noi.
Abbiamo tutti una assenza che rimpiangiamo, che vorremmo vicino o semplicemente abbiamo tutti sepolto in un campo di grano qualcosa che… saranno mille papaveri rossi.

E mentre la luna continua il suo corso sul video di Fabrizio Basciano,  mentre in cielo una sua virgola appare lucente,  mentre il mare respira con noi, mentre Pina ci disseta con lei, con le sue parole sull’acqua che...
 è lei, trasmutata come in Ermione, noi siamo silvani, siamo alberi e fiori, siamo  cicale,- vero Lina Cimmino?-, che eravamo uomini un tempo, ora non più, ora siamo quello che non siamo. Solo questo possiamo dire "ciò  che non siamo, ciò che non vogliamo" per dirla con Montale, per dirla tutta poi  ci vorrebbe più tempo
Ippolita Luzzo

lunedì 8 luglio 2013

Il popolo dei citanti



Il popolo dei citanti- Cita tu che cito anch’io



Da Coelho a Baumann, un popolo vestito da citazioni, disegno ornato per colorare una relazione che proprio non c’è.

Un popolo truccato si guarda allo specchio, sceglie con cura ogni mattina dal portagioie cosa indossare, un aforisma, una frase celebrativa, decerebrata, che dia splendore al suo profilo.

Ora stamani mi sento così, uguale a Nietzsche, in piazza a Torino, prima di uno dei  suoi tanti attacchi epilettici, ora invece sono innamorato e ti cito Roberto Cotroneo e l’amore che non sai, che non avrai mai.

Una variegata umanità spulcia google e vocabolari, abbecedari di un tempo veloce che non abbisognano di una sfogliata.

I citanti non hanno esigenza  dell’opera,  non vogliono conoscere troppo, a loro basta una frasetta di due proposizioni, una principale e una subordinata, senza le implicite, per carità!

Poi la rimandano nell’etere opaco spacciandola per un vero pensiero, per il pensiero che vorrebbero fare se solo avessero un minutino, se  potessero poi formularlo, se non dovessero pigiare sui tasti.

Quanti pensieri alati stanno in tutte queste testoline occultate, quanti fremiti, quanti sospiri e quanti tomi di filosofia!

Sembra davvero che tanta scuola non sia passata invano, sembra che noi su cattedre e ai banchi ci siamo nutriti di Socrate, Seneca, Senofonte e Poliziano.

Ho una vera ammirazione per chi ogni mattina copia e incolla un memorandum che li accompagni per la giornata.

Lo so, lo so, se voi li citate, sicuramente sono vostri amici questi filosofi, questi scrittori, lo so, lo so, voi siete uguali, uguali a loro, avete pensato proprio stanotte quella frasetta che oggi postate, lo so, lo so, che voi l’avete pensata più bella, più ricca, ma vi sfuggì durante il tragitto percorso dal bagno in fondo a destra verso il PC.

Miei cari amici di facebook , di Twitter, un cinguettio si può sempre fare, siamo ora in quella città del tutto è possibile, tranne il potere, siamo pure  in un regno incantato e il nostro specchio resta soltanto  unica  e piccola citazione

Specchio specchio delle mie brame dammi la citazione più bella del reame.

Dammela subito così la posto e Biancaneve schiatterà di rabbia, il principe mi corteggerà, e tutto intorno girerà, perché… gira il mondo gira  negli spazi senza fine con gli amori appena nati con gli amori già finiti… il mondo  soltanto adesso io ti guardo

E devo dire che mi diverte moltissimo

Citate ancora senza fermarvi. Leggervi è molto pittoresco!