lunedì 10 febbraio 2014

vita da poeta e vita da spoeta



Una vita poetica e una vita spoetica
Differenza fra chi fa della propria vita una poesia e chi scrive poesie per essere poeta.
Banale, vero?
Sembra facilissimo accorgersene invece non lo è.
Andare per strade e per valli, rincorrere al vento quell’illusione, quella piuma, quel soffio che vola lassù
Senza sostare, errare in incontri errati e profondi, sentirsi per sempre in un attimo eterno
Soffrire e dannarsi, poi riderne su, di un inciampo, un difetto, una impossibilità.
Guardare questo mondo che ci gira intorno, girando allo stesso identico modo intorno a una turba di sventurati, di immigrati, di disgraziati, intorno a tanti senza capelli, senza più denti, senza più anni
Sentirne il dolore, la rassegnazione, la sete e la rabbia di una vendetta
Non avere notte e dormire di giorno, senza più sveglia, senza un impegno
Assecondare poi quel solo lavoro, quel solo motivo che rider ti fa.
Una vita da poeta è anche arrivare al tuo banco, alla cattedra, al tuo posto in ospedale, in corsia o al pronto soccorso, in una aula di tribunale con uno sguardo, una attenzione, affetto e umiltà.
Essere poi antipatico a tanti perchè ogni tanto fai la linguaccia, perchè ci provi a urlare scomposto che si è diversi, diversi da chi
 Chi crede che questo sia facile prova poi a fare il poeta, scrive su libri e su giornali, io sono poeta, invita televisioni che lo riprendono, mette solo un grande sgabello dove tranquillo si appollaierà dopo aver messo a posto le chiome.
Convinti che solo la Rai e la BBC, solo giornalisti onnipresenti possano dare patente varia, gli spoetici vivono le loro glorie insieme al codazzo apparecchiato.
Non è il libro che poeta ti fa
Conta se tu se tutti noi dilatiamo il momento e ci ridiamo contenti della vertigine che abbiamo dentro.
Dello sciupio e della ricchezza, anche di una sola telefonata
Conta soltanto essere felici ed infelici nello stesso momento
Conta e non conta perché viver poesia in realtà non conta niente.



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