lunedì 13 aprile 2015

Una Piccola felicità- La forma minima della felicità

Una Piccola felicità... in due
Una Piccola felicità in due

Costanza Falvo D'Urso aveva già presentato il  libro con le  parole: “Una ventata di positività, di sentimenti buoni e universali, come l’amore, l’amicizia, la rinuncia, il sacrificio, la carità, la solidarietà, la speranza, la delusione, la fede, il credo religioso e quello familiare.”
Il credo.
 Credere, fermiamoci e iniziamo da questo verbo oggi: Credere.
Credere possibile la comunicazione tra noi, quella comunicazione di sentimenti, non solo merce di scambio.
Siamo qui, stasera, perché crediamo possibile parlare di un libro per il semplice piacere che il  libro ci ha dato, il piacere di credere che esista  amicizia e sincerità.
Nata così questa serata, dal piacere, come  scrisse la Mansfield, di poter parlare insieme di un libro lieve e garbato, un garbo antico delle piccole cose che fanno felicità.

Eravamo io e Giovanna Villella in libreria una sera di mesi fa, ad una noiosissima e supponente dissertazione  su  un libro non vero, in un momento di grande disagio, ad una presentazione impolverata di letteratura da correggere con doppia matita blu.  L’autore pensava di essere il re dei romanzieri e gli amici a codazzo  gli ripetevano quanto fossero onorati  in presenza di Manzoni redivivo.
 Io e Giovanna ci siamo guardate interdette e lei, proprio per allontanarsi da quella melassa, mi confida:- Sai, sto leggendo un libro molto carino, "Una piccola felicità", lo hai letto?-
- Certo che sì- rispondo felice- letto e scritto su uno dei miei pezzi corti, veramente novelle  garbate, una lettura piacevole-
E mentre sorridiamo felici di nostra sintonia abbiamo già scordato il romanziere della polvere grigia…
Dopo qualche tempo ho raccontato episodio a Costanza e siamo qui in due perché come ho letto da Katherine Mansfield:- "Il piacere di tutta la lettura è raddoppiato quando si vive con un'altra persona che divide gli stessi libri." Quando si è amici di un'altra persona è felicità  se  si può parlare con lui o con lei  del libro letto… vero? Il libro come relazione con l’altro è.
Uno dei libri di Katherine ha per titolo: “ Felicità” Edizione il Saggiatore.
Dico l’edizione perché  poi è compito delle case editrici amare quella felicità e donarla, come ha fatto Calabria edizioni, di Anna Maria Persico, a dar vestito e Carlo Carlei  a far il progetto grafico. 
La tipografia, scrive Alberto Manguel, ed io riprendo dall'inserto culturale del Sole 24 Ore di domenica, è per la letteratura ciò che la performance musicale è per la composizione: un atto essenziale di interpretazione, pieno di infinite opportunità per una resa geniale o irrimediabilmente ottusa.
Felicità, appunto. In questi giorni esce un libro di una scrittrice, mia amica, Francesca Marzia Esposito,  che ha per titolo:- La Forma minima della felicità- di cui mi riprometto di parlare in un altro luogo e nell'augurare a lei e a tutti noi felicità

Diciamo che, per noi, ora felicità è poter  parlar di Giovanna Adamo Caparello e del suo libro 
Un libro fatta da tante lettere. “Due Fratelli”: Una lettera mandata da un soldato, in Russia,  alla sua mamma.
 Lettera suggerita dall'altro fratello, più piccolo, morto e di cui il soldato non sa. Nessuno dei due figli riabbraccerà la mamma  ma la lettera lenirà il dolore, quando lei  si accorge che il figlio aveva scritto due giorni dopo della sua implorazione  sulla tomba dell'altro.
“Risposarsi”: Bigliettini protagonisti. Tutti con lo stesso nome. Con il nome della persona amata e morta, presente ora nel formarsi di una nuova famiglia, negli affetti. Delicatissimo il racconto di un marito  che rispetta il passato e l'amore che sua moglie ha avuto  per  un altro uomo morto. 
“L’ospite inatteso”: Mio marito emigrò e inutili furono tutte le mie insistenti lettere…
Lettere
“Il corteggiatore”: tutte le lettere che  amiche scrivono ad una altra  per fingere  esistenza di un corteggiatore. Lettere che invaderanno la  vita della protagonista e quasi rovinando  la realtà. La finzione che arriva per lettera. La cattiveria irresponsabile 
Lettere che inverano invece…
Tutte le lettere che Giovanna Adamo Caparello, calandosi nella storia di ognuno e rivivendone i personaggi,  avrà scritto nella sua vita, visto che si rivolgevano a lei  moltissimi analfabeti, mamme, figli, fidanzati e parenti per mandare notizie ai loro cari in Australia, in America.
E L’America è lontana… In Argentina, dove sparivano i mariti, gli uomini andavano si rifacevano altre famiglie poi tornavano malati, per essere accuditi… da “L’Ospite Inatteso” un'altra sua novella.
Senza acredine,  lo dice, con affetto, quasi, con comprensione, con quello equilibrio della saggezza  verso la condizione umana.
Equilibrio che dà felicità. Piccole cose. Conoscenza del limite. Infatti Giovanna finirà sua attività di collaborazione con Rizzoli nel momento più bello.
Lei, in ogni novella, ha ripetuto come un mantra,  che sentimenti ostili possano trasformarsi in benevolenza ed affetto se sappiamo e siamo pronti ad accettare quello che l’altro ci dà,  nella “ La seconda madre”
Come si possa ritrovare una persona creduta scomparsa “ La casa tra i monti"
  Come si possa sempre ricevere un regalo inaspettato " Una sorpresa"
e poi nella novella che dà il titolo alla raccolta " Una piccola felicità" Anche qui una lettera in cui si comunica che l'uomo è disperso in guerra, viene trascritta, alla maniera del postino di Domenico Dara, dalla moglie alla mamma moribonda del marito per confortarla e "ripagarla di tutte le sventure della vita" 

E come il postino del libro " Breve trattato sulle coincidenze" anche Giovanna Adamo Caparello, cinquanta anni prima, fa aprire dalla protagonista del racconto lettera con la ceralacca chiusa, riscrivere lettera, nella coincidenza felice di incontro fra scriventi.
Lettere mandate per far felici

 “ Quando siete felici, fateci caso” In  questo volume che sono i nove discorsi Kurt Vonnegut fra il 1978 e il 2004,  Uno dei suoi pensieri: «Mark Twain, alla fine di una vita di profondo valore, per la quale non aveva mai ricevuto un premio Nobel, si chiese per quale scopo vivevamo tutti quanti. Tirò fuori cinque parole che lo soddisfacevano. Soddisfano anche me. E dovrebbero soddisfare voi. “La stima dei nostri vicini”». E questa era sicuramente quello che soddisfaceva anche  Giovanna Adamo Caparello
Vado a memoria scrivendo e sorridendo di noi, umani, che più i tempi sono complessi maggiore è il compito che diamo alle parole per lenire il disagio.
Cara Costanza, ho sempre i tuoi consigli in testa…
 E mentre vedo l'autrice con in mano foglio e penna, busta e francobollo, scrivere il mittente, credo che Giovanna  abbia dato istruzioni leggeri come
“Istruzioni per rendersi felici” Di Armando Massarenti
Così come “Una piccola felicità” anche Armando  Massarenti narra di Epicuro, della sua vita morigerata e del suo “quadruplice principio”: “Non aver paura degli dei, non temere la morte, il bene è facile da acquisire, il male è facile da sopportare”; dello stoico Epitteto che si esercitava ad ignorare ciò che non era in suo potere; di Boezio che si consolava con la filosofia pensando che niente può esser triste se non lo consideriamo tale; di Zenone di Cizio che cercava in tutti i modi di evitare il dolore; tutto per cercare di essere felici, o quantomeno di avvicinarsi a quella che credevano essere la felicità, in pratica la serenità d’animo, l’assenza di turbamenti, ingredienti utili al cammino verso la felicità, come il giusto equilibrio tra ragione e passioni, le virtù, l’amicizia. Il tutto condito con psicologia, neuroscienze, teoria dei giochi  e una certa leggerezza che non guasta. Infondo il sorriso fa parte della felicità.
Come nelle novelle che abbiamo qui

come in un altro libro che vi ho portato e mi sembra molto simile  
“Il sale della vita”  compagno di una piccola felicità
Il sale della vita di Francoise Hèritier

La felicità è un concetto astratto e soggettivo, ha a che fare con l'appagamento di tutto ciò che desideri, ma, ecco, se tu scegli di limitare il tuo desiderio a qualcosa che puoi gestire, controllare, che sei in grado di affrontare, allora puoi sentirti felice anche chiusa in casa, piazzata davanti a un canale monotematico di televendite, senza audio, e tu lì fissa a farti di onde alfa davanti alla luce bluastra della tv.

Ritornando a Costanza, credere  che  certe lettere e letture  in realtà  danneggino quanto  le cattive azioni e le bugie   ed  altre invece illuminino un vivere fatto di affetti è separare le maldicenze, lo stupidario quotidiano, la cortigiana adulazione e credere in quello che Costanza scrive nella sua prefazione al libro:  la stima data a chi la merita.
Dimenticai Seneca... De Tranquillitate animi. La Prossima volta.


domenica 12 aprile 2015

14 settembre 1977-Malik Bendjelloul

 Sugar Man
Io cerco il regista, lo cerco nel momento che so. 
Appena Fabrizio Basciano finisce di  raccontare la storia di questo documentario, premiato con l'Oscar nel 2013 e insieme la storia del regista che  termina la sua vita nel maggio del 2013, a trentasei anni, ho seguito il film in stato ipnotico.
Sulle gambe la petizione che da Natasa avevo appena firmato, il diritto a scegliere la nostra uscita dalla vita, e la lettera di Mina Welby, che era stata letta da Giovanni Muraca, la volta precedente,  alla proiezione di Mare Dentro. 
Con me " L'uomo che  visse due volte" a cura di Marco Denti
e il film, la musica, le immagini, il Sud Africa, Detroit, e lui
che filmava con il suo Iphone le ultime scene del suo documentario.
Una bellissima storia.
"La storia di Sixto Rodriguez sembra l'incipit di Nessuno Al Mio Fianco di Nadine Gordimer" scrittrice da me amatissima.
" E quello chi era? C'è sempre qualcuno che nessuno ricorda. Chi poteva essere?... Ma se venisse qualcuno e riconoscesse la persona che nessuno ricorda, subito si svilupperebbe un'altra lettura della fotografia." 
La prima volta che Malik conosce la storia è il 2006 e facendo il film ha imparato che è possibile vivere la vita alle proprie condizioni. Anche filmando con un'applicazione da un dollaro sull'iPhone la scena del bar.
La stessa frase più o meno che ho scritto io oggi.
"Ognuno trova un modo consono al suo sentire per stare su questa terra"
La storia di un uomo che vive  due volte, la favola bella. 
Canto e applaudo" Restituirai i colori ai miei sogni" 
Canto e applaudo a Rodriguez che dal palco alle  cinquemila persone " Grazie per avermi tenuto in vita"  ringrazia.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, sembra che dica lui che fu derubato, mentre Malik che, a trentasei anni stringe in pugno Oscar, ha avuto quel successo che gli avrà rubato tutto.
E con il film in testa rimango a pensare che la più bella favola rimane il racconto. 




giovedì 9 aprile 2015

“Qualunque cosa succeda” non sarò “ Un’ombra sul terreno"

“Qualunque cosa succeda” Non sarò “ Un’ombra sul terreno"
Insieme
Nella fotografia mi sono capitati questi due libri, entrambi  un esempio.
Mi scrive Umberto Ambrosoli, nel medesimo luogo,  anni addietro,  sulla dedica “ Ad Ippolita, gli esempi ci aiutano a decidere che cittadini essere, ci danno sempre ragione di sperare. 31X2010”
E queste sono anche le parole di  Daniele Macris che  ha appena presentato,  in una affollata sala di Palazzo Nicotera, il poeta Felice Mastroianni, autore di raccolta in  greco, tradotta poeticamente in italiano.
Pubblicata postuma la” Trilogia Neollenica” è composta da i tre libri di poesia greca, editi ad Atene. In greco moderno.
Una provocazione scrivere in greco, perché lui si sentiva di appartenere alla lingua greca.
Macris racconta come la lingua nativa, l’italiano, non esauriva l’ispirazione del poeta che sentiva quanto gli appartenesse il greco, con la sua musicalità, con suoni dolci, la lingua degli angeli, appunto.
  In età avanzata il poeta Felice Mastroianni, esiliato in questo secolo, nell'inumano novecento,(come  del suo professore Morabito disse Papini),  cerca la consonanza del suo essere nell'alfa e negli accenti.  Persuaso che un balzo si possa compiere nella luce della conoscenza e nel messaggio.
Con una chiave interpretativa  ci dà lui stesso il codice  d’accesso alla lingua greca, affinché il ricordo di un mondo interiore sia tradizione e abitudine a riflettere. Ricchezza ed orgoglio, la dimensione del poter essere come si è.
Vivere quindi nella diversità, e nel rispetto del nostro sentire, non seguire il mondo come va, ma rifuggendo alla domanda – a che serve?- Daniele Macris, con la sua professionalità e preparazione, ribadisce che gli oggetti servono, solo  le cose, non le persone.
 Il verbo servire ricorda il servo, sa di medioevale, di rapporti subalterni, mentre le persone ricercano autonomia di pensiero, libertà di espressione, mondo interiore, nella dimensione della creatività e della diversità.

Quella diversità che ha fatto scegliere ad Ambrosoli un suo modo di essere e al poeta Felice Mastroianni un suo, nella grande consapevolezza  della dignità del messaggio. Sempre. 
"Qualunque  cosa succeda” Non sarò “ Un’ombra sul terreno" Entrambi 

martedì 7 aprile 2015

Cinque matrimoni in un mese

Cinque matrimoni in un mese
Mi confida proprio questo la moglie, e non matrimoni che si svolgeranno nei paraggi, no.
Ora i matrimoni sono sempre più lontani, da Sorrento a Roma, Da Roma a Firenze e Parigi, sempre più lontani, oppure in isole, sì in isole, in atolli.
Quindi,  continua lei, per ogni matrimonio al quale dobbiamo andare, spenderemo fra viaggio, regalo e vestito, almeno due o tremila euro.
Io, continua lei, farei a meno di andare a tutti, ma lui va volentieri, vuole andare.
Forse perché non ha problemi di vestito visto che,  uomini , in fondo, possono rimettere stesso pantalone indossato in precedente occasione? Domando io.
Ma no, fa lui, più voi donne siete avvantaggiate, d’estate basta che indossiate quasi nulla e siete a posto.
Un quasi nulla carissimo suppongo.
Mi trattengo sì e no, io non vado mai a matrimoni, mai.
Se arriverò in tutto a dieci matrimoni nel corso di mezzo di secolo, la cifra è in eccesso.
Ma faccio conto di tremila euro a matrimonio che codesta coppia spende.  Fanno quindicimila solo per matrimoni.

Noi miseri mortali, noi pezzenti, noi vermi della terra, come diceva in toto Natuzza, noi non possiamo neppure immaginare di quanto abbiano  bisogno coppie siffatte per vivere. 

sabato 4 aprile 2015

Zerocalcare- Dimentica il mio nome


Zerocalcare e Gipi
Gianni- Gipi- disegna una copertina numerata del libro di Michele, Zerocalcare.
Amicizia vuol dire esserci, nel mondo dell’altro.
Trovo stupendo questo gesto, lo trovo prezioso, per questo riporto nel mio blog l’ammirazione verso entrambi, che non conoscevo se non per un tam tam su facebook.
Dal web prendo stralci di  intervista di Matteo Macor a Gipi.
Gianni Pacinotti in arte Gipi, 52 anni, oggi forse il più grande illustratore e fumettista italiano, maestro dell'acquerello e antidivo di successo. Primo fumettista ad arrivare in finale al Premio Strega con Una storia, nell'edizione 2014 ( il protagonista Landi è affascinato dalle lettere ritrovate del bisnonno, soldato nella carneficina della Prima guerra mondiale, che dalle trincee scriveva a casa.  )
Gipi: i social danno l'illusione di poter partecipare, ma non influiscono minimamente sulle dinamiche del potere"
“È difficile farsi un'idea di chi ti segue e compra i tuoi libri. Facebook illude di poterlo fare, ma è tutta aria, non modifica di un millesimo la realtà.”
"Con Zerocalcare ci siamo conosciuti perché tutti continuavano a confrontare i nostri lavori. All'inizio ero invidioso di tutte le copie che vendeva, rosicavo tantissimo: prima di conoscerlo speravo quasi mi stesse sui coglioni. E invece siamo diventati amici”

Zerocalcare, Michele Rech, è uno dei più bravi fumettisti italiani. Dal suo  blog, Michele, che vive  a Rebibbia,  ha conquistato la Rete per giungere  in libreria con  quattro volumi. Dagli zombie a Star Wars, da Street Fighter a Robin Hood, le tavole di Zerocalcare sono un concentrato di autoironia e citazioni, senza dimenticare  Armadillo, personificazione della coscienza dell’autore.

Leggo  “ Dimentica il mio nome” la scena della morte della nonna. La paura di guardare la paura negli occhi dell’altro, che ha paura di morire, è una paura grande. Io ho sempre paura della paura che ha l’altro e che non  posso alleviare.
Esistono però strumenti personali che aggirino la paura della paura che ci lascino…
Le nonne
Una  storia
Da un libro al  Premio Strega ad un altro 
Strega sarà perché 
nel regno della Litweb si è
Auguri  

venerdì 3 aprile 2015

Via Crucis 2015 e Processione del Venerdì Santo

Via Crucis 2015 e la processione del Venerdì Santo

 Tre Aprile a Lamezia terme ore 19,30
Lascio il centro storico in attesa della Processione del Venerdì Santo. Traffico deviato, sensi unici provvisori, vigili urbani ad ogni incrocio, in attesa,  da qualche ora, che la Madonna a lutto passi e dietro di lei Gesù morto…
In miserere
Scendo nella periferia del paese e ritorno dove altri sensi unici provvisori e vigili urbani deviano il traffico da stamattina.
Anche qui siamo in una via Crucis contemporanea, in attesa di una processione del Venerdì Santo in cui la Madonna nera implora pietà e attenzione verso i suoi figli.

Seduti da stamani, sull'asfalto grigio, bloccano il traffico, in passaggio, dalla sede della polizia, un gruppo di Africani e Pakistani, fermi.
Attendono che le associazioni di triplo volontariato, con salto carpiato, si interessino a che snelliscano le procedure nelle prefetture, ottengano i permessi di viaggio e possano loro lasciare questo abulico luogo per andare al nord, fuori dalla strettoia del lametino.
Attendono che salga alto il grido delle varie organizzazioni che operano nel sociale socialmente utile ed inutile del nostro sprecante territorio e finalmente abbiano in mano il tanto agognato pass per andare via dal Calvario.
Sui monti di pietra dell’indifferenza quotidiana mille progetti si occupano di loro, e mentre tutti si interessano i sessanta africani sono  lasciati da stamani sul selciato a pregare un Dio che possa ascoltarli.

Dio del Cielo se ci sarai mi auguro che tu un giorno punirai… i dittatori dell’Eritrea, gli scafisti, le truppe mercenarie, il colonialismo e tutte le associazioni che lucrano sul Corpo di Gesù, morto per i peccati che si continuano a fare nella Via Crucis

ps immagini dal Lametino.it

giovedì 2 aprile 2015

La vela di Laborit- Luca Valentini


Luca Valentini stamani a Lamezia terme nella sede del CDI, con Andrea Falvo,  presenta
Campionati del mondo di Kitesurf a Gizzeria, Calabria, da giorno 8 a 19
luglio 2015
Elogio della fuga di Henri Laborit:
 "Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si  chiama desiderio."
Luca Valentini sta dicendo proprio così, rispondendo ad una domanda di Tommaso Colloca su quanti Enti lo avessero sostenuto.
Iniziativa solitaria, investimento e sogno certo,  e solo nel momento delle inevitabili carte e pass,   iniziativa che cerca il supporto delle istituzioni, comunali e regionali, per dirimere qualsiasi difficoltà burocratica.
La terribile burocrazia che le vele vinceranno.
Applaudo felice al coraggio e all’ intraprendenza del singolo, che da anni ormai dà vita nel parco  balneare dell’Hang Loose Beach ad una disciplina   sportiva, il Kitesurf, che parteciperà con la Federazione Italiana Vela alle Olimpiadi 2020.
Intanto l’Undici Aprile  ci sarà sul nostro mare, nel golfo di Sant’Eufemia, la regata di Vela tour 
  

In attesa che avvenga la presentazione ufficiale del campionato, nella sede del Coni a Roma, alla presenza degli organi  mondiali  nazionali e regionali, stamattina, in questa sede, con Andrea che parla della cura delle piccole cose, di quello che ci compete e  di avere intese comuni basate sul ragionamento, noi  applaudiamo   una manifestazione che sul mare trova le sue vie di comunicazione essendo perigliose e strette, nonché soggette a gravità,  le autostrade e le statali  della terra circostante. Una vela ci porterà lontano. Basta un minimo di tela.