lunedì 12 novembre 2018

Le storie di Domenico Conoscenti: Quando mi apparve amore

Storie più che racconti compongono il libro di Domenico Conoscenti. Leggo questi nove racconti, più la lettera al lettore, a modo mio, mi ritrovo a ridere con l'autore quando, iniziando io spesso dalla fine, vedo subito scoperto il mio gioco dal suo consiglio, dal suo immaginarmi leggere un solo racconto al giorno, qualunque sia la forma o la durata. Saltello leggendo squarci, faccio orecchiette, orecchiette al libro, non al sugo, e mi ritrovo in quella alunna al primo banco, intenta a scrivere e scrivere sul mio diario, sul banco.
 C'era proprio tutto questo sul mio diario: strofe di canzone, versi e cancellature, scarabocchi e Jacovitti, disegni e titoli, malessere di un tempo diventato scrittura e poi un bel giorno strappato e buttato, dopo essere stato conservato per anni.
"Il dettaglio anomalo" è la scrittura di oggi, quel varcare la soglia dell'altro, quel leggere l'altro, come un fratello, un fratello di scrittura. 
"Col tempo si dilatano gli intervalli" e col tempo sai, col tempo tutto se ne va. Resta prepotente la voglia di scrivere per pochi, pochissimi, per chi crediamo siano una parte di noi. 
Mi accorgo di essere io Mimmo Conoscenti, in una immedesimazione di concetti, in una contestualità fatta di frasi, nostri pensieri. 
Mi siedo sempre meno a scrivere, sempre con meno voglia, se non fosse che un racconto, una lettura fatta, non cominci a tempestarmi, a obbligarmi quasi, di scrivere. Un tempestio affettuoso, una vicinanza fatta di passeggiate con il libro in mano, di continui ritorni al bosco narrativo, alla selva oscura della frase. 
"Vampe d'agosto" sarà dunque quella selva, se immaginiamo questo cammino nei racconti come un peregrinare nei peccati, nella sete di vendetta, nei delitti, nelle assenze. 
Leggo a mia mamma la poesia di Leonardo Sinisgalli, messa all'inizio di "Visione, una distanza ci divide." 
Si fatica per anni/ a sciogliere nodi,/ a dare un'immagine/ favolosa a una ciocca/ illeggibile di segni perduti.
Stiamo a guardarci con mamma, io di 64, lei di 94, con gli anni vuoti, con me "la certezza di esistere come evento irripetibile, una storia che hai già ascoltato tempo fa e che ritrovi scritta nel libro della tua memoria, ma ti piacerà sentirla una volta ancora, uguale e differente e con la mia voce di adesso."
Nei racconti di Mimmo Conoscenti vi è una dolente separazione fra pulsione e realizzazione, fra impossibile incontro di affetti, fra mondi di maschere e di infingimenti, per sopire quel che si crede sia un sentire, nel terrore di sentirsi fuori dal gregge.
 Lui ci parla di sessualità, ed è sempre un terreno oscuro, come oscuro è l'oggetto del desiderio, sia esso da uomo ad uomo, da uomo a donna, e viceversa da donna ad uomo, da donna a donna, oppure molto più semplicemente fra noi e noi, in un io solipsistico che abbraccia se stesso, sfuggendosi. "A fare la differenza è la vita che si è fatta" e rimango sempre con la candela in mano ad illuminare un Eros scomparso alla vista di Psiche. 
"Alla marina" e nel mare delle sensazioni annegheremo, leggendo e rileggendo ciò che "una sola volta non basta" dico io. 
Non sono sicura di aver ancora posseduto il testo, nel difficile rapporto amoroso che si instaura fra lettrice e lettura, e ho la stessa trepidazione dell'autore nell'affidare al blog i miei pensieri di oggi, convinta che domani sarebbero migliori, sarebbero ancora più vicini o più lontani "Attraverso gli schermi" di un grande scrittore. 
Nell'affabulazione che è favola e tragedia abitano le storie di Mimmo  Conoscenti nel regno della Litweb 
Ippolita Luzzo 

   

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