giovedì 6 ottobre 2022

Ettore Zanca L' oceano oltre la rete


Pubblicato da Arkadia per la collana sideKar L'oceano oltre la rete è da leggere assolutamente già dalla dedica che subito sento viva, vivissima e unisce viventi e non più, unisce passato e presente, unisce amici e momenti. 

Ettore Zanca mi ricorda altri tempi quando lui pubblicò Oltre la linea bianca con Edizioni Urban Apnea. Anche lì il protagonista, Enrico, è un calciatore alla fine della carriera. Leggendo L’oceano oltre la rete non mi sfugge il nome Enrico a cui è dedicato il libro. Una persona carissima per Ettore. 

Qui il protagonista David, ormai ha deciso di chiudere la sua carriera di calciatore dopo aver vinto moltissime competizioni, però viene chiamato a giocare con la squadra della sua isola per un anno. È un anno importante perché la squadra ha la possibilità di giocare in una Prima Divisione, promossa per la prima volta. Lui decide di tornare sull’isola. 

Leggendo sento la stranezza della fotografia. Ho un’unica copia di questa mia raccolta sui pezzi dedicati al cinema e in un pezzo dedicato a I love Radio Rock affermo che la vita è un giorno. La vita è un’isola, un ritorno, un abbraccio con una figlia, un attraversare il tempo allacciando il passato al presente in una unica cintura. Allacciamoci le cinture. Ettore racconta con grande partecipazione la vicenda umana e corale di tanti, racconta di chi è rimasto e di chi è partito ma poi è tornato. 

L'isola di San Vignan è lì davanti ad  un oceano smisurato. Gli abitanti vivono di pesca e di calcio. La squadra di calcio diventa un motivo vitale e il simbolo di appartenenza è indossare la maglietta con i colori della squadra. Per questo Daviid Rojo, quando viene convocato, benché avesse già deciso di ritirarsi, decide di tornare sulla sua sua isola dopo aver giocato in squadre nazionali e vinto campionati, troverà ad aspettarlo Antoine e con lui proverà a riunire gli anni e le passioni comuni. Sembra un appuntamento col destino, una chiamata.

Raccontato con un ritmo veloce, i fatti si concatenano e si susseguono verso ciò che rende una vita interessante, rifulge l'ostinazione di dare un senso ai gesti, il romanzo cresce e si sviluppa sotto i nostri occhi da spettatori quasi pronti a tifare come davanti ad una partita di calcio ed invece è la vita vera. 

"San Vignan è una densa percezione tra miraggio e realtà, consapevoli che non ci sono coordinate per l'isola e che esiste una sola possibilità per tornarci: ricominciare a leggere" così nella postfazione di Roberta Noè, giornalista di Sky Sport che ha ispirato il personaggio di Sara, la compagna di David, una donna forte, capace di affrontare le vicende della vita con la fiducia di non farsi travolgere, di poter sempre volgerle in azioni superbe. Credo sia giusto parlare di superbia in modo positivo, intendendo per superbia tutti i riti, i simboli, gli obiettivi che l'uomo si crea per non essere vinto dal destino, dagli eventi. 

L'oceano oltre la rete nel Regno della Litweb a testimoniare che la vita è un giorno, però è un giorno bellissimo, un gol dal dischetto. 

Ippolita Luzzo 


Ettore Zanca  Palermitano, classe 1971, laureato in Giurisprudenza, giurista d’impresa, docente di storytelling e di scrittura creativa per ragazzi autistici e pazienti pediatrici, svolge lezioni di legalità nelle scuole. Appassionato di calcio, è autore di Zupì e gli infedeli, la favola di Don Pino Puglisi e di Vent’anni (vincitore del premio per la legalità “La torre dell’orologio”, 2012). Ha pubblicato il racconto Meglio essere Peter Parker (premio speciale “Fame di Parole” della Società Italiana di Psicologia Sessuologia e Criminologia). Ha inoltre scritto i racconti Oltre la linea bianca, La giostra della memoria (Urban Apnea), Zisa Football Club (CartaCanta) e Stiamo arrivando (Gemma Edizioni). È autore di E vissero tutti feriti e contenti (Ianieri Edizioni, prefazione di Enrico Ruggeri) e di Santa Muerte (Ianieri Edizioni, Premio Presidente della giuria all’Etnabook 2020). Scrive per “la Repubblica – Palermo”, “Stadionews 24”, “Gioco Pulito” (blog de “Il Fatto Quotidiano”) e “City”. Ha collaborato con “Informazione Libera”, “La Valle dei Templi”, “Chizzocute”, “L’Ora”, “Rosalio”, “Giornalettismo”, “Revolver” e “Ingresso Libero”.


mercoledì 5 ottobre 2022

Gianluca Garrapa di fantasmi e stasi. transizioni


di fantasmi e stasi. transizioni è la sua opera prima in versi. 

Pubblicata nel 2017 da Arcipelago Itaca sta nel Regno della Litweb da tempo. Cercavo questo libro scomparso per casa e da anni mi chiedevo dove si fosse nascosto quando finalmente per caso ha deciso di farsi ritrovare. 

Gianluca Garrapa è un carissimo amico che ha scelto di stare in contatto con noi tutti attraverso immagini di micronarrazioni quotidiani, piccole catastrofi in atto, lui scrive un diario paradossale sui minimi gesti del quotidiano. "Gianluca da filosofo misura il mondo,  l’estensione della follia, e da poeta immagina un modello nuovo, un prototipo ipotetico" leggo su una recensione alla Cosa di Ivano Mugnaini ed approvo, 

"autobus. oggi.

la tinta per capelli la signora che guarda spesso oltre il vetro e vede un altro vetro. incrinato dal volto di suo figlio che la guarda."

Trauma 10

ora che abbiamo visto gli occhi piccoli farsi lontani. e non dire. ora che abbiamo pianto cantilene di nostalgia. senza capire. che il corpo cambia solo stanza. capito mamma? le ho detto aggrappato alle immagini di materia galattica. le ho detto che babbo sta solo cambiando stanza. alle sorelle ho detto che noi siamo. chiusi in questa stanza. lui sta cambiando stanza. diamine! l'attrito che la mente ha con le cose. se non sei disposto a crederle effimere. efficienti per questo..." 

continua il trauma ma è musica lo sguardo in trauma 2 e poi ci spiega in trauma 1" per ciò a velocità o stasi il trauma non concede tempo." 

In stasi "C'è quel sole che agli occhi di chi ha sguardo può diventare altro da una semplice stella o da una comune poesia"

Leggo che il libro mi è giunto il 7 maggio del 2019, e mi accorgo che abbia anch'esso avuto un lungo periodo di stasi prima di arrivare fin qui ma le sue parole hanno accarezzato il mio animo restando a farmi compagnia nel profilo di una umanità sempre meno percepita. 

Ippolita Luzzo 



Gianluca Garrapa è nato nel 1975 in provincia di Lecce, si è laureato in Lettere Moderne, conduce la trasmissione radiofonica RadioQuestaSera su PuntoRadioFM, 

collabora per Satisfiction; sue cose su GAMMM, compostxt, slowforward, Nazione Indiana, Critica Impura, Poetarum Silva,

Verde Rivista, Fara Poesia, Patrialetteratura, larosainpiu, Il Fatto Quotidiano, Il Sole 24 Ore; è incline a far ridere la gente, soprattutto suo malgrado e durante certe serate al Zeliglab di Livorno. A volte, però, nei momenti di giocosa serietà, fa il consulente psicoanalitico e aiuta gli esseri umani a capire che si può essere felici anche nei momenti marroni. Ama andare in bici perché non ha la macchina e preferirebbe muoversi in astronave. Ha pubblicato un ebook di racconti: Un ronzio devastante e altrecose blu (Bookmark Literary Agency 2017).di fantasmi e stasi. transizioni. è la sua opera prima in versi. La cosa, Edizioni Ensemble, Roma, 2020


 

sabato 24 settembre 2022

E tu che fai nella vita? Faccio la direttrice artistica

Sarà capitato anche a tanti di fare questa domanda e sentirsi rispondere che la cotale o il cotale fanno di mestiere il direttore o la direttrice artistica di Festival, di rassegne rassegnate, di ogni altra iniziativa che vada sotto il famigerato termine cultura e abbia fondi regionali, comunali, provinciali, nazionali. 

Un mestiere di tutto rispetto che implica dedizione alla causa, ricerca dei talenti da invitare, organizzare bus, cercare alberghi, e fare biglietti, stilare un programma, trovare il pubblico plaudente. 

Senza di loro la carovana letteraria, cinematografica, teatrale e anche gastronomica non va da nessuna parte. Il direttore o la direttrice al timone stanno della nave e vanno vanno vanno da anni vanno.

Ovvio che anche loro dovrebbero rispettare alcune regole ma nessuno si permette di farlo notare nel timore di non essere invitati mai più sia nei festival dove c'è lei che dirige sia nei festival dove a dirigere sono gli amici di lui o di lei 

Poi continuo 

Max Mazzotta Vite di Ginius al Politeama di Catanzaro per Calabria Showcase


Calabria Showcase è una finestra sul teatro calabrese. La finestra sul mondo, molto familiare al Regno della Litweb, mutuando l'espressione da Raffaele La Capria. Calabria Showcase permette l'incontro alle compagnie calabresi, lo scambio, e la visibilità a chi vive di teatro, a chi fruisce il teatro. Addetti ai lavori e pubblico interessato. Fra tante proposte ieri sera riusciamo ad esserci a Vite di Ginius,  opera di Max Mazzotta. 

Siamo sul palcoscenico adibito a platea del Politeama stasera, dietro le pesanti tende anche noi per un pertugio entriamo ed è come oltrepassare la soglia fra l'ufficialità e la segretezza, ci troviamo a sederci senza badare al confort ma con la sensazione di fare un atto per pochi, per privilegiati. Lo spettacolo ha inizio. 

Un monologo lungo novanta minuti, una prova fisica e vocale di grande resistenza, un monologo accompagnato da video, da suoni, da immagini che mi hanno ricordato le opere d'arte di Alberto Biasi, viste al Marca qualche anno fa. In versi e in prosa, in canto e mimica, nello strazio e nel dolore della gente come noi, il mondo non si è fermato mai un momento, e mai un momento si è fermato Max Mazzotta. Un flusso incessante di sensazioni. 

Il viaggio nell'oltretomba ha inizio, c'è la barca di Caronte, l'anima ha lasciato il corpo e va verso il trascendentale, meravigliandosi di ogni novità. Mi trovo a ridacchiare, anzi rido proprio ma nessuno coglie il surreale delle scene, nessuno ride con me e mi ricompongo. Eppure il nostro viaggio nell'al di là  è una tragicommedia ironica e nello stesso tempo affettuosa, violenta e delicata, così come la vita, le vite di Ginius, un'anima che ne racchiude tante. Mi scrivo subito la frase che è lo snodo dello spettacolo: "Essere senziente di tutta e di una sola storia" Essere senziente di tutta e una sola vita. 

L’anima ora sta sulla barca di Caronte, Ginius sente la voce che la aiuta ad andare oltre il tempo e  ricorda l’esperienza di alcune sue vite precedenti. Sapore di sale sapore di mare di Gino Paoli è la colonna sonora della storia d'amore e di codardia fra il venditore di scarpe e la ragazza uccisa dal fratello violento. Una delicatissima storia di impossibilità a fuggire via se nessuno ti apre la porta. Forse la cifra delle vite non sta neppure nel racconto che ognuno poi può fare ma in ciò che resta nella mente di chi ha ascoltato e a fine serata proprio sull'uscio del cancello, cercando le chiavi, l'aggettivo "codardo" ritorna a significare quanto sia difficilissima l'arte di essere capaci di fare azioni dirompenti. 

Ippolita Luzzo 


Produzione di Libero Teatro

scritta e diretta da Max Mazzotta

Max Mazzotta, fondatore e direttore artistico di Libero Teatro, da vent’anni attivo in Calabria con progetti nati in sinergia con l’Università della Calabria, per cui cura laboratori teatrali in collaborazione con il dipartimento di studi umanistici dell’ateneo e allievo di un mostro sacro del teatro come Giorgio Strehler, con il quale ha lavorato all’interno delle sue ultime produzioni, ma anche volto noto per aver interpretato il ruolo di Enrico Fiabeschi nel cult cinematografico “Paz!” (2002).

Vite di Ginius è il suo primo monologo scritto, diretto e interpretato per Libero Teatro.






martedì 20 settembre 2022

Gianfranco Cefalì intervista Ippolita Luzzo su Letto, Riletto, Recensito



Dieci anni della Litweb

Su Letto, Riletto, Recensito

#LoSpeciale

#Le interviste

In occasione del compleanno del “Il regno della Litweb” e in concomitanza con l’uscita del suo nuovo libro dal titolo ”10 anni del Regno Della Litweb – Il primo anno non si scorda mai” per i tipi di Città del Sole Edizioni abbiamo intervistato Ippolita Luzzo.

A cura di Gianfranco Cefalì


 


Ciao Ippolita e grazie per aver accettato il nostro invito. “Il regno della Litweb” compie dieci anni, davvero un bel traguardo. La Parola “regno” mi rimanda sempre alla monarchia, al potere assoluto, a ogni forma antidemocratica… Invece? Cos’è il “Regno della Litweb”?


«Sicuramente è un blog, ma è soprattutto il luogo dell’astrazione, del non essere. Avrebbe potuto non esserci, ed è questa la consapevolezza che io ho, sempre ricordando nel Vangelo la frase: “Il mio regno non è di questo mondo” che rimanda al sacro, al senso ultimo della nostra vicenda umana. Giocando con le parole si può costruire ciò che non c’è. Se lo immagini esiste.»


 


Dicevamo che sono passati dieci anni, e per questo esce un libro che racchiude i “pezzi” scelti dal primo anno di attività. Ma come è nato il blog? E soprattutto perché è nato?


«Sì, nasce l’otto giugno 2012, con il primo pezzo dal titolo “la nutella” una lettera ad uno scrittore che è morto da qualche anno. Ho moltissime mail, all’epoca ci si scriveva moltissimo, cominciarono a nascere i siti letterari, uno dei più famosi è La Recherche ed è su quel sito che ho iniziato a conoscere i tormenti degli scrittori incompresi. Scrivevo anche su Neteditor, piattaforma ormai cancellata dagli amministratori, e su Neteditor fui bannata. Subito però Bruno Corino, professore di filosofia, che aveva contestualizzato il fenomeno della Litweb, già al suo nascere, mi aprì un blog a mio nome. Litweb vuol dire letteratura nata e incontrata sul web, e lui che aveva letto i miei pezzi decise di regalarmi un regno.»     


Questa è la tua terza opera, infatti prima di questo sono usciti due libri, sempre editi da Città del Sole edizioni con il titolo “Pezzi” e “Dareide” entrambi partono sempre dal blog. La tua scrittura, come la tua vita in questi dieci anni sono sicuramente cambiate, ma come è cambiato il tuo approccio e il tuo rapporto con la letteratura e la stessa scrittura?


 «Salgo e scendo con la mia panda dalla periferia al centro della città più volte al giorno, a volte è la sola attività che mi rimane e ridendo mi dico: “Io non ho la peste” me lo ricordo con affabilità, riconoscendo alla scrittura il potere salvifico contro la solitudine e l’isolamento. Sono grata alla Casa Editrice Città Del Sole, ad Antonella Cuzzocrea che si è innamorata dei miei pezzi ed ha voluto pubblicarli. Io come dico in un mio pezzo “Io pubblicherò postuma” non pensavo di pubblicare libri non credendo molto nel mio compito di riuscire a vendere copie. Spiego sempre che io sono situazionista, mi piace creare situazioni, legami, affetti, mi piace riconoscere la bravura degli altri, mi piacerebbe dare senso ai nostri atti quotidiani. Reputo questi dieci anni un regalo della buona sorte, avrebbero potuto non esserci e non mi sarei potuta divertire come in effetti mi succede scrivendo, leggendo, chiacchierando con chi ha i miei simili piaceri, leggendo e incontrando belle persone.»  



Una caratteristica importate del tuo blog è la scelta dei libri, in un mondo, quello letterario, che segue facilmente le mode e solo le case editrici più importanti, tu hai fatto una scelta diversa. Perché?


«Fin da piccola ho letto, ho poi immaginato il mondo, non l’ho vissuto, l’ho immaginato, come se fosse un libro, tutto il mondo un libro. Nel mio incontro con gli scrittori ed editori permesso con l’avvento del computer e di internet, sui siti letterari, vedevo che ormai la letteratura delle grandi case editrici era soprattutto una corsa verso il mercato, per intercettare i gusti e produrre libri senza personalità. Questo in generale, spesso vi erano buoni prodotti ma soffocati fra tanti. Notavo invece quante ottime fossero le proposte di medie e piccole case editrici e ho cominciato a leggere autori stratosferici che vendono poche copie, che sono a volte sconosciuti ma bravissimi. Come forma di resistenza ci resta il compito di leggere bene, per questo poi metto sul podio gli scrittori amati.»


 


In questi anni il mondo letterario è cambiato, secondo te in che modo? In meglio, in peggio?


«Per me è come stare nel paese di Bengodi, ricco di ogni delizia, descritto dal Boccaccio nel Decamerone. Trovo ora una grande effervescenza letteraria, riviste attente, come Crack, Palin, Globus, Indiscreto, Spaghetti Writers, lankenauta, Borderliber, Cabaret Bisanzio, scrivo a memoria e mi sovviene tutto un fervore e una presenza di blog letterari e di riviste inimmaginabili anni fa.»


 


Si può dire che tu hai precorso i tempi, quando ancora nessuno parlava di libri su internet…


«Il fenomeno dei libri che cercavano spazio sui social era stato ben studiato da Massimo Onofri con un suo articolo sull’Avvenire. Articolo di molti anni fa e che io conservai. In quell’articolo Massimo Onofri, critico letterario, docente universitario, e scrittore, analizzava il nascere del fare critica letteraria sui social. Ricordo che citava fra gli altri Giuseppe Giglio, critico letterario siciliano, che mi onora della sua prefazione nella raccolta di pezzi di prossima uscita.»


Nei tuoi libri e anche in quest’ultimo non parli solo di letteratura e poesia, ma parli anche di te, tanto che ne esce anche un ritratto…


 «Come dice mio figlio io in effetti sempre di me parlo, un parlare di cose universali però. Credo che un mio ritratto sia nel pezzo “Dopo una vita di onorato silenzio”. Inizia così:


"Dopo una vita di onorato silenzio mi trovo a parlare soltanto sui tasti

Superando per pochi momenti il pudore e la vergogna di tacere un sapere

Intimo amato come se fosse un amante.

Mettendo in piazza i miei amici fraterni, i libri, gli autori, i miei film, le canzoni.

I pittori, gli artisti, il teatro e le scene, gli atti salienti del mio vissuto.

Mi sembra di averli traditi tutti per una gloria effimera, inutile, vuota

Per avere un click in più in un sito di autori anche loro in cerca di visibilità

Convinta di essere nell’Eldorado, nel giardino incantato del mio eden perduto

Non ho fatto caso a segnali e divieti, non ho fatto caso a meschinerie 

a scaramucce per motivi irrisori.”


 Ma potrai leggerlo tutto sul blog.»



C’è un “pezzo” a cui sei particolarmente affezionata? Il mio è “ Io non sono una donna del sud”.


«Sì, Io non sono una donna del Sud, che tanto faceva irritare mia sorella, mi era richiesto spesso e in tantissime si sono ritrovate. Ne sono molto felice. La letteratura serve a dare voce, chiunque può essere interprete di sentimenti unici ma nello stesso tempo patrimonio di tanti. Forse ho amato tanto il mio pezzo a Dino Campana ma li amo tutti, saranno in tremila i pezzi, veramente difficile scegliere ma  “Dino Campana Il sangue del fanciullo” credo sia il pezzo più adatto a noi due adesso, al tema dell’intervista, finisce così “Campana scappava nei boschi, io camminavo di lato, Campana , beh ora, ora suppongo avrebbe continuato a vivere strano, magari scrivendo per scherzo o davvero su un foglio bianco di un tablet, di un cellulare.


Ripenso che siamo veramente fortunati noi figli di un’epoca nuova, senza catene, senza legami, senza detenzione coatta se scriviamo, se cerchiamo ancora quel solo motivo che dall’infanzia ci portò al domani.

Campana ricorda un verso di Whitman…essi erano tutti stracciati e coperti con il sangue del fanciullo…lo scandalo della vita che si cerca ancora di negare; la sua vita, ovviamente, orridamente scempiata dai familiari, dai vicini, dai concittadini.

A lui non comprarono nemmeno un pc.

Noi, privilegiati, abbiamo incontrato sul nostro vissuto Joan Baez e Dylan, i Rokes e Lucio Battisti e l’infanzia ci aspetta, non ci fa paura.

Una adolescenza da padroni del mondo- una adolescenza lottante urlante caparbia e impegnata ci prese per mano

Noi abbiamo incontrato dopo quel bosco dell’infanzia l’entusiasmo e musiche e cinema, teatro e parole e

Ormai in quel salotto saremmo stati i primi ad entrare, a porger la mano, a chiacchierare, noi, noi che ritorneremo indietro solo per la rincorsa... come gli atleti.»


 


Per le tue mani e i tuoi occhi sono passati tantissimi autori, c’è un libro che ti è rimasto nel cuore?


«Non ti so rispondere. Di volta in volta ho amato moltissimo di Ezio Sinigaglia, Pantarei, libro che è un romanzo anche la sua genesi, ho amato moltissimo di Peppe Millanta Vinpeel degli orizzonti, adesso amo moltissimo di Elena Giorgiana Mirabelli Maizo. Ma sono tre libri che amo per motivi fantastici, figurati che ho uno sperone di Dinterbild il luogo del libro di Peppe Millanta intitolato a me, cioè mi hanno dato cittadinanza ufficiale, Come Regno della Litweb!»


 


Dieci anni sono tanti, tu come altri resisti a un mondo che va sempre più veloce e si fa sempre più superficiale, come si fa? 


«Io ritengo questa esperienza unica e non ripetibile sul domani nulla sappiamo.»


 


Il libro è memoria storica materiale, per quanto deperibile rimane sempre un bel traguardo. Per me è importante che qualcosa di bello venga messo sulla carta. Qual è il tuo rapporto con la scrittura e la pubblicazione?


«Non lo so, viviamo in una epoca di trasformazione epocale, ciò che ora sembra importante non lo sarà più, chi potrà mai sapere dove e come. La scrittura rimarrà certo, anche i libri buoni e veri, mi auguro. Pubblicare non so se sia importante, almeno io non lo so.  So però che al di là del successo o meno di vendite il libro ha già svolto il suo compito: Fare compagnia a chi l’ha scritto.»


 


Grazie Ippolita. Come sempre in chiusura a tutti gli scrittori faccio una domanda abusata ma che ritengo importante. Hai soli tre libri da portare nel “Regno della Litweb” quali sono?


«Oggi metterei L’attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano di Lorenza Foschini. Il libro di Anna Vinci su Tina Anselmi Storia di una passione politica e La mente rivelatrice di Massimo Scotti. Genio e passione insieme nel Regno della Litweb. Grazie a te.»



Biografia


Ippolita Luzzo, laureata in filosofia con tesi su Max Stirner, L’Unico e la sua proprietà.

Da giugno 2012 scrive sul blog “Il Regno della Litweb di Ippolita Luzzo” quasi un giornale di cui lei è editorialista, direttrice e cronista. Col suo blog indaga e legge ogni momento letterario ed artistico per lei autentico interpretando in modo originale il senso del testo. Ha vinto il premio Parole Erranti il 5 agosto 2013 a Cropani, nell’ambito dei Poeti a duello, X Festivaletteratura della Calabria. Nel 2016 ha vinto il concorso “Blog e Circoli letterari" indetto da Radio Libri nell’ambito di Più Libri più liberi al Palazzo dei Congressi a Roma. Dal 2017 fa parte della giuria del Premio Brancati. Il 6 ottobre 2018 vince il Premio Comisso #15righe, dedicato alle migliori recensioni dei libri finalisti. Sempre ad ottobre 2018 il suo blog è stato inserito dal sito Correzione di Bozze fra i Lit-blog e le riviste online nazionali che si occupano di letteratura. Fa parte, fin dal primo momento, della giuria scelta per la Classifica di Qualità dalla rivista L’Indiscreto. Dal 2019 Il Regno della Litweb collabora con Il Premio Comisso 15 Righe nella giuria di valutazione delle recensioni sui libri in concorso. Nel 2021 è Presidente di giuria del concorso Sperimentare il Sud. nel 2022 è in giuria nel Premio Malerba. Scrive su giornali e riviste on line e cartacei. Molti suoi pezzi stanno nelle cartellette degli autori che, fidandosi, le mandano i loro scritti. Nella libertà di lettura.


Dal blog http://www.lettorilettorecensito.flazio.com/blog-details/post/164320/?fbclid=IwAR0Zro_sqPMAQmRXb7b_x3bEeQl9JUxCA_l_6Kp5jyJreq7B5Zp4NYp-ffM 

domenica 28 agosto 2022

Patrizia Tocci recensisce Il Primo Pezzo non si scorda mai


 Il Primo Pezzo non si scorda mai, Città del Sole edizioni, 2022


A volte accade che ci si possa incontrare sui sentieri delle parole, in una Koinè culturale strappata, pezzo per pezzo, alla velocità dei social. Accade di ritrovarsi nel percorso apparentemente caotico di un libro che invece contiene tanti fili che tirano, punzecchiano, ricamano. 

La bella copertina del libro realizzata da Domenico Loddo ci avvisa: Ippolita  Luzzo  brandisce in una mano il suo precedente libro "Pezzi" e nell’altra una penna piena di inchiostro. 

E infatti da quell’inchiostro è nato "Il primo pezzo non si scorda mai" Città del Sole edizioni 2022. 

Questo volume conferma ancora una volta la capacità di fare storia del proprio quotidiano: sfilano le amiche, il pollaio, temi difficilissimi come le violenze e il femminicidio, riflessioni sui social o su situazioni contingenti che però grazie alla scrittura arguta e ironica, sorridente ed amara di Ippolita si condensano in  battute epigrammatiche, chiose fulminee. Persino i libri  di altri  su cui Ippolita riflette, facendoli suoi, diventano anche per noi finestre che  invitano alla lettura. Sono finestre sempre aperte per i lettori del suo profilo e del suo blog. Così puoi accadere che anche un social possa costruire ponti tra persone lontanissime, selezionando attorno agli  argomenti altri lettori o scrittori, formando così, grazie ad Ippolita Luzzo, un circuito virtuale ma reale. Persino i brani  di canzoni che entrano nelle citazioni finiscono per creare uno spazio condiviso. Anche le poesie arricchiscono questo nuovo manufatto di Ippolita Luzzo: c’è un nerbo di scrittura notevole che tiene legati tutti i pezzi, abbatte con decisione le barriere architettoniche tra prosa, poesia e scompiglia i generi consueti. 

È una bella singolare contaminazione di scrittura e di scritture. C’è  infatti una profonda fede, nonostante tutto, nell’esperienza  della scrittura.  Leggiamo  a pag.75:"un libro è per tutti un libro che va oltre la violenza e la cattiveria, oltre il disgusto e la rabbia, oltre l’impotenza. Un libro può."

 Mi torna in mente, per una sottile associazione di idee che l’autrice ha provocato, il bel titolo del libro di Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso: Forse, oggi, un libro non si può scrivere che a frammenti, a pezzi, appunto. Ma c’è sempre  anche qui – ed è forte – l’amore per la scrittura.

Patrizia Tocci


 Patrizia Tocci è nata nel 1959, a Verrecchie (AQ). Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, ha vissuto all’Aquila fino al 2015. Ora vive e lavora a Pescara, dove insegna materie letterarie negli istituti secondari superiori. Studiosa di Eugenio Montale, di Laudomia Bonanni e più in generale del Novecento, i suoi articoli e saggi sono stati pubblicati su numerosi periodici e riviste specializzate tra cui “Il caffè Michelangiolo”, “Leggere Donna”, “Oggi e domani”, “Abruzzo letterario”, “Rivista Abruzzese” “Il convivio” Collabora da molti anni con il quotidiano abruzzese regionale “Il Centro”.

Il suo ultimo romanzo, Nero è il cuore del papavero, con la presentazione di Paolo Rumiz, ha ricevuto il primo Premio internazionale Vittoriano Esposito

Ha pubblicato, nel 2019 una raccolta di brevi testi in prosa: Carboncini, sguardi e parole (Tabula fati).

Nel 2021 ha pubblicato Alfabeti: le parole di Dante (Tabula fati), un testo in prosa interamente dedicato alla rilettura della Commedia con cui ha vinto il prestigioso premio Città del Galateo Antonio Ferraris per la saggistica ed è stata finalista al Premio dell’Editoria Abruzzese.

Nel 2022 ha pubblicato la nuova silloge poetica I semi del silenzio (Tabula fati) con la presentazione di Giovanni D’Alessandro; e ha ideato, creato e realizzato insieme al compositore Giuseppe della Pia aka DJ Brahms il progetto “Diacromie”: un viaggio sonoro e poetico tra i colori, emozioni e parole.






sabato 27 agosto 2022

"Turning" di Alessandro Sciarroni ad Armonie d'Arte Festival


Catanzaro, 26 agosto 2022 Teatro Politeama Armonie d'Arte Festival, con la direzione artistica di Chiara Giordano, "Turning" di Alessandro Sciarroni, una creazione per 5 danzatori

"Piroetta – nel dressage di alta scuola, è il movimento circolare di raggio uguale alla sua lunghezza, imperniato su una sola delle gambe posteriori"

Gira il mondo gira nello spazio senza fine, il mondo, soltanto adesso io ti guardo, mi ritrovo a canticchiare pensando stamattina allo stratosferico spettacolo che ho avuto modo di applaudire ieri sera. Riprendo in mano i pochi appunti ed entriamo nel Teatro Politeama di Catanzaro. 

Sulla scena ci sono già i ballerini, nessuno li presenta, nel silenzio noi ci accorgiamo che lo spettacolo è in fieri. I ballerini seduti fanno qualche lento esercizio di riscaldamento, una preparazione alla prova, mentre suoni impercettibili cominciano a vibrare nello spazio quell'unica nota che man mano aumenterà l'intensità durante la performance. 

Ricordando il gioco ripetuto dell'infanzia, i ballerini si alzano, fanno un giro, ne fanno un altro, fanno il giro intorno a se stessi più volte. Muovono un braccio e il braccio fa spazio fuori dal corpo, poi le due braccia. I piedi ora si allungano in fuori e la musica sorge dalla base dei suoni. Con le scarpette da ballo dei danzatori di musica classica i cinque danzatori ora sulle punte fanno il giro, girando girando su se stessi. Intanto cambia tutto, cambia senza interruzioni, cambia la frequenza del suono e la modalità dei gesti, pur nella plasticità del movimento. L'unica nota batte il ritmo, ora aumenta l'intensità. 

Come le ballerine nel carillon i cinque artisti ballano ora vorticosamente, come se la musica creata dalle vibrazioni sonore di sottili lamelle metalliche li muovesse.

Poi all'improvviso si fermano e ritornano lentamente a girare. Tutti fermi ora nella pausa del ritorno, dalla velocità alla lentezza, dal movimento alla quiete. 

La musica diventa un ballo e, nel girare, lo stesso girare è un ballo dolce, ipnotico. La musica tace e i ballerini continuano a girare per inerzia, continuano a girare per poi fermarsi. 

Una circolarità che ci ammalia, movimenti perfetti, il corpo come una matita disegna lo spazio, allarga e chiude, crea la forma scenica come un compasso. Il corpo un compasso? 

Unisco con questo compasso coppie di concetti affiancate ad altre: iterazione, conta/interruzione, pausa; crescendo/accelerazione; stanchezza, sofferenza/riposo; adesione/giudizio.

Come una costellazione di punti, ognuno dei quali si unisce in sintonia con la drammaturgia musicale dell’opera dei Telemann Rec., che curano le musiche.

Nei punti anche noi del pubblico, pur rarefatto ma partecipe, nei punti noi del pubblico giriamo e giriamo con loro, con tutto il mondo che gira intorno a noi.

Ippolita Luzzo 





Fotografie di Angelo Maggio

TURNING_Orlando’s version

invenzione Alessandro Sciarroni

con Maria Cargnelli, Francesco Saverio Cavaliere, Lucrezia Gabrieli, Sofia Magnani, Roberta Racis

musica Aurora Bauza & Pere Jou (Telemann Rec.)