venerdì 29 novembre 2024

I baci del 2014

 Due baci del 2014.

Due baci puri e depositati sulla stessa guancia. 

La destra

Il 25 luglio e il 28 novembre.

Li amo entrambi. Per entrambi ho provato uno stupore e una appartenenza  al tutto, al mare, al cielo, alla vita. Lei mi si è avvicinata saltando sul tavolo e poggiando il muso con delicatezza estrema, lui è risalito i gradini dell'anfiteatro nell'agorà umana. 

Forse ho spaventato la gatta lanciando i miei inopportuni suoni, lei è fuggita via, forse nessun si ferma dopo. 

L'attimo fuggente

Ippolita Luzzo 

giovedì 28 novembre 2024

Il dottor Pistelli Alessandro Trasciatti

 


La prima volta che sentii parlare di Alessandro Trasciatti fu da un amico che lo aveva conosciuto ad un incontro poetico con Roberto Amato. Da allora ho sempre letto i post di Alessandro come se lo conoscessi e avevo gustato i suoi deliziosi racconti "Acrobazie" usciti per  Il ramo e la foglia edizioni. “Ora sono qui nell’edicola di via degli Oleandri. Guardo le femmine che passano, mi sembrano tutte più belle e appetibili della mia. E qui all’edicola c’è un gran passaggio, ma io non posso mica andarci dietro, divento lo zimbello del quartiere. Io dovevo fare un lavoro diverso, tipo il fotografo delle modelle, ecco, quello mi piaceva. Però mi sa che anche lì sarei rimasto solo a guardare, non ho il fisico del latin lover.

No, non ho fatto un bel lavoro con la mia vita. Però la sera, prima di dormire, penso sempre di potermi rifare nella prossima, basta che la scriva.” 

Vi metto solo questo per assaggiare Alessandro che racconta in modo surreale storie di gatti e di un lui argentino che torna in Italia per inseguire una sorella che non lo vuole e finisce a fare l’edicolante con una moglie che non ama. Il libro è arricchito da disegni piacevolissimi e seguiamo questa vita dall’infanzia alla adolescenza e alla maturità sorridendo anche di noi.

 Nel libro Il dottor Pistelli una vita in ritardo Tralerighe libri ritroviamo un mister Magoo innocente e garbato alle prese con episodi vari della vita. Il primo lavoro, precario, l’archivista in un paese di montagna, lavorare per conservare e poi distruggere, il secondo lavoro inaspettato il postino con un contratto a tempo indeterminato. 

Così mi rivolgo al suo autore: "Alessandro  non avevo veramente idea che il protagonista del libro fosse effettivamente un postino! Ieri trovo nella buca della posta la ricevuta per ritirare la posta presso Via Aldo Moro e subito mi avvio alla posta. Prendo il numero e una donna mi fa:- Sicuramente è una multa!- io le sorrido augurandomi di no e la smentisco categoricamente. Allo sportello dopo avermi chiesto i documenti mi consegnano il tuo plico ed io abbracciandolo mi avvio verso la mia Panda Viola. Appena giunta so che devo aprirlo e fotografarlo e trovo il tuo delizioso biglietto e per me i regali di Natale numerosi giungono così con i tuoi disegni che farò incorniciare con il libro di tua madre Il postino Cavallo  e il tuo libro Il dottor Pistilli sempre un postino è"

Lui mi risponde: "Cara Ippolita, certamente il dottor Pistelli è (anche) un postino, così come il sottoscritto è stato (anche) un postino. E postino era Facteur Cheval (lui stesso ci scherzava sul suo nome da trottatore). Che vuol dire tutto ciò? Non lo so. Certamente le Sante Poste sono una presenza molto ingombrante, nel bene e nel male, impossibile per me ignorarle. Che tutta questa faccenda tu la accosti ai regali di Natale non può farmi che piacere."

ma Alessandro in Avevo costruito un sogno, aveva raccontato le storie e le fatiche di un postino francese dell’Ottocento, Ferdinand Cheval, che in trent’anni di lavoro solitario costruì, pietra su pietra, il Palazzo Ideale, un’opera colossale e ingenua ammirata dai surrealisti e tuttora meta frequentata dai turisti. E se ha scritto quel libro, è anche perché un altro postino, anzi ex postino, Angelo Ferracuti, scrittore e reporter, lo volle nella collana editoriale che dirigeva. 

Bello ora leggere e avere accanto questi due deliziosi racconti per me un vero regalo

Ippolita Luzzo 

martedì 26 novembre 2024

Agli albori della chat

 Agli albori del mio affacciarmi e ritrarmi da Facebook avevo tre contatti. Uno di questi era una collega di matematica. Una donna fra i quaranta e i cinquanta non sposata, non fidanzata, niente figli, molto benestante. Casa autonoma accanto ai suoi genitori. Buonissime relazioni nei club alti del Rotary Lions Kiwanis e similari. Eppure quella sera mi chiamò in chat. Erano le mie prime chat e credevo ancora ora come allora che io stessi parlando con lei come se le parlassi a scuola. Non ho Mai capito la trasformazione che avviene in chat e passo il tempo a spiegare il fenomeno dottor Jekill mister Hide. Lei mi scrisse che tutti le volevano male che tutti la spiavano che lei odiava tutti per questo. Mi impelagai in quella tragedia credendola vera e la rassicurai, per come potei, che quel suo sentire era frutto della sua immaginazione. Scrivemmo e scrivemmo. Lei mi ringraziò ad un certo punto e nella vita reale smise di parlarmi. Dopo tanti anni capitammo insieme ad una cena sociale fuori città. Io ero andata col pullman degli studenti e all’arrivo cercai il tavolo dove sedermi. Lei era seduta con altre tre sue colleghe e benché l’abbia salutata chiedendo dove dovessi sedermi lei fece finta di nulla e riprese a conversare. Mi misi a girovagare nella grande sala pentendomi mille volte di aver aderito e pagato il biglietto per la cena di beneficenza e fui salvata da una donna splendida che mi volle al suo tavolo con i figli e i compagni dei figli divertendomi molto.

lunedì 25 novembre 2024

Anna Vinci e Michele Riccio La strategia parallela


Leggendo il libro La strategia parallela di Michele Riccio e Anna Vinci edito da Zolfo mi sono ricordata di una frase che io cito sempre. La frase è della nonna del protagonista del film Il Sud è niente di Fabio Mollo. Un film del 2014. 

La nonna dice al nipote:” Non importa ciò che tu vuoi o non vuoi ma ciò che puoi o non puoi” ed è ciò che mi sono domandata leggendo questo libro, chiedendomi chi avesse il potere, chi poteva,  chi fossero coloro che avevano il potere in questo progetto occulto di assalto alla Repubblica

La mia domanda è sempre su dove stia il potere e perché riesca a vanificare invece quella volontà, quel volere che vorrebbe, la ripetizione è voluta, il rispetto delle regole civili e sociali. 

Michele Riccio, ora generale dei Carabinieri, racconta degli anni cruciali del 1996 quando viene ucciso Luigi Ilardo, e poi raccontando risale al 1973 e  alle stragi del 92/93. 

Lo racconta ad Anna Vinci, e mi rivolgo ad Anna che aveva già dedicato un libro precedente a Luigi Ilardo Omicidio di Stato con la testimonianza della figlia. 

Cominciamo da qui con la risposta di Anna Vinci 

“Non importa ciò che tu vuoi o non vuoi, ma ciò che puoi o non puoi”, come riporti nel tuo testo,  citando la frase della nonna al protagonista del film Il Sud è niente, di Fabio Mollo

Ti rispondo partendo dalla nonna, anche perché come molte di noi, dobbiamo tanto alle signore che ci accudivano, raccontavano, erano presenti, purtroppo, a volte, per poco tempo, ma lasciavano il segno.  Mi sto rivolgendo a te, alla quale mi avvicinano gli anni.

Nonna Annetta mi ha insegnato il valore del tempo. Impregnata della cultura contadina, fosse essa o meno di campagna o città, aveva il senso dello scorrere ineluttabile del tempo e pur nell’assecondarlo, era determinata a fare tutto il possibile perché si realizzasse un “buon raccolto”. Ciò comporta fatica e attenzione e cura. Lei aveva potere su ciò che faceva al fine di realizzare il suo desiderio, chiamiamolo se posso sogno, di portare a casa tutti insieme il sostentamento. Il fine era preciso, il lavoro era certo, così come l’imprevedibilità della natura e anche della vita. Tutto poteva accadere. Non per questo lei metteva limiti ai suoi desideri, i limiti li incontrava, lei era abituata a contrastarli, a sconfiggerli, a subirli, sovente. Pur tuttavia faceva in modo che ciò che voleva si avverasse. Conosceva il suo potere, era al servizio del suo potere per riuscire a realizzarlo concretamente.

Per far saltare questi principi, ci vuole una basilare perversione: allargare il proprio  potere, essere dei, in un mondo di nani, ossia vedere e convincersi che ci sono soprattutto nani che si possono domare, imbrigliare. Per fare ciò si ha bisogno di specchi, dove riflettersi. E non potendo andare in giro con gli specchi, ecco fatto, cercare uomini simili: pronti a tutto per scalare la montagna, avere di più sempre di più.

Non credere che questi omiciattoli abbiamo a cuore qualche ideale, si ammantano di averne, a seconda delle necessità e dei momenti storici che vivono, questo insegna la storia e ne ritroverete uno spaccato, se avrete voglia di leggerlo, in La Strategia Parallela, che attraversa nello svolgersi degli avvenimenti, vissuti in prima persona da Michele Riccio  – fatti solo fatti – la nostra storia dal 1972.

Una delle prime frasi che rivolge al giovane carabiniere che si presenta al suo cospetto, dopo qualche scambio di battute, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa è: “Hai fantasia, ragazzo”. E visto che poi Riccio sarà uno dei suoi fidati collaboratori, vale la pena di approfondire questa affermazione.

Si ha fantasia, quando si è curiosi, e per soddisfare la propria curiosità, bisogna tenere gli occhi spalancati, avere il coraggio di attraversare la melma degli esseri umani, tutti noi, e anche la bellezza che in noi c’è. Bisogna conoscersi e riconoscersi.

Gli omiciattoli cominciano a organizzarsi, alla ricerca dei propri simili, testando accuratamente chi sono, quanto ubbidiscono, quanto codardia c’è in loro, quanto corrompibili. Gaspare Mutolo, uno dei più anziani collaboratori di giustizia palermitano, dal 1993, mi spiegò in quale modo cercavano i magistrati ai quali affidarsi. Eh, sì, conoscevano gli esseri umani: “Quando vedi morire un uomo, in quel momento scopri la sua identità, senza camuffamenti. Noi, che avevamo frequentato l’esperienza estrema, violenta dell’assassinio del fratello quando decidevamo di dissociarci dalla Mafia, eravamo attenti al magistrato al quale affidare la verità e la nostra vita. Riconoscevamo coloro che erano corruttibili con poco o con tanto, i codardi, gli indifferenti, i peggiori: vanno dove li porta il vento. Noi cercavamo i coraggiosi, gli integerrimi.”

Quando intraprendi una strada, non ti puoi più tirare indietro, fai parte della “gruppo”. Come nella Mafia: dall’organizzazione si esce andando in carcere o con i piedi davanti.  

Questi uomini presentabili, con dentro il marcio di un arrembaggio al potere senza limiti, invece si pensano al di sopra della legge dello Stato e di quella mafiosa, che all’occorrenza usano, tenendosi lontano. In un gioco di ombra e penombra, chiaroscuro. Non si sporcano le mani, lo fanno fare ad altri. Anche questo racconta La strategia Parallela. Riccio li vede, li sente avvicinarsi quando lui si avvicina sempre più alla verità. Li nota e annota penetrare nel codice, nei codici segreti e sui loro volti transita la paura. L’inganno che hanno perseguito,  per ottenere il potere che li riconfermi altri dagli altri, li possiede. E potrebbero sopportare chi non si adegua, addirittura osa opporsi, parla, cerca la verità e la giustizia?! Quando per loro la verità è sempre ‘L’altra verità’.

Tu mi hai chiesto di cominciare da qui, ti riferisci, immagino alla storia di Ilardo e Riccio. Io mi permetto di finire da qui. Perché, cara amica, bisogna conoscere la vicenda umana e professionale  di Michele Riccio nella storia tormentata del nostro paese a partire dalla fine degli anni Sessanta, per comprendere la tragica vicenda di quell’incontro tra due uomini molto diversi, eppure uniti e legati da una loro singolare vicinanza, tanto da far dire a Ilardo, riflettendo su ciò che stavano osando: “Vedrà comandante quante ce ne faranno passare”.

Ilardo è stato assassinato davanti alla sua casa a Catania, il 10 maggio 1996.

Scrive Riccio nel libro: “[…] si può morie in più modi e quella sera sono morti tutti anche lo Stato”.

Anna Vinci

Roma 24 novembre 2024

Ringrazio Anna Vinci per la sentita corrispondenza e invito tutti sulle pagine del libro, dei libri che Anna dedica allo Stato e al servizio civile e politico 

Ippolita Luzzo 

lunedì 4 novembre 2024

Aspettiamo senza avere paura domani



Finisce con l’augurio di Caro amico ti scrivo “e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,

saranno forse i troppo furbi

e i cretini di ogni età” lo spettacolo “Aspettiamo senza avere paura domani” con Sasà Calabrese, Dario De Luca e Daniele Moraca al Teatro Grandinetti per la rassegna Vacantiandu 2024 /2025.


Una lunga storia di canzoni stupende, cantate magnificamente da professionisti bravissimi con un filo conduttore che inizia dalle prime prove di Lucio Dalla con il clarinetto suonato in modo ritmico e poi a sostituire Pupi Avati in una grande band e a far parte dei Flippers storico gruppo di persone che saranno grandi della musica.


A Lamezia l’omaggio a Lucio Dalla con lo spettacolo “Aspettiamo senza avere paura domani”

Spinto da Gino Paoli va al Cantagiro e il suo esordio è traumatico. Durante le varie esibizioni, nelle quali presenta la canzone “Lei (non è per me)”, ogni sera raccattava una buona dose di fischi e di pomodori, uno spettacolo nello spettacolo, che durò quanto la manifestazione. Lucio però tenne duro e va a Sanremo, prima con “Paff bum” e poi con “Bisogna saper perdere”. Cantandola proprio su come bisogna reggere l’umiliazione di non essere compresi, cantando come non bisogna darla vinta a chi vorrebbe tarpare le ali.

 Quello stesso anno a Sanremo la morte di Tenco che non regge all’umiliazione della mediocrità, e Lucio Dalla suo amico gli scrive “È vietato morire per una umiliazione Ma chissà se lo sai Forse tu non lo sai. L’umiliazione che gente infima e mediocre perpetua sugli spiriti sensibili con la prepotenza e l’arroganza resta sempre un atto che bisogna saper guardare da lontano. E guardare lontano”. 

Chissà chissà futura E il dolore ci cambierà e l’amore ci salverà. Ma più che l’amore ci cambierà A modo mio quel che ho fatto l’ho voluto io di Piazza grande intonata da tutti nell’affermare la dignità di tutte le persone senza dimora, senza titoli, ma con una piazza grande oltre le strettoie dell’avere o non avere un potere.

 Nel canto corale di Piazza Grande termina la prima parte e si riprende con un Lucio ormai una star da concerti affollatissimi, con Lucio a Berlino, con Lucio contro la guerra, anch’essa una insensatezza inflitta ai popoli da gente miserevole che usa il potere per infliggere l’umiliazione, la distruzione, la tortura.

 Se lui fosse un angelo direbbe a Dio di non perdonare i potenti,     “Se io fossi un angelo

Con lo sguardo biblico li fisserei

Vi do’ due ore, due ore al massimo

Poi sulla testa vi piscerei”

 ecco il gioco ironico dell’arte che permette sempre di trovare il varco per uscire verso la felicità. Ah felicità!

Avevo già visto questo spettacolo. L’ho trovato forse meno teatrale e più cantato, rispetto a come lo ricordavo, meno scanzonato come se avesse perso quella giocosità e quel riderci su che ho ritrovato solo un po’ verso la fine, però magari era l’atmosfera del teatro a far indossare ai tre bravissimi interpreti un abito “istituzionale”. Nella felicità che nella notte di fretta passa e va, canticchiando anche noi andiamo via dal teatro della città. 

Ippolita Luzzo 

domenica 3 novembre 2024

3 novembre 2021 La lettura è uno spazio aperto


 A chi mi dice che ho solo contatti rispondo con la stima di chi mi stima e con le mie parole sull’agenda insieme a voi. 

“La lettura è uno spazio aperto. Nello spazio aperto gli occhi vedono, l’immaginazione crea, un dialogo può nascere fra le parole scritte e le immagini create. La lettura è uno spazio aperto, non facciamolo diventare spazio chiuso.” 

Ippolita Luzzo su Agenda Perrone Edizione. 

venerdì 1 novembre 2024

1 novembre 2015 /2 novembre 2024


Morto da molti anni il fratello di papà che andava ogni giorno a trovarli, si sedeva accanto al camino e diceva: Chiovi, e chiovi chiovi, quando chiovi un sicca nente.- Piove, e piove piove, quando piove non secca nulla. 

Morto da anni il fratello di mamma che ogni tanto andava a raccontare sue stralunate avventure da bevitore e suonatore di mandolino.

Morto da troppi anni mio nonno unica intelligenza ironica che io mi porto appresso e morta la nonna con le sue favole

ora andare a casa dei miei cari ogni giorno solo per riscrivere i proverbi di mio padre e le umiliazioni di mia madre, le difficoltà di un fratello e il mortorio di fondo che sussurra 

Ciò scrivevo allora e stamani al 2 novembre 2024 mi ritrovo sui tasti del perduto stare senza nessuno più in quella casa. 

Anche i mobili presero i tarli, e giacciono sotto teli trasparenti in attesa di guarire.

Un 2 novembre di passaggio su questa terra soleggiata e strana, su questa terra che ci sopporta da vivi e da morti senza eternità.

Restano però i tasti per scriverne ancora di passaggi e di paesaggi, di fiori e lumini, di lampade votive. 

Ippolita Luzzo