mercoledì 16 maggio 2018
Quando sarai nel vento di Gianfranco Di Fiore
Il libro è stata candidato al Premio Strega e fino al 19 aprile, data della scelta dei 12 finalisti, sono stata convinta che avrebbe partecipato alla cinquina. Non è stato così e mi rammarico però penso che ci saranno altri luoghi dove far soffiare il vento. Il libro merita. Tutto è oltremodo curato e amato e la deliziosa copertina ci mostra Abele solo, mentre Marlena, Malcom e Benjamin sono collegati da fili geometrici componenti triangoli e quadrati. Continuo a credere che a volte le copertine abbiano doni magici, una immagine e raccontano tutto.
“Anche se non ricordo più le cose che ho visto, prima di quel lungo sonno, voglio provare ad inventare un’altra possibile vita, un paradiso chiaro senza pene né oblio” dal libro “Quando sarai nel vento”. Lo leggo aprendo a caso come un dialogo continuo. “Ma io non sceglievo, perché non ricordavo nessun dettaglio della mia esistenza e per di più non avevo mai considerato il mio e il suo respiro come secondari a qualcosa “
Il libro ha per protagonista Abele, che studia i venti ascoltando con uno stetoscopio elettronico il respiro della Terra. Da questo momento in poi ci troveremo immersi in una prosa musicale e il vento diventerà la molla per spostarsi e conoscere il passato, per cercare un padre di cui non si hanno più notizie e per altro ancora.
“Per qualche anno il vento aveva riempito le mie giornate: i libri e le ricerche in giro per il mondo, il confronto ravvicinato con le meccaniche dell’universo,… aveva trasformato me stesso in uno strumento di passione… e bastava un temporale… per sentirmi un uomo comune e senza qualità, per sentirsi ricacciato nelle astrazioni delle proprie convinzioni” Ho volutamente fatto sintesi di un periodare ricco, che si stende per pagine, di una scrittura distesa e curata per regalare al lettore il senso di alcuni suoni, di passaggi. Bianco, rosso, blu e giallo, sono i colori che accompagnano i paesaggi e le denunce, il vortice del tempo in un temporale. Marcello Fois presentandolo al Premio Strega scrive: “Abele corre per sé, attraversa un mondo che pare indifferente e invece subisce quella minima vibrazione che ognuno di noi è in grado di suscitare anche solo col piccolo atto di eroismo di pensare possibile determinare la propria vita”. Un piccolo atto di eroismo per noi.
Ippolita Luzzo
Gianfranco Di Fiore è nato ad Agropoli nel 1978 in una famiglia di musicisti. Da sempre affascinato dalle «storie», ha lavorato nel mondo del cinema e della pubblicità, in Italia e all’estero, come sceneggiatore, regista e montatore, collaborando per anni con il Giffoni Film Festival. Dopo l’esordio nel 2011 con il romanzo La notte dei petali bianchi (Laurana Editore), ha pubblicato diversi racconti in varie antologie.
martedì 15 maggio 2018
Conferenza Stampa Teatro Ragazzi 2017/2018 Il teatro non c'è ma ci sarà
Siamo all'ITE De Fazio alla presenza degli alunni delle classi prima e seconda, con la dirigente Dottoressa Simona Blandino e i dirigenti del Liceo Classico, degli Istituti Pitagora, Fiorentino, i commissari prefettizi Alecci e Colosimo e il Direttore artistico del Teatro Ragazzi Pierpaolo Bonaccurso. Conferenza stampa per presentare il Gran Galà delle Scuole dal 22 al 24 Maggio nel Salone della Chiesa di San Giuseppe Artigiano. Negli anni precedenti il Gran Galà si è tenuto nel Teatro Comunale Grandinetti, questo anno chiuso per motivi di normativa da assolvere. I teatri cittadini, benché più volte soggetti ad interventi, non sono a norma e sono stati chiusi per un periodo che tutti si augurano breve.
Inizio a seguire la conferenza con una canzone di Nada che mi canticchio trasformandola
" Cos'è la città senza un teatro, è solo un albero che foglie non ha più." Ed anche se Pierpaolo alla fine della conferenza chiude con le parole di Jerzy Grotowski: "Il teatro è possibile dall'incontro fra me e te" resta sempre irrisolto il sottotesto dell'Antigone.
Sembrava stamani di avvertire un teatro in atto, una scena fra Creonte e Antigone, senza contrapposizione, bensì con la disponibilità di venirsi incontro malgrado le funzioni diverse al tavolo della conferenza.
Dai miei appunti le parole della Dirigente dell'ITE dottoressa Blandino: Il teatro fa superare agli alunni le barriere emotive che ostacolano il rapporto con adulti e conoscenze
La Dirigente dell’Istituto Perri Pitagora Teresa Bevilacqua: L'attività teatrale non è fine a se stessa, aiuta a crescere e ad esprimere i propri sentimenti. Nei paesi anglosassoni è una disciplina.
Il dirigente del Classico, Nicolantonio Cutuli: Le arti visive vengono portate avanti avanti con professionalità e preparazione
Il dirigente dell'istituto comprensivo Fiorentino, Lorenzo Benincasa, confessa il suo amore per il teatro: Teatro come educazione alla relazione tra compagni, teatro che fa capire che cosa stiamo a fare al mondo, teatro di aiuto ai ragazzi con Bes.
Pierpaolo ricorda la presenza di Mario Bianchi, critico teatrale importante, in autunno, che seguirà i futuri lavori.
E prende la parola il Capo della Commissione Straordinaria, il dottor Antonio Alecci. Le sue parole danno subito vita alla stampa: La stampa serve per far vivere un evento.
E di lui e dei due commissari dice: Siamo una soluzione eterodossa. Mandati per risolvere un vulnus patologico in 18 mesi.
Lui disse che in effetti sono stati comandati, costretti, perché lui era in pensione e la dottoressa Colosimo, al suo fianco, aveva già un suo importante lavoro.
Sul Teatro il capo della commissione Alecci disse: Teatro strumento di cultura.
Parlò poi delle priorità da risolvere: Il campo Rom da smantellare, La Multiservizi da far funzionare e la terza priorità non me la trovo fra gli appunti, intenta a scrivere, rapita, la sua frase in latino: Simul stabunt simul cadent, a proposito della Multiservizi al novanta per cento a partecipazione comunale, nella endiade conclusiva.
Mi è sembrato un discorso e una mattinata difficile ma con la speranza, ultima dea, potremo dire che il teatro non c'è ma ci sarà.
Ippolita Luzzo
Inizio a seguire la conferenza con una canzone di Nada che mi canticchio trasformandola
" Cos'è la città senza un teatro, è solo un albero che foglie non ha più." Ed anche se Pierpaolo alla fine della conferenza chiude con le parole di Jerzy Grotowski: "Il teatro è possibile dall'incontro fra me e te" resta sempre irrisolto il sottotesto dell'Antigone.
Sembrava stamani di avvertire un teatro in atto, una scena fra Creonte e Antigone, senza contrapposizione, bensì con la disponibilità di venirsi incontro malgrado le funzioni diverse al tavolo della conferenza.
Dai miei appunti le parole della Dirigente dell'ITE dottoressa Blandino: Il teatro fa superare agli alunni le barriere emotive che ostacolano il rapporto con adulti e conoscenze
La Dirigente dell’Istituto Perri Pitagora Teresa Bevilacqua: L'attività teatrale non è fine a se stessa, aiuta a crescere e ad esprimere i propri sentimenti. Nei paesi anglosassoni è una disciplina.
Il dirigente del Classico, Nicolantonio Cutuli: Le arti visive vengono portate avanti avanti con professionalità e preparazione
Il dirigente dell'istituto comprensivo Fiorentino, Lorenzo Benincasa, confessa il suo amore per il teatro: Teatro come educazione alla relazione tra compagni, teatro che fa capire che cosa stiamo a fare al mondo, teatro di aiuto ai ragazzi con Bes.
Pierpaolo ricorda la presenza di Mario Bianchi, critico teatrale importante, in autunno, che seguirà i futuri lavori.
E prende la parola il Capo della Commissione Straordinaria, il dottor Antonio Alecci. Le sue parole danno subito vita alla stampa: La stampa serve per far vivere un evento.
E di lui e dei due commissari dice: Siamo una soluzione eterodossa. Mandati per risolvere un vulnus patologico in 18 mesi.
Lui disse che in effetti sono stati comandati, costretti, perché lui era in pensione e la dottoressa Colosimo, al suo fianco, aveva già un suo importante lavoro.
Sul Teatro il capo della commissione Alecci disse: Teatro strumento di cultura.
Parlò poi delle priorità da risolvere: Il campo Rom da smantellare, La Multiservizi da far funzionare e la terza priorità non me la trovo fra gli appunti, intenta a scrivere, rapita, la sua frase in latino: Simul stabunt simul cadent, a proposito della Multiservizi al novanta per cento a partecipazione comunale, nella endiade conclusiva.
Mi è sembrato un discorso e una mattinata difficile ma con la speranza, ultima dea, potremo dire che il teatro non c'è ma ci sarà.
Ippolita Luzzo
lunedì 14 maggio 2018
Dimentica di respirare di Kareen De Martin Pinter
Da L'animo leggero a Dimentica di Respirare sono passati cinque anni e Kareen oggi ci propone un esercizio importante, imparare cosa sia l'apnea.
"Io amo il mare, sono un pesce qui dentro, nel cuore. L'ama fece una specie di inchino, sorrise, spruzzò qualche bollicina dal naso, strattonò e fu trascinata via, senza smettere di guardarmi. restai sulla barca e in acqua tutto il giorno, incantato. Una parte di me sarebbe rimasta lì per sempre, a nuotare con loro."
Conosciamo leggendo questo libro le ama di Toba, impiegate nella raccolta delle ostriche di allevamento. Conosciamo le ame di Hekura, una piccola isola del Giappone, pescatrici avvolte in una specie di kimono leggero. Bellissime. Luminose.
Un libro visionario lega il protagonista, Giuliano, ai riti delle ame, al mare e allo sport, alla registrazione di un record, il record di stare nel fondo del mare, di raggiungere una profondità maggiore senza respirare, in apnea. Ritrovarsi nel fondo del mare in un regno dove l'oscurità è dappertutto, e ogni specie marina per orizzontarsi produce da sé la luce di cui ha bisogno. Luce nelle varie sfumature del blu perché è il blu il colore che si propaga più lontano di tutti gli altri colori. La medusa lampeggia di mille colori, il pesce lanterna ha il corpo ricoperto di antenne e nel profondo del mare luci e vibrazioni diventano messaggi che il mare passa.
Restiamo anche noi in quella profondità con Giuliano, a nuotare.
Lo seguiamo nella sua amicizia con una delfina, quando devono riabituarla al mare. Leggiamo e partecipiamo anche noi, avvinti da una narrazione continua, precisa, con contorni di una natura intorno vivente e vicina a Giuliano che intanto si esercita a non respirare, mentre il mondo dello sport fa di questa sua abilità un record.
Col tempo imparerà a dosare, a capire l'importanza dello stato d'animo. Controllare l'interiore, trovare l'equilibrio, la luce. Dimenticare di respirare, diventare un pesce, aggiungerei io.
Il verde della copertina ha al suo interno un pesce come un ciondolo che legherà la fortuna degli abissi di Poseidone con Proserpina, nei riti del mare mitico, lucente.
La splendida collana "Romanzi" della casa editrice "Tunué" ci offre in lettura questa volta tutto il blu delle profondità marine con animo leggero. Illuminiamoci di mare con Kareen e Tunuè.
Ippolita Luzzo
"Io amo il mare, sono un pesce qui dentro, nel cuore. L'ama fece una specie di inchino, sorrise, spruzzò qualche bollicina dal naso, strattonò e fu trascinata via, senza smettere di guardarmi. restai sulla barca e in acqua tutto il giorno, incantato. Una parte di me sarebbe rimasta lì per sempre, a nuotare con loro."
Conosciamo leggendo questo libro le ama di Toba, impiegate nella raccolta delle ostriche di allevamento. Conosciamo le ame di Hekura, una piccola isola del Giappone, pescatrici avvolte in una specie di kimono leggero. Bellissime. Luminose.
Un libro visionario lega il protagonista, Giuliano, ai riti delle ame, al mare e allo sport, alla registrazione di un record, il record di stare nel fondo del mare, di raggiungere una profondità maggiore senza respirare, in apnea. Ritrovarsi nel fondo del mare in un regno dove l'oscurità è dappertutto, e ogni specie marina per orizzontarsi produce da sé la luce di cui ha bisogno. Luce nelle varie sfumature del blu perché è il blu il colore che si propaga più lontano di tutti gli altri colori. La medusa lampeggia di mille colori, il pesce lanterna ha il corpo ricoperto di antenne e nel profondo del mare luci e vibrazioni diventano messaggi che il mare passa.
Restiamo anche noi in quella profondità con Giuliano, a nuotare.
Lo seguiamo nella sua amicizia con una delfina, quando devono riabituarla al mare. Leggiamo e partecipiamo anche noi, avvinti da una narrazione continua, precisa, con contorni di una natura intorno vivente e vicina a Giuliano che intanto si esercita a non respirare, mentre il mondo dello sport fa di questa sua abilità un record.
Col tempo imparerà a dosare, a capire l'importanza dello stato d'animo. Controllare l'interiore, trovare l'equilibrio, la luce. Dimenticare di respirare, diventare un pesce, aggiungerei io.
Il verde della copertina ha al suo interno un pesce come un ciondolo che legherà la fortuna degli abissi di Poseidone con Proserpina, nei riti del mare mitico, lucente.
La splendida collana "Romanzi" della casa editrice "Tunué" ci offre in lettura questa volta tutto il blu delle profondità marine con animo leggero. Illuminiamoci di mare con Kareen e Tunuè.
Ippolita Luzzo
martedì 8 maggio 2018
Dopo il diluvio Leonardo Malaguti
Il piacere di leggere nella favola bella della buona letteratura, il piacere di avere tra le mani un libro curato e amato.
"Exòrma è un progetto di divulgazione di alto profilo, di ergonomia grafica e tipografica, di artigianato delle suggestioni."
Tutto ciò si sente al tatto e alla vista, nel sensibile che ci mette in comunicazione con la narrazione del libro.
Una copertina da appendere come un quadro, un libro da accarezzare e amare, infatti io ho cominciato a portarmelo dietro come un amico.
Dopo il diluvio di Leonardo Malaguti ci riconcilia con la lettura gustosa, nel narrare situazioni assurde e grottesche ci fa sorridere e ci spaventa. La lettura mi ha ricordato le fantasie di Luca Ronconi e le sue trasposizioni sceniche, il cinema di Fellini, sul circo, sui nani, sui clown, mi ha trasportato in un mondo astorico eppure immerso nel nostro immaginario.
Una vicenda senza tempo, senza un luogo geografico, se non fosse ben collocata in una scrittura alta, una scrittura che amo. Un paese isolato, un paese in preda all'angoscia. Da quando sono rimasti isolati per via del diluvio, unico contatto con l'esterno rimane un telegramma. Quindi siamo nel novecento! Ma l'angoscia e la paura non hanno un'era, attraversano i secoli e vivono nelle nostri gesti, ci trasformano come trasformeranno gli abitanti di questo paese incassato fra i monti, di questa valle isolata dal mondo.
Il nemico, arriva il nemico, aspettando i barbari di Kavafis, quel momento in cui il nemico è alle porte. Il nemico. "Il famigerato telegramma che aveva aperto il vaso di Pandora veniva letto tutte le mattine da qualche volenteroso per tenere vivi gli animi, ma molti dei paesani che ogni giorno si alzavano pronti a lottare nascosti dietro le loro trincee casalinghe cominciavano a stancarsi della lentezza di quell'invasore che stava prendendo con troppa calma il suo compito di attacco." Quasi uguale ai versi di Kavafis.
Una umanità impaurita libera gli istinti, cerca soddisfazione nella assuefazione a bisogni elementari, colorando di sangue e di terra ogni azione. Mi ha ricordato, forse per i nomi, la rivolta dei contadini nelle valli ai tempi di Muntzer, quella rivolta stroncata nel sangue dagli eserciti approvati da Lutero. Raccontata dai Wu Ming in Q di Luther Blisset. La storia narrata è una Via Crucis, un continuo riferirsi ad altri momenti, un riferirsi a ciò che portiamo nelle nostre tasche, a ciò che amiamo.
Dopo il diluvio nella Lettura di moltissimi sarà.
"Un conto è un uomo, Eda, un conto è il paese. Il paese non è nient'altro che tanti singoli uomini. Il trucco sta nel figurarseli uno ad uno."
"Per la strada il vento gonfiava scialli e palandrane come vele e le sciarpe che non erano state annodate abbandonavano i colli scoperti per seguire i flutti d'aria."
Il piacere di leggere un libro curato, il piacere della letteratura trasforma il nemico, lo sconosciuto, in un nostro amico, nella favola bella della scrittura.
Ippolita Luzzo
Leonardo Malaguti è nato a Bologna il 15 Febbraio 1993.
Si dedica alla recitazione, al disegno e alla scrittura, al cinema e all'arte. Nel 2010 studia per sei mesi negli Stati Uniti, a San Juan Capistrano, California dove approfondisce, oltre alla lingua, lo studio del disegno e del teatro; al suo ritorno, nel 2011 illustra il libro Zuppe, Zucche e Pan di Zenzero (di Francesca Rosso, ed. Leone Verde) e nel 2012 viene scelto per il corso propedeutico di recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove si qualifica tra i finalisti. Con questo libro è stato finalista al Premio nazionale di letteratura Neri Pozza
"Exòrma è un progetto di divulgazione di alto profilo, di ergonomia grafica e tipografica, di artigianato delle suggestioni."
Tutto ciò si sente al tatto e alla vista, nel sensibile che ci mette in comunicazione con la narrazione del libro.
Una copertina da appendere come un quadro, un libro da accarezzare e amare, infatti io ho cominciato a portarmelo dietro come un amico.
Dopo il diluvio di Leonardo Malaguti ci riconcilia con la lettura gustosa, nel narrare situazioni assurde e grottesche ci fa sorridere e ci spaventa. La lettura mi ha ricordato le fantasie di Luca Ronconi e le sue trasposizioni sceniche, il cinema di Fellini, sul circo, sui nani, sui clown, mi ha trasportato in un mondo astorico eppure immerso nel nostro immaginario.
Una vicenda senza tempo, senza un luogo geografico, se non fosse ben collocata in una scrittura alta, una scrittura che amo. Un paese isolato, un paese in preda all'angoscia. Da quando sono rimasti isolati per via del diluvio, unico contatto con l'esterno rimane un telegramma. Quindi siamo nel novecento! Ma l'angoscia e la paura non hanno un'era, attraversano i secoli e vivono nelle nostri gesti, ci trasformano come trasformeranno gli abitanti di questo paese incassato fra i monti, di questa valle isolata dal mondo.
Il nemico, arriva il nemico, aspettando i barbari di Kavafis, quel momento in cui il nemico è alle porte. Il nemico. "Il famigerato telegramma che aveva aperto il vaso di Pandora veniva letto tutte le mattine da qualche volenteroso per tenere vivi gli animi, ma molti dei paesani che ogni giorno si alzavano pronti a lottare nascosti dietro le loro trincee casalinghe cominciavano a stancarsi della lentezza di quell'invasore che stava prendendo con troppa calma il suo compito di attacco." Quasi uguale ai versi di Kavafis.
Una umanità impaurita libera gli istinti, cerca soddisfazione nella assuefazione a bisogni elementari, colorando di sangue e di terra ogni azione. Mi ha ricordato, forse per i nomi, la rivolta dei contadini nelle valli ai tempi di Muntzer, quella rivolta stroncata nel sangue dagli eserciti approvati da Lutero. Raccontata dai Wu Ming in Q di Luther Blisset. La storia narrata è una Via Crucis, un continuo riferirsi ad altri momenti, un riferirsi a ciò che portiamo nelle nostre tasche, a ciò che amiamo.
Dopo il diluvio nella Lettura di moltissimi sarà.
"Un conto è un uomo, Eda, un conto è il paese. Il paese non è nient'altro che tanti singoli uomini. Il trucco sta nel figurarseli uno ad uno."
"Per la strada il vento gonfiava scialli e palandrane come vele e le sciarpe che non erano state annodate abbandonavano i colli scoperti per seguire i flutti d'aria."
Il piacere di leggere un libro curato, il piacere della letteratura trasforma il nemico, lo sconosciuto, in un nostro amico, nella favola bella della scrittura.
Ippolita Luzzo
Leonardo Malaguti è nato a Bologna il 15 Febbraio 1993.
Si dedica alla recitazione, al disegno e alla scrittura, al cinema e all'arte. Nel 2010 studia per sei mesi negli Stati Uniti, a San Juan Capistrano, California dove approfondisce, oltre alla lingua, lo studio del disegno e del teatro; al suo ritorno, nel 2011 illustra il libro Zuppe, Zucche e Pan di Zenzero (di Francesca Rosso, ed. Leone Verde) e nel 2012 viene scelto per il corso propedeutico di recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove si qualifica tra i finalisti. Con questo libro è stato finalista al Premio nazionale di letteratura Neri Pozza
domenica 6 maggio 2018
L'arte come possibilità nel cubo Nomade di Silvia Pujia
Siamo al Marca Di Catanzaro, la luce delle 11,30 attraversa le vetrate della sala conferenze e impressiona gli scatti fotografici, donando immagini poco a fuoco. Tutte giustificazioni mie per dire che non so fotografare l'aura che avvolge Simonetta Lux mentre sta parlando della storia dei Musei, della loro trasformazione e dell'arte in questo mondo un po' pazzo. Inizia così Simonetta Lux: "oggi il mondo è in po' pazzo e fa dipendere l'artistiticità da quanti siano i followers. Quindi cosa è l'arte? e Come lo sia? E come mai siamo qui a parlare di musei e sentiamo il bisogno di contestare i musei istituzionali?
Musei senza pareti, sembra indicare nel cubo nomade Silvia Pujia e ogni artista si è sentito poco accettato dal suo tempo, ogni artista si è sentito in esilio. Sono proprio gli artisti a non aver accesso al Museo. Nel momento nascente l'arte non sta mai nel museo. Duchamp fuori dal museo, il situazionismo, Dada, Breton, fuori dal museo.
Si parla stamani di Pratica costituente, di un nuovo modo di ripensare alle attività museali, non più pacchetti da offrire al pubblico ma creare incontri fra persone. L'artista diventa persona e comincia a rifare cose nei luoghi proibiti per creare relazione col pubblico, anch'esso non più amorfo, ma costituito da persone. Dalla persona artista alla persona che fruisce, nella fruizione di un gesto artistico la trasmissione di una testimonianza: l'arte.
L'arte e le tracce che lasciamo di noi, L'arte e l'azione narrativa della molteplicità delle connessioni, l'arte e lo stupore. L'artista diviene ora critico e curatore di se stesso, l'artista è vivo e agisce insieme a noi, sta dicendo Simonetta Lux, ricordando di aver portato nella scuola, ai suoi studenti, sulle scene, gli artisti vivi, e di aver portato a scuola, "da viventi" coloro che non lo erano più. Nel ruolo di un "Agire la critica" di idea di apertura.
Occuparsi dell'uomo non finito. Oggi sembra si dia tutto a tutti, in modo superficiale, sembra sia così.Eppure sapendo tutto c'è chi si interroga, ed è questa la novità. Nella luce e nel carisma La Lux ci ha rapito siamo pronti per la levitazione dei corpi e della mente con l'intervento di Cesare Petroiusti. Cesare inizia con l'etimologia della parola Museo, luogo sacro alle Muse”, nome di un istituto culturale dell'antica Alessandria d'Egitto, nato accanto alla Biblioteca, come strumento del museo stesso. Ci parla delle Muse, le mediatrici fra noi e il divino, le mediatrici fra noi e il mondo sensibile, nel bisogno umano di avere accesso al sensibile, di riappropriarsi del sensibile, di un'estetica del sensibile. Le muse non sono un concetto unitario, sono la molteplicità. Nel delirio di Dioniso e nell'equilibrio della sapienza, l'amplissimo territorio dove tracce umane segnano la storia.
Ora invece sembra che l'arte sia solo un affare da vendere nelle sciagurate Fiere d'arte, da vendere a pacchetti per i giri turistici nei musei, nelle mostre confezionate. Tutto il contrario dell'esigenza artistica, del respiro artistico, dell'attimo vitale donato a chi saprà prenderlo e farsene testimone. Cesare ci fa etimologia della parola Nomade, Nomos in opposizione alla follia, Nomos, la legge, e nomos la linea che separa un campo da un altro. La linea che si attraversa per andare da un campo ad un altro. L'arte come migrazione di pensieri, l'arte come possibilità. Una sfida umana.
Già mi sollevo altissima al soffitto e volerei senza limiti e confini se non avessi accanto il freno della forma. Una mattina di arte viva.
Silvia Pujia parla di equilibrio tra il dentro e il fuori, Idea semplice, idea di un nuovo umanesimo, dell'arte come scambio di pensieri. Spettacolarità e non più spettacolo, sembra questa la tendenza nel dibattito museologico internazionale, scrive Silvia Pujia. Il Museo spettacolo perde la funzione testimoniale per inglobarne una di tipo indicale: Musei che si autoesibiscono. Fuori dall'istituzione museale Silvia Pujia analizza tre esperienze romane: Il Museo Dell'altro e dell'Altrove di Metropoliz_città meticcia di Giorgio De Finis, il Museo all'aria aperta do Fausto Delle Chiaie e il Museo dell'arte contemporanea in esilio
di Cesare Pietroiusti.
Che cos'è una istituzione museale e cosa è avvenuto nelle istituzioni museali nel corso del XX secolo, quali trasformazioni abbiano cambiato il concetto di museo e di fruizione dell'arte fino ai nostri giorni, è ciò che si chiede Silvia Pujia, in questo libro, esito del Master in Curatore di Arte Contemporanea conseguito a Roma, presso l'Università della Sapienza.
Una lettura sugli spazi aperti della conoscenza e della libertà, nella luce della volontà artistica.
Ippolita Luzzo
Dal Cubo Bianco Al Cubo Nomade Pratiche di Decostruzione Dell'Istituzione Museale,con Prefazione di Simonetta Lux e Postfazione di Giorgio De Finis.
Oggi 5 maggio 2018 ore 11.00
Marca - Museo delle Arti di Catanzaro
Simonetta Lux, già ordinario di Storia dell'arte contemporanea presso l'Università "La Sapienza" di Roma
Cesare Pietroiusti, artista
Silvia Pujia, autrice
Modera:
Simona Caramia, docente ABA Catanzaro
Musei senza pareti, sembra indicare nel cubo nomade Silvia Pujia e ogni artista si è sentito poco accettato dal suo tempo, ogni artista si è sentito in esilio. Sono proprio gli artisti a non aver accesso al Museo. Nel momento nascente l'arte non sta mai nel museo. Duchamp fuori dal museo, il situazionismo, Dada, Breton, fuori dal museo.
Si parla stamani di Pratica costituente, di un nuovo modo di ripensare alle attività museali, non più pacchetti da offrire al pubblico ma creare incontri fra persone. L'artista diventa persona e comincia a rifare cose nei luoghi proibiti per creare relazione col pubblico, anch'esso non più amorfo, ma costituito da persone. Dalla persona artista alla persona che fruisce, nella fruizione di un gesto artistico la trasmissione di una testimonianza: l'arte.
L'arte e le tracce che lasciamo di noi, L'arte e l'azione narrativa della molteplicità delle connessioni, l'arte e lo stupore. L'artista diviene ora critico e curatore di se stesso, l'artista è vivo e agisce insieme a noi, sta dicendo Simonetta Lux, ricordando di aver portato nella scuola, ai suoi studenti, sulle scene, gli artisti vivi, e di aver portato a scuola, "da viventi" coloro che non lo erano più. Nel ruolo di un "Agire la critica" di idea di apertura.
Occuparsi dell'uomo non finito. Oggi sembra si dia tutto a tutti, in modo superficiale, sembra sia così.Eppure sapendo tutto c'è chi si interroga, ed è questa la novità. Nella luce e nel carisma La Lux ci ha rapito siamo pronti per la levitazione dei corpi e della mente con l'intervento di Cesare Petroiusti. Cesare inizia con l'etimologia della parola Museo, luogo sacro alle Muse”, nome di un istituto culturale dell'antica Alessandria d'Egitto, nato accanto alla Biblioteca, come strumento del museo stesso. Ci parla delle Muse, le mediatrici fra noi e il divino, le mediatrici fra noi e il mondo sensibile, nel bisogno umano di avere accesso al sensibile, di riappropriarsi del sensibile, di un'estetica del sensibile. Le muse non sono un concetto unitario, sono la molteplicità. Nel delirio di Dioniso e nell'equilibrio della sapienza, l'amplissimo territorio dove tracce umane segnano la storia.
Ora invece sembra che l'arte sia solo un affare da vendere nelle sciagurate Fiere d'arte, da vendere a pacchetti per i giri turistici nei musei, nelle mostre confezionate. Tutto il contrario dell'esigenza artistica, del respiro artistico, dell'attimo vitale donato a chi saprà prenderlo e farsene testimone. Cesare ci fa etimologia della parola Nomade, Nomos in opposizione alla follia, Nomos, la legge, e nomos la linea che separa un campo da un altro. La linea che si attraversa per andare da un campo ad un altro. L'arte come migrazione di pensieri, l'arte come possibilità. Una sfida umana.
Già mi sollevo altissima al soffitto e volerei senza limiti e confini se non avessi accanto il freno della forma. Una mattina di arte viva.
Silvia Pujia parla di equilibrio tra il dentro e il fuori, Idea semplice, idea di un nuovo umanesimo, dell'arte come scambio di pensieri. Spettacolarità e non più spettacolo, sembra questa la tendenza nel dibattito museologico internazionale, scrive Silvia Pujia. Il Museo spettacolo perde la funzione testimoniale per inglobarne una di tipo indicale: Musei che si autoesibiscono. Fuori dall'istituzione museale Silvia Pujia analizza tre esperienze romane: Il Museo Dell'altro e dell'Altrove di Metropoliz_città meticcia di Giorgio De Finis, il Museo all'aria aperta do Fausto Delle Chiaie e il Museo dell'arte contemporanea in esilio
di Cesare Pietroiusti.
Che cos'è una istituzione museale e cosa è avvenuto nelle istituzioni museali nel corso del XX secolo, quali trasformazioni abbiano cambiato il concetto di museo e di fruizione dell'arte fino ai nostri giorni, è ciò che si chiede Silvia Pujia, in questo libro, esito del Master in Curatore di Arte Contemporanea conseguito a Roma, presso l'Università della Sapienza.
Una lettura sugli spazi aperti della conoscenza e della libertà, nella luce della volontà artistica.
Ippolita Luzzo
Dal Cubo Bianco Al Cubo Nomade Pratiche di Decostruzione Dell'Istituzione Museale,con Prefazione di Simonetta Lux e Postfazione di Giorgio De Finis.
Oggi 5 maggio 2018 ore 11.00
Marca - Museo delle Arti di Catanzaro
Simonetta Lux, già ordinario di Storia dell'arte contemporanea presso l'Università "La Sapienza" di Roma
Cesare Pietroiusti, artista
Silvia Pujia, autrice
Modera:
Simona Caramia, docente ABA Catanzaro
martedì 1 maggio 2018
Kaiser di Marco Patrone
Marco Patrone è Recensireilmondo, per quello strano fenomeno per cui i titolari di blog prendono il nome del blog stesso, come se la cosa fosse inscindibile.
Qui però l'autore è lui, autore di Kaiser, Arkadia Editore 2018, collana Eclypse.
Mi metto a scrivere con timore e con attenzione in questo Primo Maggio soleggiato e verde.
Il libro, arrivato in libreria il 26 Aprile ed è presente su IBS e su molti altri siti online, sarà presentato al Salone del Libro Di Torino domenica 13 maggio nella Sala Avorio alle ore 17,30 da Giulia Ciarrapica e Isabella Pedicini. Come avrei voluto esserci!
Ad Aprile esulto così: Oggi è un giorno storico. Arriva Marco Patrone nel regno della Litweb. Sfondo arancione per Kaiser. Casa editrice Arkadia. Oggi Maurizio Pansini mi ha ufficialmente insignito del titolo di critico letterario, da aforisma per aforisma. Ed oggi già pronto al gol: Kaiser.
"E poi cosa credi, piccolino, di essere diventato tutto d’un colpo uno scrittore? Ma prima di scrivere bisogna vivere, senza paura, se ti svegli e hai quella timidezza, se sei sempre lì a rimuginare e magari ti invadono i cattivi pensieri e ogni tanto sei a un passo del panico non vale, amico mio! Si va in stampa tra poco, amico mio e te lo devo dire che mi sembri in ritardo "
Ambientato nel mondo del calcio Kaiser è un calciatore brasiliano senza talento che riuscirà a farsi ingaggiare da squadre importanti. Anni dopo un giornalista rilegge quei fatti in maniera diversa e tirerà conclusioni sorprendenti.
Sul disturbo narcisistico della personalità, che affligge Kaiser e affligge tanti di noi, gioca Marco Patrone, arrivando a scrivere che Kaiser abbia potuto non inventare nulla, abbia invece inventato se stesso come Kaiser e gli altri ci abbiano creduto.Nel mondo del calcio, dove vive la vicenda umana e fantasiosa di Kaiser, ai mondi letterari e artistici poca differenza c'è e mi piace ricordare l'aneddoto che Daverio mi raccontò a proposito del gruppo di artisti di Capalbio che si inventarono un movimento facendo passare per vero una bugia. Mi disse lui: Se in una bugia che inventi ci credi tu per primo gli altri inevitabilmente ci crederanno.
Mi sembra questo il significato del libro, piacevole e divertente anche per me che non seguo il calcio, proprio perché il libro è "Una storia di aneddoti" scrive Marco Patrone a pag 129: Il momento disvelante la vicenda.
A Recensireilmondo un saluto dal Regno della Litweb.
Come Kaiser.
Ippolita Luzzo
Qui però l'autore è lui, autore di Kaiser, Arkadia Editore 2018, collana Eclypse.
Mi metto a scrivere con timore e con attenzione in questo Primo Maggio soleggiato e verde.
Il libro, arrivato in libreria il 26 Aprile ed è presente su IBS e su molti altri siti online, sarà presentato al Salone del Libro Di Torino domenica 13 maggio nella Sala Avorio alle ore 17,30 da Giulia Ciarrapica e Isabella Pedicini. Come avrei voluto esserci!
Ad Aprile esulto così: Oggi è un giorno storico. Arriva Marco Patrone nel regno della Litweb. Sfondo arancione per Kaiser. Casa editrice Arkadia. Oggi Maurizio Pansini mi ha ufficialmente insignito del titolo di critico letterario, da aforisma per aforisma. Ed oggi già pronto al gol: Kaiser.
"E poi cosa credi, piccolino, di essere diventato tutto d’un colpo uno scrittore? Ma prima di scrivere bisogna vivere, senza paura, se ti svegli e hai quella timidezza, se sei sempre lì a rimuginare e magari ti invadono i cattivi pensieri e ogni tanto sei a un passo del panico non vale, amico mio! Si va in stampa tra poco, amico mio e te lo devo dire che mi sembri in ritardo "
Ambientato nel mondo del calcio Kaiser è un calciatore brasiliano senza talento che riuscirà a farsi ingaggiare da squadre importanti. Anni dopo un giornalista rilegge quei fatti in maniera diversa e tirerà conclusioni sorprendenti.
Sul disturbo narcisistico della personalità, che affligge Kaiser e affligge tanti di noi, gioca Marco Patrone, arrivando a scrivere che Kaiser abbia potuto non inventare nulla, abbia invece inventato se stesso come Kaiser e gli altri ci abbiano creduto.Nel mondo del calcio, dove vive la vicenda umana e fantasiosa di Kaiser, ai mondi letterari e artistici poca differenza c'è e mi piace ricordare l'aneddoto che Daverio mi raccontò a proposito del gruppo di artisti di Capalbio che si inventarono un movimento facendo passare per vero una bugia. Mi disse lui: Se in una bugia che inventi ci credi tu per primo gli altri inevitabilmente ci crederanno.
Mi sembra questo il significato del libro, piacevole e divertente anche per me che non seguo il calcio, proprio perché il libro è "Una storia di aneddoti" scrive Marco Patrone a pag 129: Il momento disvelante la vicenda.
A Recensireilmondo un saluto dal Regno della Litweb.
Come Kaiser.
Ippolita Luzzo
domenica 29 aprile 2018
Accordi Disaccordi a Lamezia
La Band Accordi e Disaccordi musica in Litweb.
Subito, senza appunti, mi siedo a scrivere dopo il concerto al Tip di Lamezia Terme.
Chiusi i Teatri Comunali, L'AMA Calabria chiede ospitalità allo spazio gestito da Scenari Visibili, al Tip Teatro.
Si sono esibiti questa sera gli Accordi Disaccordi un trio nato agli inizi del 2012, composto da Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi alle chitarre e da Elia Lasorsa al contrabbasso.
"Il loro repertorio è composto da brani originali le cui sonorità combinano, secondo un personalissimo stile, le più disparate influenze jazz, swing, blues e della musica tradizionale, con originali sonorità acustiche e dal gusto cinematografico, mantenendo un'iniziale matrice stilistica gipsy jazz, chiaramente influenzata dalle sonorità del celebre chitarrista Django Reinhardt."
Contaminando generi diversi sentiamo la storia raccontata da loro, una storia nata dall'essere stati soggiogati da un film, dalla musica di un film di Woody Allen, Midnight in Paris.
Usciti da quel film, nel 2012, decidono di fare gli artisti di strada,per accorgersi subito dopo a Londra che dappertutto si suona per le strade.
La storia continua con la bella amicizia con Gonzalo Bergara.
Loro acquisteranno una chitarra da Gonzalo, lui verrà in Italia per conoscerli e incideranno un cd insieme! Potenza delle relazioni!
Dario è il narratore del gruppo, "Detto Questo", ci introduce ogni volta una storia affascinante, la storia delle lucciole e della sincronia con cui si accendono e volano, curiosità di cui non era a conoscenza nemmeno Piero Angela, il loro salire su un pulmino per essere accompagnati a bordo di una nave nucleare per fare un concerto in Russia. Ed infine la bellissima immagine del trio che atterra a New York planando sulla statua della Libertà.
E qui Dario ci regala il bel messaggio di non arrendersi, di credere nel talento che ognuno possiede e di perseguirlo, tappandosi le orecchie per non sentire chi vorrebbe distogliere.
Senza appunti però attentissima continuo a scrivere col ritmo in testa, con l'impazienza di risentirli, con le risate e l'allegria donata a tutti gli spettatori che hanno partecipato battendo e ribattendo sempre più veloce le mani come un quarto elemento della band.
Applausi
Ippolita Luzzo
Subito, senza appunti, mi siedo a scrivere dopo il concerto al Tip di Lamezia Terme.
Chiusi i Teatri Comunali, L'AMA Calabria chiede ospitalità allo spazio gestito da Scenari Visibili, al Tip Teatro.
Si sono esibiti questa sera gli Accordi Disaccordi un trio nato agli inizi del 2012, composto da Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi alle chitarre e da Elia Lasorsa al contrabbasso.
"Il loro repertorio è composto da brani originali le cui sonorità combinano, secondo un personalissimo stile, le più disparate influenze jazz, swing, blues e della musica tradizionale, con originali sonorità acustiche e dal gusto cinematografico, mantenendo un'iniziale matrice stilistica gipsy jazz, chiaramente influenzata dalle sonorità del celebre chitarrista Django Reinhardt."
Contaminando generi diversi sentiamo la storia raccontata da loro, una storia nata dall'essere stati soggiogati da un film, dalla musica di un film di Woody Allen, Midnight in Paris.
Usciti da quel film, nel 2012, decidono di fare gli artisti di strada,per accorgersi subito dopo a Londra che dappertutto si suona per le strade.
La storia continua con la bella amicizia con Gonzalo Bergara.
Loro acquisteranno una chitarra da Gonzalo, lui verrà in Italia per conoscerli e incideranno un cd insieme! Potenza delle relazioni!
Dario è il narratore del gruppo, "Detto Questo", ci introduce ogni volta una storia affascinante, la storia delle lucciole e della sincronia con cui si accendono e volano, curiosità di cui non era a conoscenza nemmeno Piero Angela, il loro salire su un pulmino per essere accompagnati a bordo di una nave nucleare per fare un concerto in Russia. Ed infine la bellissima immagine del trio che atterra a New York planando sulla statua della Libertà.
E qui Dario ci regala il bel messaggio di non arrendersi, di credere nel talento che ognuno possiede e di perseguirlo, tappandosi le orecchie per non sentire chi vorrebbe distogliere.
Senza appunti però attentissima continuo a scrivere col ritmo in testa, con l'impazienza di risentirli, con le risate e l'allegria donata a tutti gli spettatori che hanno partecipato battendo e ribattendo sempre più veloce le mani come un quarto elemento della band.
Applausi
Ippolita Luzzo
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