lunedì 22 giugno 2015

Nazim- sua poesia

Nazim Hikmet - Prima di tutto l'Uomo



Non vivere su questa terra
come un estraneo
o come un turista della natura:
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre;
Credi al grano, alla terra, all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza
del ramo che secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola
ma prima di tutto senti la tristezza
e il dolore dell'uomo.
Ti dian gioia
tutti i beni della terra.
L'ombra e la luce ti dian gioia,
le quattro stagioni ti dian gioia
ma soprattutto, a piene mani
ti dia gioia l'uomo.
Fernando Muraca: Prima di tutto L'uomo.

venerdì 19 giugno 2015

Franco La Torre- La scelta criminale

Franco La Torre parla al festival dei libri delle mafie a Lamezia Terme. Presenta suo libro e io prendo appunti sui quali dovrò scrivere.
Giovedì ore 20.00 in piazzetta San Domenico la giornalista Raffaella Calandra fa una domanda a Franco La Torre e riesce a condurre la serata ripetendo la stessa  per tutto il tempo a disposizione. 

La domanda è già di per sé una distorsione. Infatti Franco La Torre non risponde e ottiene mio plauso silenzioso e attestato di stima. 
Unica cosa che sembra interessare la giornalista è sapere come mai si dimenticarono di Pio La Torre i suoi colleghi di partito ( non pronuncia la parola compagni, come se si chiamassero colleghi nel partito, allora ) 
Franco La Torre conduce a suo modo la  serata, con tensione e con rabbia trattenuta da grande equilibrio. Risponde ricordando la legge Rognoni-La Torre applicata dopo l'uccisione di suo padre, ma lo fa riprendendo tutto un cammino di vita, di scelta di vita, di scuola. Pio La Torre, fu ucciso il 30 Aprile del 1982. Nato in una famiglia contadina nel 1927, va a scuola, quando la scuola era divisa in scuola per poveri e scuola per ricchi,  esattamente come ora. 
Incontra un professore di filosofia che sarà quasi il suo Virgilio, colui che indica una strada verso la dignità ed il rispetto, dopo aver attraversato inferno e purgatorio. Per sostenere  rivendicazioni di trattamento salariale e giustizia sociale  partecipa a lotte con la Confederterra e  con la Cgil come segretario regionale della Sicilia, infine  nella segreteria nazionale del partito comunista, partito per il quale  fu eletto deputato  nel 1972. Sua la legge proposta con Rognoni e votata dopo la sua morte,  dopo la morte di Dalla Chiesa e di tutti gli uomini veri dello Stato.  Una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa Art 416 Bis C.P.  ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi.
Di quelle stragi, antecedenti l'applicazione della legge, abbiamo le immagini dei vari telegiornali e giornali assemblati nel poetico film di Pif  " La Mafia uccide solo d'estate"
Sono passati più di trenta anni. Franco La Torre ha ora 59 anni, suo padre fu ucciso che di anni ne aveva 54. Si fa la conta degli anni rubati agli affetti, all'impegno, anni rubati dalla violenza di un potere criminale. 
La politica ha delegato, in questi anni, alla magistratura il compito di fare scelte, di fermare i corrotti, di impedire che slealtà e compravendite delle indulgenze divenissero comportamento corrente. Il mondo della politica  chiede, da allora,  alla magistratura di fermare il comportamento non politico dei suoi abitanti. Abitanti impauriti, ci dice Franco La Torre
 Un conto è essere coerenti nel ricordare un sacrificio di qualcuno che è morto, un conto è fare scelte sulla base di una legge Rognoni- La Torre. 
E chiedendo la coerenza, parola quanto mai fuori moda, Franco La Torre continua a stare sulle ginocchia di Pio La Torre, raccontando una storia vera di libertà. 





giovedì 18 giugno 2015

Luigi Lo Cascio a Trame

"La Forza della parola" Lettura  di Luigi Lo Cascio al Chiostro San Domenico.

"Leggerò i testi di Giuseppe Fava, ricorderò il suo impegno per la ricerca della verità". #trame5
Legge infatti i testi di Fava e per ultimo l’ultimo articolo di Giancarlo Siani,  scritto prima che i colpi lo uccidessero e fermassero lui e la sua Méhari, verde allegria.

In Piazzetta San Domenico  Luigi Lo Cascio a bordo della 'Méhari" di Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” simbolo di questa edizione del festival.  Da Siani « Quella pioggia poteva fare pulizia, ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava subito fango. »
Esempi e simboli, segni e significato di un modo di fare, di voler esser padroni di dire.
La forza delle parole, dai riti antichi ai riti moderni, ai festival che dovrebbero esorcizzare un male che toglie la parola.
Luigi Lo Cascio legge articoli di Pippo Fava da I Siciliani, rivista fondata da lui nel 1983. Due sue romanzi.  Negli anni ’70 Fava era noto forse più come scrittore e drammaturgo che come giornalista. Due suoi romanzi, Gente di rispetto e Prima che vi uccidano. Titoli profetici.

Luigi Lo Cascio legge, superlativo della voce del verbo, atto del leggere davvero, la storia di Palma di Montechiaro:  La salvezza dell’uomo qui è anche la sua condanna; il destino di nascere a Palma di Montechiaro, patire febbri, stenti, malattia, ignoranza, umiliazione, si può spezzare soltanto cercando altrove per il modo la maniera di sopravvivere.(da “Processo alla Sicilia”, 1967)

Legge, sempre voce del verbo leggere, voce e anima, legge Fantastica intervista col presidente della regione D’Acquisto, presidente della regione Sicilia dal primo Maggio 1980,e poi insignito dal governo  Berlusconi della carica di presidente di Italia Lavoro Sicilia, carica che terrà fino al 2009.
Dopo tre giorni di anticamera Pippo Fava sale nei saloni stuccati della regione Sicilia e inizia una storia clownesca, di equivoci plautini, una atellana, una storia di rimandi storici e di dipinti alla vucciria. Come Guttuso.  Rido e rido dell’intelligenza di questo uomo, giornalista, scrittore,  un eclettico, non incasellabile nelle scatole del mondo letterario.
Rido tanto che mia compagna di scuola mi riconosce dalla risata e da dietro mi saluta. Avrò esagerato nel ridere? Riprendo a ridere con il riso della consonanza alle parole di Fava, ai gesti di Luigi Lo Cascio, al terribile sberleffo che Fava fa del potere, dei soldi chiusi in cristallerie, in banche, ai soldi, polvere bianca che serve al potere.
I siciliani sono ricchi- D’Acquisto docet
Ritorno a casa e rileggo una favola raccontata  da  Fava. C’era una volta nel paese di Camporeale Pasquale Almerico, un sindaco che  rifiuta le tessere di quattrocento mafiosi.  Una favola siciliana. Come tutte le favole siciliane il sindaco, onesto, verrà fatto passare per pazzo, denigrato e irriso, lasciato solo e poi ucciso dopo averne  ucciso la  temerarietà. Fava verrà ucciso come Siani, come il sindaco.  La forza delle parole rimane nell'ammirazione. Non ci sarebbe bisogno di eroi se tutti fossimo come loro.

Ieri sera un grande Luigi Lo Cascio ci ha dato vivi Fava e Siani, semplicemente leggendo per  davvero.
Giuseppe Fava nacque a Palazzolo Acreide (SR) il 15 settembre del 1925. Del segno della vergine dunque. Come Rita Atria.





martedì 16 giugno 2015

Conferenza stampa Trame

Conferenza stampa Trame web. Appunti scherzosi ed ironici, puro divertimento. Mi trovo a spiegare l'approccio ironico e mi accorgo che dovrei cominciare dalla parola ironia e dalla parola gioco. Così se scrivo " Insieme ai riflettori del New York Times e del The Economist  gli appunti riflettenti del sito web www.lameziaterme.it" è ovvio che sto amplificando, sorridendo, una comparazione di termini presi dal giornale La Gazzetta del sud. 

Trame, Festival dei libri sulle mafie, a Lamezia Terme, dal 17 al 21 giugno. Quinto anno di vita. 
Pronto quindi, il festival ed i suoi volontari,  a  frequentare la  scuola primaria e a  continuare gli studi.
Esercito di volontari, e mi riferisco al titolo dell'articolo appena letto,   mi sembra  stessa amplificazione che io avevo applicato a me medesima paragonando il portale web  al New York Times. 
Festival vuol dire manifestazione,  di festa, non una guerra, ed infatti qui nessuno ha equipaggio da lottatore, da guerriero.
 Solo un bel momento, questi giorni, in cui Lamezia Terme ospiterà spettacoli e vedrà film, insieme a letture di brani di qualcuno che per davvero rischiò sua vita. In nome di dignità.
I festival servono alla cultura? Sarà la domanda che si farà Massimo Bray a chiusura delle cinque giornate, ricordando altre famose cinque giornate del quadrilatero.
  Associazione scherzosa per dire che un festival permette incontri, giornate piacevoli e scambi di idee, di storia, di conoscenze e che tutti parteciperemo con felicità. Guardo e ascolto il programma nella lingua dei segni,
da Mery Maiolino, per Ente nazionale sordi di Lamezia, guardo e fotografo sognante ragazza accanto,
ed intanto interviene il sindaco, sindaco da appena due ore, nella sua prima uscita pubblica. E nel parlare lui non cita, ma  ricorda le tematiche  del film di Fernando  Muraca " La terra dei santi", affidando alla comprensione, caso per caso, dei probabili  collusi con criminalità. Comprensione ed apertura verso qualunque familiare voglia allontanarsi dalla malavita, senza condanne totalizzanti su interi gruppi familiari di appartenenza.
Bisogna dare la mano, dice lui, a chi, pur parente di criminale, se ne discosti, non ne faccia parte, senza condannare a priori.
 Nel palazzo Nicotera ora la redazione si riunisce per ultimi ritocchi di rassegna ed io  saluto la stampa vera che scriverà davvero.
  

lunedì 15 giugno 2015

XXX APRILE Massimo Sannelli e Maurizio Carnevali: Un mio omaggio

Massimo Sannelli e Maurizio Carnevali
XXX APRILE

Ricevo in mail poesie e diario di Massimo Sannelli e nello stesso giorno sono invitata alla mostra di Alberto Badolato e Maurizio Carnevali nel giardino dell’ Altrove a Lamezia.
Appesi alla pietra viva con fili di acciaio i grandi quadri dei due artisti sono emanazione della pietra stessa.  Ne parlerò in un altro mio post, ora voglio lanciarvi le immagini che si rincorrono nella mia testa e giocano quasi: Il fauno di Maurizio ed il fauno di Sannelli, poeta ed attore, due grandi sensibilità insieme.
Massimo Sannelli, nato ad Albenga, vive a Genova. Maurizio Carnevali conosce luoghi e storie di Genova, lui che ha dipinto le canzoni di De Andrè. Dipingerà le poesie di Massimo?
Poesie  di Sannelli  con dipinti di Maurizio
“se ride il fauno, il fauno si diverte
da sé; e come gioca? coi corpi gioca, con
gli animaletti morti, con le teste
di plastica trovate ed una donna,
viva e vera”
“Il fauno è all'ospedale: tra i malati è opaco
e senza film, è qui chi cammina.
in questo spazio pelo e peso, uso
di mano ma la preda vive ancora
e questo non è cibo, non è cibo. e il nido vano
è della bestia e ha dieci dita in terra
nei giardini di plastica e ora è mimo,
il mimo umano in via Madre di Dio.”
Alcuni versi di Sannelli che possiamo leggere nel seguente sito https://lottadiclassico.files.wordpress.com/2015/06/xxx-aprile.pdf
 Intanto io con questi versi in testa giungo al giardino. Un pittore, Maurizio,  che ama i colori, il rosso, soprattutto.

Maurizio aveva preparato le sue tele sul fauno e su Pan per una mostra tenuta a Roma: Pan, amore e violenza.  Guardo.
Il fauno, creatura dei boschi, uomo con piede di capra, che venne poi identificato con Pan

Ed io con in mente un mio antico pezzo La cicala ed il satiro-5 settembre 2011
Cantava tutta l’estate, sui tigli fioriti la cicala cantava, cantava: che bello, che bello, il sole, le stelle, la vita, il calore.
Suonava  per boschi, per  valli incantati, suonava felice il satiro Pan.
La cicala cantava dalla coda, si nutriva di rugiada, si perdeva nei suoi suoni.
Cantava una sola estate. Poi moriva.
Pan, il tutto, pas, pasa pan, ricordi? il molteplice, il duplice, era uomo e donna.
Unione di desiderio-uomo-ed incanto-donna.
Suonava, suonava e bloccava le ninfe, trasformandole in oggetti inanimati, perché il tutto dissolve l’individualità.
Era il diabolico, perché poi divide e separa. Umano bestiale.
La parte inferiore nella materia, quella superiore luminosa.
Pan, una sessualità solitaria, due falli.
Le ninfe diventavano altro  e nelle  valli incantate della nuova  tecnologia ripetevano  smarrite le ninfe della mitologia.
La cicala cantava e guardava, cececè, cececè, cantava  cantava
Settembre è  già qui


Massimo Sannelli, poeta e attore: gloria al molto rosso, che copre/ gli occhi. gloria toglie il silenzio:/ piegato, una volta, in spine, poi luce/ vera. Non brutta luce, ancora;/ invasione.
Da L'Aria poesie di Massimo Sannelli









venerdì 12 giugno 2015

Ombra Bianca di Pierpaolo Bonaccurso


Ombra bianca è il lavoro preparato da Pierpaolo Bonaccurso con il laboratorio teatrale dei ragazzi del liceo Classico e dell’istituto tecnico per Geometri di Lamezia terme e  con il contributo di alcuni ragazzi dello SPRAR, sistema di protezione per richiedenti asilo politico e rifugiati.
Ombra bianca oggi nel ridotto della sede del Teatrop,  storica compagnia teatrale presente da oltre venticinque anni sul territorio con innumerevoli spettacoli.
Ombra bianca per pochi. A turno, entriamo nel buio e ci sediamo.
Guardiamo in silenzio il video, e per terra ombre bianche vi sono.

Guardiamo alcuni spezzoni del film di Crialesi “ Terraferma” del 2011,  guardiamo la scena del film in cui due ragazzi in guscio di barca stanno chiacchierando su   un mare calmissimo rischiarato da una luna lontana.
Decidono di fare un bagno, lei è già in acqua e poi il ragazzo si accorge di una stranezza. Illumina con la lampara il mare e moltissime braccia si protendono in cerca di salvezza verso quell'unico legno.
Subito richiama la ragazza sul piccolo guscio di noce ed inizia una lotta incessante a colpi di remo su ogni mano che afferra la barchetta.
La lotta per la sopravvivenza è spietata, sarebbero annegati anche loro senza scampo e non avrebbero potuto salvare nessuno.
Lo stesso il ragazzo porterà con sé il senso di colpa per tutti i colpi menati su dita arpionanti il suo legno e trascorrerà i suoi giorni a salvare altri sventurati.
Si spengono le luci del video e da noi le ombre bianche si alzano, le lenzuola cadono a terra, ed ognuna delle ombre prende in mano uno di noi.
Usman del Pakistan mi prende per mano. Mi parla in pakistano. Mi sembra un preghiera. Immagino dica il Padre nostro che sei nei cieli, dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Lo guardo, recito anche io una preghiera affinché possiamo noi tutti esser degni di stare in questa terra asilo per tutti e non solo per pochi.
Sempre per mano usciamo e troviamo sul tavolo le impronte che dobbiamo lasciare per essere riconosciuti noi Ombre bianche davanti alla polizia universale.



Mostra di Cisco Mendicino all'Off e alla Pecora nera

Cisco Mendicino fotografa dettagli per raccontare storie

Appese con catenelle e mollette metalliche le fotografie di Cisco Mendicino resteranno in mostra ieri, oggi e domani alle Officine Sonore di Lamezia Terme, poi andranno ad Amantea nel locale
 “ La Pecora nera” e questa estate, la bella estate, a Tropea.  Seguiremo le storie che Cisco ci racconterà fotografando, con  un gesto alla volta, il farsi di un oggetto, di un gioiello, di un liuto.
Raccontare storie in fotogrammi che scorrono,  in me ricordano il gesto nel film Nuovo Cinema Paradiso, il bambino che taglia la pellicola per conservare tutti i baci famosi. Qui da Cisco il gesto del fare, un singolo momento.
Con rispetto e luce. C’è tanta luce nel locale mentre io parlo con lui, una luce interiore che va dagli occhi di Cisco alle sue fotografie, che illumina le persone presenti in una fotografia vivente. Vedo tanti dettagli. Sabrina e Debora, Piero e Vincenzo, Fernando, artigiani della manualità ritrovata. 
Artigiani prima che artisti, nella riscoperta di una manualità che  renda tutti  persone uniche prima che massa, gruppo, folla. 
Ad uno ad uno i gesti creano, ad uno ad uno le persone si incontrano, ad uno ad uno fa click la macchina fotografica e ferma immagine sull'ispirazione. Si appendono quindi non tanto i gesti ma le speranze, i suoni nell'aria vibranti dal liuto, la bellezza creata  dalle pietre colorate, la luce delle lampade o la mannaia con cui Fernando mozza le malelingue, onnipresenti in tutti i contesti di collettivi e associazioni  umani.