Dedicato a Maria Concetta da Toronto.
Lungomare Cristoforo Colombo, Pizzo.
In acqua:“Papà mi ha portato qui quando io avevo tredici anni. Ora papà non c’è più da sei settimane ed io avrei voluto annullare questo viaggio in Italia, già prenotato da mesi per l’anniversario dei miei dieci anni di matrimonio. Poi però tutti, mia sorella, mia madre, mi hanno detto di venire lo stesso in Italia ed io ho deciso di ritornare nei luoghi dove ci portò il mio papà e domani andremo nel paese dove è nato: Vallelonga. Esisterà ancora la casa della nonna a Vallelonga? Andrò a chiedere in Municipio. Non ricordo più dove si potrebbe trovare. Sarà stata abbandonata”
Mi sovvengono i racconti di Carmen Pellegrino " Se tornasse questa sera accanto" e " Cade la terra", le sue storie sui paesi e sui ricordi. Maria Concetta mi sta raccontando, in perfetto italiano, del luogo dove ora pensa di essere stata con suo padre, di una caletta a ridosso Piazza Cardona, dove ci troviamo in acqua a chiacchierare mentre in cielo volano uomini spinti da motori e colori e sulla spiaggia impazza la musica, poggiata su una barca e diffusa da un amplificatore portato da un gruppo di ragazzi che giocano a pallone in acqua. Tutto stupefacente per me che vengo a mare quasi per la prima volta in questo caldo giorno di settembre, e così stupefacente sembra anche alla mia interlocutrice trovarsi a parlare del suo papà Vincenzo, nato nel 1940, emigrato in Canada, ultimo di nove figli, e sempre rimasto legato al ricordo dei dolci locali, alle susumelle e ai mostaccioli, al suono della campana della Chiesa per la messa, sempre devoto alla Madonna.
Troverà anche lei, ora, i dolci che suo padre le ha portato dalla Calabria l'ultima volta che è stato qui? Troverà i fichi neri, i fichi d'india, troverà una Calabria che non so più neppure io?
Nel mentre parliamo mi sembra di vedere sorridere Vincenzo, questo il nome di suo padre, mi sembra di essere uno e tanti, di fare parte della storia universale di una emigrazione continua, di essere come quel granello di sabbia, uno dei tanti, che Maria Concetta raccoglie sulla spiaggia di Pizzo e porterà a Toronto dalla sorella insieme a questi miei ricordi scritti di cui la ringrazio.
Dai baci finali agli appunti di un incontro con Maria Concetta da Toronto
Ippolita Luzzo
domenica 23 settembre 2018
sabato 15 settembre 2018
Icarus di Matteo Cavezzali Ascesa e caduta di Raul Gardini
IL cinque settembre mi arriva e leggo questo libro, la sera poi la notizia della morte di Idina Ferruzzi, la moglie di Raul Gardini mi è vicina come se fosse un parente stretto, una persona cara.
Ha proprio ragione Matteo Cavezzali a raccontarlo così bene nel suo libro di quanto alcuni fatti e personaggi della vita pubblica del nostro paese siano diventati figure mitologiche, quasi semidei, e tali li abbiamo introiettati noi nel nostro immaginario.
1993, cosa ricordi io non so. Forse nulla se non proprio la morte di Raul Gardini, la vicenda di Mani pulite, la morte di Cagliari. Non ho ricordi della mia vita ma della vita e della morte di Raul Gardini.
Ammiravo questo imprenditore fantasioso e creativo che voleva far andare le auto con la benzina verde.
Benché capitalista, proprietario di un impero, rimandava una idea di libertà.
Poi arrivarono le inchieste e gli avvisi di garanzia per gli indagati in corruzione e Mani pulite fu uno stranissimo modo di procedere, un periodo in cui le manette sembravano sinonimo di giustizia e pulizia. Sembrava possibile svelare il meccanismo di connivenza fra potere politico ed economico. Ora con i 49 milioni di euro alla Lega dati da Benetton sappiamo che tutto rimase come prima se non peggio di prima. Allora però si portavano in carcere uomini che il giorno prima erano al comando di imprese enormi, dirigenti e funzionari, si portavano in carcere e il carcere era, come lo è per tutti, la privazione della libertà.
Raul Gardini era la libertà. Ricordo che anche io non ho creduto all’ipotesi del suicidio, benché potesse starci come stato d’animo. Non ho creduto al suicidio per tutte quelle incongruenze che Matteo Cavezzali racconta così bene nel libro Icarus. Credo che lo scrittore abbia avuto come suggeritore Gardini stesso, ne sono sicura. Consiglio di leggere questo libro e ringrazio Angelo Ferracuti per aver incoraggiato Matteo a scriverne.
“Ci sono mille modi di raccontare una storia. Soprattutto una storia che ha contorni sfocati e molti punti poco chiari. Una storia torbida in cui colpevoli e vittime hanno la stessa faccia. Chi racconta una storia decide i ruoli e assegna le parti. Ho sentito parlare della vicenda di Gardini da decine di persone, e ognuno raccontava una storia completamente diversa. Colpevole o vittima? Visionario o pazzo? A Ravenna tutto è un mosaico”
Nel libro di Matteo Cavezzali, la città di Ravenna, allora al centro del mondo economico, un impero.
La Basilica di Sant’Apollinare nuovo con i mosaici bizantini, i miti di Apollodoro, il labirinto e l’intervista di Enzo Biagi ad Idina Ferruzzi. In quel giorno lei disse la sua verità.
Matteo Cavezzali è un giornalista e scrittore rispettoso dei fatti e delle persone, si sente la sua sincera adesione, la sua grande partecipazione.
Leggiamo il libro e resteremo testimoni una volta di più di quanto la storia di alcuni ritorni e stia presente nel ricordo di molti, essendo questa la storia del nostro paese.
Ippolita Luzzo
Matteo Cavezzali nato nel 1983 vive a Ravenna. Collabora con diversi giornali tra cui la Repubblica e tiene un blog sul sito del Fatto Quotidiano. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su minima&moralia, Nazione Indiana e nella raccolta Almanacco 2017. Mappe del tempo (Quodlibet 2017) curata da Ermanno Cavazzoni. Ha scritto testi per il teatro messi in scena in Italia e all’estero. Dal 2014 è direttore artistico del festival letterario ScrittuRa
venerdì 7 settembre 2018
Revisione auto in poesia
Revisione auto da Bartuca
In fila
le automobili
Salgono su un nastro
movente
Computer accesi
verificano le auto
Controlli tecnici
Linea di lavoro
Attendiamo in tanti
Un soccororista con divisa da lavoro,
Un altro con piccolo tatuaggio sul collo,
un altro ancora dai lunghi capelli bianchi
in tinta con la camicia
Attendiamo
Rava
Ford Ka
Panda
Sfilano in fila
Sono tutti uomini ad attendere
tranne me
Le donne non fanno revisione auto?
Un solo impiegato,
gentilissimo,
mi avverte: "Ci vorrà un'ora e mezza"
C'è la fila di settembre.
Sotto i cipressi, lungo il fiume vado a passeggiare
Dimentico la fila e poi ridacchio scrivendo.
Finalmente ci siamo!
Il tecnico mi saluta dicendomi: "Grazie per la pazienza!"
Ippolita Luzzo
Mi sono trattenuta dal rispondere che nel frattempo avevo scritto versi che manderò alla Nave di Teseo!
In fila
le automobili
Salgono su un nastro
movente
Computer accesi
verificano le auto
Controlli tecnici
Linea di lavoro
Attendiamo in tanti
Un soccororista con divisa da lavoro,
Un altro con piccolo tatuaggio sul collo,
un altro ancora dai lunghi capelli bianchi
in tinta con la camicia
Attendiamo
Rava
Ford Ka
Panda
Sfilano in fila
Sono tutti uomini ad attendere
tranne me
Le donne non fanno revisione auto?
Un solo impiegato,
gentilissimo,
mi avverte: "Ci vorrà un'ora e mezza"
C'è la fila di settembre.
Sotto i cipressi, lungo il fiume vado a passeggiare
Dimentico la fila e poi ridacchio scrivendo.
Finalmente ci siamo!
Il tecnico mi saluta dicendomi: "Grazie per la pazienza!"
Ippolita Luzzo
Mi sono trattenuta dal rispondere che nel frattempo avevo scritto versi che manderò alla Nave di Teseo!
giovedì 6 settembre 2018
Alessandro Lolli La Guerra dei Meme Fenomenologia di uno scherzo infinito
Nel 2017 mezzo miliardo di risultati per il neologismo "Meme".
Cosa è successo? I meme sono apparsi, sono delle immagini, sono degli oggetti, sono Internet fattasi corpo.
Il meme è una battuta, un emoticon.
Uno dei primi aspetti che il meme intercetta è l’umorismo. Qualcosa da portare dappertutto, ed è una community che lo fa proprio. Vi è un contenuto parodiato, abbiamo a che fare con un gioco che comprende nostalgia, autocommiserazione, malinconia e orgoglio. Tutto ciò lo potrete leggere nell'interessante libro di Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
I Meme sono replicanti. Un oggetto di comunicazione che si espande replicandosi e, direi io, trascinando come una slavina
Il meme Chiara Ferragni, Il meme Fedez, il meme Riccardo Pozzoli. La Start Up, il fiume di soldi, la slavina di soldi verso il meme replicante.
Così io mi leggo Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
Leggendo mi diventano meme, replicanti culturali, replicanti messaggi, replicanti comportamenti, questi personaggi che replicano se stessi. I meme tra noi.
Nel libro di Alessandro c’è lo studio della nascita del fenomeno e di come il meme sia stato un veicolo di immagini e concetti, senza concetti, in realtà.
Molto interessante capire perché ormai memetica e mimetica diventò la trasmissione della #culturaFedezFerragniPozzoli
Si comincia dall’etimologia che non c’è.
Meme è una parola inventata da Richard Dawkins nel 1976 scrivendo Il Gene egoista. Per lui il meme "come i gene sono dei replicatori di se stessi" macchine di sopravvivenza, una unità di senso minimo in un ente capace di replicarsi, dalla biologia alla cultura.
La parola viene dal greco mimeme imitazione ma diventa meme per assonanza con gene. Una semplice analogia. Come il gene si replica, in biologia, nei tessuti, così il meme è tutto ciò che nella cultura si replica. Ci incanta e ipnotizza come un fenomeno possa tanto invadere e trascinare, sia esso una vignetta, un modo di dire, un brano musicale, un vestito. Una moda, avremmo detto un tempo. Eppure il Meme è qualcosa di più, condiziona e veicola immagini, condiziona e veicola ideologie e modi di fare. Dal mondo dei videogiochi a Caparezza, sembra che si veicoli non una elaborazione da far propria e continuare, ma un prodotto da acquistare.
Un appiattimento di consenso. "Una truffa a cielo aperto" alla fine scrive Alessandro, cercando di scardinarne il meccanismo per far sì che questo "scherzo infinito" possa essere fruito e giocato da più ideologie, da più fruitori diversi e offra altre alternative.
Contro il condizionamento chiediamoci ogni volta, con Alessandro, "Quando ti chiedi cosa c'è dietro il meme e scopri che qualcosa non torna", in meme che inneggiano a modi di fare violenti, a razzismo, a misoginia, all'odio, in meme costruiti con notizie farlocche, in pagine e pagine, replicanti pancine e mammine cretine, per avvilire e inquinare, in pagine e pagine di falsi su falsi, fake e diversi. Un logorio di pensiero ottenuto replicando idiozie pericolose.
La parola meme è affascinante. Alessandro Lolli qui si interroga su cosa ne sia stato del meme con l’avvento dei social, di YouTube, di un web sempre più replicante un fenomeno.
Riprendiamoci il controllo del pensiero e conosciamo il fenomeno per giocare anche noi.
Un libro che consiglio moltissimo e che, sono sicura, starà in ogni scuola che voglia far capire e incoraggi il pensiero.
Con Alessandro Lolli nel regno della Litweb
Prima la conoscenza
Ippolita Luzzo
Cosa è successo? I meme sono apparsi, sono delle immagini, sono degli oggetti, sono Internet fattasi corpo.
Il meme è una battuta, un emoticon.
Uno dei primi aspetti che il meme intercetta è l’umorismo. Qualcosa da portare dappertutto, ed è una community che lo fa proprio. Vi è un contenuto parodiato, abbiamo a che fare con un gioco che comprende nostalgia, autocommiserazione, malinconia e orgoglio. Tutto ciò lo potrete leggere nell'interessante libro di Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
I Meme sono replicanti. Un oggetto di comunicazione che si espande replicandosi e, direi io, trascinando come una slavina
Il meme Chiara Ferragni, Il meme Fedez, il meme Riccardo Pozzoli. La Start Up, il fiume di soldi, la slavina di soldi verso il meme replicante.
Così io mi leggo Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
Leggendo mi diventano meme, replicanti culturali, replicanti messaggi, replicanti comportamenti, questi personaggi che replicano se stessi. I meme tra noi.
Nel libro di Alessandro c’è lo studio della nascita del fenomeno e di come il meme sia stato un veicolo di immagini e concetti, senza concetti, in realtà.
Molto interessante capire perché ormai memetica e mimetica diventò la trasmissione della #culturaFedezFerragniPozzoli
Si comincia dall’etimologia che non c’è.
Meme è una parola inventata da Richard Dawkins nel 1976 scrivendo Il Gene egoista. Per lui il meme "come i gene sono dei replicatori di se stessi" macchine di sopravvivenza, una unità di senso minimo in un ente capace di replicarsi, dalla biologia alla cultura.
La parola viene dal greco mimeme imitazione ma diventa meme per assonanza con gene. Una semplice analogia. Come il gene si replica, in biologia, nei tessuti, così il meme è tutto ciò che nella cultura si replica. Ci incanta e ipnotizza come un fenomeno possa tanto invadere e trascinare, sia esso una vignetta, un modo di dire, un brano musicale, un vestito. Una moda, avremmo detto un tempo. Eppure il Meme è qualcosa di più, condiziona e veicola immagini, condiziona e veicola ideologie e modi di fare. Dal mondo dei videogiochi a Caparezza, sembra che si veicoli non una elaborazione da far propria e continuare, ma un prodotto da acquistare.
Un appiattimento di consenso. "Una truffa a cielo aperto" alla fine scrive Alessandro, cercando di scardinarne il meccanismo per far sì che questo "scherzo infinito" possa essere fruito e giocato da più ideologie, da più fruitori diversi e offra altre alternative.
Contro il condizionamento chiediamoci ogni volta, con Alessandro, "Quando ti chiedi cosa c'è dietro il meme e scopri che qualcosa non torna", in meme che inneggiano a modi di fare violenti, a razzismo, a misoginia, all'odio, in meme costruiti con notizie farlocche, in pagine e pagine, replicanti pancine e mammine cretine, per avvilire e inquinare, in pagine e pagine di falsi su falsi, fake e diversi. Un logorio di pensiero ottenuto replicando idiozie pericolose.
La parola meme è affascinante. Alessandro Lolli qui si interroga su cosa ne sia stato del meme con l’avvento dei social, di YouTube, di un web sempre più replicante un fenomeno.
Riprendiamoci il controllo del pensiero e conosciamo il fenomeno per giocare anche noi.
Un libro che consiglio moltissimo e che, sono sicura, starà in ogni scuola che voglia far capire e incoraggi il pensiero.
Con Alessandro Lolli nel regno della Litweb
Prima la conoscenza
Ippolita Luzzo
venerdì 24 agosto 2018
Roberto Amato Le Attitudini Terrestri
“Sì
può darsi che lei abbia ragione
ma l’eternità si è ridotta di moltissimo
e a me piacciono questi angeli
li capisco profondamente
so quello che mi dicono
so perché mi accarezzano
per loro sono rimasto un coetaneo
mi guardano giocare
e mi consigliano
leggono i piccolissimi libri che scrivo
che taglio e che cucio
che rilego da solo
che illustro con immense
tavole sinottiche” https://www.poetryinternationalweb.net/pi/site/country/video_item/27582/24
Roberto Amato arriva in dono in Litweb con Le Attitudini Terrestri, edito da Elliot nel giugno 2018. Lo leggo e, incuriosita, cerco di tutto sul web. Trascorro giornate agostane con i suoi versi. Incrocio somiglianze e da lontano saluto ricordi: Un uovo e un chicco d’uva il suo pasto, nella biografia di Roberto Amato, nei 14 capitoli di Alessandro Trasciatti: La casa del poeta. Una biografia non autorizzata.
Un uovo e un chicco d’uva mi ricorda una estate del 1988, quando io per dire ciò ad una amica l’ho persa per vent'anni, sentitasi lei offesa da me nelle sue abilità in cucina. Cosa vuoi per cena? Mi chiese lei. Ed io risposi: Per me, Anna, anche un uovo!
E su un uovo ritorno indietro ai versi e alla poesia di un uomo delizioso, ironico e giocoso, e nello stesso tempo sfuggente e sconosciuto. Roberto Amato appare e scompare, ritorna e sarà ogni volta diverso nel gioco antico della seduzione attraverso la parola, sempre diversa, sempre una sorpresa.
Scrivere per trovare un io, per costruire una identità e scrivendo quell'io verrà distrutto, scrivendo si diventa altro.
Ognuno di noi avrà cercato un suo io non trovandolo, lo avrà immaginato e donato ad altri per quella relazione cercata e mai raggiunta con un simile. Attitudini terrestri a sedurre, a immaginare di scrivere una lettera: Poesia è: Lettera ad Elvio: Un frammento da Le Attitudini terrestri:“Darti notizie di me è quasi un motivo ornamentale. La mia vita si svolge come un nome di filo in un fazzoletto. Questo mi sembra plausibile. Eppure ho pensato a te senza smettere mai. Anche se sono qui per nascondere a tutti i miei pensieri ricamati.
E mi viene da piangere a pensare alla bellezza di questa cella ariosa. A come sono fortunato. A come il mondo è perfetto e del tutto cauterizzato (come dice il Dottore) dalla luce che brucia tra le foglie.
Se sono un tiglio o un’allodola nessuno lo sa con certezza. Ma noi, io e te, potremmo essere una cosa sola, un dolore unico e universale, una felicità senza sponde, un suicidio perfettamente calcolato, una malattia incurabile come il raffreddore. E potremmo scaldarci le mani e i piedi in un contatto talmente equinoziale che tutto poi sarebbe irragionevole. Anche il computo ritmico delle stagioni.”
Roberto Amato ci ipnotizza con il suono melodioso di una nenia, ci trascina in una abitazione lontana, potremmo essere una cosa sola con lui, noi leggenti e lui accanto a darci universi e angeli carezzanti. Una estate con lui In Litweb, un omaggio ad un poeta vero.
“A volte la felicità mi sfugge. È come se perdessi il controllo di una mano o di un piede. Mi affaccio e vedo gli alberi leggermente mutati. Forse l’estate è troppo inoltrata. E anch'io mi sono inoltrato in un punto della stanza che non avrei dovuto attraversare.
Penso che questi muri dovrebbero oscillare insieme all’aria remigata dagli alberi, e risuonare come lamine di celesta. Invece sono costretto a immaginare un saggio sull’immobilità coatta dei manicomi. E mi viene da piangere continuamente. A chi rivolgere le mie pene saggistiche? Non posso fare affidamento su nessuno. La Cuoca è quasi sempre in cima a un albero del pane, dalla scorza cocciuta e dalle foglie troppo lontane. Il Barbiere sarebbe pieno di dolcezza, ma i ricordi un po’ lo assopiscono, un po’ lo fanno volare via.”
A volte la felicità mi sfugge, ma si è felici se ci lasciamo rapire dall'istante, se riconosciamo il dono di un regno, di tanti personaggi accanto, di tante persone simili ma non troppo.
Sul nulla del nulla può nascere un fiore oppure altro nulla, chissà! Ipnotizzati e visitati presso un ambulatorio psichiatrico i pazienti sostano stupefatti. Curati da un dottore. Visitati. Intanto Roberto Amato legge al Festival dei poeti a Rotterdam le sue carezze angeliche.
Sì può darsi che lei abbia ragione
Ippolita Luzzo
Roberto Amato
Le cucine celesti Diabasis, Parma, 2003 vincitore Premio Viareggio-Repaci Price
L ' Agenzia di Viaggi Diabasis, Parma, 2006 vincitore Premio Spallicci Award
Il disegnatore di alberi Elliot, Roma 2009
Lo scrittore di saggi Elliot, Roma 2012
L ' acqua alta Elliot, Roma 2012
Le città separate Elliot, Roma 2015
Le Attitudini Terrestri Elliot, Roma 2018
mercoledì 22 agosto 2018
Mistica Del quotidiano François Nédel Atèrre
Mistica del quotidiano:"Sforzati di cercarlo, il bene.È l'ora." e poi ancora " Respingerai l'offesa, avremo salva la forma che non significa niente... avrai la tua armonia. Evita le spiegazioni, generano inutile astio. Rivolgi due parole al giornalaio, sempre chiuso nel chiosco, come consultando un oracolo."
Il poeta gentile e ospitale ci invita ad entrare nel suo mondo educato e sereno, di una serenità fatta di armonia col creato, con tutti gli esseri del creato, con sé stesso e con chi lo leggerà.
"Entra, La porta è socchiusa. Ti aspetto. Ho levigato quelle due parole che non dirò, tenendole da parte, fidandomi soltanto del silenzio."
Mi sembra di conoscerlo e di essere amica sua, di essere quasi simile, nell'inganno di conoscersi attraverso i versi, con un quotidiano molto simile, con un quotidiano che potrei avere accanto uguale.
" Più tardi troverò i miei libri aperti sul tavolo, lasciati in bella mostra la sera prima, le mie care ombre, sedute in soggiorno, sempre eleganti per l'ora di cena, saranno lì ad attendermi, in pensiero." faccio miscellanea dei suoi versi, quasi dialogando con l'autore, con l'amico, faccio collage nel mio pensiero con Machiavelli quando la sera si vestiva di abiti decenti: Scrive Machiavelli, nella lettera a Francesco Vettori che annuncia la composizione di «uno opuscolo De principatibus»"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in lor."
Ritrovandoci insieme in momenti storici bui noi chiediamo al verso, ai libri la luce e l'armonia.
Il bene da cercare con François Nédel Atèrre
Mistica del quotidiano: Sforzati di cercarlo il bene. È l'ora
Ippolita Luzzo
Il poeta gentile e ospitale ci invita ad entrare nel suo mondo educato e sereno, di una serenità fatta di armonia col creato, con tutti gli esseri del creato, con sé stesso e con chi lo leggerà.
"Entra, La porta è socchiusa. Ti aspetto. Ho levigato quelle due parole che non dirò, tenendole da parte, fidandomi soltanto del silenzio."
Mi sembra di conoscerlo e di essere amica sua, di essere quasi simile, nell'inganno di conoscersi attraverso i versi, con un quotidiano molto simile, con un quotidiano che potrei avere accanto uguale.
" Più tardi troverò i miei libri aperti sul tavolo, lasciati in bella mostra la sera prima, le mie care ombre, sedute in soggiorno, sempre eleganti per l'ora di cena, saranno lì ad attendermi, in pensiero." faccio miscellanea dei suoi versi, quasi dialogando con l'autore, con l'amico, faccio collage nel mio pensiero con Machiavelli quando la sera si vestiva di abiti decenti: Scrive Machiavelli, nella lettera a Francesco Vettori che annuncia la composizione di «uno opuscolo De principatibus»"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in lor."
Ritrovandoci insieme in momenti storici bui noi chiediamo al verso, ai libri la luce e l'armonia.
Il bene da cercare con François Nédel Atèrre
Mistica del quotidiano: Sforzati di cercarlo il bene. È l'ora
Ippolita Luzzo
domenica 19 agosto 2018
Un principe piccolo piccolo di Piero Bonaccurso
"Tutte le stelle sono illuminate perché ognuno possa trovare la sua"
Innesti Contemporanei Terza Edizione a Squillace presso la Casa della Cultura.
La rassegna teatrale diretta da Saverio Tavano propone per Teatro Ragazzi "Un Principe Piccolo Piccolo" della compagnia teatrale TeatroP, diretto sceneggiato e recitato da Piero Bonaccurso con Alessandra Caruso.
La storia del Piccolo Principe incontrato dall’aviatore nel deserto diventa il sottotesto narrativo per una serie di giochi con la carta. Un pretesto per dare ai bimbi il piacere di tagliare dei fogli A4 giocando sul significato del nome A4 e far diventare quel foglio un sole, la luna, una stella. Com’è difficile! Solo Piero riesce.
Piero Bonaccurso trasforma il testo rispettandolo. Dalla cassetta appaiono i pianeti che il piccolo principe, principe di un pianeta piccolissimo, sta visitando. Eccolo il pianeta della carta, un pianeta a forma di caramella, un pianeta delle farfalle, il pianeta dove sta una rosa, il pianeta di un baobab che cresce e cresce, il pianeta dei libri! I libri magici. Piero mi dona un libricino piccolo piccolo affinché io prenda appunti, io lo cerco stamani e mi accorgo che è scomparso, scomparso come scompaiono tutte le più belle cose, lasciando il languore e l'incanto di ciò che esse furono per noi.
Scomparso il libro, ma non scordati gli appunti e se è vero che l'essenziale è invisibile agli occhi, allora ripeterò con Piero ed Alessandra "L'essenziale è invisibile agli occhi" per riportare alla memoria. I bimbi presenti giocosi, le risate e la dolcezza di Alessandra Caruso, la grande sintonia fra lei e Piero, la giocondità, proprio il piacere del gioco teatrale, i tempi della sorpresa, del colore, del salto, della luce. La magia del teatro diverte sempre. Un plauso a chi con un foglio di carta costruisce un universo e lo regala a noi per averne un sorriso di stupore. Oh che meraviglia!...https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1989516791070719&set=pcb.948478898657220&type=3&theater&ifg=1
In fieri
Torniamo a casa con la scatola magica che il piccolo principe dona al pilota, lo stesso dono che ci fanno Piero, Alessandra e Saverio, il dono di stupirci sollevando pesi. Apriamole queste scatoline, apriamole tutte e vi troveremo, alla fine, solo alla fine, un sasso, il sole, un baobab, un deserto, la sabbia e un libro magico: la stella per noi
Ippolita Luzzo
Innesti Contemporanei Terza Edizione a Squillace presso la Casa della Cultura.
La rassegna teatrale diretta da Saverio Tavano propone per Teatro Ragazzi "Un Principe Piccolo Piccolo" della compagnia teatrale TeatroP, diretto sceneggiato e recitato da Piero Bonaccurso con Alessandra Caruso.
La storia del Piccolo Principe incontrato dall’aviatore nel deserto diventa il sottotesto narrativo per una serie di giochi con la carta. Un pretesto per dare ai bimbi il piacere di tagliare dei fogli A4 giocando sul significato del nome A4 e far diventare quel foglio un sole, la luna, una stella. Com’è difficile! Solo Piero riesce.
Piero Bonaccurso trasforma il testo rispettandolo. Dalla cassetta appaiono i pianeti che il piccolo principe, principe di un pianeta piccolissimo, sta visitando. Eccolo il pianeta della carta, un pianeta a forma di caramella, un pianeta delle farfalle, il pianeta dove sta una rosa, il pianeta di un baobab che cresce e cresce, il pianeta dei libri! I libri magici. Piero mi dona un libricino piccolo piccolo affinché io prenda appunti, io lo cerco stamani e mi accorgo che è scomparso, scomparso come scompaiono tutte le più belle cose, lasciando il languore e l'incanto di ciò che esse furono per noi.
Scomparso il libro, ma non scordati gli appunti e se è vero che l'essenziale è invisibile agli occhi, allora ripeterò con Piero ed Alessandra "L'essenziale è invisibile agli occhi" per riportare alla memoria. I bimbi presenti giocosi, le risate e la dolcezza di Alessandra Caruso, la grande sintonia fra lei e Piero, la giocondità, proprio il piacere del gioco teatrale, i tempi della sorpresa, del colore, del salto, della luce. La magia del teatro diverte sempre. Un plauso a chi con un foglio di carta costruisce un universo e lo regala a noi per averne un sorriso di stupore. Oh che meraviglia!...https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1989516791070719&set=pcb.948478898657220&type=3&theater&ifg=1
In fieri
Torniamo a casa con la scatola magica che il piccolo principe dona al pilota, lo stesso dono che ci fanno Piero, Alessandra e Saverio, il dono di stupirci sollevando pesi. Apriamole queste scatoline, apriamole tutte e vi troveremo, alla fine, solo alla fine, un sasso, il sole, un baobab, un deserto, la sabbia e un libro magico: la stella per noi
Ippolita Luzzo
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