lunedì 30 novembre 2020

San Gennaro non dice mai di no di Giuseppe Marotta

 

 Alessandro Polidoro Editore ristampa nel 2020 i racconti di Giuseppe Marotta, giornalista del Corriere della Sera, scrittore di narrativa, cinema e teatro. Nato a Napoli nel 1902 e morto nel 1963 ha vissuto per la maggior parte della sua vita a Milano e nel 1947 torna a Napoli dopo vent'anni. I racconti sono di quegli anni, dopo la seconda guerra mondiale, gli anni della ricostruzione, l'anno in cui viene approvata la Costituzione della Repubblica Italiana. 

Giuseppe Marotta torna a Napoli a marzo, come le rondini. Nella bellissima prefazione di Alessio Forgione viene raccontata la sua vita e scopriamo che era stato letturista del gas, e di come a venticinque anni lui abbia lasciato Napoli per Milano dove riuscì a fare della sua passione dello scrivere la professione. 

"Lettore, questo libretto è la piccola storia di un mio viaggio a Napoli nel 1947. Tante persone anche illustri, di quelle con una penna addirittura famosa nel taschino, sono andate e vanno a Napoli per vedere e raccontare che diavolo fa il paese del trasognato far niente, notissimo come tale;" inizia Marotta a dirci che le sue intenzioni sono oneste e affettuose sulla sua Napoli, amata, amatissima, come tutti noi la amiamo di un amore grande anche se siamo andati poche volte. 

"In marzo Napoli è una città bambina, con le violette in mano, che va a fare la sua prima comunione. Chiede indulgenza per i suoi peccatucci invernali, mea culpa dice sfavillando in ogni vetro" 

Ma esisteva Napoli nel 1947? Marotta si risponde di no, perché Napoli è una città inventata dagli artisti sugli scenari dei teatri. 

Il dolore invece è autentico, "il dolore dei napoletani", essi inventano Napoli, si raccontano con qualche enfasi, con qualche compiacimento; ma trovano sollievo e consolazione in questo recitarsi"

Forcella, La Gaiola, Pompei, e poi Il mare, Riviera, I pellegrini, Il capitone sono racconti che non potrete perdervi, proprio ora che a Natale il capitone che non muore mai sarà sulle tavole mangiato, vivo e pronto per un altro giro nel Mar  Dei  Sargassi. 

Un evviva alla Casa editrice coraggiosa che pubblica libri di grande interesse, ricordo Manodopera di Diamela Eltit, e vi invito a sfogliare e a leggere il suo catalogo, per un rinnovato sentire in una Napoli sempre più nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo  

domenica 29 novembre 2020

Piccola antologia della peste Ronzani Editore


 A cura di Francesco Permunian il progetto di una antologia a più voci che ci dia un nuovo mondo "Don Chisciotte uscì di casa e non fu più in grado di riconoscere il mondo, che, in assenza del giudice supremo, gli apparve all’improvviso d’una spaventosa ambiguità; l’unica Verità divina si scompose in centinaia di verità relative che gli uomini si divisero tra loro. Nacque così il mondo dei Tempi moderni, e con esso il romanzo, sua immagine e modello." Francesco Permunian riporta le parole di Milan Kundera tratte da un breve saggio(La denigrata eredità di Cervantes) poi confluiti in L'arte del romanzo per dirci a cosa si ispira questo progetto. 

Io ho letto queste voci con in mano Dietro l'arazzo di Antonio Tabucchi in una conversazione con Luca Cherici. Una conversazione sulla scrittura che potrei fare con ognuno dei partecipanti all'antologia su quello che chiediamo noi tutti alla scrittura con le parole di Tabucchi, in sintesi fatta da me: "Scrivere fa sempre bene. Anche quando decidiamo di buttare tutto. Ma la sola attività dello scrivere nel momento in cui trasforma le idee in scrittura come per miracolo chiarisce tutto ciò che era vago e nebuloso e noi capiamo tutto. Poi la realtà, massiccia come il cemento,  si richiude, le fessure che la scrittura aveva aperto nella roccia si richiudono, noi torniamo all'aria aperta a guardare quel cumulo di cemento in cui siamo entrati e sappiamo che è di nuovo inespugnabile, ma sappiamo anche che gli abbiamo carpito qualche segreto." 

Alessandro Zaccuri in Frammento della peste  va in quella fessura della roccia e spia una vallata inaccessibile e separata dal mondo. Anna Vallerugo in Uscita n.1 riattraversa il paese in condizione di vertigine ...il passo che perde la presa sul terreno. Il mondo nuovo è un'assenza di suono collosa..

Abbiamo oltrepassato la fessura preso il segreto ma la realtà si è richiusa col suo cemento. Civico trentanove è il racconto di Romano Augusto Fiocchi e chiede alla scrittura "Segnali, ricordi che aderiscono ai muri come fantasmi" 

Il libro è uscito prima della seconda ondata di questa malattia, prima di ripiombare tra una realtà richiusa ed il Requiem 2020 di Francesca Bonafini resta l'unico canto possibile perché nessuna buona sorte durerà per sempre. 

Suggestivi disegni accompagnano i pezzi, nella forma di narrativa o poetica, a fumetti o strisce.

In tutti voi, che abbraccio, risento la voce di Tabucchi, Dietro l'arazzo, ed è come guardare la pandemia dietro. " Tutti i nodi e i fili che stanno dietro al tappeto; perché quando rovesci un tappeto capisci tutta la tessitura che costituisce le figure dell'arazzo" 

Ecco voi tutti siete andati dietro il tappeto, e avete provato a leggere la figura, anzi a scriverla approfittando di quella fenditura che la scrittura regala. 

Poi la realtà si richiude ma ci rimane il segreto carpito, il segreto di questi fascinosi e bellissimi racconti da leggere e rileggere per sentirci vicini, per vincere l'impotenza. Un grazie immenso a tutti voi dal Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo 

giovedì 19 novembre 2020

Quori Cuadrati di Alessandro Turati

 

La vita felice della lettrice continua in Quori Cuadrati di Alessandro Turati. 
(Il mondo è la mia rappresentazione) Illustrazioni di Stefania Dordoni. 
E inizia con una pagina di Henri Laborit, quel mio amico francese che ha scritto fra gli altri "Elogio della fuga". 

L'immaginazione permette all'uomo di trasformare e dare forma al mondo che lo circonda, unica fuga possibile per evitare l'alienazione. Così immaginiamo e creiamo, per sfuggire all'angoscia o forse proprio per questa. 

Leggo il libro ridacchiando con la mia risata interlocutoria e sottolineo idealmente "Ho una coccinella sulla punta del naso. Incrocio gli occhi e mi sembra di vederla con il destro. Per vederla con l'occhio sinistro devo chiudere il destro. Il destro è l'occhio che comanda mentre il sinistro è di supporto. Detto questo, detto niente."

Alessandro ci cattura con la sua immaginazione come un ragno sulla tela dei suoi pezzi, della sua ragnatela di fatti raccontati con distorsione, come si ricorda, come vengono. "Si tratta di un momento della mia vita. Io mi frequento tutto il giorno, c'è da capire: è davvero dura per me. E ho solo un paio di scarpe." 

Ci innamoriamo, almeno io lo faccio, del personaggio che vive  con una giraffa e incontra l'autista che "si sente come i vecchi quando il vento porta via il loro cappello: lo guardano allontanarsi sperando in una folata contraria" una giraffa che mangia foglie d'acacia e beve meloni selvatici. Lui, il nostro,  si chiama Uno, e vive in provincia. dove però si demotiva. 

Dovrete leggere questo racconto che ha un personalissimo percorso, ha poi frasi che copierete come sto facendo io e vi ripeterete per il piacere di farle vostre. "Le persone si dividono in due gruppi: quelle che non faranno mai niente per te e quelle che ti faranno del male" Dalla saggezza di Alessandro Turati nasce questo libro che leggerete gustandolo, perché è un gioco mentale di cui abbiamo bisogno per creare altro oltre l'angoscia del quotidiano. 

Ippolita Luzzo  

lunedì 9 novembre 2020

Letizia Dimartino Tutta mia la città ovvero Dalla Marina a Beddio

     

 Mi bussa il postino per consegnarmi un libro di Letizia Dimartino. Ho già letto in pdf i ricordi di Letizia in “Tutta mia la città” e ne ho seguito gli anni, i mesi, i giorni e gli attimi. 

Racconta il passato, Letizia, con cura, come una ricamatrice, mi sono ritrovata a scriverle io, emozionata dalla sua scrittura. 

Leggere lei è una operazione di raccolta, come se in un campo stessimo a raccogliere i fiori da portare a casa per abbellire le nostre stanze. 

Leggere lei ci aiuta ad abbellire quel passato che molti di noi non conserviamo più come invece fa lei. Davvero è stato così come lei ci racconta? Noi non lo ricordiamo ma Letizia Dimartino lo racconta per noi in maniera dolcissima: Il passato con lei diventa una favola bella.

"Un diario lungo tante vite. La famiglia, con oggetti pensieri malattie luoghi persone genitori ricordi, Sicilia. E città. Un tempo che sembra non finire e che finirà invece nella malinconica constatazione che è un mondo in parte già scomparso"

Letizia ci culla in una nenia di paese, di città, ci culla come ci cullavano le nostre zie, le nostre mamme. con i dolci ed i merletti, i profumi i balocchi e le processioni da guardare dal balcone dopo aver messo il copriletto damascato ad abbellirlo.

" Con la nostalgia e pure con la crudeltà del presente. Una prosa poetica, suddivisa per temi e quadri, come affreschi di scrittura" dice lei. Io ne vedo proprio il cerchio dove imbastire il punto a croce, il punto a erba, il punto catenella, in un ricamo del tempo, dei passaggi, dei momenti di un dettaglio.

 "Una città che diventa persona" Ragusa, bella e amata, Ragusa struggente, "una città nella nostra vita" scrive Letizia con la sua grande sensibilità di pittrice e ricamatrice insieme, "una città ci verrà dietro", a dirla con Kavafis, da lei citato subito dopo o "nella città fatta dalla mia stessa vita" con Buzzati.

Letizia Dimartino torna in città e sorride alla mail, sorride al nuovo che arriva, alla città che cambia pur conservando intatti i ricordi. Come faccia non so. Ammirata la sto a guardare. mentre lei scrive "Sorvolando la città"

Ippolita Luzzo  


mercoledì 7 ottobre 2020

Una libertà vertiginosa: Filippo La Porta al Fare Critica Festival

Incontro con Filippo La Porta sul fare il critico, sul fare critica, e lui inizia con "I dolori del giovane critico", su ciò che affligge chi si appresta a fare il critico. 

Ci racconta come lui sia diventato critico per caso, in effetti all'università studiava storia, poi per caso ha iniziato a scrivere recensioni e non ha più smesso. 

"Mio padre fa il critico" diceva ai compagni il figlio alla scuola elementare. Il critico che non critica, cioè non la persona che trova su ogni cosa da ridire, non chi sta a criticare, a volte disprezzare ogni cosa, no, spiega, a noi e al figlio, Filippo questa sera, la parola critica deriva dal greco e vuol dire valutazione, saper discernere, fare un ritratto. 

Il critico è in effetti un ritrattista, fa un ritratto verosimile e immaginativo dell'autore e nello stesso tempo fa un autoritratto, scoprendo tratti della sua stessa personalità messa in relazione con quella dello scrittore o regista o artista di cui sta scrivendo. 

Il critico può parlare di tutto, avere una libertà vertiginosa durante la trattazione di un romanzo o di un film, un critico può parlare di amore, di pace, di famiglia, dire le sue idee sul mondo e sulle cose, raccontare, di sfuggita quasi, dettagli della sua vita. Si instaura un rapporto di fiducia fra chi scrive e ciò che è stato scritto, fra il critico e l'autore, fra il critico e i lettori. 

"La critica mi ha regalato un pubblico" ci racconta Filippo La Porta, evidenziando lo spirito di servizio che un critico deve ottemperare: dare informazioni sul testo, sulla trama, scegliere un passo evocativo dello stile dell'autore, e fare un giudizio argomentato. 

"Un giudizio è come un epigramma", ci regala Filippo questa bella bellissima immagine del giudizio che mi riporta a Kant, alla sua Critica del Giudizio.

Ora sul web tutti pensano di poter dare giudizi, in realtà sono solo opinioni, il web è come una pagella cosmica priva però molto spesso di giudizi argomentativi. "Perché questa cosa non mi piace?" non si può rispondere solo "Perché lo dico io" ma saper  fare come un buon avvocato. Preparare un'arringa con gli argomenti a favore o contro la tesi che si sta dibattendo in aula. 

Con Kafka "Un libro deve essere un'ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi" Filippo La Porta ci riporta al compito della letteratura,  sorprenderci, darci la meraviglia, di cui parla Aristotele, nel libro Primo della Metafisica ed il terreno del critico è quello della persuasione


Ci presenta il suo nuovo saggio, uscito a marzo nel 2020, "Alla mia patria ovunque essa sia" raccomandandoci di avere affetto per la patria, benché qui in Italia la parola era purtroppo stata per troppo tempo patrimonio di una ideologia di violenza e sopraffazione. 

La patria non può essere un arroccamento sui confini, un muro contro le altre patrie, ma patria è soprattutto una lingua comune che unisce.

 La nostra lingua è caratterizzata, come dice un poeta russo, dalla rima, una lingua musicale dove tutto rima con tutto, e la patria è di chi ne ascolta il suono, di chi si lascia cullare dalla melodia. Siamo unici e diversi, nella riflessione che questi tempi globalizzati ed esclusivi ci impongono bisogna ritrovare e rispettare lingua e patrimonio, arte e letteratura, nuovo e antico, il diverso e il simile. 

Riflessioni di un critico, ma sono riflessioni di noi tutti, se vogliamo con Socrate e Trasimaco avere opportunità di dialogo sulla verità e sulla giustizia. 

In un mondo disordinato la scrittura forse può dare un ordine, una forma, almeno è ciò che ci spinge sui tasti a scriverne ancora, quella bella opportunità di poter dire "Ho ascoltato, io c'ero, e ora ve lo racconto" 

Un grande ringraziamento a Filippo La Porta al Fare Critica Festival e nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo    

mercoledì 5 agosto 2020

I poeti del sogno Piccola antologia di Antonio Fiori

"Chi ha fatto o farà quel sogno può ambire ad essere un giorno antologizzato, così che l'antologia sarebbe a numero aperto di autori, un libro infinitamente aggiornabile, perennemente incompiuto, che sarebbe piaciuto a Borges. Purché, beninteso, che oltre che sognatori si sia stati poeti" 
Così mi scrive Antonio Fiori sul commento al mio post dove io parlo di loro, dei I poeti del sogno Piccola Antologia, libro pubblicato nel giugno 2020 per Inschibboleth Edizioni nella collana Margini diretta da Filippo La Porta. 
I poeti del sogno già li amerete moltissimo come se anche noi o anche voi abbiate fatto lo stesso sogno. Nella piccola antologia troveremo le delizie poetiche del tempo di Augusto e via via fino ad arrivare al 2014 l’ultimo sogno, lo stesso sogno,  raccontato su Facebook. Nei versi e con i versi la vita, la biografia di dodici apostoli della poesia. Sembra una bellissima tavola rinascimentale con le prospettive amate da Raffaello nella scuola di Atene, sembra una allegoria, un gioco umanistico di giostre e di giochi. 
Nel sunto dei secoli conosciamo i poeti di Antonio Fiori amandoli e sentendoli vicini nel sogno. Siamo anche noi i poeti mancanti?  
E poi vi incanterete sulle note a piè pagina. Ah che note! 
Il distico di Marziale è uguale al distico di Lucio Falerno Magno. Ah saperlo! E qui mi incanto. 
Piccola antologia fantastica: Sarà coincidenza o Marziale era venuto a conoscenza dell’epigramma di Lucio? e trovo un'altra appropriazione indebita, avvenuta nel primo ottocento da parte di un illustre autore partenopeo a pagina 40, una nota relativa ad un sonetto attribuito a Domenico Piccinni ed invece di recente attribuito a Coviello. 
Le note sono un piccolo capolavoro di precisione insieme alle biografie di questi deliziosi poeti nostri amici perché ci somigliano tanto e ci vengono incontro dalla poesia amata da Antonio Fiori. 
Leggendo e rileggendo le biografie vorrei farveli conoscere tutti ma metto lui Gherardo Finzio, l'ultimo in ordine temporale, l'ultimo che come noi scrive il suo sogno su Facebook, che come noi scrive sui blog letterari. 
"Scopriremo di essere spariti nella rete/ che nessuno risponde alle chamate" e ciò non sarà vero perché qualcuno risponderà sempre se abiteremo il fatato mondo letterario per davvero. 
Con ammirazione autentica porgo ad Antonio Fiori lo scettro della poesia nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo 

 Antonio Fiori è’ nato a Sassari nel 1955. Si occupa attivamente di poesia da molti anni ed ha ottenuto riconoscimenti in numerosi premi nazionali. Nel 2004 è stato annunciato tra i sette poeti vincitori per la silloge inedita al Premio Montale Europa; per l’edito, è stato nella prima rosa dei finalisti al Premio Camaiore 2003 con la raccolta ‘Sotto mentite spoglie’ (Manni,2002). Suoi testi sono apparsi su ‘L’immaginazione’, ‘Gemellae’, ‘Arte-Incontro’, ‘Sonos & Contos’. Collabora in diversi blog e siti letterari. E’ incluso in diverse antologie tematiche: ‘Verso i bit. Poesia e computer’ (Lietocolle, 2005), ‘Antologia della poesia erotica contemporanea’ (Atì Editore, 2006), ‘Il corpo segreto – Corpo ed eros nella poesia maschile’ (Lietocolle, 2008), ‘Vicino alle nubi sulla montagna crollata’ (Campanotto, 2008).
Ha pubblicato: Almeno ogni tanto (L’Officina delle Lettere, a cura di Crocetti ed. 1998-1999), Sotto mentite spoglie (Manni, Lecce, 2002), La quotidiana dose (Lietocolle, 2006).

lunedì 3 agosto 2020

Domenico Conoscenti legge Pezzi dal Regno Della Litweb

"Le donne non fanno revisione auto? 
Revisione auto in poesia, fra Ungaretti e Marinetti.
E poi, cioè prima, tutte e solo donne nel malinconico e duro e bello
« Tutte le cose » 
Tu mi turbi, cara turba… pezzo pop, che alleggerisce  e colora in parte l’angoscia per la rabbia palpabile e prensile che ci assedia, con gli accenni alle pubblicità d’antan che non so immaginare quanti lettori (più) gggiovani possano gustare… con mio (perfido) dispiacere per la brutalità dell’anagrafe… 
Amiche del cactus, la pianta grassa, naturalmente... Le amiche care, croce delizia, solitudine e isolamento.
Un Altro Sud in testa, la percezione della propria diversità, e ancora isolamento
Ho cominciato a leggere e sfogliare a ritroso i tuoi Pezzi, e ho avuto la conferma che la felice nonchalance, la leggera (e solo) apparente svagatezza che ti permette affondi acuti e fughe e svolazzi iridescenti, hanno il loro corrispettivo nel senso di solitudine e/o di isolamento che viene fuori (più nudamente) da alcuni Pezzi più antichi. 
Tempi e luoghi e generazioni precedenti fanno di noi quello che poi siamo diventati con in più il senso di una estraneità che forse in altre zone d’Italia (penso al Centro-Nord) è più ovattata attutita da altre socialità durature, al di fuori di quella familiare. 
Che possiamo farci ? Se mai volessimo farci qualcosa… (forse qui ci starebbe meglio un « volessimo farci DI qualcosa »).
Leggiamo, scriviamo, pensiamo nel dormiveglia, ci teniamo quel poco (o molto) di caro che abbiamo e che, terronescamente, lasciamo in ombra, sullo sfondo. E ci godiamo (croce e delizia, again) il Sud che ci abita dentro.
Buon agosto Ippolita"

Mai più bel buon agosto ho ricevuto in regalo di oggi, dalla lettura personale e privata di Domenico Conoscenti, un autore da me amatissimo, vi invito a leggere La Stanza dei lumini rossi, per conoscerlo.
"Nato a Palermo nel 1958, insegnante negli istituti superiori, ha pubblicato: Qui nessuno dice niente (Marietti, 1991). Il Palindromo nel 2015 ha ripubblicato La stanza dei lumini rossi (e/o, 1997) con un testo inedito ai margini del romanzo. Nel 2016 escono con Mesogea i racconti di "Quando mi apparve amore"; e nel 2019 pubblica il saggio "I neoplatonici di Luigi Settembrini. Gli amori maschili nel racconto e nelle traduzioni di un patriota risorgimentale" per Mimesis, nella collana LGBT.Studi ident.di genere e orient.sess"