giovedì 21 marzo 2013

Ad un anno dalla morte di Tabucchi- 25-03-2012

Mi ritrovo a portare  dappertutto Il libro dell'inquietudine di Pessoa
Parlo e parlo di Soares e dell'eteronimo che non era, del baule lasciato pieno di fogli,  ritrovato e  pubblicato interamente, ma non del tutto, solo negli anni ottanta.
Mi porto a spasso Soares e insieme Pessoa, immaginando con quanta passione Tabucchi potè amare questo scrittore da dedicargli Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa e di voler essere seppellito nel cimitero di Dos Pazeres dove ha  riposato  Pessoa, prima di essere spostato nel Pantheon della patria, ai cinquantanni della sua morte,
Si sta facendo sempre più tardi... scriveva Tabucchi nel 2001, un romanzo epistolare ad un destinatario sconosciuto, esattamente un romanzo epistolario sulla parola che incanta e trascina e conosce anche chi non conoscerai mai... sembra il romanzo che io tengo fermo nei miei cassetti sul web, da qualche anno a questa parte.
Crediamo in tanti al valore, al significato, al potere di parole che portino verità e conoscenza e possano alleviare e confortare esistenze che... forse non esisterebbero mai, senza una parola.
Ognuno di noi sente una inquietudine che lo porta dove nemmeno lui sa
Ognuno di noi sente la missione del dubbio
e scrive scrive ininterrottamente lasciando i fogli in balia di altre mani.
Tabucchi spinse il suo amore per Pessoa fino ad imparare la lingua portoghese, a vivere in Portogallo, a scrivere Sostiene Pereira, ambientato a Lisbona, su un uomo vissuto a Lisbona negli ambienti di un giornale che avrebbe potuto essere un giornale di Pessoa .
 Egli aveva già scritto in portoghese Requiem, sempre sul suo amore, sempre affascinato dai tanti, dai molti eteronimi, dall'impossibilità di incasellare una esistenza, un poeta come Pessoa.
Si intrecciano i destini, si intrecciano senza che le banalità di un quotidiano possano poi farli morire davvero,
ed è questa la vera magia che ci prende verso i messaggi in bottiglia, verso testi pubblicati e non,
la magia che un domani, non ora, qualcuno possa aprire i nostri bauli ed amare i nostri fogli come Tabucchi amò i fogli di Pessoa.
 Storia infinita di esistenze diverse


3 commenti:

oedipus ha detto...

Quando Bach ebbe il riconoscimento che meritava tramite Mendelsson, era ormai morto da cento anni.
Oggi la sua opera suona ancora, ma lui morì come pessimo musicista, come uno che non piaceva quasi a nessuno.
Non credo che poi abbia gioito del riconoscimento universale alla sua arte.

Anonimo ha detto...

Solitamente si dice: nel posto giusto, al momento giusto.
Per chi viene apprezzato dopo la propria dipartita forse il posto era giusto, ma non il momento.

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Virtuale amante

Ippolita ha detto...

Virtuale amante è il nick?
rispondo a te ed ad Oedipus.
Sapranno loro da lassù che noi li leggiamo, che suoniamo le loro musiche, che guardiamo con ammirazione i loro dipinti?
Non so
ma so che certamente non è il successo che ci fa grandi, non sono i click, non sono le vendite.
Quello che ci potrebbe rendere grandi è oscuro anche a noi stessi... con modestia!
grazie a voi