giovedì 6 settembre 2012

La favola della gabbietta- Quinta puntata



Ma che favola è?-direte voi- senza i buoni e senza cattivi, senza un nemico da andare a stanare, senza un drago da addormentare?-
Sono tutti buoni, sono tutti cattivi, sono soltanto dei cittadini, manca Pinocchio ma non le bugie, manca Peter Pan ma c’è capitan Uncino.
Manca la bella fanciulla rapita e tenuta prigioniera nella torre lassù. Rapunzel   con le sue trecce aspetta invano il cavaliere che salirà abbracciando i capelli prima di darle la libertà.
Qui non c’è nessun cavaliere
Qui non c’è nessuna torre
Qui c’è soltanto una gabbietta, una minuzia, una cosa innocua  che invece imprigiona e porta via, peggio di una strega cattiva, peggio di un sortilegio , un incubo strano che ingabbia e ti porta lontano.
Sembra di essere dietro il pifferaio che tutti i topi fece annegare … mi sembra che fossero però solo i bambini ad annegare.
E dopo i bambini seguirono gli adulti
E senza i bambini, una città diventa una scatola, una gabbietta.
Moltissimi adulti continuarono ad andare al lavoro, ma anche lì, scoprirono presto che potevano restare connessi e non interrompere il mondo fatato fatto di incontri, di concerti, di musiche, di maccheroni
Un mondo di video gustosi, di immagini erostiche, cotte a puntino, salate e pepate…
Che cosa importava sbrigare una pratica, guardare un referto, controllare un registro?
Che cosa importava se un ospedale andava in frantumi, se si era rotto l'ecografo, se il personale era ridotto?
Che cosa importava se la città tornava ad essere sporca  e puzzava di buste, di rifiuti, di fumi neri, di gomme bruciate?
Quel che importava
  invece urgentemente era  andare a vedere che cosa faceva
  quell’esserino che intanto da solo pigiava e pigiava sui tasti neri


lunedì 3 settembre 2012

La favola della gabbietta- Quarta puntata



Interrogato, il nickname non rispose.
Era intento sui tasti, era troppo impegnato.
Nessuna risposta alleviò l’ansia, il tormento di cuori affranti, di amori spezzati.
Nessuna risposta ci fu in quel vuoto di attese, speranze, frustranti bip.
Qualcuno si ricordò di favole antiche, di mostri cattivi coperti di lana, di lupi vestiti di agnelli, di streghe che offrivano mele odorose, del gatto e la volpe che rubavano monete, di invidiosi calunniatori, di perfide sorellastre e di matrigne odiose … qualcuno si accorse che bastava toccare con un bastoncino il piccolino nella gabbietta  ed avrebbe avuto i contorcimenti e gli stessi spasmi della vita di fuori.
Dalle favole alla realtà
Tutto ruotava eppur stava fermo, non c’erano storie, non c’erano mai state, non c’era neppure il castello incantato, non c’era nessuno, nemmeno un  soldato
Eppure tutto quel fermento, quel correre intorno, quel grande da fare aveva distrutto famiglie e legami, aveva portato un freddo nel cuore, più freddo di quello che c’era stato fino ad allora
Qualcuno provò a dirlo in giro, qualcuno provò a chiudere in cantina, in soffitta ,quella gabbietta tanto carina
Qualcuno provò poi ad usare un tablet, un pc in modo normale, dicendo nome cognome ed età allo sconosciuto che trovava di là
 Parlando parlando con amici e parenti, con figli lontani, con soci e clienti.
Avevano perso la fiaba e la fantasia  però …
Riuscirono a vincere quella malia.
Molti non tutti e le strade di quella città, di tante città, di troppe città continuarono ancora per giorni ad essere sempre troppo deserte.

domenica 2 settembre 2012

La favola della gabbietta-terza puntata



Il cittadino, ma tutti con lui, ormai cominciarono a non vivere più, ma no, ma che dico? A vivere una vita straordinaria.
Nell’altrove!
Ridevano sempre, parlavano da soli, guardavano il sedile della loro automobile e prendevano per mano l’immaginario incontrato laggiù, nella stanza fatata dove il loro nick pigiava e pigiava.
Chissà chi aveva incontrato stamane! Chissà che cosa era successo su quello schermo tanto intrigante, tanto volubile, tanto cangiante.
Parlavano intanto i cittadini nella loro mente, per giorni e giorni, con l’altro da loro, uguale preciso, identico e solo, una vera affinità, due anime gemelle.
Magari non erano sempre le stesse, tutto mutava al sorger del sole, tutto veloce tornava a rinascere al tramontar del sole.
Ma, mentre in quella stanza il piccolo si dava tanto da fare, la realtà  si polverizzava, uomini adulti lasciavano le mogli e donne incazzate cercavano altrove, nel gioco degli incontri e degli scontri, del togli uno e metti un po’ quello, restando alla fine scornate e deluse dell’ennesimo giro in una giostra infernale.
Tutti oramai non vivevano più o vivevano troppo, prendendo per vero quello che faceva quell’esserino che  stava con loro.
Urgeva trovare di corsa un rimedio.
Chi aveva per primo inventato il gioco non aveva pensato alle conseguenze, voleva distrarre, voleva ingannare, ma leggermente per un solo momento, voleva soltanto vendere un sogno, un tanto al tempo, con la durata, convinto che poi chiunque avrebbe potuto svegliarsi di colpo e senza pretese.
Ma i sogni sono pericolosi, sono più disturbanti di una realtà, i sogni ti portano sempre per mano e non ti lasciano andare di là
I sogni ci nutrono e ci danno lo slancio per dismettere un vivere  che non piace più
Così in quella città una grande malia invase le case, un girovagare per un aldilà che  portava tutti di qua e di là
Il rimedio, il rimedio, ma quale?
Dove trovare una risposta ad una domanda così impellente, così urgente?
Decisero dunque di rivolgersi tutti a quell’esserino che intanto pigiava




sabato 1 settembre 2012

La favola della gabbietta- seconda puntata

Il cittadino, che era all'inizio consapevole di essere solo nella sua stanza e di guardare quell’esserino, comincio però ad essere molto curioso.
Molto curioso di quel mondo fatato con cui il suo piccolino si divertiva.
Sembrava veramente un altro mondo, un altrove dove donne  giovani, profumate e nude, si offrivano solo per puro piacere senza nemmeno chiedere il nome
Dove uomini giovani, dolci e romantici offrivano carezze, baci e quant’altro a donne sole o malmaritate,o maritate ma non eccitate.
Un mondo fatato dove ognuno poteva essere quello che aveva sempre sognato, uno scrittore, un seduttore, una odalisca, una troia perfetta.
Un mondo incantato senza problemi e senza nemmeno aprire portafogli, bastava soltanto stare a guardare il nickname pigiare e sognare con lui.
Il mondo di fuori pian piano sparì, sembrava noioso, sembrava scialbo, senza nemmeno un’offerta,  se non di un caffè.
Il mondo di fuori era sempre lo stesso, il traffico intenso, la banca, la posta, il cane da portare a passeggio, la gatta incinta, il pappagallino, la suocera da invitare quel dì
Le ricevute e la spazzatura, le figlie in crisi adolescenziale, il figlio ancora disoccupato, la moglie o il marito  sullo stesso divano
Nemmeno un fremito, nemmeno un attesa, nessuna emozione, nessun batticuore.
Era proprio una noia, una noia perfetta, anche se urlavi con il vicino, anche se poi suonavi agli incroci, anche se litigavi con la fidanzata, con l’amante, con il tuo postino.
Cominciarono così a correre in tondo, dapprima impercettibilmente poi sempre più visibilmente, cominciarono a voler tornare a casa, sempre più in fretta, sempre di corsa per guardare  con grande affetto quel piccolino che pigiava e pigiava

giovedì 30 agosto 2012

Nel migliore dei mondi possibili

Nel migliore dei mondi possibili c’è sempre  un Candido che ci crede
C’è sempre un urone, un ingenuo che dice la sua, convinto che sia  facile che sia  giusta
Nel migliore dei mondi possibili c’è solo un modo per non accodarsi
Essere eccentrici, essere puttane al punto giusto , essere sempre un gradino su
Che sentano gli altri che a te sia permesso poter parlare  perché sai di più
Che sentano gli altri il rispetto e la stima che tu stai parlando a tuo rischio
Per fare un nuovo e strano sentiero, per poi invitarli dopo averlo pulito.
Campana, Pessoa, Kavafis ancora, non furon felici, non ebbero onori,
ma noi ora, con i libri in mano, li citiamo convinti che li abbiamo accettati.
C’è sempre un martire, un agnello sacrificale  che porge la guancia, che parla per noi
Che tenta, nel vuoto assordante di tanti, una frase che apra una mente serrata
Nel migliore dei mondi possibili non è facile essere una donna, un uomo  pensante
Bisogna soltanto accettare il pensiero uguale, omologato,  di tutti, di tanti,
ed essere senza un dubbio, una incertezza, pensarla solo con  un no o un sì
senza cercare un forse che ci dia la chiave di essere per una volta in un  mondo normale.
IL forse è bandito, è il vero peccato, perché ci costringe ad andare a vedere,
ad andare a studiare sui libri davvero, a verificare se quel che diciamo ha uno straccio di prova
Galileo lo disse nel cinquecento:-Fate la prova -L’esperimento- e dopo potremo
Sapere se è vero che viviamo in un mondo che più bello non c’è
Più bella cosa di te … più bella cosa non c’è … dopo di te...   lettura
A Voltaire       che è sempre presente   nelle nostre letture
Nel migliore dei mondi possibili




domenica 26 agosto 2012

Fra due parentesi- La pietrificazione


Fra due parentesi – La pietrificazione
In una storiella un uomo mette davanti all’ingresso della sua dimora una pietra ogni qualvolta il suo vicino fa un’azione, secondo lui, riprovevole.
Alla fine della giornata, della settimana, in capo ad un mese, però, l’entrata di casa sua è completamente ostruita,  murata per sempre da tutte le pietre che lui stesso ha sistemato per un fine diverso.
In un’altra storia un cane entra abbaiando ferocemente in una stanza con le pareti foderate di specchi
Il cane vede così davanti a lui abbaiare ferocemente cani e cani e inizia una lotta furibonda contro tutti gli urlanti,  sbattendo i suoi denti, dimenando la coda, rompendo la testa contro tutti gli specchi, ed infine ferito a sangue si  abbandona esanime e sconfitto sul pavimento,  vedendo che tutti intorno a lui guaiscono flebili e anche loro sconfitti.
Secondo i saggi sarebbe bastato che il cane fosse entrato in quella stanza scodinzolante e avrebbe visto  tutti felici venirgli incontro e lui soddisfatto avrebbe sentito soltanto il piacere di esser con loro.
Secondo i saggi anche l’uomo,  invece dei sassi,  avrebbe dovuto imparare a capire che ergersi a fustigatore, a grande maestro di ogni virtù, comporta avere la tolleranza, la dote che ha creato la civiltà.
I saggi così hanno detto
E con scuola, con chiesa, con libri in mano, da sempre poi tutti predichiamo
Con le canzoni un mondo migliore, con il teatro una catarsi, con i giornali e la politica
Il modo per non pietrificarci
E  non restare in una foresta di pietra a guardare smarriti ed impotenti le nostre case vuote e malate
E il nostro paese  desertificato.
E tutti insieme poi ci diciamo:-
Proviamo e proviamoci a non incupirci, a dare una mano, a conoscerci davvero, a rispondere umani e senza grugniti
- Proviamo a scollarci da un computer reale,  strumento fatato, ma liberiamolo dal sortilegio che possa donarci la compagnia.-
 L’utopia dei saggi è pensare che basta soltanto dimenare la coda per essere felici .
Certo va bene in una stanza di specchi, ma non va bene nelle nostre case, dove di specchi ci sono solo i nostri occhi,  le nostre mani pietrificate dal nulla e dal niente quotidiano, dalla difficoltà di dire e parlare con gli esseri veri che sembri vedere.
Chi mai saranno queste donne, questi uomini, giovani o vecchi che stanno con te?
Nella foresta pietrificata nemmeno un sorriso ci basterà, nemmeno tutta la volontà di essere sempre con un fiore in mano, un grazie, un suono umano.
Chissà se possiamo, se mai potremo uscire da quelle parentesi tonde, incidentali,  che chiudono per sempre la nostra vita in una proposizione che proprio non c’è
Una vera e dolente pietrificazione creata soltanto da un segno, parentesi aperta  e parentesi  chiusa,  due segni di punteggiatura!

sabato 25 agosto 2012

La favola della gabbietta - Prima puntata


C’era una volta in un mondo lontano una città molto strana, senza più gente che camminava per strada.
Avevano avuto i cittadini in regalo una gabbietta  con dentro un oggetto animato.
Era arrivata  come pacco postale da una agenzia molto nuova che offriva tanti servizi
E fra questi uno in particolare
La consegna a domicilio della gabbietta con dentro un nick
Era questo un esserino molto carino, innocuo e gentile.
Non faceva la cacca, e nemmeno pipì, non mangiava e beveva,  non aveva freddo e nemmeno caldo,
non doveva essere lavato, non puzzava perché non sudava.
Tutti felici  i cittadini portarono in casa quell’esserino.
Lo sistemarono nel salotto buono, in cucina, in bagno, vicino al letto.
Il nick era bello, era senza corpo, ognuno poteva immaginare , era un drago, un cigno, una torta, o anche e soltanto una scatola di latta.
Il nick aveva nella sua casetta tante maschere di carnevale, ne poteva indossare una o più di tre insieme o da sole come  lui più  gradiva.
Tante figure e fra queste anche visi, visi di uomini e donne più giovani, somiglianti almeno un po’ al cittadino a cui era assegnato.
Visi di sbieco, o visi frontali, formato tessera e sorridenti, visi oramai  stereotipati e fermi in un solo click
Questo per rendere più familiare l’approccio al cittadino più conservatore, più all’antica, di quel gioco nuovo e tanto carino.
-Non ti preoccupare,- sembra che dica l’esserino-  lo vedi?, sono come te, ti assomiglio, certo sono più giovane, sono più carino, ma sono il tuo viso di un tempo che fu-
- Ora stai tranquillo ed inizia a giocare, anzi a giocare gioco solo io, tu stai solo a guardare, guardi soltanto e ti distrai dal tuo mondo cattivo, solitario o troppo pieno, fatto di incontri, di lavori stressanti,  di vigliaccherie da mandare giù-
-Stai tranquillo, mio caro, -sembra dica ancora lui  al suo proprietario, ma questa è solo una illusione, perché il nick voce non ha.
Gioca soltanto mattina e sera ad indossare quelle figurine, quei piccolissimi vestitini fatti di fogli, di colori, di nomi fatati.
Luce del mattino, onda del mare, niente e nulla, senza e tanto, marte e giove, quante maschere per un solo nick
Urano e saturno e poi le stelle, galassie intere dopo la flora, la fauna, il mondo minerale e  vegetale.
Una gabbietta dottissima, ricchissima di travestimenti, come se un fregoli dovesse esibirsi
Ma dove?
La gabbietta era proprio piccina ma dentro era una meraviglia, si poteva guardare perfettamente il nick all’opera  a far passare il  tempo.
Si accorsero così che il nick solo non era, aveva in mano una connessione, un tablet, uno schermo e poteva pigiare dei tasti neri.
Davanti aveva uno schermo bianco che cambiava al pigiare dei tasti, che si animava e riportava fatti misfatti del mondo di là
Il cittadino si accorse che su quello schermo passava il suo mondo, ma era un mondo più variegato, un mondo vasto vastissimo pieno di opportunità
Giornali in rete, e poteva sbirciare, incontri on line e spogliarelli, donne donnine di tutte le taglie, uomini forti e muscolosi, lisci, liscissimi e depilati, giochi di ruolo, di sadomaso, di offerte varie, finanche un biscotto.
Guardava il suo nick pigiare e pigiare dopo aver indossato ogni mattina il vestitino più carino, il travestimento per l’occasione e si accorse che quell’essserino pigiava e tante paroline poi si scrivevano a lato in un riquadro accanto in basso a destra
Era la chat così c’era scritto.
Ma con chi chattava? Ma con  chi scriveva se lui era in una gabbietta e in quella stanzetta c’erano solo il cittadino che guardava ed il nick che pigiava ?