Alessandro Pedretta scrive in versi e in prosa giorni difficili. Una vita difficile, mi viene da ripetere, con il titolo di uno dei film più belli interpretati da Alberto Sordi. In quel film l'Italia usciva dal dopoguerra, la seconda guerra mondiale e sembrava a tanti di poter ritornare a rivivere, se non fosse che questa possibilità non era per tutti. Oggi viviamo in una lunga e nascosta guerra di posizione durante la quale le possibilità di vivere si assottigliano fino a scomparire per alcuni e si dilatano fino alla vergogna di potere qualsiasi cosa per altri, per pochissimi, cerchiamo quindi "quell'asfittico spazio del destino" da un verso di una poetessa, Pina Majone Mauro.
Alessandro prima in poesia ed ora prosa racconta: La nostra guerra apocalittica e integrata vista con lo spaesamento di un altro luogo, il luogo inventato, la distanza dalla città vera da quella immaginata, il fantasy horror di Luxor, il luogo da dove si tenta di fuggire.
Una scrittura decisa e lucida, a me ricorda Saramago nelle sue invenzione del Saggio sulla Lucidità, sulla città dove nessuno vota più ed allora bisogna trovare l'organizzatore del complotto, bisogna controllare.
Anche qui è solo controllo, come in Saramago.
"Luxor è la città del controllo perché chiunque vi viva controlla ed è controllato, consapevolmente e no."
"Su questo consapevolmente e no" dobbiamo riflettere.
Seguiamo l'uomo che vuole fuggire, ha perso il suo amico, scomparso nel tentativo della fuga, vediamo la fuga farsi sempre più difficile, allontanarsi, confondersi e man mano strane figure appariranno.
Vi sentirete fuggitivi così come mi sono sentita io, a fuggire dal natio borgo selvaggio simile negli abitanti a Luxor, Troppo simile per esserne quasi uno specchio.
Nello straniamento del foglio appaiono i disegni di JAB, uomini-polpi giganti, uomini con collo e testa da giraffa, uomini-insetti. Non sembrano i nostri vicini di casa? Scherzo ma non troppo, nel sarcasmo che vorremmo attutire. Nei vicini di casa che non ci salutano e controllano, negli incontri sempre troppo simili al letterario crudele e onirico.È un incubo tutto ciò?
"Sicurezza ed orrore."
"Io sono qui ma sono da un'altra parte"
"Non c'è niente da fare, in questo mondo vivo emozioni altalenanti continue, non esiste uno stato mentale che perduri per più di una manciata di minuti, da una percezione di relativo rilassamento momentaneo ripasso ad un'angoscia terrificante, a una paura che, sempre vigile sottopelle, viene a galla prorompente."
La fantasia come ribellione. Come rivolta. Come fuga, avevo scritto presentando Dio del Cemento, la sua raccolta in versi.
Voglio ricordare due versi sulla crudeltà. Così come è crudele Luxor. Crudele e cattiva.
"Crudele la carne che ti si appressa addosso/ crudele la verità che cambia vestito spesso/ crudele il tempo che s'allunga distratto/ crudele il tratto dismesso tra testa, pancia e petto/ crudelissimi noi"
Fuggiamo dunque verso la lettura di Alessandro Pedretta al quale auguriamo una via di fuga, via dagli uomini-gallo che incontra il protagonista del racconto, via nella Città del sole di Campanella. Anche lì però non scherzavano quanto a controllo!
Vado a rileggermi Alessandro come antidoto alle nostre città, come antidoto a Luxor o Lamezia, i nomi si assomigliano tutti...
Un applauso dalla Litweb ad Alessandro domani in visita al Salone del libro di Torino fra stand e uomini-libri.
Ippolita Luzzo
mercoledì 17 maggio 2017
lunedì 15 maggio 2017
Arpa e tromba con Paola Testa e Andrea Lombardo
La musica del tango ci parlerà ancora...
Questa sera il Maggio dei libri ci riserva una sorpresa: ascoltare e apprezzare Paola Testa all'arpa e Andrea Lombardo alla tromba. Una Grande Paola e un Grande Andrea ci hanno deliziati con un concerto dall'intensità musicale ed emotiva super.
Paola ci ha raccontato che è inusuale ascoltare Tromba ed Arpa insieme essendo questa più una tradizione dei popoli del nord Europa.
Tanti i brani famosi. La serata è iniziata con la Carmen di Bizet e proseguita con Santa Lucia e la Cumparsita.
Musiche di Musiche di Damase, Schubert, Caramiello, Bizet, Bohme..
Il concerto fu stupendo ed era già finito, tutti, dopo gli applausi, andavano via, quando è arrivata l'insegnante di Paola al Liceo Campanella con una sua amica.
Saluti, abbracci, e Paola rifà a richiesta nostra un tango che prima ero stata lì per lì per chiedere il bis e non avevo osato.
Ma come nelle magie vere ora Paola lo suona solo per noi, con Andrea, ed io batto e ribatto i tasti sentendo e risentendo questo tango El Choclo di Villaldo suonato solo per noi. Fantastico. Meraviglia in Litweb.
Quante volte lo sto ascoltando, per tutte e tante le volte che avrei voluto ascoltare il tango in vita mia! Nella felicità più assoluta di una tromba che dialoga con una arpa, nel respiro di Andrea e nel tatto di Paola che pizzica e accarezza la sua arpa facciamo i passi del tango che incontrano la nostra serata. https://www.facebook.com/ippo.lu/videos/1477697978919272/
Ippolita Luzzo
domenica 14 maggio 2017
I nostri figli non sono i nostri figli
I nostri figli non sono i nostri figli –
Titolo alla maniera di Gibran- 30 settembre 2011-
I figli non sono di chi li genera.
Ogni figlio è un uomo e una donna
Ogni figlio è un essere a sé
Non si fanno figli per noi stessi
Si fanno per tutti - perché così è
Non sono le nostre proiezioni, i nostri desideri non avverati,
le nostre soddisfazioni.
Non sono il nostro ego che si espande.
Sono solo degli altri esseri umani.
Amare i figli-non si può- non si deve-
Amare è un sentimento cannibalesco, una lotta fra pari, fra eguali.
Non si mangiano i figli.
Non si sostituisce un primo piatto con il dessert, con il dolce.
I figli si fanno per un’esigenza vitale,
per appartenere al flusso eterno della sopravvivenza della specie.
Poi certo a loro si vuole bene, molto, moltissimo
Si è responsabili verso di loro, ci richiedono impegno, guida,
vogliono la nostra cura.
E noi siamo sempre lì, presenti, solleciti, pronti.
Noi li allattiamo, li svezziamo, e gli regaliamo l’autonomia.
Non è così? Dov'è che io sbaglio?
Non sono amici, non sono amanti, non sono giochi,
non sono per noi.
Sono solo per loro.
Sbaglia chi vuole da loro un alleato, una vendetta, un riscatto
Sbaglia chi allontana la moglie, il marito,
il suo amore per un essere fragile, appena nato.
Che grande ingiustizia! Che storia sbagliata!
A volte i figli si fanno per tante ragioni,
per ragioni diverse dal semplice atto, del solo piacere di generare.
Si fanno per garantirsi un uomo legato, un patrimonio da ereditare, un habitus da esporre.
Come Cornelia :-Ecco i miei gioielli-
dicono giulivi femmine e maschi
A volte si fanno con una violenza, con uno stupro, senza coscienza
Per un preservativo bucato, per una voglia improvvisa.
Si fanno alla cieca e si continua ad usarli senza una disciplina
Considerandoli solo dei piccoli puffi, dei mostri, dei cicciobelli.
Restano così per anni, bimbetti e bambine, alla mercé di adulti cretini, egoisti, sadici
che rubano loro infanzia e stupore.
Ne fanno uso, un abuso e vogliono poi il corrispettivo
Vogliono loro, i genitori, essere protetti, vogliono essere amati,
vogliono, vogliono.
Ma non si può! Lasciateli vivere! Lasciateli in pace!
Che possano loro respirare felici,
che possano loro capirci di più,
che possano loro amare la vita
Quella che noi gli abbiamo donato.
Ippolita Luzzo
Titolo alla maniera di Gibran- 30 settembre 2011-
I figli non sono di chi li genera.
Ogni figlio è un uomo e una donna
Ogni figlio è un essere a sé
Non si fanno figli per noi stessi
Si fanno per tutti - perché così è
Non sono le nostre proiezioni, i nostri desideri non avverati,
le nostre soddisfazioni.
Non sono il nostro ego che si espande.
Sono solo degli altri esseri umani.
Amare i figli-non si può- non si deve-
Amare è un sentimento cannibalesco, una lotta fra pari, fra eguali.
Non si mangiano i figli.
Non si sostituisce un primo piatto con il dessert, con il dolce.
I figli si fanno per un’esigenza vitale,
per appartenere al flusso eterno della sopravvivenza della specie.
Poi certo a loro si vuole bene, molto, moltissimo
Si è responsabili verso di loro, ci richiedono impegno, guida,
vogliono la nostra cura.
E noi siamo sempre lì, presenti, solleciti, pronti.
Noi li allattiamo, li svezziamo, e gli regaliamo l’autonomia.
Non è così? Dov'è che io sbaglio?
Non sono amici, non sono amanti, non sono giochi,
non sono per noi.
Sono solo per loro.
Sbaglia chi vuole da loro un alleato, una vendetta, un riscatto
Sbaglia chi allontana la moglie, il marito,
il suo amore per un essere fragile, appena nato.
Che grande ingiustizia! Che storia sbagliata!
A volte i figli si fanno per tante ragioni,
per ragioni diverse dal semplice atto, del solo piacere di generare.
Si fanno per garantirsi un uomo legato, un patrimonio da ereditare, un habitus da esporre.
Come Cornelia :-Ecco i miei gioielli-
dicono giulivi femmine e maschi
A volte si fanno con una violenza, con uno stupro, senza coscienza
Per un preservativo bucato, per una voglia improvvisa.
Si fanno alla cieca e si continua ad usarli senza una disciplina
Considerandoli solo dei piccoli puffi, dei mostri, dei cicciobelli.
Restano così per anni, bimbetti e bambine, alla mercé di adulti cretini, egoisti, sadici
che rubano loro infanzia e stupore.
Ne fanno uso, un abuso e vogliono poi il corrispettivo
Vogliono loro, i genitori, essere protetti, vogliono essere amati,
vogliono, vogliono.
Ma non si può! Lasciateli vivere! Lasciateli in pace!
Che possano loro respirare felici,
che possano loro capirci di più,
che possano loro amare la vita
Quella che noi gli abbiamo donato.
Ippolita Luzzo
giovedì 11 maggio 2017
Il florilegio di Floris
Floris è qui per presentare il suo libro oppure per parlare di bullismo? La domanda si esaurisce ben presto nell'aula convegni della Scuola media che lo ospita davanti agli alunni composti in sedia. Sono presenti anche le terze liceali del Classico e alcune classi dell'Istituto tecnico economico.
Si parlò solo del libro, avete comprato il libro? Chi ha comprato il libro? Quasi tutti avevano comprato il libro. Il libro non è autobiografico anche se alcuni episodi sono successi davvero nella cronaca. Il personaggio alla fine non esiste, o se esiste non lo conosceremo, esiste la mamma, una cattivella, a detta dell'autore.
Il bullismo è dappertutto e tutti possiamo essere bulli e bullizzati a secondo le situazioni.
Queste le interessantissime asserzioni di un convegno iniziato più o meno così: Lascio la parola, do la parola, e via, parola per parola, aspettiamo Floris abbia la parola augurandoci capiscano di aver davanti alunni della scuola media. Mi sorprende sempre come autorità e presentatori parlino nello stesso modo sia abbiano ad ascoltarli bimbi oppure adulti. Interessante cosa disse il sindaco:La perdita dello sguardo. Guardatevi dunque! Ha ragione, guardiamoci. Con chi?
Floris ci disse di apprezzare la molteplicità delle occasioni che si hanno, fu felice quando poté avere queste opportunità dalla scuola pubblica, W La scuola Pubblica, ci raccontò quella volta in cui un giornalista del Messaggero andò nella sua scuola a fare un corso di giornalismo e lui rimase giornalista a vita. Le scelte che segnano. La bellezza delle scelte.
I ragazzi facevano domande sul libro, ad un ragazzo della Terza C Floris fece una battuta che avranno capito in pochissimi. Non sei ripetente, chiese. Il giornalista accanto a me spiegò il significato rimandandomi ad un telefilm degli anni '80.
Il florilegio ad un certo punto mi spinse a raccontare un episodio della mia classe. Prendo il microfono. In una terza media Romeo, alunno dolcissimo e angelico, era continuamente vessato dal suo compagno di banco. Un giorno Romeo trova il coraggio di difendersi e dà uno schiaffo al prepotente che platealmente attira la mia attenzione lamentandosi di aver ricevuto uno schiaffo. Io non rimprovero Romeo, certo argomento che non bisogna alzare le mani, però mi esce dal cuore un Bravo Romeo, per un ragazzo che trova la forza di reagire ai soprusi, finalmente. I compagni sono contrari al mio gesto ed io lo racconto per questo, per dire che in classe non si accetta la violenza ma nel caso di Romeo è difesa. Quindi non punisco. Lui Floris non è d'accordo sul mio gesto, lui avrebbe punito Romeo, il debole, perché l'alunno avrebbe dovuto trovare altre forme per difendersi rivolgendosi all'autorità costituita, in quel caso all'insegnante o al preside. Quindi caro Floris noi tutti per ogni ingiustizia, violenza, offesa, ci rivolgeremo all'autorità costituita? Capisco che sembra difficilissimo difendere un debole che reagisce, capisco che è più facile ornarsi di belle parole e demandare, e così ridò il microfono sconsolata da tanto conformismo al comune sentire. Le autorità dovrebbero quindi risolvere ogni difficile incontro fra i banchi? Mi riesce impossibile non difendere i deboli davvero...
Bravo Floris che avrebbe mandato Romeo dal Preside. Così mi disse. Avete comprato il libro?
Si parlò solo del libro, avete comprato il libro? Chi ha comprato il libro? Quasi tutti avevano comprato il libro. Il libro non è autobiografico anche se alcuni episodi sono successi davvero nella cronaca. Il personaggio alla fine non esiste, o se esiste non lo conosceremo, esiste la mamma, una cattivella, a detta dell'autore.
Il bullismo è dappertutto e tutti possiamo essere bulli e bullizzati a secondo le situazioni.
Queste le interessantissime asserzioni di un convegno iniziato più o meno così: Lascio la parola, do la parola, e via, parola per parola, aspettiamo Floris abbia la parola augurandoci capiscano di aver davanti alunni della scuola media. Mi sorprende sempre come autorità e presentatori parlino nello stesso modo sia abbiano ad ascoltarli bimbi oppure adulti. Interessante cosa disse il sindaco:La perdita dello sguardo. Guardatevi dunque! Ha ragione, guardiamoci. Con chi?
Floris ci disse di apprezzare la molteplicità delle occasioni che si hanno, fu felice quando poté avere queste opportunità dalla scuola pubblica, W La scuola Pubblica, ci raccontò quella volta in cui un giornalista del Messaggero andò nella sua scuola a fare un corso di giornalismo e lui rimase giornalista a vita. Le scelte che segnano. La bellezza delle scelte.
I ragazzi facevano domande sul libro, ad un ragazzo della Terza C Floris fece una battuta che avranno capito in pochissimi. Non sei ripetente, chiese. Il giornalista accanto a me spiegò il significato rimandandomi ad un telefilm degli anni '80.
Il florilegio ad un certo punto mi spinse a raccontare un episodio della mia classe. Prendo il microfono. In una terza media Romeo, alunno dolcissimo e angelico, era continuamente vessato dal suo compagno di banco. Un giorno Romeo trova il coraggio di difendersi e dà uno schiaffo al prepotente che platealmente attira la mia attenzione lamentandosi di aver ricevuto uno schiaffo. Io non rimprovero Romeo, certo argomento che non bisogna alzare le mani, però mi esce dal cuore un Bravo Romeo, per un ragazzo che trova la forza di reagire ai soprusi, finalmente. I compagni sono contrari al mio gesto ed io lo racconto per questo, per dire che in classe non si accetta la violenza ma nel caso di Romeo è difesa. Quindi non punisco. Lui Floris non è d'accordo sul mio gesto, lui avrebbe punito Romeo, il debole, perché l'alunno avrebbe dovuto trovare altre forme per difendersi rivolgendosi all'autorità costituita, in quel caso all'insegnante o al preside. Quindi caro Floris noi tutti per ogni ingiustizia, violenza, offesa, ci rivolgeremo all'autorità costituita? Capisco che sembra difficilissimo difendere un debole che reagisce, capisco che è più facile ornarsi di belle parole e demandare, e così ridò il microfono sconsolata da tanto conformismo al comune sentire. Le autorità dovrebbero quindi risolvere ogni difficile incontro fra i banchi? Mi riesce impossibile non difendere i deboli davvero...
Bravo Floris che avrebbe mandato Romeo dal Preside. Così mi disse. Avete comprato il libro?
domenica 7 maggio 2017
Fabio Strinati Dal Proprio Nido Alla Vita
Edito a novembre 2016 nella collana I Tascabili da Il Foglio Letterario, diretto da Gordiano Lupi, giunge in Litweb nel giorno della Libertà di stampa, questo poemetto, così lo chiama il suo autore ed io lo porto con me alla libreria Ubik di Catanzaro lido dove quella sera leggerò un mio pezzo su Sacro fuoco, Storie di libertà di stampa, in ricordo di Alessandro Bozzo. Parlo con Gianluca Pitari, poeta e narratore, di Fabio Strinati, gli faccio leggere il libro e lui mi dice: Vedi, di queste letture noi possiamo venire a conoscenza solo in coincidenze fortuite come queste.
E si segna il nome dell'autore.
Io sorrido ricordando le parole di Domenico Dara: La coincidenza è una risposta ad una domanda forte.
Mi giungono così le risposte alle mie domande al mondo che ha preso a rispondermi così, con i libri, facendomi recapitare nell'esilio di un luogo solitario la vita di tanti, Dal proprio nido alla loro vita.
Anche Fabio si fida, come si fidano in tanti, della mia lettura attenta e affettuosa, del mio scrivere senza filtro e di impulso, oggi pomeriggio sono proprio accanto ai pensieri di Fabio e casa mia, silenziosa, ospita Piombino, Il cielo Sopra Piombino, il trailer tratto dal libro di Gordiano Lupi, Miracolo a Piombino, il romanzo presentato al Premio Strega che è stato fonte di ispirazione di questo poema. Non ho ancora letto "Miracolo a Piombino Storia di Marco e un gabbiano" di Gordiano Lupi, edito dalla casa editrice cesenate Historica di Francesco Giubilei, al Premio Strega 2014, non sapevo quasi nulla di Piombino se non le sue coordinate geografiche però ora sfogliando e leggendo vedo le immagini di Claudio Conti, fotografie in bianco e nero, e mi faccio compagnia con questo viaggio personale sui tasti di un pc.
Ho messo al libro tantissime orecchiette "Ho sempre desiderato poter raccontare la mia vita a qualcuno" scrive Fabio a pagina 46, in questa confessione di una vita che vorrebbe volare come una rondine.
Diario di rondine mi viene in mente, della Nothomb, in cui al di là della vicenda che mi rapì, fu un diario sottratto a dare il senso del tutto, ed in questo diario di Fabio "la maturità è quel succoso frutto appeso all'albero, è l'ingresso che ci permette di soffocare i nostri ricordi"
Un diario sincero fino alla naturalità del gesto, all'adesione al vento, all'edera dei campi, al fiorellino di campagna, alla rondine che è quella della poesia e del romanzo inedito, così come è inedita la vita della giovinezza, io aggiungerei la vita che sa ricominciare a qualsiasi età si trovi ad esordire. Non tutti cominciano a vivere con il respiro iniziale ed abbiamo un tempo diverso in cui riusciremo ad andare dal nido alla vita, al volo. "Se riuscissimo a capire il freddo, la sua pungente ironia che sa attraversare le nostre meningi come coltelli nel burro" sarei tentata di continuare a scrivervi ampi stralci di questo diario "Un giorno ricordo che c'era un sole che sembrava essere più grande del solito... il sole mi appariva più grande, più cocente"
Quell'amplificazione del sentire che una condizione di solitudine può regalare, quel sole gigantesco non riesce a riscaldare il freddo, l'enorme cella frigorifera, un ragazzo insicuro, preso di mira dai ragazzi del vicinato.
"Un uomo deve poter essere uomo per poter vedere dentro di sé"
Torniamo sempre a pagina 46 dove i treni fischiano, il dolore è una fitta al cuore, e ogni "uomo deve poter camminare con le sue gambe per poter capire i luoghi." Sentendo la musicalità interiore del canto di una anima, sento il concerto grande di tutta una natura che partecipa al destino individuale di ciascuno di noi, e così ogni passaggio di Fabio rimanda ai miei mille e più pezzi anche essi diario di "offese che creano quella bolla spessa ed invisibile"
Due però sono gli aggettivi che ci appartengono come proprietà privata qualsiasi cosa ci possa succedere nel volo dal proprio nido alla vita e sono l'essere Sincero e l'essere Saggio, ed il vento ci porterà lontano.
Nella vita che ci somiglia pur nella diversità, il mio omaggio a Fabio che a sua volta scrive per Gordiano che a sua volta... nel cerchio magico del nostro volo. Un sacro fuoco ci riscalderà
Ippolita Luzzo
E si segna il nome dell'autore.
Io sorrido ricordando le parole di Domenico Dara: La coincidenza è una risposta ad una domanda forte.
Mi giungono così le risposte alle mie domande al mondo che ha preso a rispondermi così, con i libri, facendomi recapitare nell'esilio di un luogo solitario la vita di tanti, Dal proprio nido alla loro vita.
Anche Fabio si fida, come si fidano in tanti, della mia lettura attenta e affettuosa, del mio scrivere senza filtro e di impulso, oggi pomeriggio sono proprio accanto ai pensieri di Fabio e casa mia, silenziosa, ospita Piombino, Il cielo Sopra Piombino, il trailer tratto dal libro di Gordiano Lupi, Miracolo a Piombino, il romanzo presentato al Premio Strega che è stato fonte di ispirazione di questo poema. Non ho ancora letto "Miracolo a Piombino Storia di Marco e un gabbiano" di Gordiano Lupi, edito dalla casa editrice cesenate Historica di Francesco Giubilei, al Premio Strega 2014, non sapevo quasi nulla di Piombino se non le sue coordinate geografiche però ora sfogliando e leggendo vedo le immagini di Claudio Conti, fotografie in bianco e nero, e mi faccio compagnia con questo viaggio personale sui tasti di un pc.
Ho messo al libro tantissime orecchiette "Ho sempre desiderato poter raccontare la mia vita a qualcuno" scrive Fabio a pagina 46, in questa confessione di una vita che vorrebbe volare come una rondine.
Diario di rondine mi viene in mente, della Nothomb, in cui al di là della vicenda che mi rapì, fu un diario sottratto a dare il senso del tutto, ed in questo diario di Fabio "la maturità è quel succoso frutto appeso all'albero, è l'ingresso che ci permette di soffocare i nostri ricordi"
Un diario sincero fino alla naturalità del gesto, all'adesione al vento, all'edera dei campi, al fiorellino di campagna, alla rondine che è quella della poesia e del romanzo inedito, così come è inedita la vita della giovinezza, io aggiungerei la vita che sa ricominciare a qualsiasi età si trovi ad esordire. Non tutti cominciano a vivere con il respiro iniziale ed abbiamo un tempo diverso in cui riusciremo ad andare dal nido alla vita, al volo. "Se riuscissimo a capire il freddo, la sua pungente ironia che sa attraversare le nostre meningi come coltelli nel burro" sarei tentata di continuare a scrivervi ampi stralci di questo diario "Un giorno ricordo che c'era un sole che sembrava essere più grande del solito... il sole mi appariva più grande, più cocente"
Quell'amplificazione del sentire che una condizione di solitudine può regalare, quel sole gigantesco non riesce a riscaldare il freddo, l'enorme cella frigorifera, un ragazzo insicuro, preso di mira dai ragazzi del vicinato.
"Un uomo deve poter essere uomo per poter vedere dentro di sé"
Torniamo sempre a pagina 46 dove i treni fischiano, il dolore è una fitta al cuore, e ogni "uomo deve poter camminare con le sue gambe per poter capire i luoghi." Sentendo la musicalità interiore del canto di una anima, sento il concerto grande di tutta una natura che partecipa al destino individuale di ciascuno di noi, e così ogni passaggio di Fabio rimanda ai miei mille e più pezzi anche essi diario di "offese che creano quella bolla spessa ed invisibile"
Due però sono gli aggettivi che ci appartengono come proprietà privata qualsiasi cosa ci possa succedere nel volo dal proprio nido alla vita e sono l'essere Sincero e l'essere Saggio, ed il vento ci porterà lontano.
Nella vita che ci somiglia pur nella diversità, il mio omaggio a Fabio che a sua volta scrive per Gordiano che a sua volta... nel cerchio magico del nostro volo. Un sacro fuoco ci riscalderà
Ippolita Luzzo
sabato 6 maggio 2017
Il tempo in Tomasi di Lampedusa negli studi di Maria Antonietta Ferraloro
Ospite dell'Uniter e presentata da Costanza FalvoD' Urso Maria Antonietta Ferraloro, il cinque maggio a Lamezia, ha esordito chiedendosi lo stesso concetto di tempo presente nel lavoro pittorico di Agostino Tulumello. Nell'opera di Agostino la parola tempo scritta con un pennello molto grosso si dilava sulla carta sotto tutta una ragnatela di segni incrociati che segnano la nostra intricata vicenda relazionale col tempo stesso.
Maria Antonietta inizierà la sua ricerca negli anni passati su un periodo della vita di Tomasi Di Lamedusa in cui lui soggiornò a Ficarra, paese di nascita e dell'infanzia di Maria Antonietta. Ficarra è un paese in provincia di Messina e lo scrittore vi soggiornò nell'estate del '43, tra gli ultimi giorni di luglio e la prima decade di agosto, il principe Giuseppe con la moglie, la psicoanalista Licy Wolff Stomersee, moglie con cui ha avuto fino a quel momento soprattutto un legame epistolare. Maria Antonietta si chiederà sempre quanto abbia influito quel soggiorno nello scrittore e se avesse potuto rinvenirne tracce nel suo romanzo Il Gattopardo. Dopo aver vinto il dottorato di ricerca all'Università di Catania, segue, come una Poirot in gonnella, ogni traccia e per un anno intero non trova nulla. Addirittura qualcuno, molto accreditato come studioso di Tomasi, la consiglierà di lasciar perdere.
Ma il tempo si sparge e si allarga e restituisce a chi sa quella traccia cercata perché sotto i vari lavaggi di un tessuto restano sempre impresse le tracce. Così poi per caso e all'improvviso ma frutto di tanto cercare Maria Antonietta può raccogliere testimonianze e riscontri precisi scoprendo anche per caso di aver scritto un libro. Un vero libro. Forte della concezione etica della letteratura diffonde il suo sapere e ce lo dona con semplicità e dolcezza. Ed eccola a mostrarci tutti coloro che parlarono di Tomasi dopo il successo del Gattopardo, da Spinazzola che lo definì romanzo ottocentesco a Calvino che ne rinvenne le raffinate esperienze di letteratura moderna. a Bazlen che scrisse: Una pagina brutta del Gattopardo vale tutti "I Gettoni"
E continua a parlarci delle lezioni che Tomasi teneva a pochissimi allievi, due, massimo cinque allievi, lezioni memorabili, mille e più pagine di sterminata cultura. Con Auerbach impariamo a non stravolgere il senso del testo analizzato ma a prendere ognuno di noi quel che ci piace e ci sembra consono, così anche questi miei appunti seguono la stessa linea, senza cambiare il senso. Con Maria Antonietta siamo a Ficarra, nel periodo della guerra della seconda guerra mondiale, allo sbarco degli alleati, a Brolo, e poi nel giardino di Lucio Piccolo, il cugino di Tomasi, giardino dove un soldato viene abbandonato morente dai tedeschi in fuga. Sarà lo stesso soldato, borbonico nel romanzo, che ritroviamo nelle prime pagine e del Gattopardo, scorto da Don Fabrizio durante la passeggiata. Siamo con Maria Antonietta da Montale e siamo in quella lettera in cui Tomasi scrive che non esistono i miracoli in letteratura o almeno pur se a volte accadono sono rarissimi. In realtà ogni nuovo vissuto letterario ha già vissuto nel tempo e ci viene restituito in altre forme attraverso quel reticolo di studi che aggangia saldamente uno studioso ad un altro nel bene immenso della letterarietà salvifica.
Nei miei appunti partecipati accanto a Maria Antonietta avrei scritto su tante altre meraviglie ascoltate ma rimando ognuno di coloro che mi leggerà ai due libri di Maria Antonietta nella felicità della Litweb. Il tempo ci sia clemente e misericordioso dai tempi dei tempi e non permetta il dilavamento delle conoscenza nel nome della pietas e di una letteratura etica
Ippolita Luzzo
Maria Antonietta Ferraloro autrice nel 2014 di Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo, finalista al premio Brancati, la studiosa siciliana pubblica nel mese di gennaio 2017 L’opera-orologio. Saggi sul Gattopardo, sempre per Pacini Editore
Maria Antonietta inizierà la sua ricerca negli anni passati su un periodo della vita di Tomasi Di Lamedusa in cui lui soggiornò a Ficarra, paese di nascita e dell'infanzia di Maria Antonietta. Ficarra è un paese in provincia di Messina e lo scrittore vi soggiornò nell'estate del '43, tra gli ultimi giorni di luglio e la prima decade di agosto, il principe Giuseppe con la moglie, la psicoanalista Licy Wolff Stomersee, moglie con cui ha avuto fino a quel momento soprattutto un legame epistolare. Maria Antonietta si chiederà sempre quanto abbia influito quel soggiorno nello scrittore e se avesse potuto rinvenirne tracce nel suo romanzo Il Gattopardo. Dopo aver vinto il dottorato di ricerca all'Università di Catania, segue, come una Poirot in gonnella, ogni traccia e per un anno intero non trova nulla. Addirittura qualcuno, molto accreditato come studioso di Tomasi, la consiglierà di lasciar perdere.
Ma il tempo si sparge e si allarga e restituisce a chi sa quella traccia cercata perché sotto i vari lavaggi di un tessuto restano sempre impresse le tracce. Così poi per caso e all'improvviso ma frutto di tanto cercare Maria Antonietta può raccogliere testimonianze e riscontri precisi scoprendo anche per caso di aver scritto un libro. Un vero libro. Forte della concezione etica della letteratura diffonde il suo sapere e ce lo dona con semplicità e dolcezza. Ed eccola a mostrarci tutti coloro che parlarono di Tomasi dopo il successo del Gattopardo, da Spinazzola che lo definì romanzo ottocentesco a Calvino che ne rinvenne le raffinate esperienze di letteratura moderna. a Bazlen che scrisse: Una pagina brutta del Gattopardo vale tutti "I Gettoni"
E continua a parlarci delle lezioni che Tomasi teneva a pochissimi allievi, due, massimo cinque allievi, lezioni memorabili, mille e più pagine di sterminata cultura. Con Auerbach impariamo a non stravolgere il senso del testo analizzato ma a prendere ognuno di noi quel che ci piace e ci sembra consono, così anche questi miei appunti seguono la stessa linea, senza cambiare il senso. Con Maria Antonietta siamo a Ficarra, nel periodo della guerra della seconda guerra mondiale, allo sbarco degli alleati, a Brolo, e poi nel giardino di Lucio Piccolo, il cugino di Tomasi, giardino dove un soldato viene abbandonato morente dai tedeschi in fuga. Sarà lo stesso soldato, borbonico nel romanzo, che ritroviamo nelle prime pagine e del Gattopardo, scorto da Don Fabrizio durante la passeggiata. Siamo con Maria Antonietta da Montale e siamo in quella lettera in cui Tomasi scrive che non esistono i miracoli in letteratura o almeno pur se a volte accadono sono rarissimi. In realtà ogni nuovo vissuto letterario ha già vissuto nel tempo e ci viene restituito in altre forme attraverso quel reticolo di studi che aggangia saldamente uno studioso ad un altro nel bene immenso della letterarietà salvifica.
Nei miei appunti partecipati accanto a Maria Antonietta avrei scritto su tante altre meraviglie ascoltate ma rimando ognuno di coloro che mi leggerà ai due libri di Maria Antonietta nella felicità della Litweb. Il tempo ci sia clemente e misericordioso dai tempi dei tempi e non permetta il dilavamento delle conoscenza nel nome della pietas e di una letteratura etica
Ippolita Luzzo
Maria Antonietta Ferraloro autrice nel 2014 di Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo, finalista al premio Brancati, la studiosa siciliana pubblica nel mese di gennaio 2017 L’opera-orologio. Saggi sul Gattopardo, sempre per Pacini Editore
lunedì 1 maggio 2017
Ho un altro sud in testa
Ho un altro sud in testa
il sud che ho conosciuto io
senza le tavolate e senza parenti intorno.
Il sud del silenzio e della monotonia.
Ho un altro sud da raccontarvi
dove la vita non ha colore
nemmeno al sole dell'estate,
senza mare e comitive, senza inviti.
Il sud della solitudine.
Un sud che non vuole far nascere
e se è nato non vuole far vivere quel corpo
che anelerebbe vita.
Uccisi dall'indifferenza
al sud si asciugano i giorni dietro un balcone.
Le buche, le cacche dei cani, le bottiglie vuote di birra,
le erbacce lungo i muri delle case, la spazzatura gigante,
ed il silenzio dei rapporti morti.
I vivi sono morti più dei morti,
di chi non ci sta più,
i vivi ci stanno da fantasmi e
il cimitero sembra il luogo più social di tutto il sud.
Ho un altro sud in testa
e mi spiace molto non averlo abbandonato al suo destino.
Un sud dove non vorrei mai ritornare,
sono stata qui ad espiare
non essendo riuscita ad andare via.
Ho un altro sud in testa
il sud della disperazione
e una faccia è l'inferno quotidiano.
il sud che ho conosciuto io
senza le tavolate e senza parenti intorno.
Il sud del silenzio e della monotonia.
Ho un altro sud da raccontarvi
dove la vita non ha colore
nemmeno al sole dell'estate,
senza mare e comitive, senza inviti.
Il sud della solitudine.
Un sud che non vuole far nascere
e se è nato non vuole far vivere quel corpo
che anelerebbe vita.
Uccisi dall'indifferenza
al sud si asciugano i giorni dietro un balcone.
Le buche, le cacche dei cani, le bottiglie vuote di birra,
le erbacce lungo i muri delle case, la spazzatura gigante,
ed il silenzio dei rapporti morti.
I vivi sono morti più dei morti,
di chi non ci sta più,
i vivi ci stanno da fantasmi e
il cimitero sembra il luogo più social di tutto il sud.
Ho un altro sud in testa
e mi spiace molto non averlo abbandonato al suo destino.
Un sud dove non vorrei mai ritornare,
sono stata qui ad espiare
non essendo riuscita ad andare via.
Ho un altro sud in testa
il sud della disperazione
e una faccia è l'inferno quotidiano.
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