Chiara mi ha fatto ricordare un mio pezzo del 2011 dal titolo Una bambola sul letto e la ringrazio per avermelo inconsapevolmente ridonato:
Una bambola sul letto 29 ottobre 2011-
Una volta nel sud le donne, dopo aver rassettato il letto matrimoniale, sistemavano al centro, subito dopo i due cuscini, una grande bambola, una bambola come una bambina, vestita con abiti pretenziosi, di lusso, merletti, pizzi, con le scarpine, scarpine vezzose, una bambola con i capelli boccoli boccoli, il viso dipinto di roseo splendore, gli occhi immobili, fissi su tanto stupore.
Io ne ero spaventata, proprio non riuscivo a capire quella messinscena, macabra ed offensiva, quel simulacro di donna perfetta, immobile fissa buttata su un letto, seduta, con le gambe aperte, divaricate per dare al fantoccio maggiore seduta.
Sfuggivo la vista, giravo gli occhi, ma sempre vedevo le donne che, fiere, se la mostravano, ne erano fiere, e non vedevo com'era preziosa!
Ero bambina ed avrei dovuto come le altre bambine avere una bambola che non volli mai, per tanto tempo mi rifiutai, poi verso i dieci anni mia mamma, vedendola una stranezza, me la comprò .
Era una bambola piccola, con i capelli docili al pettine. Io cominciai a pettinare e ripettinare ed in capo a due giorni la ridussi calva, senza più bellezza, senza un orpello.
Non credo che ho avuto più una bambola in mano, un bambolotto, un orsacchiotto.
Non ho mai più voluto bambole, ricordo però, con grande languore, un Pinocchio di legno che mi avranno rubato, sottratto, come tutte le cose negli anni a venire, un Pinocchio snodabile con tanto di naso, un cappello rosso e le gambe lunghe.
L’avevo comprato, c’ero riuscita dopo tante insistenze, me l’ero sudato col nonno, sfibrandolo con cantilene sempre più insistenti, che io volevo, volevo soltanto un Pinocchio di legno!
Ed adesso che vorrei giocare di nuovo i giochi che non ho fatto mai, adesso mi trovo a parlare davvero con un Pinocchio di carta, di mail, convinta di avere un discorso in mano, un senso, una storia, un motivo in più.
Mi ostino e non voglio vedere che ormai noi tutti non siamo gli stessi e che anche i Pinocchi sono contenti se possono ancora giocare con bambole, vestite eleganti, attizzate, vogliose, troie infoiate da manovrare, usare soltanto per mettere in moto un congegno per farle partire e poi, credo, ridere dentro di tanto sudare mentre loro, di legno, son sempre freddi, puliti, immacolati, sorpresi che lei si sia bagnata.
Ma ormai è tardi per disarticolare un buffo soggetto con un abbecedario, è tardi, tardissimo, proprio così, sarà come allora, anche allora qualcuno poi lo rubò il mio pinocchio di legno e non lo rividi mai più
Qualcuno che non lo amava affatto, qualcuno che poi lo buttò giù, ma d'altronde è così, è sempre così, nel mondo perbene che perbene non è.
Al mondo perbene, che perbene non è, basta mettere soltanto una bambola sul letto, con gli occhi fissi su tanto splendore
Ippolita Luzzo