Paolo
Scarfone- Le Urla dal silenzio
linguaggio-non
linguaggio.
Il nostro braille quotidiano
Il braille è
per i ciechi, ma se è solo stampato e non tangibile il cieco non sentirà nulla
e il vedente non capirà nulla.
A testa
bassa accetteremo supini maree di immagini che non rimandano, questa è ora la
nostra comunicazione.
Galleria
muta
La monade di
Leibniz in galleria muta di Paolo Scarfone.
L'insostenibile leggerezza dell'essere.
Unidirezionale galleria ci porta verso la
vita, spingendoci fuori con contrazioni. Solo contraendosi le pareti noi
vedremo la luce. Mai potremo parlare tanto. Lo abbiamo già fatto andando fuori.
Il primo urlo ci vien richiesto, aria nei polmoni. Urliamo alla vita, per
respirare, dopo tanta acqua, tanto silenzio. Poi parleremo. Dopo mesi. Dopo
anni. Forse mai. Paolo Scarfone ricerca sempre quel primo luogo della comunicazione.
Ricerca in lui, nel foglio bianco, il foglio amico, ricerca in carta che fa da
solo, impastando, unendo cellulosa, pezzi di corteccia, di alberi diversi,
ricerca lui un motivo comune a sordi e a ciechi, a noi che non lo sappiamo se
lo siamo o non lo siamo. Siamo sordi? Mi dice un po' la dottoressa che mi porge
protesi, ma io con quelle sento meno, meglio quindi stare più attenta. Sono
cieca? Certo che se non metto occhiali non potrei guidare. In una galleria non
guiderei mai. Siamo tutti impediti anche se non lo sappiamo. Arrivare però con
disciplina ad affermarlo comporta studio sperimentazione passione. Quella che
tu, Paolo, trasmetti, con le tue carta con carta orientale per segni braille, carta
occidentale per paesaggi, mi ripeti, da google, presi dai tanti non paesaggi
che troviamo qui, su internet, la galleria muta.
Quadri che
come possiamo mettere sulle nostre pareti anonime?- Mi sono domandata entrando
in galleria ieri sera. Quadri senza cornice, un solo spillo appuntava il foglio
sul suo post-it. Quadri come appunti. Ti appunto un quadro per dirti quello che
non so, quello che potrei dirti solo se conoscessi il codice tuo che non è il
mio. Dove potrei mettere il tuo libro che libra dalla parete? Dove? In libreria
no, in openspace si perderebbe e allora?
Io non lo
so. Non sono quadri, sono tentativi, sono strumenti per dire. Come può parlare
un muto? Con i segni.
Il
foglioamico, con me sta, invece Paolo Scarfone crea il foglio. Il fogliofiglio, per
lui è. Il foglio che ci salverà. Con un foglio in mano noi tutti possiamo
dirlo, scriverlo a tutti e non dire a nessuno, ognuno di noi sa quel che sa,
sente quel che sente, ognuno di noi ha
un riferimento. Ripeto sempre Levi- Strauss e il suo fenomeno di riferimento
necessario alla comprensione. Dobbiamo sapere di cosa parliamo quando parliamo,
di cosa ascoltiamo quando ascoltiamo. Cosa conosco di Paolo? Che lui ci crede,
crede moltissimo nella ricerca, crede moltissimo nel foglio bianco, è lui il quadro.
Il bianco
foglio, il suo candore che urla insieme a chi non può. Ai tanti imbavagliati di
Massimiliano, ai tanti carcerati, ai tanti menomati, impediti da leggi fisiche
e mentali, sociali e ingiuste di parlare. Un silenzio che batte e batte sui
tasti di una comunicazione che non vuol morire. Ascoltate la voce del silenzio-
Ci dice Paolo- L'ho ritagliata da Internet.
Per non
dover tagliarmi il cuore- Marianna Ucrìa
La lunga
vita dal silenzio
La voce del
silenzio. Paolo Scarfone
Alcuni cose
che ho letto di te dopo aver scritto di te
E’ Paolo Scarfone il vincitore di Alterazioni visive 2013,
il concorso di arte contemporanea dedicato al tema “Il Risveglio delle origini”
L’opera con cui il ventiquattrenne calabrese si è
classificato primo è “Appartenenza”, una
composizione in 24 fogli di carta, che ha realizzato artigianalmente seguendo
le tecniche delle cartiere del ‘600 italiano. Le immagini prese da google maps,
e trattate una per una, raffigurano vedute paesaggistiche di Catanzaro, luogo
di nascita dell’artista. Oltre al tema delle origini, il lavoro pone una
riflessione sulle difficoltà di fruire del paesaggio reale: è la denuncia di un
mondo vissuto sempre più sulle tastiere e sempre meno dal vivo.
Quindi la parte paesaggistica è la carta, l’utilizzo della
carta lavorata a mano, quello che non si vede è proprio la parte più
paesaggistica, perché più sono le foto e meno è la fruizione del paesaggio: è
la denuncia esasperata del tentativo di esplicare la memoria su un tabulato di
cerchi e in più vivere quei paesaggi che sono solo nella memoria. È l’idea
della serialità, l’idea del paesaggio ma al contempo c’è l’antitesi ovvero la
presenza della naturalezza del supporto che nel momento in cui è fatto a mano
non è più solo supporto ma è testimonianza di un processo che ti porta a
contatto con la materia: dalla pianta al foglio finito.
L’antitesi nell’installazione è la leggerezza/peso nella
concezione calviniana
Paolo Scarfone, l’artista che non sapeva di aver vinto
martedì 6 agosto 2013 ·
, del progetto per i diritti dei detenuti “Le urla dal
silenzio” e delle sue prossime sfide artistiche.
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