Giornata per raccogliere fondi e sostenitori al Rifugio Fata: "Associazione onlus per la protezione animali, sede della Sezione di Lamezia, della Lega Nazionale per la Difesa Del Cane. Recupero sul territorio di un drammatico randagismo.
Il Rifugio ospita circa 150 cani senza avere alcuna sovvenzione pubblica permanente, ma con donazioni che i sostenitori erogano." Partecipano, insieme a tanti, gli alunni del Liceo Campanella con dolci e fette di pane condito con olio dall'azienda Dattilo, che ha sede a Maida.
La giornata assolata sembra di un giugno inoltrato ed io arrivo alla festa, mi siedo accanto a Samarcanda, al Liceo Campanella e godiamo la manifestazione con loro che partecipano: Manuelita Iacopetta, Giovanna Adamo, Michela Cimmino.
Intanto dai banchi del Rifugio Fata
friggono crispelle ottime, 12 chili di farina hanno impastato, e vediamo tutti prendere a morsi queste crispelle.
Abbiamo l'acquolina in bocca e Nella Fragale, senza sapere, dopo un po', intercettando il nostro muto gustare, ci porta un sacchetto con dentro le crispelle che noi, insieme ad alcuni alunni, divoriamo in un attimo, mettendo io come voto 10+
I ragazzi ora suonano,
qualcuno ha una chitarra e arrivano i giornalisti ufficiali, la stampa per davvero, arriva il Sindaco, arriva l'Uniter, nelle vesti del suo presidente, Italo Leone, ma lui arriva per suo diletto. Nel parco alcuni sono venuti con il loro cane, però sono cani educatissimi, nessun cane abbaia, o litiga. Regna una pace fra loro. La pace del Rifugio Fata
Mi arriverà e vi arriverà leggendo il ritmo dei piatti battuti. Un suono che ballare vi farà, segnando il ritmo, battendo una mano sulla coscia e vai.
Letto veloce e in riva al mare, scaldata dal sole, apprezzo questa scrittura che, fresca e sincera, vien giù dalla penna, dai tasti, dai piatti di Angelo Calvisi. Non sapevo mentre leggevo che l'autore fosse anche un musicista, un batterista, però chi ha la musica in testa scrive seguendo le note.
Questo anno mi sono arrivati altri musicisti che scrivono molto bene, fra questi Massimiliano Nuzzolo, con La Felicità è facile, racconti ritmati, Fabio Ivan Pigola ed ora Angelo Calvisi con Adieu Mon Coeur, per segnare un anno che mi sembra scritto in musica.
Non vi citerò gli altri, ma questi scrittori io li terrò nel regno della Litweb fra i bravi e dotati di talento. Ne sentiremo parlare, ne sono sicura, sempre così mi è successo con gli autori che ho accettato nel regno della letteratura web. Sarà questo il significato di Litweb?
"Ho sognato che provavo a scavalcare la cancellata della scuola e ci rimanevo infilzato, praticamente il braccio diventava uno spiedino, poi passavo di nuovo davanti alla cancellata e sulle punte era rimasto un filamento che sembrava cera di candela e invece era la mia pelle e tutto attorno ci volavano le mosche." inizia così e continua narrando la storia del bimbo, dell'uomo, del ragazzo, nel libro diviso in tanti capitoli, ognuno con il suo titolo, con il pezzo di vita del personaggio. Ve lo presento
"l’ingresso nell'oratorio con Fabio che mi tiene per un braccio mi
fa sentire al centro dell’interesse generale, come se fossi anch'io un famosissimo del quartiere, o forse il più rompipalle fra tutti i babanetti." Deliziata da questi "babanetti" sento che la vera goduria del testo sono i termini, giocosi, gioiosi e sorridenti di una lingua usata per trastullarsi un po'.
Avevo già assaporato la lingua e la costruzione di Fabio Ivan Pigola, nella Forma fragile del silenzio, altro bel libro di questi ultimi giorni, si può dire che in tre, con Fabio alla chitarra e Angelo alla batteria, e Massimiliano Nuzzolo, avrei fatto la band del primo trimestre del 2016.
Certo ritrovo echi di scrittori che ho amato in loro, ma sento il suono di un proprio gioco.
I ragazzi dell'oratorio, del rock, delle famiglie che si rompono, delle nonne che arrivano a cucire un affetto "Mia nonna sorride con uno dei suoi sorrisi che mi fanno andare il respiro in fondo alle scarpe. Lo fa apposta per farmi deprimere oppure non capisce davvero quello che le sto dicendo?" e l'adolescente che si domanda, che cerca un motivo, quella musica che lo fa andare.
Ogni capitolo racconta un decennio dal 1983, 1993, 2003, e "Ho cominciato a capire che la musica mi piaceva sul serio attorno ai sedici anni. Red Ronnie era già Red Ronnie, faceva una trasmissione che si chiamava Be Bop a Lula e andava in onda la sera, una volta alla settimana, su Italia 1. A Be Bop a Lula Red Ronnie intervistava gli ospiti e li faceva parlare di argomenti che con la musica non c’entravano una mazza." e 2013 Armonia a Berlino e mi ipnotizzo sulle quattro dita di Junger "Il ragazzo della reception parla un italiano da Accademia della Crusca e ha una faccia da contadino, una bella faccia bonaria e lattiginosa. Sul cartellino di riconoscimento c’è scritto che si chiama Jurgen. La sua mano sinistra ha quattro dita. Gliela osservo mentre digita sulla tastiera, conto e riconto le dita, sono quattro, come le mani dei Simpson, e non ci sono segni di mutilazione, solo quattro dita ordinate e ben distribuite. Passo a Jurgen la carta di credito e non riesco a staccare gli occhi dalla sua mano, ne sono ipnotizzato.
Forse dipende dal fatto che nei corpi guasti ci vedo qualcosa che mi somiglia."
Dovrete gustarvi queste immagini, come ho fatto io, visualizzando il protagonista ruotare "Sono una moneta che ruota sul suo asse, rallento e mi fermo soltanto quando ho esaurito la spinta, e la spinta si esaurisce davanti al portone di mia madre."
Sul molo di una Corcordia che vien smantellata il libro va a chiudere un cerchio con Armonia.
Adieu mon coeur, forse un po' sgangherato, termine usato in modo affettuoso, Adieu mon coeur, canzone che cantiamo un po' tutti credendoci veri. Suoneremo questa canzone per ogni dove, dove vorranno racconti autentici anche se non perfetti. Vivi.
Come dice Rimbaud,“C’è un Dio che ride sulle tovaglie di damasco degli altari” sussurrò.
C’è chi approfitta di tutto ciò, passando sopra la morte di migliaia di uomini, uomini che lei ha visto morire.
"Mi chiedono i tuoi occhi, chiari come il cristallo:
«Per te bizzarro amante qual è insomma il mio merito?»…
Sonetto d’autunno. Charles Baudelaire."
Florence romanzo storico e romanzo d'amore, romanzo sulla guerra e romanzo sull'amicizia, sul Greve e Firenze, Parigi e il Belgio. Romanzo che, a tratti, diventa un noir. Una cronaca nera, nerissima di esistenze picchiate e stuprate, un romanzo che contiene diversi spunti e se nella prima parte si sofferma a lungo su una ambizione del protagonista, Ludovico, cronista della Nazione, poi comincia a seguire quella guerra e quel momento in cui all'Italia si chiese se intervenire oppure restare neutrale. Quei tre mesi che ci scaraventarono in perdite di giovanissimi, compreso mio zio, il fratello del nonno, fidanzato di mia nonna, che morì sul fronte appena arrivò e che, con la sua morte, in effetti, creò la possibilità che nascessi io. Infatti mio nonno, suo fratello, sposò la fidanzata di lui che non tornò. Sempre legata sono stata io a questa guerra.
Una guerra terribile " Uomini contro" di Rosi
Ludovico intanto conosce in quella guerra un ufficiale Freeman
“Ogni passo che avrebbe fatto, ogni metro di suolo francese che avrebbe percorso l’avrebbe resa vera. Non più un’idea, non più un mito, non più un racconto. La guerra. Ludovico si impose di ignorare i propri timori. Respirò l’aria umida. Sono qui per questo, si disse. A suo modo, era anche lui un combattente. Aveva la sua guerra. Ed era lì per portare a casa la vittoria.”
“Ludovico batté le palpebre, sconcertato. Cosa stava dicendo? Era ubriaco? Una meraviglia sgradevole e improvvisa gli fece alzare la voce. «Ciascuno di noi ha un dovere da compiere in questa guerra: il mio è quello di raccontare cosa accade, così come il suo è quello di combattere. La realtà deve arrivare a chi è lontano da qui, a chi non può vedere il sangue versato e non può udire il rombo dei cannoni.» Freeman rise sommessamente. Un suono malinconico, che gli rammentò la risacca su una spiaggia di ciottoli. «Oh, amico mio, per essere un adulto, è ancora così ingenuo. Pensa che la verità arriverà intatta sul suo giornale? Che non ci sarà qualcuno che la manipolerà? Non capisce che è tutto inutile? Che la gente vede solo ciò che vuol vedere?”
«Lei è una persona di grande coraggio e lo ha dimostrato in questi giorni. Ma la sua rabbia rischia di farle compiere degli errori, o di farle perdere di vista le cose importanti, come gli affetti. La collera ci impedisce di vedere ciò che conta nella nostra vita e alla fine non lascia che cenere. Tutti hanno bisogno di qualcuno che li accolga, che sia una persona o un luogo. Dà uno scopo alla nostra esistenza.»
Leggo e sottolineo i tanti momenti di un grande affresco sui giornali del tempo a Firenze, La Nazione, Lacerba, La Voce, e questi sono i momenti più piacevoli per me, vedere quei giornali vivi, quel desiderio di raccontare "commentò gelido Ghelli. «Cosa vuoi?» Ludovico studiò il cilindro scuro. Il tabacco aveva un profumo ricco, il rivestimento era ruvido, secco. «Voglio andare in Francia. Come inviato del giornale», affermò in maniera quasi distratta. Spostò lo sguardo dal pavimento al viso dell’altro che lo squadrava sbalordito.”
Sento nell'autrice l'amore per la letteratura francese che appare anche nella struttura dei personaggi, a me ricordarono tanti momenti dei libri amati, da Maupassant a Flaubert. E da Florence riporto in alto i versi di Rimbaud e di Baudelaire. Sono due poeti che incarnano per noi il verso, i versi amati e lei, Stefania Auci li mette a suggello della storia d'amore che conclude il suo raccontare. Un racconto che dimostra quanto sia grande in lei il piacere di una scrittura sia sui fatti storici che su quelli individuali e sulle contraddizioni che possano cambiare gli uomini al cospetto di fatti sanguinosi oppure di amore. Un racconto amato, vero Stefania? Rimane nel leggere la sensazione che fra una storia, che sono due o tre storie, ci sia il far più racconti diversi, unire i generi, come nei romanzi dei tempi andati, rimane il gusto di voler dare a chi leggerà immagini di positività, di saper aspettare, di studiare ed amare la scuola, che, io credo, sia la vera protagonista in Florence, con l'università, il professore, gli alunni e lo studio, vero filo conduttore del libro dall'inizio alla fine.
Da Massimo Sannelli, Lotta di Classico: Serlone di Wilton, oscuro poeta
medievale forse degno di rilettura.
Dodicesimo secolo, monaco,
formatosi forse fra Parigi e
Chartres, magister di retorica.
Mundus abit, nihil in nihilum, tamen ejus abire
Non abit, error abit, quo duce mundus abit.
Mundus abit, mundus qui verbo fallit in omni.
Nescit in hoc uno fallere. Mundus abit.
Mundus abit, non Christus abit; cole non abeuntem
Dices non abiero me sine. Mundus abit.
Mundus abit quoties iterabo! cesset abire
Mundus, cessabo dicere mundus abit.
Traduco con Matteo Veronesi, quel tanto per dare l'idea, la suggestione:
Svanisce il mondo, nulla in nulla, eppure
non svanisce il suo svanire, svanisce
l’illusione che guida
lo svanire del mondo. Svanisce
il mondo, che manca a ogni parola
e solo a questa non manca, al suo svanire.
Ho iniziato così per raccontarvi di un progetto itinerante che, partito ieri sera, dalla galleria Be Cause, continuerà il suo cammino in altre gallerie e in altri luoghi della penisola.
Massimo Sannelli, poeta che mi onora della sua amicizia, mi invia stamane il suo lavoro su questo poeta medioevale ed io, con nella testa tutto il discorrere della serata, lo trovo sincronico con la mostra, con ciò che ci siamo detti ieri sera.
Una mostra è incontro, e l'inaugurazione permette di conoscere gli artisti e ascoltare la presentazione dalla voce del curatore.
Così Labrosciano ci partecipa:"Il dono è l'arte. Uno scambio fra artista e fruitore. La galleria è il medium" mentre i pesci di latta stanno muti dietro di lui. Noi davanti annuiamo. Poi la chiacchierata amicale con gli artisti presenti, Onorio Bravi e Agostino Tulumello.
Onorio viene da Ravenna e con la moglie sono in viaggio dalla tre del mattino, e l'arte è movimento, penso io, mentre abito i tre quadri in giallo, in verde, in blu, di Onorio. Un paesaggio immaginario ed onirico, luoghi della mente, meme (elemento di una cultura o di un sistema di comportamento trasmesso da un individuo a un altro per imitazione), che come i geni ci appartengono. Come sono nostri anche le sagome degli uomini, uno, due, tanti, figure che depositano negli occhi dei fruitori "capanne turrite, idoli radianti, architetture multiple, strade fiorite, alberelli spirituali, danze rituali, archi, bastoni fra due braccia in alto, una pittura specchio di trasmutazione" da Marisa Zattini su Idola.
Se con Onorio ho vagato dall'Africa al Forte Apache dei film western, con Agostino, di nome e di fatto, siamo stati nel Tempo. Le sue opere scrivono la parola tempo in orizzontale, verticale e diagonale, oppure in circolare e verticale, in orizzontale e diagonale, assottigliano il tempo e ci regalano un frattale. Aspettando io di srotolare per 60 metri altro tempo da lui impresso su tela, in una relazione spazio tempo che forse non esiste, ritorno a Sant'Agostino, al tempo che non sappiamo cosa sia. Una volta io scrissi che il tempo esiste solo per noi umani, per tutti gli altri esseri è eternità, lo scrissi in un periodare più lungo, però riacciufferemo un giorno quel tempo che l'arte ci regala.
Ho preso appunti sintetici su tutti gli artisti, ma vi rimando alla visita da Be Cause prima che la mostra riprenda il suo cammino e vada per le strade del regno, pardon, della repubblica.
Svanisce il mondo, nulla in nulla, eppure
non svanisce il suo svanire, svanisce
l’illusione che guida
lo svanire del mondo. Svanisce
il mondo, che manca a ogni parola
e solo a questa non manca, al suo svanire.
Con Serlone un viaggio lunghissimo sarà...
La foto chissà a cosa si riferisce ma noi tutti vedendola penseremmo ad un atto della magistratura verso un giornalismo che sfiora il sensazionalismo e gode dei morti e delle disgrazie.
Aggiungo stamani, 25 agosto 2016, queste due domande ad un mio articolo sui tanti che fanno come Vespa, ovvero la stampa morta e non estratta dalle macerie di un luogo nefasto chiamato televisione.
Chi è Vespa? Perché non spegnete quel terremoto vivente che in lui si perpetua? Nel 1987 insegnavo a Mesoraca e ricordo Vespa domandare, gustando la notizia, al cronista sul luogo della sciagura, per un telegiornale:-Quanti morti? Quanti morti?
Che fastidio doverlo ascoltare! Chiusi per sempre il telegiornale
Vediamo chi è Vespa e i tanti vespini
"Il bravo presentatore presenta e presenta col fiore in bocca, un prato, una serra, un mazzo così. Un mazzo di fiori.
Il bravo presentatore presenta giulivo qualsiasi libraccio, librino, libretto, sarà che è sempre stato un liberto così.
Il bravo presentatore dà la parola, dice che è tanto contento di essere stato invitato proprio quel dì.
Signori e signore, inizia col dire, ringrazio la libreria che ci ospita, il comune che ci patrocina, l'ente o il sistema, il gruppo o associazione che fece evento di un vento così.
Grazie e ancora grazie, il libro, lo scritto, l'autore, mi sembrano degni di cotanta attenzione, mi sembra che il tema sia di attualità, scottante o un po' freddo, sul tiepido andante, ma certo gustoso, molto gustoso, da meritare le vostre letture.
Come già dissero De Sartino, Favese e Bollè, anzi come disse il sommo, oppure la somma di cotanti scritti, qui siamo in presenza di un senso, due sensi, forse anche cinque sensi. Di più, poi ci sta il sesto senso, quello della bellezza, che salverà il mondo, che ci educherà, che siamo belli e lo siamo davvero. Siamo tanta cultura. Non vedete quanto sono istruito io? Quanto sono bello! sono un bello, una bella cultura.
Il bravo presentatore non sbaglia un avverbio, un congiuntivo, un titolo, un autore citato, porge a memoria sempre lo stesso dettato e voi ascoltatori, se lo imparerete, saprete che cosa dirà nel capoverso seguente, nel periodare.
A memoria e sempre uguale. Passione sempre sarà, conosci i tuoi sogni e fai bei sogni, le emozioni saranno servite come dolce in cucchiaio a volontà. Vi emozionerete davvero tanto, le budella vi si torceranno e poi felici ed ubbidienti andrete a comprare il libro del giorno con dedica in fronte.
A questo punto mi sono ricordata la pizza in forno appena salvata prima che mi si bruciasse davvero e non avrei salvato la cena.
Ma noi siamo bravi, leggiamo leggiamo, guai se diciamo che il libro fa schifo, come con Vespa al suo Porta a Porta, guai se diciamo che Riina figlio è uno scemo e Riina padre è un mostro e ha fatto ammazzare Falcone e Borsellino, quelle sono solo Cose di Cosa Nostra, guai se diciamo che anche quaggiù, senza morti ammazzati, i nostri bravi presentatori ammazzano ogni giorno quel poco che resta della libertà.
Non si può. Siamo forse invidiosi di cotanta bravura? Non inneggiamo e ci spelliamo le mani per gli scritti di nuovi emergenti che hanno saputo imboccare la strada dell'omaggio a cotanta speme? suvvia come sappiamo fare bene benissimo facciamo un applauso al re e al suo corteo... che tanto qui ne facciamo a meno"
Se il mondo fosse un uovo. Se l'universo fosse un uovo.
Guardo le due uova cadere perfette nel piatto, con albume come galassia, e vedo nel tuorlo il non precisato luogo da cui tutto nacque.
Sono queste le visioni che mi porto a casa dopo la mattinata trascorsa al Liceo Campanella ad ascoltare Guido Tonelli, fisico italiano, scopritore, con Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, del bosone di Higgs.
"Il bosone di Higgs ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe e non esisteremmo neppure noi"
Il professore Guido Tonelli ce lo ha spiegato stamattina in un auditorium affollato da studenti di più istituti, compreso il Liceo scientifico di Decollatura
"La nascita imperfetta delle cose - La grande corsa alla particella di Dio e la nuova fisica che cambierà il mondo". Il suo libro, la sua vita.
Una ricerca astratta che produce cambiamenti nella vita di tutti noi, è la fisica.
I fisici si fanno le domande che si fanno i bambini. Da dove veniamo? quale l'origine dell'universo?
I fisici si mettono in viaggio per capire, e con un equipaggio di esperti vanno a vedere cosa ci sia al di là. In un universo di 13,8 miliardi di anni. Un universo vecchio e freddo. Cosa ci sarà?
La curiosità prende il sopravvento, senza curiosità nessuna scoperta è possibile, sta dicendo il professore, mentre io sto felice ad ascoltare, da digiuna di fisica.
Le sue parole semplici e chiare mi giungono. Continuo a prendere appunti mentre lo vedo nel suo tentativo di riportare la materia verso un non luogo dove non ci sia tempo e spazio.
Ci mostra le diapositive:
gli strumenti utilizzati per la ricerca. Due strade complementari si sono seguite. I super microscopi per guardare i dettagli ed i super telescopi per osservare gli ammassi stellari.
Tutto è nato da un punto infinitesimo in un tempo spaventosamente piccolo, con un gonfiamento improvviso e poi il punto continua ad allargarsi finché finirà nel buio. Dalla luce al buio. E luce Fu.
Guido Tonelli ci porta via con lui e ci mostra la materia di cui noi siamo fatti, polvere di stelle.
La materia è fatta di particelle che interagiscono con altre particelle attraverso l'elettromagnetismo. Interazione di particelle che è la stessa cosa di interazione fra rapporti amicali, io spesso parlo di elettricità nelle scelte. Certo poi trovo spesso chi spegne la luce, ma non stamattina.
Stamattina siamo tutti felici perché in fisica la massa pesante muore e la massa leggera va. Cos'è la massa? Nulla senza interazione. Impossibile qualunque forma di vita intelligente senza interazione.
Nell'affascinante viaggio delle particelle prive di massa che attraversano una ragnatela e qualcuna viene imprigionata, si ferma, assume massa, in questo sta la ricerca del Cern: trovare la particella che formò massa nella tela del ragno universale. Per far questo si è costruito un anello di 27 chilometri, 16 anni di lavoro, con quella idea in testa.
Idea che ha dato Premio Nobel per la fisica nel 2013 ad Englert, 81 anni, della Libera Università di Bruxelles, e Higgs, 85 anni, dell’università di Edimburgo. Essi hanno teorizzato l’esistenza del bosone di Higgs in modo indipendente nel 1964. Englert aveva pubblicato il suo articolo insieme all'americano Robert Brout, morto nel maggio 2011... lo aggiungo Brout fra i due, dice il professore Guido Tonelli.
Restano dopo questa scoperta molte domande: energia oscura, materia oscura, un quarto dell'universo fatto di materia oscura. Oscura. E ritorniamo con i filosofi a sapere di non sapere. Al Mondo conosciuto fatto di quattro dimensioni forse potrebbe aggiungersi un mondo da esplorare con sei sette, otto, dieci dimensioni.
Nell'incrociare fantascienza e filosofia, etica ed immaginazione, nella capacità di costruire congetture e nell'osservazione dei fenomeni sta la fisica, mentre io ricordo i sofisti ed Eratostene misurare il raggio della terra senza errori con lo «gnomone», un bastone piantato verticale in un terreno pianeggiante.
Le idee nascono dai singoli, sta dicendo ora, mentre con le mani ci racconta i greci, le Parche, il destino, il filo. Noi siamo appesi ad un filo, l'intero universo è appeso ad un filo, in quella precarietà che dovrebbe insegnarci la giustizia per tutti e la sincerità, l'umiltà e non la supponenza, la pace e non la guerra, ed invece come girini in uno stagno continuiamo a farci del male anche nelle interazioni più semplici. Nel suo ringraziare il professore di filosofia che al Liceo Classico gli insegnò la logica, l'importanza del metodo deduttivo, del ragionare con la propria testa, ritorna a sottolineare la determinazione nel credere in idee nuove e nell'immaginazione come strumenti necessari. Uno su mille ce la fa, sorridendo al bosone che ce l'ha fatta a fermarsi, sorridendo ad un universo onda su onda, della celebre canzone, sorridendo alle onde gravitazionali dell'undici febbraio, data dell'uscita del libro, racconta un apologo persiano.
Un uomo chiede ad un saggio come diventare un poeta. Costui gli consiglia di imparare tutte le poesie del mondo, ma, quando egli torna da lui, dopo averle imparate tutte, il saggio gli ordina di dimenticarle. Solo imparando e dimenticando ci sarà la creazione, quell'imponderabile che nasce all'improvviso. Arte è, come nella Fisica. All'improvviso.
Per LameziaSummertime ritorna Il Caso Spotlight, da me visto all'indomani dell'Oscar. Questo il mio pezzo di quella sera.
Al cinema, al cinema, ore 22, al cinema ieri sera.
La sala al completo.
Molti gli spettatori venuti per vedere Il Caso Spotlight da poco Oscar 2016 come miglior film e migliore sceneggiatura.
Anche io, grazie a Carla, sono al cinema. Grazie di nuovo per avermi dato l'opportunità di vedere un bel film.
Da una storia vera: un’inchiesta premiata col premio Pulitzer.
Un film che dovrebbero dare nelle scuole, nei corsi di giornalismo, nelle redazioni che non ci sono più.
Una lezione di giornalismo investigativo.
Vedo il film con nella testa i racconti di alcuni giornalisti che vanno a chiedere nelle procure atti processuali e nelle cartellette, spariti i fogli, non stanno più documenti importanti, testimonianze. Seguo il ricercare le fonti e fare verifica che siano prove certe e non per sentito dire, vedo l'andare di persona a bussare porta per porta, a chiedere e chiedere ancora senza cercare quella scappatoia del fare come fanno tutti: Copiare quel che si è già detto.
Vediamo i giornalisti sottolineare testi, raffrontarli, selezionare nomi, cercare quelle associazioni che illuminano di verità i fatti. Credo sia quello il momento più importante del film, quella lettura minuziosa dei nomi, delle motivazioni con cui i preti venivano spostati dalle diocesi, a premiare il film, l'inchiesta, ed il giornalismo tutto, se fatto come si deve fare.
Spotlight: luce della ribalta; proiettore, riflettore, faretto. Puntare il riflettore su qualcuno, su qualcosa. Dal vocabolario.
attenzione pubblica, ribalta. Essere al centro dell’attenzione.
Siamo nel 2001 in pieno crollo delle torri, l'inchiesta continua.
Un film in un giornale. Il quotidiano The Boston Globe.
Un film in una stanza di questo giornale, la stanza della squadra di Spotlight, quattro giornalisti "Il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll" indagano, su suggerimento del nuovo direttore, ad un caso di abuso sui minori perpetrato da un prete, da molti preti, troppi preti, e coperti dal cardinale Bernard Law autore di un libro sul catechismo. Il catechismo del cardinale mi sembra l'ultima irrisione verso abusi continui che molti hanno subito sotto la grande istituzione della Chiesa. Lo stesso Cardinale ora sta a Roma e compiuti ottanta anni il 21 novembre 2011 è diventato arciprete emerito della Papale Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore.
Al di là quindi se una inchiesta possa cambiare e scalfire un Totem granitico come La Chiesa, nei suoi comportamenti più omertosi, resta la grande lezione giornalistica del gruppo, della validità di credere possibile la verità, se supportato dalla fiducia di un direttore. Sempre il Capo fa un giornale. Nello stesso giornale molti anni prima erano arrivati lettere sui fatti e non erano stati presi in considerazione. Il direttore di un giornale è l'anima di un giornale. Questa la grande verità premiata agli Oscar questo anno.