giovedì 9 giugno 2016

Il folle volo della parola per la musica Lorena Martufi

Lorena Martufi, la complice.

Lorenzo Arruga, nella prefazione al libro, ci invita a cercare i complici, degli autori e degli artisti del melodramma, che hanno sentito il desiderio e il dovere quasi di farsi tramite fra loro e i lettori, per raccontare il teatro d'opera.
Lorena Martufi, collaboratrice nel corso "Storia del teatro musicale" tenuto dal giornalista, critico e musicologo Lorenzo Arruga, è dunque una complice, si fa tramite fra noi e la musica, affinché anche noi, senza conoscere le note, possiamo camminarci dentro: sono queste parole sue," il camminare dentro la musica". 
Libro di esordio, ad esso Lorena regala il suo entusiasmo verso il teatro d'opera e verso chi ha scritto di teatro. Un teatro che racconta.
Lorena raccoglie le parole di Giorgio Strehler "Per un teatro umano", di Roland Barthes " Il piacere del testo" e via via di tanti altri autori da lei studiati e amati, oppure possiamo scrivere, da lei amati e studiati. 
Nel folle volo la parola dei giornalisti, che si occupano di teatro d'opera, dovrebbe avere quel segno, quasi un testimone, che passi fra autore e spettatore la creatività, l'entusiasmo, la verità della pazzia. 
Un segno che rispetti il vero, che dia comprensione del testo, che venga consegnato e nelle consegne lasci viva l'elettricità dello scambio, delle note. 
Lorena parla di energia; crea chi  sprigiona energia, possiede quel soffio magico, lo stile riconoscibile.
Cosa ha significato per me leggere Lorena? Cosa ha significato incontrarla alla uscita di Primavera dei Teatri nello spazio del Protoconvento Francescano? Felicità e insieme  il folle volo della parola dal testo scritto di un virtuale, dove ci siamo incuriosite, al luogo fisico di uno libro in mano, e l'istantanea è lei che fruga nello zaino, con la difficoltà della ricerca con una mano sola perché con l'altra sorregge il suo dolcissimo bimbo.
Un folle volo dunque in un momento di elettricità, nel dono che illuminava quegli studi amati da entrambe con la stessa passione. Studi diversi. Eppure con un senso. " senza la creazione continua di senso l'umanità non sarebbe più umana" scrive Barthes e in quell'incontro di due persone fisiche ci siamo interrogate, con Barthes, non sul " che cosa vuol dire" ma "cosa mi fa dire" e potremmo dire di avere davvero ascoltato e potremmo pensare il sentire. L'ascolto musicale sollecita la mente a retrocedere verso il corpo  in una dimensione primitiva. Questa percezione esprimerà quello che non possiamo  ancora dire. Sarà il segno di un linguaggio che verrà. 
Come l'ascolto musicale così l'ascolto interumano.
Felice, dai miei incontri affettuosi,  porto a casa album di famiglia. Nella famiglia ideale dove abito Il folle volo della parola per la musica di Lorena Martufi. Una famiglia bellissima esiste.
Se non puoi vivere nel mondo che desideri puoi crearlo con l'immaginazione, puoi "raccontare  tante storie di altri ad altri, o racconto storie mie a me stesso e agli altri. Riuscire a raccontare senza raccontare troppo le nostre storie." Dal teatro umano a noi, con Strehler e con Lorena. Con Il folle volo della parola per la musica. In mongolfiera. 

lunedì 6 giugno 2016

Tutto finto. Olè

Finta la giornata della solidarietà, finta la giornata della libertà, ogni giorno del calendario è una giornata dedicata a... nessuno, eppure ci saranno tavoli, ci saranno eventi e intorno un fiorire di salsicce arrostite. 
Finto il mondo delle adunate, dei congressi, delle tavolate.
Finti i premi, dal famoso Campiello con Vecchione giurato al premio dei premi, con targa annessa, ai  premi di scambio, io premio te poi tu premi me, nei vari paesi della penisola, dove ognuno premia sé stesso.
Finti i partiti e le ideologie, ognuno sceglie in base al momento, all'alleanza, alla supponenza. Nessun progetto che non sia contro, nessuna idea da difendere, una politica che si fa per un vitalizio, un conto in più.
Tutto finto intorno a noi.
E sull'individuale il finto si stampa, leggendo notizie che sono finte, vedendo programmi che sono costruiti per far in continuo rimbecillire, portando in giro il niente assoluto di un girovagare al nulla perfetto.
Finto è quel mondo, direbbero gli artisti, i pochi che sono rimasti a dirlo, contro i tanti ottimisti e felici che parlano e sparlano positività. Finta anche quella. 
Finto poi è il social con le invettive, con le pagine già preconfezionate, con i necrologi ad ogni morto, con le liti su. Finto è il livore eppure nefasto, finto, eppure fa poi tanto male stare nel finto che non viene via.
E le parole divennero finte: Cultura, giovani, emozioni, libertà.
Finte oramai per tutta la gente: legalità, bellezza e sanità.

Senza un criterio con cui separare il finto dal vero non si può stare, eppure anche il criterio vien sbeffeggiato preferendo non averne affatto, non fare fatica poi a spiegare cosa impone un criterio, un punto fermo. 
Così
In un mondo tutto finto solo il dolore e la malattia restano veri, verissimi, nascita e morte, con niente intorno.   


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giovedì 2 giugno 2016

Maggio dei libri. Sinossi

Come ogni anno faccio sinossi del Maggio dei libri nella mia città.
" Bomb!Burning Fantasy"
Una sinossi non completa, una sinossi per raggruppamenti di temi. 
I temi dell'anno furono "Le parole e il silenzio"
"Carezze"

 "Passo dopo passo. Al margine dell'esistenza" "Rivestita di bellezza divina" "Sulla sponda del fiume" "Io d'amore non muoio"

"In giro per la città" "Cespuglio di rovi" "Il gigante di edera" "Il rosso del sangue" "Chiodi nel cassetto"

"Il domani sorge sempre al tramonto"  "Templari cacciatori di umanità"

Leggendo i titoli vedo che  "La voce dell'anima" "Collezioni di cielo" e "Ali riflesse nel sole" ci portano via dalla "Calabria dolente" verso un "Sole di cristallo"

Nei vari laboratori "Crescere leggendo" e
"Nutrirsi con le parole":"I tesoretti della Biblioteca"
e "Quando eravamo giovani" "Matilde  Non aspettare la vita non ti aspetta" "Non un meridionale ma il meridione"

da "L'arcobaleno delle idee" a "Litweb- Marchio Depositato"
"Maschere di vetro e polvere" 

martedì 31 maggio 2016

Il livello del critico.

Amare i libri vuol dire esporsi a rabbia scomposta vedendo che chiamano libri qualsiasi formato cartonato.  
Amare la lettura vuol dire soffrire quando viene offerta come lettura quel che lettura non è.
Amare la letteratura e ogni genere di narrazione mi porta a difendere come fosse un guerriero quel luogo che si chiama scrittura.
Amare vuol dire rischiare  e quasi lottare affinché non si butti via quel che di bello abbiamo imparato.
Per questo soffro ogni qualvolta si sciupi così la bella occasione di portare alla gente la voglia di leggere un testo vero. Vero, diceva Boezio. 
Siamo purtroppo al tempo del buio, del livello zero di una narrazione e, malgrado i moltissimi libri belli, trovano spazio solo testi banali, scritti male, senza un lessico apprezzabile, senza un tessuto. Spogli ma adorni. Un vero sconforto mi prende. 


Quel che mi smarrisce sempre è come stiano zitti ad applaudire cotanta irrealtà giornalisti, che poi scrivono sui giornali pezzi grondanti ammirazione devota, televisioni che inquadrano e danno risalto, radio in diffusione, professori di lettere e filosofia, professori di greco e di latino, professori insomma che dovrebbero lanciare fischi e pernacchie  ed invece stanno zitti. Perché?
su questo fenomeno mi sto ancora interrogando... per riuscire a trovare il livello del critico, di diversi critici, e dei loro estimatori 


lunedì 30 maggio 2016

Le libertà conquistate

La rivoluzione delle libertà, al tempo della falsità.
La libertà di essere ubriachi,
la libertà di essere sgrammaticati,
la libertà di essere scurrili,
la libertà di andare denudati,
la libertà di essere scemi in capo.
Liberi, finalmente liberi, di dormire fino a mezzogiorno
Liberi, finalmente liberi, nelle tenebre, come Nosferatu.
Liberi 
Liberi nei letti e nella sessualità, dicono...
Liberi dagli affetti e dalle amicizie, liberi dal rispetto
Liberi
Liberi, hanno conquistato le libertà di essere scemi.
Liberi
Liberi, finalmente liberi, di scrivere qualsiasi cavolata.
Liberi dalla fatica possono recitarla.
Liberi dal lavoro e dalle necessità, la regione li aiuterà.
Liberi, finalmente liberi, liberi dalla responsabilità di dire la verità.
Liberi dalla libertà possono dir vittoria con la birra in mano. 

martedì 24 maggio 2016

Beat

Caro Beat, cantava Celentano nel 1967 
mi piaci tanto, 
sei forte perché hai portato 
oltre alla musica 
dei bellissimi colori 
che danno una nota di allegria 
in questo mondo pieno di nebbia.
O cambi nome. 
O presto finirai. 
Il fenomeno beat in Italia darà vita a tanti complessi e canzoni, L'Equipe 84 e i Dik Dik, e i Rokes di  Ma che colpa abbiamo noi?
A me il movimento beat ora somiglia ai giambi di Archiloco, come lui i rappresentanti sono 
 individualisti, litigiosi, trasgressivi e anticonformisti. Con  i caratteri satirici della poesia giambica: in spregio della morale del tempo, Archiloco afferma di aver gettato lo scudo ed essere fuggito per salvarsi la vita, ripromettendosi di comprarne uno nuovo: alla negazione dei topoi dell'ethos eroico, si affianca l'affermazione di una visione pragmatica tipica del lavoro mercenario. Rifiutò anche la καλοκἀγαθία (kalokagathia), sintesi tradizionale di bellezza e virtù.
I versi caratterizzati dallo ψόγος (biasimo) e dall'invettiva erano composti in metro giambico: per questo motivo con "poesia giambica" 

Le invettive, in Archiloco, tendevano innanzitutto a denunciare aspetti deformi della realtà a lui contemporanea, criticando o deridendo persone e fatti non per distruggere, ma anzi per costruire e affermare quei principi e quei valori che erano o avrebbero dovuto essere condivisi da tutti

Tre passi avanti 
e crolla il mondo Beat, 
una meteora che fila e se ne va 
ragazza svegliati. 
Ehi, cosa fai, 
mi lasci per andare con uno 
che li mette nei guai. 


Tre passi avanti
e sola resterai
in una nuvola di fumo
come il Beat
e sono certo che
rimpiangerai
i miei capelli corti
e questo amore nato con te.







 



La Cultura lallallà

strisciata di sabato 9 settembre 2017 al ritorno da raduno poetico. Pezzo nato nel 2016, sempre attuale.  

La Cultura Lallallà, La Cultura Lallallà,
la Cultura Lallallà, a Lamezia Lallallà.
Cantandola ad alta voce al volante della panda, torno a casa ilare ed in musica.
La Cultura lallallà, ogni due parole una è cultura.
A Lamezia Lallallà.
Rivoluzione culturale sarà, il sindaco della città
sinergia culturale verrà,  
e tutto un coro di lallallà.
Si canta a Lamezia cultura forever, in ogni locale,
si canta e si balla in giro per la città. Lallallà. 
Si prega e si mangia, si scrive a Lamezia cultura che bela, che miagola e ruggisce, cultura squittisce, barrisce e finisce. 
Cultura per giovani,vecchi e piccini, cultura per ogni colore di pelle, di palle, di pollo, cultura per ogni sapore di marcio, di insipido, di stantio.
La Cultura Lallallà La Cultura Lallallà La Cultura ci salverà.
Cantando e leggendo ci prendono in giro con stupidario di ogni stagione.
Lallallà i giovani sono il nostro futuro, lallallà lasciamo un messaggio ai nostri giovani, lallallà i giovani ci chiedono di chi è la colpa, lallallà lasciamo ai giovani noi adulti un mondo in sfacelo lallallà e allora tendiamo una mano ai giovani lallallà disse ieri sera una culturata signora ad una conferenza. 
Lallallà il mondo che è qua, lallallà In giro per la città.
Analfabeti analfabeti analfabeti cantano cultura lallallà 
il mondo è loro lallallà.
Un mondo ignorante.
A Lamezia lallallà
canta così.
Lallallà 
Quelli che non cantano sono coloro che si accorgono della presa in giro e stanno zitti. zittissimi. Hanno perso il controllo del volante. Lallallà  
Ippolita Luzzo