15 luglio
2011
Ho dato
Ho dato alla Biblioteca comunale l’Enciclopedia
Einaudi, l’avevo pagata quattro milioni alla fine degli anni settanta.
Volumi
grandi, rossi, tutti i collegamenti semantici,
sociologici, strutturali.
Ho dato La
storia del partito comunista di Paolo Spriano, volumi quasi intonsi, Pajetta, Bordiga,
Gramsci.
Ho dato
Lenin Stato e Rivoluzione, L’ideologia tedesca di Marx ed Engels, Rousseau Il
contratto sociale.
Ho dato per
niente la mia vita.
Ho riempito sacchi di libri e l’ho depositati alle porte di amiche, nelle sale dei professori, dove donne garrule e pratiche li hanno tagliati in mille pezzi per farne dei collage.
Ho riempito sacchi di libri e l’ho depositati alle porte di amiche, nelle sale dei professori, dove donne garrule e pratiche li hanno tagliati in mille pezzi per farne dei collage.
Ho strappato
ciò che ho scritto, i miei diari scolastici, i miei pensieri perché nulla
doveva restare di quel tempo.
Ho dato il
mio Tfr, quarantamila euro, il mio conto in banca, i miei averi, ma rivoglio
indietro la mia firma, il mio nome.
Ho dato
giorni, ore, minuti, in attesa, sognante, sperante che tutto fosse solo un equivoco.
Un errore, uno
sbaglio, mi auguravo di non aver saputo leggere.
Ho dato come
tutti, non sono una eroina, una vittima, una sciocca.
Sono solo
donna
Certo avrei
dovuto, certo avrei potuto, certo non si fa così.
Sventata! Pigra! Distratta!
Non mi
pento. Rifarei di nuovo i miei studi, le poesie, gli studi con Giovanna Casadio ”Eravamo due destini” Franco
Fortini a Vittorio Sereni, rifarei Filosofia.
Non mi
pento, è stato bello crederci come credo possibile qualsiasi suggestione mi
baleni in mente. Però sto attenta.
Io lo so che fra il possibile e la realtà, fra ciò che si può e ciò che si farà somiglianza non ci sarà.
Io lo so che fra il possibile e la realtà, fra ciò che si può e ciò che si farà somiglianza non ci sarà.
Capisco la
differenza fra il dire e il fare, fra
sogno e realtà, tra volere e potere.
Capisco lo
scarto, il lacerante dissidio fra desiderio e soddisfazione.
Sento il
sentire umano, quante belle persone ancora sulla mia strada! On the road!
Bisogna
andare e per fortuna non sappiamo dove.
Ho perso il
cellulare, tutti i contatti, tutti i messaggi ed un intero luogo è andato via: Il
luogo della relazione.
Perdo e
riperdo ma poi magicamente ritrovo altro. Il mio nuovo cellulare è più bello, più
simpatico, un topo mi saluta, dimenando la coda, mi sorride.
Il topo che non son più io perché il gatto è andato via.
Il topo che non son più io perché il gatto è andato via.
Non siamo
più quel che eravamo, abbiamo donato per
essere più leggeri, più noi stessi.
Senza lacci.
Senza lacci.
Abbiamo
donato per ritrovare intatta la nostra unicità.
Ippolita Luzzo
Ippolita Luzzo
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