Toto Presidente impazza sulle pagine di Facebook
Oggi un attore, un cantante, un presentatore.
Domani una donna, due donne, tre donne, un tris,
Le Gorgoni, una trimurti, Medusa che ci pietrificherà.
Toto presidente impazza sui giornali stampati
sulle trasmissioni radio e televisive, cantando in coro: Rodotà,Veltroni, Bonino, Finoccharo, stamani.
Un Amaro del capo ci farà digerire.
Un toto presidente amarissimo con Emma in cura
e non potrebbe, eppure Pannella dice che può.
Unica e sola, che ubbidiente non sarebbe,
deve ubbidire ad una chemioterapia, ad una cura che tempo richiede.
Domenico stamane scrive così su un suo commento,
il vero titolo che deve avere un presidente:
Essere ubbidiente ideale nobile della politica.-
Essere ubbidiente a chi ti paga, non a chi ti vota,
che ormai tu li voti e loro vanno da un'altra parte,
essendo uno solo il comandamento.
Credere ubbidire e combattere,
disse qualcuno mandando una nazione al macello.
Credere ubbididire e mandare tutto e tutti a puttane,
dicono ora i nostri rappresentanti
nel termine bieco di comprare ed essere comprati.
Da presidenti e da umile gente
venerdì 23 gennaio 2015
giovedì 22 gennaio 2015
Inconsapevoli
Il 2014
inconsapevole- Settembre
Ed anche
questa è fatta- fece Tala, soddisfatta, poggiando il microfono di radio 204 la
sera del 15 settembre.
Aveva
parlato sciolta di umane responsabilità al ribasso, in quel luogo che è la
nostra società, sempre pronti a scrollare sugli altri colpe e j’accuse. Un
mondo in cui apparenza e sostanza navigano sulla stessa superficie, senza
approfondire mai il senso e la ragione della notizia. Era stata proprio brava, poi in collegamento
finale aveva chiamato, senza più sentirla dalla sera del tredici, quell’idiota
che aveva messo in contatto i due personaggi per realizzare la mostra, che era
argomento della trasmissione.
L’aveva
presentata come una Sgarbi in gonnella, una che parlava male degli altri, e
poi, non dandole nessun spazio nel collegamento, aveva messo in luce quanto
fosse imbranata, distratta, incompetente.
Ora a fine
puntata poteva dirsi soddisfatta.
Avrebbe
completamente ignorato questa inutile persona, non istituzionale, non capace di
lavorare in gruppo, assente ai riti della sottomissione.
Buffa.
Buffa con
quel cappello in testa sbilenco, buffa nel suo ridere tagliente, amaro e
condannante.
Come se già
sapesse cosa io farò- continuò Tala, infastidita, perché, piano piano, la
soddisfazione di averla distrutta si rivelava poca cosa.
Certo non l’avrebbe
rivista più, avrebbe buttato qui e là qualche osservazione malevole, ma di
tutta questa sua vittoria non ne sentiva il gusto.
lunedì 19 gennaio 2015
La dimenticanza
Poi ti dimentichi anche chi tu sia, quindi cosa vuoi ti importi più di singoli momenti che non ricordi più?
Certo furono sofferenze, stentasti a capire come mai fossero successe simili cose, provasti a trovare una spiegazione, a fartene una ragione, ma col
Tempo tutto si dimentica.
Dimenticherai il volto della invidia pura, della gelosia altrui verso il tuo vivere serena con un mondo personale. Dimenticherai chiunque sia, ai quali hai voluto bene ricevendo in cambio il solito pugno in faccia.
La dimenticanza esalta e atterra ogni miserabile gesto solo se tu lo vorrai far vivere dentro te.
Assumiamo dosi letali di scortesie, offese, provocazioni, eppure serene restiamo, compatiamo chi vive in continua guerra con chi non gli farebbe male alcuno.
E ricordare o dimenticare non serve a niente, cantava una volta Fiammetta, facendo bruciare ogni risentimento al fuoco della pietas Eneidica
Certo furono sofferenze, stentasti a capire come mai fossero successe simili cose, provasti a trovare una spiegazione, a fartene una ragione, ma col
Tempo tutto si dimentica.
Dimenticherai il volto della invidia pura, della gelosia altrui verso il tuo vivere serena con un mondo personale. Dimenticherai chiunque sia, ai quali hai voluto bene ricevendo in cambio il solito pugno in faccia.
La dimenticanza esalta e atterra ogni miserabile gesto solo se tu lo vorrai far vivere dentro te.
Assumiamo dosi letali di scortesie, offese, provocazioni, eppure serene restiamo, compatiamo chi vive in continua guerra con chi non gli farebbe male alcuno.
E ricordare o dimenticare non serve a niente, cantava una volta Fiammetta, facendo bruciare ogni risentimento al fuoco della pietas Eneidica
Caro Italo- Film Cartolina
Italo- Film
Cartolina
Una Scicli
barocca, i vicoli, ‘U Gioia, le campagne, il mare.
Modica con
l’aula consiliare del Municipio, i corridoi e l’atrio del Palazzo San Domenico
e il Teatro Garibaldi con il Tondo del
maestro Guccione, Cava Ispica, la Conca del Salto.
Gli attori principali, Elena, la maestra,
Barbara Tabita, la consigliere comunale
Nigro, Marco Bocci il sindaco, e
Vincenzo Lauretta, il figlio, insieme con i grandi attori del teatro
siciliano fra cui Tuccio Musumeci, Lucia
Sardo, Andrea Tidona, Marcello Perracchio, Saro Spadola, Assunta Adamo.
L’opera prima di Alessia Scarso, montatrice diplomata al Centro Sperimentale, procede sospesa tra favola e realtà. –
L’opera prima di Alessia Scarso, montatrice diplomata al Centro Sperimentale, procede sospesa tra favola e realtà. –
Al Cinema
Due Mari, il film ispirato al cane randagio Italo, vissuto negli ultimi anni
della sua vita in via Francesco Mormino Penna, salotto barocco della città di
Scicli.
Scegliamo di
vedere Italo, io e la mia amica, attratte più dall'orario dello spettacolo,
primo pomeriggio, che dal soggetto e poi, man mano piacevolmente sorprese e
commosse ci siamo rallegrate di averlo visto.
Il cane
Italo, la storia vera di una amicizia di un paese con un cane.
Smentendo una iniziale diffidenza, il delicato e lieve uso del racconto, senza mai scivolare nella caricatura, il rispetto dei sentimenti, il corale di tutto un luogo, già raccontato anche da Ficarra e Picone, qui diviene favola, commedia italiana con una sua dignità.
Smentendo una iniziale diffidenza, il delicato e lieve uso del racconto, senza mai scivolare nella caricatura, il rispetto dei sentimenti, il corale di tutto un luogo, già raccontato anche da Ficarra e Picone, qui diviene favola, commedia italiana con una sua dignità.
Il dire che
rappacifica, il narrare come unità, il corale che ci farà popolo, rimanendo
persone nella semplicità.
Tutto questo
avviene per affetto verso una bella storia regalataci da un cane, un meticcio
di labrador, un cane umano, saggio.
domenica 18 gennaio 2015
Trashed- Trash-Spazzaturismo ambientale
Moplen! Negli anni sessanta. Leggero,
resistente, inconfondibile
indistruttibile,
"La signora guardi bene che sia fatto di Moplen."
Zuppa Campbell's una opera d'arte americana
Contenitore non biodegradabile.
Dal 1996, ma anche prima, l'allarme non è mai ascoltato.
Un mare di spazzatura galleggia nell'Oceano Pacifico.
Le mosche volano sul giardino inglese in un giro turistico per campi e per valli, odorosi di rifiuti.
La natura era attrezzata per costruire distruggendo, l'uomo ha creato l'eterno indistruttibile.
Il film inizia con una prefazione di tre ragazzi, intenti, lo dico affettuosamente e stimandoli, a vuotare il mare con un secchiello.
Auguro ai loro progetti sempre altri consensi ma...
Al di Là delle meraviglie di uomini come Terzani, ci sta l'abiezione della società capitalistica.
Vangelis, musicista, accompagna le immagini con sigle di OOOCCCH non riciclabile, Occhi su particelle che vivono dentro di noi.
Viaggiamo dunque, dal Libano, Beirut , Siria, il Medioriente, La Turchia, La Grecia, La Calabria, Viaggiamo.
Inghilterra, Pechino, Vietnam.
Fra termovalorizzatori e montagne di rifiuti, Viaggiamo un turismo pornografico sullo scempio dei nostri corpi, del nostro cibo, della nostra aria. Avvelenata.
Terra, Acqua, Avvelenata.
Una guerra condotta in nome del progresso.
Poveri noi, schiavi di un sistema che possiamo denunciare ma non chiudere, non impedirgli di nuocere.
Una guerra persa.
Non può partire dal basso una ribellione che comporterebbe una riconversione su altri gesti, altre modalità, che dovrebbero essere imposti per legge.
Sulla mafia degli imballaggi, sulla mafia che controlla i rifiuti e lo stoccaggio, libri e libri, articoli di giornale... denunce.
Un fiume di denunce
Ed un fiume di spazzatura, allegramente scende dalla zona di Sant'Antonio al Santuario, Reggio Calabria, ai primi giorni del 2015, andando verso il mare che lo accoglierà.
Una tristezza infinita in un gelo di anima senza speranza
Diossina forever
Nel Fumo denso e nero di tutte le volte che hanno acceso i miei vicini, con tutto l'amore che posso. http://trollipp.blogspot.it/2012/09/un-fumo-denso-e-nero.html
venerdì 16 gennaio 2015
Uccisione Uccisione. A morte A morte
Prima strofa
Sorridendo e scherzosa
sono per uccisione web
sono per condanna a morte web
della cretineria più cretina che ci sia.
Seconda strofa
Uccisione ed espulsione
dal regno web
di tutti i finti giornalisti che giocano con ali,
palpitanti, di pittori che imbrattano tele,
di vari blogger anelanti all'abbraccio eterno,
di ogni scrittore che polvere vuol diventare
Terza strofa
editto di punizione con relativo esilio
nei campi da arare e nel grano da crescere
nelle miniere profonde dove affondare la cultura
che loro si portano in bocca.
Quarta strofa consuntiva
Uccisione Uccisione Web
Siamo per la censura contro ogni cultura usata
per dar fuoco alle sciocche ed inutili menti.
Siamo contro il tormento di vedere che
sia premiata la sciocca e vana supponenza.
Editto web dal regno della Litweb
Ridendo di voi e di me che lo scrivo.
Io mi condanno senza nessuna assoluzione
a non leggervi mai,
nemmeno per sbaglio.
martedì 13 gennaio 2015
Scrivere nel paese di Migni Mogni
"Antonio Ficara era il suo nome, ma tutti lo conoscevano per Migni Mogni. O, anche, per ‘Ntonariallu Puzzuazu, perché questa parola (puzzuazu) – più che una parola era un’articolazione vocale che gli usciva dalla bocca con un significato incomprensibile.
Il nomignolo Migni Mogni gli derivava dai suoni indistinti e sconnessi che emetteva, non potendo articolare bene le parole. Unico figlio maschio, terzo di quattro figli, era nato nel 1908 in una famiglia povera, ma onesta; il padre Giuseppe Ficara, originario della provincia di Reggio Calabria, si era trasferito e viveva a Nicastro." da uno stralcio di G. Sestito
Meglio non scrivere.
Stare a guardare i migni mogni che dalle loro cassette, predellini e sedie, con microfoni in mano, si alternano a vendere l'acqua miracolosa della cultura locale, che ti farà bella, bellissima e giovane, giovanissima, potente.
Andiamo felici ad applaudire i geni locali che giammai contraddire potrai.
Andiamo al festival delle culture policistiche ed esantematiche, dei migni mogni che mai scavalcherai.
Applaudi o stai zitto. Vincono loro.
In ogni paesotto, grande o piccino, in ogni contrada li vedi arrivare, con la fanfara del connazionale, del proprio compare, del tira a campare.
Capisco ora un caro ingegnere, non più con noi, che non usciva da casa e, allontanatosi da questo ciarlare, scriveva bellissime mail a persone lontane.
Nessuna cura ci sarà per questo urbanesimo della nuova arringa, in mano ai giochi dell'inconcludenza.
Le aringhe, le arringhe, le stringhe e il suo universo diventano baci, carezze, abbracci, amore e amicizia in solidaria malinconia. Tutta acqua che tira al loro mulino.
Un mulino bianco e i vari Indoratori spennellano chiara d'albume sui loro biscotti, infornano e donano con mani paffute ai loro inneggianti lettori e lettrici il cibo eterno della cretineria.
Scrivere nel paese di Migni Mogni, con tutto il rispetto per l'uomo che, soprannominato così, giammai scrisse nemmeno una O, non avendo lui, almeno lui solo, l'alterigia di lasciare traccia nel suo passare.
Eppure di lui ancora si parla
senza che abbia mai scritto niente, lui, il migliore di tanti migni mogni universali.
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