giovedì 16 dicembre 2021

Kurtz di Jean-Marc Aubert

 


Una vera goduria

Decido di aprire una nuova pagina sul blog, dopo dieci anni, nei quali, come un fritto misto, ho postato argomenti disparati alla rinfusa. Il tempo di accorgermi che la pagina non funziona ed eccoci in prima visione con gli altri pezzi 

Ora un po' di ordine si impone e questa era la prima recensione sulla pagina del blog dedicata alle recensioni a modo mio

Comincio con un libro amatissimo, che mi somiglia molto, nel senso che capisco perfettamente il grado di follia che si possa innescare praticando una dipendenza amorosa. 

rido molto leggendo le traversie del protagonista, come ne riderete tutti voi, ma ne rideremo insieme perché le traversie non sono le nostre ma potrebbero esserle.  

Prehistorica editore ci ha abituato a queste delizie letterarie, adeguando il nostro palato ad un gusto sopraffino. Adoro lo stile delle traduttrici, Federica e Lorenza Di Lella, che immagino abbiano riso tanto traducendo questa meravigliosa follia. 

Inseguire l'ideale della perfezione, inseguire il rapporto amoroso, più che farlo si pensa di farlo, ed in effetti sembra tutta una preparazione a cosa non si sa.

"Che toccare l'altro, dimenticarsi di sé anche solo per una volta e per un attimo probabilmente era una esperienza sconvolgente, difficile. non concessa a tutti." 

Ed eccoci a Parigi, ed eccoci in Ultimo tango a Parigi, ed eccoci a Parigi, con questo libro che è stato oggetto di un adattamento cinematografico, "L'art (delicat) de la séduction" molto diverso e tanto simile al nulla dei rapporti amorosi fra Marlon e Maria nel film di Bertolucci. 

La frustrazione di non essere come gli altri, o almeno di come si pensa siano gli altri, l'amore per la letteratura, per Conrad in questo caso, come campo dove cimentarsi, e su tutto l'ossessione di avere un sola nota in testa. 

Lotta dura, senza paura, era il nostro slogan negli anni settanta, anch'esso una ossessione di vittoria che poi non è stata. "Lasciarsi passare addosso la vita; essere fiero della perfezione fisica ormai conquistata. Durare il più a lungo possibile, resistere ai venti e alla pioggia, mantenere l'eccitazione per due ore di fila, raggiungere così la santità."

Lasciarsi passare addosso la vita è ciò che tutti noi facciamo insieme al folle protagonista del racconto che tanto folle non è, anzi mi sembra perfettamente normale, ho conosciuto proprio un uomo quasi simile ed abbiamo sventato una truffa ai suoi danni da parte di una scaltra donna perché lui ne parlò con noi amiche. 

Qui però non si tratta di una truffa ma di un gioco, di una burla, di un divertissement che ci seduce e ci incatena, liberandoci, almeno noi come lettori ci sentiremo sollevati di sentirci fuori dalla storia. 

Rideremo rideremo rideremo e poi vorremmo che tanti altri prendano in mano Kurtz e lo leggano e ridano come sto ridendo io, anche scrivendo ciò


Ippolita Luzzo  

sabato 11 dicembre 2021

Rino Garro Alright, Compa'


Il nuovo racconto di Rino Garro Alright, Compa' edito Rubbettino sta nella collana velvet, una collana molto amata per titoli da me presentati o recensiti, basti pensare a quelli dei Lou Palanca, da Blocco 52, A schema libero, Mistero al cubo, Padre vostro, e Ti ho vista che ridevi per me una narrazione importante sulle donne calabresi che andarono spose nelle Langhe, senza conoscere chi fosse il coniuge.

Anche nel libro di Rino Garro il protagonista va via incontro ad uno sconosciuto futuro. 

Tutto a posto, è il modo di dire e di salutarsi fra trentenni, e il protagonista del racconto, originario di Cosenza, insoddisfatto di Firenze e del suo precariato, decide di partire per Manchester e andare a stare da un amico, Mario, proprietario di un ristorante.

"Entrando nel ristorante , mi respira addosso una strana sensazione, mi sembra di essere stato qui solo ieri, a servire clienti o a lavare tazzee bicchieri dietro il bancone di un bar"

 Il Mario&Gianni's Restaurant esiste realmente ed è ubicato a Hazel Grove, Stockport, Mario è veramente il proprietario. 

Fra racconti e nostalgie della Calabria, dell'Italia, della giovinezza che sta andando via, fra le bevute e le mangiate, scorrono i giorni, nell'atmosfera inglese. 

Si suona, si pensa che sia più facile coronare i sogni in Inghilterra, tutto più facile sembra. E sentiamo le vibrazioni musicali di Manchester, del folk inglese.

Rileggo con vero piacere il libro di Rino, apprezzando la sua scrittura e soprattutto il suo lavoro nella scuola, una scuola da lui amatissima.

Rino Garro insegna a Firenze, originario di Rovito, in provincia di Cosenza. I suoi Laboratori con ragazzi diversamente abili hanno portato alla pubblicazione di vari volumi. Suoi racconti sono apparsi in riviste e antologie. 

Un vero applauso sia al libro di Rino Garro che alla collana Velvet da tempo presente nelle letture scelte dal Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 

lunedì 6 dicembre 2021

Giovanni Feliciani L'Individualismo radicale di Max Stirner


 Stirner ritorna ancora con questo libro pubblicato postumo il 28 ottobre 2021 per volontà della figlia di Giovanni Feliciani, Chiarastella. Nella Premessa veniamo a sapere che era questo il titolo della tesi di laurea di Giovanni Feliciani, un titolo che ci ricorda le drammatiche responsabilità dei singoli davanti agli avvenimenti storici, le scelte che si impongono.   

"La filosofia è la scienza di tutte le scienze" diceva spesso Giovanni alla figlia, ed anche noi concordiamo con questo esercizio continuo che la filosofia ci richiede: il ragionare. 

Giovanni è un uomo che ha amato moltissimo i libri, il libro Cuore, e che ha studiato Stirner per andare oltre. 

Nella prefazione di Guido Simone Neri troviamo la spiegazione del perché pubblicare una tesi di laurea a distanza di tanto tempo. La ragione sta nel vedere come il concetto di anarchia avrà il suo sviluppo nelle opere successive, nella ultima opera del 2015

"Dare un senso alla vita, non dall'esterno, ma trovare il senso nella vita stessa, nello stesso vivere la vita. Ciò che è essenziale non ha bisogno di essere scritto, va vissuto" sono pensieri che ha scritto Giovanni Feliciani, ed anche io, ma in tanti li abbiamo scritti mentre facevamo nostre le opere di Stirner. Anche io ho fatto la tesi su Stirner, su l'Unico. Ogni individuo è responsabile dei suoi gesti e ciò appare rivoluzionario soprattutto oggi in un momento in cui tutto è massificato e conforme alle mode del momento. Il libero pensiero non si lascia incasellare in un partito, ma vuole andare oltre, e per fare ciò non deve distruggere ma superare la dimensione dell'Inautentico. Più che di ribellione quindi c'è invece la consapevolezza di dover vivere fuori dalle banalità, contro ogni forma di condizionamento. Consiglio moltissimo di leggere questi studi di Feliciani, sempre attuali, proprio ora che si tenta di annullare ogni pensiero critico. 

Ippolita Luzzo  

Bibliosofica Editrice è sorta nel 1999 per lanciare l'opera del suo fondatore, Giovanni Feliciani: "Bìblius. Libro dei libri", una vera e propria Enciclopedia del Libro, nata con l'intento di promuovere e diffondere l'amore per i libri e la lettura, base educativa di ogni sapere e conoscenza. "È l’amore per la propria attività che muove il mondo."

La Casa Editrice Bibliosofica è sorta nel 1999 per lanciare l’opera del suo fondatore, Giovanni Feliciani: Bìblius. Libro dei libri, una vera e propria Enciclopedia del Libro, nata con l’intento di promuovere e diffondere l’amore per i libri e la lettura, base educativa di ogni sapere e conoscenza.

Il suo logo rappresenta appunto, in forma simbolica e stilizzata, la figura di una persona, indistintamente uomo o donna, nell’atto di leggere un libro (sulle mani, su un leggio, o su un computer) in posizione seduta.

L’amore per i libri è definito bibliofilia. Con il termine bibliosofia ci si propone invece di coniugare le discipline legate tradizionalmente allo studio dei libri (bibliologia, bibliografia, biblioteconomia), alla filosofia.


La Casa Editrice Bibliosofica conta di occuparsi di testi attinenti a tutto ciò che concerne il Libro in chiave "filosofica". Oltre a libri sui libri intende esplorare e pubblicare argomenti di confine, originali ed innovativi, che attraversino varie discipline, con opere di saggistica filosofica e dintorni, soprattutto di attualità.

Contro i rischi di omologazione e di massificazione dell’odierna civiltà spettacolare, il Libro rimane ancora un segno di distinzione individuale e spirituale.

"Non bisogna aver paura di superare i limiti stabiliti. Il ricercatore del pensiero esplora le frontiere, avventurandosi con coraggio in zone sconosciute, proprio per scoprire nuove fonti di conoscenza. Non viviamo soltanto in un pianeta, ma in un universo il cui territorio è praticamente infinito" (Giovanni Feliciani)

Libertà vuol dire fare un salto di qualità.




Giovanni Feliciani (Siena, 1951, Roma 2017) Laurea in Filosofia e Diploma di ricerca nelle Scienze storico-morali, da sempre ha una grande passione per i libri e la lettura. È stato libraio, bibliotecario, ricercatore. Ha fondato e dirige la Casa Editrice Bibliosofica, a Roma, presso la quale ha pubblicato: Bìblius. Libro dei libri  (1999), una vera e propria Enciclopedia del Libro; Bibliosofia. Scienza del Libro e della Lettura (2011); inoltre ha  curato, insieme ad altri, il volume: La cultura brucia. Anna e la libreria Uscita nella Roma degli anni ’70  (2010). È stato cofondatore della collana di Studi Storici, Filosofici, Umanistici “Tempora”.

venerdì 3 dicembre 2021

Piero Pieri Il dolore dell'Università


Il libro di Piero Pieri, già docente di Letteratura italiana contemporanea per il corso DAMS dell'Università di Bologna è autobiografico ma riguarda esperienze e fatti di una generazione che negli anni settanta vivono intensamente l'esperienza politica di sentirsi al centro di un movimento rivoluzionario di cambiamento.

Vista dal di dentro l'Università pullula e vive di vita propria, sembra un alveare, con i giovani studenti speranzosi di fare una veloce carriera. "Qualcuno è convinto d'essere una pietra preziosa della critica letteraria .. Se guardo attentamente alle euforie dei colleghi, soprattutto quelli che esibiscono riflessioni affilate, alla fine capisco che li sostengono presunzioni modeste, differenze leggere, fierezze opache; per una mai confessata idea di supremazia, edificano imperturbabili alterigie. 

Perché sembrano così peggiori dei libri che studiano?"

Fuori scoppia in Piazza della Loggia una bomba a Brescia, durante un comizio antifascista. Maggio 1974

Fra dentro e fuori, Trascendi e sali, direbbe Alessandro Bergonzoni, la storia d'Italia e la storia di Piero, le storie personali intrecciati con gli autori studiati, le monografie da preparare, con gli spazi abitativi condivisi. 

Piero, come tutti, come tanti, abita con altri due studenti. Sono pittori, fanno collettive, vanno, di notte, con le bombolette spray a colorare i muri puliti vicino la ferrovia. Sono entusiasti. Allora tutti si sentivano padroni del mondo. 

"Bologna é un gigantesco affresco di archi e colonne, in continuo susseguirsi e intersecarsi" Bologna vive al Punto G di Piazza Verdi. 

Bellissimo il confidarsi fra Elsa e Maria Assunta a pagina 66, e poi tutto il miscuglio del personale è politico, tutto il mescolare sesso e politica, libertà e amore, senso di frustrazione e senso di potenza, in una confusione di ruoli tipici di quegli anni che io ho vissuto solo sulle pagine dei giornali. 

E siamo  al '75, ai morti di Reggio Emilia, alle Canzoni di Ivan Della Mea, ed intanto in università si studia Leopardi, i Crepuscolari, Ungaretti, Montale. 

Il libro ripercorre passo passo fino al 1978 la nostra storia, con il sacrificio di Aldo Moro, vittima di una ideologia violenta. 

Cantava Gaber " L'ideologia, l'ideologia/ Malgrado tutto credo ancora che ci sia/ È la passione, l'ossessione della tua diversità/ Che al momento dove è andata non si sa"

Leggere Piero è importante perché ripassiamo e ritorniamo su errori da tempo rimossi, Il dolore dell'Università rimane a testimoniare le vite degli altri, di chi non ce l'ha fatta ad uscire indenne dai fuochi incrociati di quegli anni, di chi ha perso la vita, l'amore, il lavoro, di chi si é poi drogato, scomparso per sempre. 

A testimoniare quanto gli studi siano una zattera in ogni tempo, Il dolore dell'università oltrepassa il tempo e dona la sensazione di resistere all'individuo che scrive.

Con gli omaggi del Regno della Litweb grande stima alla casa editrice Bertoni che ha pubblicato il libro di Piero Pieri 

Ippolita Luzzo 



Piero Pieri ha insegnato Letteratura italiana contemporanea al D.A.M.S. di Bologna. Ha scritto su Palazzeschi, sull’identità ebraica italiana ed  europea, su Carlo Michelstaedter, su Mario Morasso,  su Casanova, sull’estetica classicista fra ’700 e ’900, sul problema dell’intertestualità letteraria, sull’Avanguardia.

Con lo studio Memoria e Giustizia. Le cinque storie ferraresi di Bassani, (Ets, 2008) ha vinto il premio “Renato Serra” per la critica letteraria.

 

Come romanziere ha pubblicato fra gli altri  La notte di Stalin. Quando il comunismo finì di morire anche sessualmente (Stampa Alternativa, Roma, 2000); Furio (Allori, Ravenna, 2004); Vaporidis in carcere (Fernandel, Ravenna, 2008). Marsilio 2014 Un amore crudele 

Ha vinto nel 2015 il Premio Corrado Alvaro per la narrativa 

venerdì 26 novembre 2021

Scrivere lettere a chi

Perché ti scrivo:-Perché ricostruisco attraverso te, un uomo che risponde, una me stessa  che non credevo potesse mai parlare. Non è la stessa cosa se andassi dallo psicologo. Non è la stessa cosa. Qui testo la mia capacità ad interessarti, ad essere un individuo normale che scrive ad un uomo normale.

21 agosto 2011

Perché andiamo verso un altro

Perché scegliamo una persona invece di un’altra

Perché te  invece di un altro dei tanti scrittori sulla Recherche 

Sicuramente scegliamo per curiosità, per coincidenze, per conoscenze  che sembrano comuni.

Scartiamo le persone che sembrano banali, che non ci rimandano ad un comune retroterra di passioni, di vissuto, li scartiamo ed inevitabilmente la selezione diventa ,con gli anni sempre più implacabile. Chiusi per sempre a ciò che per noi è futile, amplifichiamo la portata delle nostre suggestioni, vivendo in modo favolistico e superlativo gli incontri che reputiamo consoni al nostro sentire. Va bene così, se la tolleranza verso chi non ci appartiene non viene meno, se il rispetto verso il volgo indistinto che nome non ha(Manzoni?)rimane un caposaldo del nostro interagire. Lo dico principalmente a me che mi ritrovo spesso a sbuffare, ad allontanarmi ,a rispondere sarcastica ad idiozie, sentendomi poi più sciocca  delle stesse persone che poco prima avrei volentieri  zittito. Adesso sono così, antipatica ,persino a me stessa, avrò anch’io un delirio di onnipotenza? Riconoscerò in tempo i sintomi ,prima di ritornare anch’io a rinchiudermi annoiata nel libro della supponenza?

------Perché l’amore, perché sentiamo attrazione ,interesse  verso un altro, perché non possiamo fare a meno  di un sentire condiviso. Sicuramente è una pulsione interessata, molto interessata, e sempre secondo me,dell’altro non ce ne frega proprio niente. Anche quando ci distruggiamo per lui, quando pensiamo che la nostra vita sarà finita senza lui o senza lei, anche allora, dell’altro non ce ne può fregar di meno. Perché siamo  sempre concentrati su di noi, su quello che ci fanno, su quello che facciamo, su quello che vogliamo, su quello che ci danno o non ci danno.  Mi ami o no? Ma stiamo recitando? Cinquantenni, sessantenni, ma sì anche settantenni che ci vergogniamo, ci puniamo, ci domandiamo se lui ci ama: Ma siamo ammattite?

Quel che conta in ogni nostro vissuto non è banalmente com’è stato ma com’è finito. Una carriera luminosa finita male lascia l’amaro in bocca, un amore ricco ma sciupato nell’infamia sarà uno scorno, una vita piena troppo piena  può provocare indigestione (io non sapevo, ora lo so) invece il digiuno ci fortifica, ci rende dignitosi, ecco perché i grandi saggi dell’oriente digiunavano, digiunavano proprio come me e sapevano poi uscire in tempo utile da ogni  esperienza per portare con sé per tutta la vita la splendida sensazione della bellezza del momento vissuto.


La vita che vorremmo   22 agosto 2011

Nell’estate del 2005 mi innamorai di un racconto di Leonardo Soresi - Premio Chatwin 2004-“Il ragazzo che non  voleva viaggiare” .Era sull’ inserto della Repubblica Viaggi. Lo lessi a tutte le persone che venivano a trovarmi, lo lessi tanto che alla fine lo sapevo a memoria. L’ho conservato e ti scrivo ancora su quel giornale. Era la storia di un ragazzo in un deserto con l’otre che gocciola e lui rimane senza riserve. Sono i pensieri, i suoi, di qualcuno che morirà perché rimane senz’acqua. Sono pensieri molto belli ed io li feci miei. Io quell’estate bevevo, per infusione, nel port, la pozione della maga Circe, così chiamavo la chemio pesante, due volte al mese, il folsfox, e due volte al mese mi trasformavo, poi mi riprendevo. Ma quello fu un periodo fertile, perché la forza impiegata per non soccombere mi ha aiutato ad affrontare il peggio dei giorni successivi. Dopo nulla fu più come prima. Te lo racconto solo per non sembrarti un’oca giuliva che dice "che bello! Che bello!". Lo penso davvero. Poi la medicina dissennata ha continuato a sbagliare e nell’altrove io ci sono stata veramente. Ma questo non ti interessa. Ora apprezzo ogni minuto, ogni giorno e sono felice di essere ancora qui a gioire di una vita che prima non avevo neppure intravisto. Credo che la mia vita sia iniziata nel 2005.E così ho sei anni!!

A me non interessa quanti anni hai, l’avevo supposto  dopo un po’  ,dai tuoi racconti, dal tuo passato, che tu fossi di un’epoca leggermente antecedente ed infatti ti ho  scritto “Il fratello della mia amica” che avrà un cinque o sei anni in più di me. Quindi lo sapevo ma ho aspettato che lo dicessi tu perché  tu trovassi in te la sicurezza di accettarti per come sei. Solo se ti accetti non avrai bisogno di veli, di bugie, di schermi, di nascondigli. Solo se non hai paura di vedere te stesso diverso  di quello di qualche anno fa potrai essere felice  di quello che sei, di quello che hai. Sarai un uomo molto problematico, un uomo che non ti piace, me lo hai detto tu tempo fa, sarai stato  molto amato e lo sei ancora ma questo invece di darti gioia ti soffoca, come se tu lo subissi. Mi dispiace, te l’ho detto, il digiuno non può capire il sazio, ma nessuno può aiutarci a lenire i nostri dubbi, le nostre insoddisfazioni.

Io, te l’ho detto tante volte, sono in un altro momento e mi auguro di essere stata propositiva, nonostante sia una rompiscatole. I miei cari ti compiangerebbero. Per loro sarebbe inconcepibile dedicarmi il tempo che mi hai dedicato tu- Io sono per loro il nullaeniente. Eppure non mi hanno distrutto, anzi ,lo vedi? Si può dare e fare di più.

Anche tu ce la farai a scrollarti questo taedium vitae che non ti appartiene. Ti auguro di cuore che tu riesca ad essere felice  dei tuoi affetti  e auguro ad entrambi una leale e proficua collaborazione.

Io non potrei mai fingere di dirti che sei bravo se tu non lo fossi. non sarei stata capace di scrivere tutto quel mare di parole che amo immensamente e che ho raccolto così come  ho raccolto e conservato le tue, insieme, e te l’ho già detto, ne verrebbe una storia pregevolissima, ma sappi che non ho scritto per questo. E’ venuta fuori da sé ,nell’estate del virtuale, spontaneamente, ma se tu non sei d’accordo strappo tutto.

Ti auguro di cuore che il successo ti giunga, ti auguro che tu riesca a realizzare i tuoi sogni.

Io, i miei, li realizzo giorno per giorno grazie ad un amuleto favoloso che ho trovato per caso pigiando i tasti di un computer!


Ippolita Luzzo 





 

mercoledì 24 novembre 2021

Filippo Polenchi Figlio Fortunato


Giona torna al suo paese d'origine dopo aver frequentato il Centro sperimentale di Roma per fare il regista. Torna ad Anapola, una provincia italiana come tante, torna per poco e viene incaricato da Ettore Lavatori di riprendere la festa di compleanno del figlio Elio, che compirà undici anni. 

Giona ha abbandonato forse il suo sogno di fare il regista, così confessa a Silvia, la madre di Elio, ora può dirle di aver fatto alcuni cortometraggi, tre in tutto, e di essere tornato, prima per poco tempo e poi non era più ripartito. Silvia e Giona si confessano la difficoltà di vivere in quel luogo, un luogo dove dopo un po' di tempo che ci vivi ti viene il sospetto che sia un sogno ricorrente. 

Nel confessare di entrambi ci sono i ritorni che sanno di sconfitta, l'adattamento ad un tran tran, lo scomparire come individuo e lo sfarinamento dei sogni.

Silvia ha sposato Ettore Lavatori, il marchio dell'azienda che dava da vivere a moltissimi in quella città. Il libro inizia e si srotola così, su un figlio fortunato, Elio, che proprio il giorno del compleanno viene investito e ucciso da un furgone frigorifero sulla statale 68. 

Chi lo investe è un altro sconfitto, un uomo forse vittima di una depressione, si voleva uccidere, e nel suo progetto ha per sfortuna incrociato il corpo di Elio.

Così la narrazione assume un aspetto corale, con protagonista Anapola con le sue notti di consistenza fisica, percussiva. 

Sembra un noir, un libro di introspezione psicologica sulla disfatta, su sguardi vuoti perché vinti. 

Mi ha ricordato infatti il ciclo dei vinti di Verga, mi ha ricordato un realismo buio, malato quasi. Il titolo contraddice la trama, la vita si fa beffa di tutti, dappertutto, non solo ad Anapola, se manca la dignità con cui affrontare ogni sciagura, ogni disfatta.

Filippo Polenchi è bravissimo a creare un racconto sceneggiato quasi, infatti noi nel leggere ne vediamo alcune sequenze de Il capitale umano, un film di alcuni anni fa.

Così è la provincia? Non lo so, la percezione non è mai la stessa a seconda del tempo e dell'età, delle situazioni e dello stato di salute, delle gratificazioni e delle umiliazioni. 

Leggere Filippo Polenchi però ci sprona ad abbandonare il vuoto, a ricreare una possibilità, a navigare con la zattera della letteratura verso i lidi sconosciuti citati da Laborit nell'Elogio della fuga. 

Il suo primo libro appare nella curata collana Bookclub di 66TH A2ND dove si trovano anche Fillioley e Di Fiore, una collana curatissima. Tutti bravissimi, ho nominato loro due perché ho avuto modo di leggerli.

Un augurio dal Regno della Litweb con l'augurio di illuminare le province italiane

Ippolita Luzzo 


lunedì 22 novembre 2021

Apuleio

 Prefazione-23 luglio 2011-07-23

IL libro l’amore al tempo del cellulare- la favola di Apuleio Amore e Psiche-  uno speculare dell’altra.

Che estate bellissima! Io pensavo di essere nel 2011 ed invece ero ancora nella classicità- nel primo secolo dopo Cristo- sono una contemporanea di Apuleio- sono nella favola di Amore e Psiche- sono al tempo del cellulare- sono al tempo dei rapporti virtuali. Non ci conosciamo e niente facciamo. Beh! Apuleio qualcosa faceva pur fare! La notte, però! Amore arrivava, ma non doveva essere visto, e intanto Psiche doveva restare tutto il giorno da sola, in un palazzo magnificente servita e riverita da voci invisibili. Mi sa che Psiche non era proprio messa bene nemmeno lei, come tutte noi d’altronde! Quando prese dalla malia stiamo a ciondolare in attesa della voce dell’amato e non vediamo nulla intorno a noi. Ma poi arriva il dio Amore e che felicità! Questo nella Metamorfosi di Apuleio. 

Al tempo del cellulare e del virtuale, tutto deve restare solo una voce, dolce, carezzevole, affettuosa ma solo una voce. Ci sarà un essere umano dall’altra parte? Mah! Quando Psiche, spinta dalle sorelle, che erano riuscite a trovarla, va a vedere chi ha al fianco, lui scompare. La lascia sola, in attesa di un bimbo, nella disperazione più totale. Lei si aggrappa a lui e lui continua a volare finché lei esausta sfinita cade in un prato. 

Non è mai cambiato nulla, sembra solo realtà! 

Questi rischi non si corrono al tempo del cellulare. I protagonisti non si conoscono, non si conoscerebbero mai, se la donna non insistesse tanto, perché è la donna che insiste, che vuole. Gli uomini, ormai, vogliono solo testare la loro bravura, vogliono solo vedere se sono capaci di sedurre, di indurre la donna a chiedere. Perché l’uomo non deve chiedere mai! Deve negarsi. E’ il primo comandamento dell’ars seduttiva. Ma quando la donna chiede lui si è già annoiato e sparisce. L’ha trasfigurata, l’ha resa angelicata, e lei non ha retto alla trasformazione divina ma terrenamente gli ha chiesto altro: attenzioni, presenza, una carezza e una soddisfazione del desiderio. Troppo normale per l’uomo. Troppo banale per l’uomo di tutti i tempi dal dolce stil novo ai decadentisti dall’uomo di potere agli omettini che incontriamo per la strada. La donna è sempre il pericolo numero uno, anche al tempo del cellulare. Esigente, un po’ zoccola, ma cosa vuole? Psiche comincia a cercare lo sposo sparito e lui è già andato dalla mamma per farsi curare la bruciatura alla spalla causatagli da una goccia di olio bollente caduta dalla lucerna in mano a lei. Poverino! Dalla mamma, pure lui! Mamma che odia la nuora. Pure lei! Sempre le donne una contro l’altra, mai a fianco. Anche ora. Ci scrutiamo, ci spiamo l’un l’altra, ed invidiamo nell’altra quel che pensiamo lei abbia e noi non più, critichiamo, soppesiamo vizi e virtù, senza pudore, senza disciplina. Non è un bel vedere nemmeno fra donne. Anche Psiche non trova aiuto. Le dee non vogliono inimicarsi Venere. Hanno paura. Hanno paura anche le donne e diventano cattive, acide, invidiose, pettegole. Non è proprio un bel sentire! Se lo fanno anche le dee! Non c’è speranza di rapporti leggeri –leggeri. Ah Calvino col tuo elogio alla leggerezza! Com’è pesante quaggiù! Anche al tempo del cellulare! Anche fra brave persone! Ma quale amore, ma cosa amore, ma dove amore, se l’amore non conosce me… Eccomi… Così cantava Mina qualche tempo fa. Cara Mina tu ce l’hai cantata e non abbiamo capito, meno male che ci sono gli scrittori che cela raccontano tutta, vero, Reds? L’incomunicabilità? Ma no! L’impossibilità di poter usufruire in maniera agevole e senza sovrastrutture uno dell’altro. Uno scambio d’uso. Dignitoso uno dell’alterità dell’altro. Altrimenti che squallore! Che miseria! Psiche riesce a ricongiungersi col suo amato nell’Olimpo, diventerà una dea, darà alla luce Voluttà- il piacere- Da Amore e Psiche- ovviamente- ma prima dovrà superare molte prove .Dovrà subire i maltrattamenti di Venere, le percosse, le ingiurie, le fatiche. Zitta, dovrà svolgere qualsiasi umiliante compito. Riuscirà perché verrà aiutata dalle creature più piccole, le formiche faranno la cernita per lei del frumento dell’orzo del miglio, dei semi di papavero, delle lenticchie, delle fave. Ma a noi chi aiuterà a selezionare? Lei riuscirà perché anche una canna flessibile le consiglierà come prendere il vello d’oro delle pecore. Dovrà aspettare la sera, solo al tramonto avrebbe potuto raccogliere il vello che era rimasto impigliato tra i rami e che di giorno era difeso da pecore ferocissime. Facile! Basta aspettare. L’ultima impresa sarà la più difficile, dovrà andare da Proserpina e chiedere di mettere nella scatola un briciolo di bellezza per portarla a Venere. Psiche riesce ad andare negli inferi, a tornare tra i vivi con la scatola in mano. Ma la vanità è donna e lei non può resistere... un po’ di bellezza… poco… pure per lei. Apre la scatola e il grande sonno l’avvolge, l’avviluppa. Il grande sonno che prende tutte noi per un briciolo di –Come sei bella!-il grande sonno della seduzione.

Reds mi invita a pensarla vivificante questa seduzione fatta di chiacchiere, fatta di niente, fatta di trasfigurazioni. Io non riesco a vederla così. Non riesco a capire come i rapporti umani si siano involuti in una separazione senza fine, in un virtuale senza sguardi, senza carezze. Non riesco a capire l’umiliazione di corpi lasciati senza calore, senza scambi di fremiti. Non riuscirò a capire questa castrazione generale e dall’altra parte questa impudicizia, questo mostrare i corpi al migliore offerente come merce di scambio. Una tristezza senza fine. Servono i libri, servono questi scritti per farci riflettere su quanto siamo sciocchi, sul vanesio e sulla vanità del tutto. Ah! vanità delle vanità! Tutto è vanità. Lo diceva anche Qoelet.

Ma in fondo hai ragione tu, Reds, quante riflessioni, quanti studi, quante emozioni nell’estate del virtuale!

Solo che poi le ragioni devono uscire, non restare nell’etere anestetizzante e camminare decisi nel mondo reale altrimenti è la paura che vince il match! Una paura atavica. La paura di essere scoperti nella nostra fragilità, nelle nostre debolezze, nella nostra inconsistenza da un altro altrettanto fragile e altrettanto insicuro.

Parole non sono altro che parole

Fidati di me –io mi fido di te-fidiamoci tutti- La fiducia impegna (da Gianna Manzini)

Non di solo pane vive l’uomo-non di solo parole! Ma di sguardi, di odori, di sapori, di carezze.

Abbiamo cinque sensi, non dimentichiamolo-non siamo soggetti virtuali.

 Abitiamo il nostro corpo, dove abita la nostra mente. Un unicum, appunto.

Ps   alice(internet)non abita più qui               

                                                                                                        IPPOLITA





Prefazione come tutte le altre

Una prefazione senza aver letto il libro nella versione definitiva, una lettura e rilettura attraverso i siti: rosso venexiano –ali di carta -la recherche e  cliteum. Una lettura sempre diversa ma sempre curiosa di conoscere  le vicende ma soprattutto i moti  ondeggianti dei protagonisti. Tratteggiati con umanità complice, loro sono diventati subito i miei amici, i miei innamorati, il mio altro. Succede così quando un personaggio è vivo, esce fuori dalla carta e passeggia insieme a noi- Poirot -  Sherlock  Holmes- sembrano  sempre  sulla scena del delitto, così come Paolo è sempre lì a digitare messaggi. Quasi quasi mi presento. Ho esagerato un po’ con lui, ma il tratteggio azzeccato me lo ha reso familiare, così come ho subito difeso la signora Laura e protetto Valentina, le ho dato addirittura dei consigli. Sono bravi ragazzi, sono senza malvagità,sono inconsapevoli ,sono regrediti ,come dice Reds, allo stato puro dell’infanzia, alle pulsioni elementari e ignare di una sessualità corporea. Siamo nel nirvana senza corpi, come i bimbi, ccoccolati nel seno materno, caldo, nutriente, dolce. Niente di più. IL racconto si legge d’un fiato. Scivola veloce,-ma guarda, è proprio così-, ci troviamo a ripetere,-è proprio così-. Questo è lo scritto che arriva, universalizza il momento e tutti possiamo dire- E’ proprio così-Tutti ormai digitiamo, guidiamo con l’auricolare incollato, alcuni, io, con il cellulare in mano, e questo non si fa, i ragazzi lo tengono acceso anche la notte sotto il cuscino. Lo accendiamo, lo consultiamo, sussultiamo, lo perdiamo e ci sentiamo persi. Anche io che per anni mi sono rifiutata di farmi schiavizzare dall’oggetto ora non potrei più vivere senza di lui. Essenziale, imprescindibile, incredibile in così pochi anni una mutazione vertiginosa, un gorgo, appunto, ha scardinato comportamenti, ne ha imposto altri, e ha mutato in modo irreversibile generazioni di età diversissime in una omologazione adolescenziale. Chi potrebbe più tornare indietro a rapporti seri se ora siamo al tempo del cellulare dell’amore gridato nel telefonino ad amici parenti conoscenti figli. Siamo tutti –amore- siamo tutti nella stessa melassa zuccherina, siamo tutti impegnati a dire TVB. I messaggi si rarefanno, puntini sospensivi prima, dopo, alludenti, in eludenti, perché sono espressione di un ‘anima punteggiata, di un’anima allo stato gassoso che lietamente si libra nell’etere. L’Etereo. Il platonico. Lo spirituale. I puntini sospensivi. Che bello! Dovremmo essere riusciti a vivere nel migliore dei mondi possibili, vero Candide? E’ questo il migliore? Un clic. MAH ! Posso dissentire? Come l’uso e l’abuso possono distorcere,  siamo ora ad una patologia,ad una malattia,che droga l’immaginario,che crea un altrove, che trasfigura, che innalza la soglia delle aspettative rendendo la realtà scialba ,deludente,una realtà che non regge il confronto. Così Paolo dopo un anno di messaggi, di telefonate,di cazzate,scusate,consuma un atto naturale,  da morto,per non sciupare in vita  il sogno futile e sciocco  di essere nel libro di Goethe.Non sono queste le affinità elettive! Non è questo l’ amore platonico. Questo è  solo l’amore al tempo del cellulare!!