In copertina
verde una fotografia d’epoca. Daniele con i fratelli e il suo papà.
Daniele “
copia senza baffi e qualche centimetro di dolore in meno”
Comincia così
il racconto di uno, la storia di uno, la storia di tanti.
Una osservazione attenta e fiduciosa che
niente possa sfuggire se noi controlliamo la situazione, ed anche dopo che questa
sia andata via, sfuggendo, rimane tutto quel tempo dilatato che vuol stamparsi
sul foglio scritto del ricordo.
Così
Daniele, scrivendo, riprende materialità del dettaglio, dei dettagli che hanno
fatto del padre un crudele ricordo senza voce, universalizzando lo sconcerto di
stare vicini, vicinissimi ai nostri cari
e non poter aiutarli.
Pagine di
alta poesia raggiunge proprio in questo suo voler dar vita a quegli occhi “che
guardavano attraverso una cortina di pianto”, gli occhi di suo padre che io ho
subito sentito nel canto” Non mi svegliate, ve ne prego, ma lasciate che io
dorma questo sogno” il sogno di star bene con sé stesso, di farsi compagnia
senza aver paura dello sconosciuto che abita insieme a lui.
La malattia
del vivere, la malattia che toglie entusiasmo, e che fa sentire in colpa coloro
che ne siano colpiti, qui attraversa un luogo ancora arcaico e contadino, con
abitudini regolate dalle stagioni, con un movimento dettato dall’uva da pigiare
e dalle mandorle da abbacchiare.
“Il sangue
sull’indice ormai coagulato e secco” Il sangue dei riti di una comunità che
trae sicurezza dai riti stessi. Una storia di adolescenza che diventa età adulta
mangiando le unghie, le pellicine ai lati, tirando via la pelle fino al sangue.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue. La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti. Così è stato.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue. La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti. Così è stato.
La danza
sull'uva insieme al padre sorridente, che Daniele racconta e che io ricordo, provenendo da un mondo ancora
legato alla terra, “la certezza che ti dà l’equilibrio per danzare sull'uva
senza aver paura di scivolare e di cadere” ha il ritmo del gesto, e non dimenticheremo queste
pagine, come lui non dimenticherà il sorriso “ nemmeno con lo scorrere di quel fiume di
detriti che chiamiamo tempo”
Ambientato
nella “terra di dove finisce la terra”: Tra comuni di Martina Franca e Ceglie,
Ostuni, Messapica e Cisternino, il racconto ha “iridi di un verde cervone, che
diventano mare. “Il tumulto interiore appare in controluce” ed i personaggi svolgono
con precisione i ruoli immutabili che
hanno all’interno di una famiglia, nonostante lo scorrere di avvenimenti… che
sembrano irreali tanto ora sembrano lontani, seppur vicini.
“ Quando la
parola è flebile, non resta che il gesto” scriveva un uomo al presidente della
repubblica prima di uccidersi ed io avevo proprio rimosso quel terribile
momento in cui bastava un avviso di garanzia per essere distrutto, in cui,
invece, altri, facevano di quegli avvisi la loro carriera politica in trionfo. Come
al solito c'è chi viene travolto dagli avvenimenti, magari proprio gli onesti, le
persone perbene, e chi invece li sfrutta a proprio vantaggio nell'eterna beffa
del male che sembra debba vincere sempre.
Daniele
sceglie, per sottrarsi allo stallo, l’inchiostro, i tasti e batte sui tasti una
lotta continua.
Scrittore
vuol dire questo:” Io, la mia penna, l’avrei intinta nel sangue di dita
maciullate, lasciando i miei fogli sparsi qua e là… Un disegno in mente non l’ho
mai avuto e continuo a lasciare le cose a metà. A tracciare concetti che non
prevedono punti di arrivo, se non il farsi strada” Spazio, lo chiamo io. Lo spazio per respirare.
“ Non è
adesso che devi avere paura”
“ Non è adesso
“ perché il peggio deve arrivare…tirandomi via l’ennesimo strato di pelle,
scrivi tu.
Io scrissi “
Scollo tutto” in un mio pezzo che butterò come ho buttato tutto, rimanendo sola
con l’orgoglio della stima di scrittori veri, nella traccia che ognuno di noi
vuol preservare dall’indifferenza intorno.
Nella
condivisione che unisce lettori e scrittori, nella pagina che parla e che ognuno
di noi fa sua, la verità del messaggio letterario
prende la forma della voce, oltre il silenzio. La voce di tuo padre, la voce di
tutti noi, senza voce, che vogliamo la libertà.
“Non è adesso”
poetica del figlio sarà
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario " La Giara"
suoi precedenti racconti:Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui
Ippolita Luzzo
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario " La Giara"
suoi precedenti racconti:Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui
Ippolita Luzzo