Wanda Marasco nel regno della Litweb con questo suo libro presente nelle librerie da nemmeno un mese ed è da allora che io lo porto con me, ne parlo con amiche e non so scriverne. Non so scriverne per pudore, per paura di non sapere, per lasciare intatto il piacere della lettura. A volte anche il silenzio è una forma altissima di gradimento. Ci provo dunque ma già confesso di non aver terminato la lettura, non si può leggerlo saltando, d'un fiato, bisogna invece recuperare una lettura lenta e accurata per entrare nel mondo di Ferdinando Palasciano. Una forma di resistenza credo sia scrivere libri con ricostruzione storica dettagliata, con fonti certe, con testimonianze accurate e poi scrivere le storie con la cura di un linguaggio ricco, corposo, con aggettivi che a volte appaiono ma non lo sono desueti tanto non siamo più abituati alla ricchezza della lingua italiana.
Come vi ho già detto dal 23 gennaio sto leggendo Wanda Marasco nella bellezza della letteratura e qui è insieme a Fabrizio Coscia che raccoglie e omaggia artisti immensi e sfortunati, immensi come il protagonista del libro di Wanda Marasco il dottore Ferdinando Palasciano. Due libri arrivati insieme in Litweb ed entrambi amatissimi. La grande letteratura abita Il Regno della Litweb.
Questo libro racconta la storia di Ferdinando Palasciano, medico di Capua vissuto nell'Italia dell'Ottocento sotto la dinastia borbonica e dai Borboni condannato a morte e poi graziato perché aveva deciso di curare anche i nemici in guerra. Chirurgo di fama si vide strappare d'autorità alcuni reparti della Facoltà di Medicina e dislocati poi presso il Convento di Gesù e Maria, in poco tempo trasformato in struttura sanitaria, quale ancora è, e che già allora Palasciano riteneva non rispondente a quei minimi requisiti igienici indispensabili per la nuova destinazione.
Questa grande ingiustizia lo segnerà e lui non reggerà tanto da dover essere internato in manicomio. A nulla varrà l'affetto della moglie, e la residenza a Capodimonte, splendida turris eburnea, riproduzione della fiorentina torre di Palazzo Vecchio, dove veniva fin Thalberg a suonare il pianoforte, e la Torre svetta ancora oggi a Capodimonte e l'autrice l'avrà ammirata nel corso degli anni. E mi piace riproporre uno stralcio dell'intervista a Mirella Armiero per Il Corriere Del Mezzogiorno " Come nasce l’interesse per Palasciano?
«La Torre di Palasciano fa parte della mitipoietica dei luoghi della mia infanzia e della mia giovinezza. La vedevo costantemente dai miei balconi, come fosse una quinta dell’animo. A volta mi faceva paura, a volte mi destava un umore sognante. Da piccola non sapevo nulla dei suoi abitanti, eppure compare in tutti i miei romanzi. A un certo punto ho iniziato a studiare Palasciano e mi si è aperto un mondo, sono stata sulla sua tomba e ho scoperto la scritta in cirillico che riporto nel romanzo: “Dio non respingere la sua anima sconvolta dalla crudeltà del mondo. Il male che era in lui non era il suo male, ma il male del mondo”. Non potevo non scriverne. È stato un grande personaggio, il primo a proclamare il principio di neutralità dei feriti di guerra. Un monito che oggi viene calpestato, in questi nostri tempi di guerra in cui si spara sui civili, su donne e bambini, quindi mi è sembrato che ponesse temi attualissimi. Ma ho lavorato a lungo, non ero mai contenta, strappavo i fogli, finché le mie amiche scrittrici mi hanno fermato... così in tre anni e mezzo ho finito il romanzo»."
Il racconto degli ultimi anni di vita di Ferdinando, ripercorre tutta la vita, per frammenti, dall’infanzia all’incontro con Olga, la nobildonna russa sua paziente e moglie, le amicizie con Nicotera, Dalbono, Schilizzi e con Antonio Ranieri, con in quale ebbe contatti sia in Parlamento essendo entrambi senatori, e condividendo con lui il culto di Leopardi.
Leggiamo dunque Wanda Marasco Di Spalle A Questo Mondo vivendo con lei e con i suoi personaggi e parlandone con l'antico piacere di sentire "una liquidità sonora intorno alle parole"
Ippolita Luzzo
Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L’arciere d’infanzia (Manni 2003) e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto 1997). I suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell’abbandono (Neri Pozza 2015) è stato selezionato per il Premio Strega 2015 e portato in scena dal Teatro Stabile di Napoli per la regia di Claudio Di Palma. Nel 2017, sempre per Neri Pozza, è uscito il romanzo La compagnia delle anime finte, arrivato finalista al Premio Strega.
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