La Beirut di questi anni
Dopo il conflitto, dopo gli spari, dopo l’occupazione
La bellissima Beirut giaceva sventrata, stuprata.
Così la descriveva Oriana Fallaci- Insciallah
Ricordo perfettamente la mia città alla fine degli anni
sessanta.
Bellissima.
Palazzi barocchi, giardino prospiciente la Chiesa di Santa Maria Maggiore, corso
ancora intatto,
con case basse, architettura semplice, elegante, negozi
piccoli,
e sul corso librerie, edicole, queste per fortuna esistono ancora, scuole.
Ricordo perfettamente e proprio per questo la sofferenza è
pungente.
Chiudo gli occhi,
non voglio vedere lo sventramento e la pavimentazione di Piazza d’Armi, non voglio vedere le case buttate giù e i palazzotti a sei piani di una edilizia lasciata senza regole in anni lontani, non voglio vedere i cassonetti stracolmi, il villaggio zingari ampliarsi a dismisura come una grande ameba.
non voglio vedere lo sventramento e la pavimentazione di Piazza d’Armi, non voglio vedere le case buttate giù e i palazzotti a sei piani di una edilizia lasciata senza regole in anni lontani, non voglio vedere i cassonetti stracolmi, il villaggio zingari ampliarsi a dismisura come una grande ameba.
Non voglio vedere il centro storico disabitato e sciupato,
occupato da uomini soli, con bottiglie in mano, da donne sole, anch’esse con
bottiglia in mano.
Sono uomini e donne di cui non abbiamo nemmeno percezione
fin quando non avranno un passaporto, una regola, una cittadinanza.
Vagano…
Guidando schivo l’ennesima buca.
Un asfalto sbriciolato, cannoneggiato, trapanato
Sono passati le truppe compatte degli israeliani, hanno
bombardato le case degli sciiti
E scontri continui tra sunniti e sciiti si avvicendano.
La mia città piange dolente un mare sciupato, sporcato, una
pattumiera.
Una costa erosa, mangiata, devastata da blocchi dii cemento,
da lungomari improbabili
luoghi del nonsense
Smarrita mi chiedo come sia stato possibile,
smarrita e solitaria mi apparto in un libro
confidando solo nella smemoratezza che, allontanando dalla
mia mente il ricordo della mia bella città, darà quiete al mio tormento.
Ippolita Luzzo
Ippolita Luzzo