venerdì 7 febbraio 2025

Inverness di Monica Pareschi


 Inverness, una raccolta di racconti che Monica Pareschi pubblica per Polidoro nella collana diretta da Orazio Labbate nell'ottobre 2024 mi giunge ed io la leggo con una commossa partecipazione e veramente lusingata di poter avere la possibilità di parlare sia di una bravissima scrittrice quanto di una apprezzata traduttrice. 
Lei pubblica questi racconti a distanza da dieci anni dal primo suo lavoro e cosa siano i racconti per lei lo faccio dire all'autrice,  in questa intervista di Valentina Barengo Monica confessa:"  i racconti sono più gestibili, non richiedono la metodicità di scrittura di un romanzo. La scrittura di un racconto può essere episodica, durare qualche giorno, o anche anni quando certi nodi non si risolvono, ma non richiede l’impegno costante ed esclusivo di un certo numero di ore al giorno. I racconti sopportano di essere abbandonati, anzi, a volte i mesi di “non scrittura” sono funzionali per capire dove si sta andando, per trovare l’elemento che fa tornare i conti. Il bello dei racconti – o perlomeno i miei funzionano così – è che si può partire senza sapere dove si sta andando, lo si scopre man mano; a volte, come dicevo, grazie a lunghe soste. Il racconto è un viaggio particolarmente avventuroso, che richiede la disponibilità dell’autore (e del lettore!) a lasciarsi sorprendere dall’esito, che a volte è del tutto imprevisto. Il racconto, per come la vedo io, si gioca tutto sull’effetto di mistero che producono i non detti, gli spazi bianchi, le lacune del testo." e ancora "La scrittura è un’attività ordinatrice, crea nessi, porta senso dentro un caos apparentemente irriducibile. E dare senso al caos – perlomeno di tipo estetico – mi pare la funzione più evidente e forse anche più utile della scrittura."


 Eccomi con la sua scrittura e con i  suoi otto racconti, uno più intrigante dell'altro, sui Baci di Munch, o la percezione dell'amore mi sono ritrovata a pensare come la protagonista, oppure credo che l'autrice eserciti un tale grado di convincimento da farci immedesimare e poi Fiori è un amore che finisce che è finito ma ancora non si è detto che è finito e allora i gesti si ripetono fiacchi e stanchi, ripetitivi, e Troppo amore uccide tra "il ghigno e il singhiozzo" e "I Gabbiani" mi ha precipitato nel film Gli Uccelli di Hitchcock e a guardare con sospetto il grasso piccione che ogni mattina fa la sua passeggiata sul parapetto del balcone della camera da letto. Nella tristezza della vecchiaia con Mors tua vita mea e la vita scivola mentre Gheri non sembra voglia accettarne i segnali. 

E poi Inverness che dà il titolo ai racconti. Inverness è un viaggio, una destinazione, ma anche un immaginario sostantivo inglese, l’“invernitudine” che caratterizza lo sguardo dell’autrice e il destino gramo di noi tutti. La storia di un'amicizia nata dove nascono le amicizie,  tra i banchi di scuola, la storia delle nostre assemblee, dei nostri cortei, delle manifestazioni in cui si gridava "Lotta dura senza paura" e “Ce n'est qu'un début”e poi le cariche e poi i viaggi con l'autostop. Il malessere dell'adolescenza, il malessere di crescere, il malessere di non conoscersi, di non accettarsi, i medici, le pillole, il corpo curato come una cosa e non come essere senziente. C'è tutto in questo viaggio di Monica, un viaggio con una amica verso questo paese pieno di sole e di luce ghiacciata, azzurra. Viaggiando con Monica abbiamo accanto la grande letteratura che ci interroga, che ci spaventa e ci rimprovera delle nostre disattenzioni.   

 Poi ciò che conta è lo stile, è il ritmo, il suono di questi racconti, una scrittura unica, nel senso proprio della creazione pura. La purezza dello scritto è ciò che tiene fermi alla lettura e Monica Pareschi la possiede e per questo noi la amiamo nel Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo 


 Monica Pareschi vive a Milano e dove da oltre vent'anni traduce e lavora come editor di narrativa per le maggiori case editrici autori di lingua inglese tra gli altri i racconti di Kevin Barry per Adelphi, Doris Lessing, James Ballard, Bernard Malamud, Willa Cather, Shirley Jackson, Charlotte Brontë, Alice McDermott, Hisham Matar, Mark Haddon, James Hogg, Paul Auster, Muriel Spark. È autrice di È di vetro quest'aria (Italic 2014, Premio Renato Fucini). Insegna traduzione all'Università Cattolica di Brescia. Nel 2020 ha vinto il Premio Gregor von Rezzori per la traduzione di Cime tempestose, pubblicata da Einaudi nel 2019


Nel 2020, per la sua traduzione di Wuthering Heights, ha vinto il Premio InternazionaleVon Rezzori e il Premio Letteraria  e  nel 2023 il Premio Fondazione Capalbio per la traduzione di Piccole cose da nulla di Claire Keegan).
 Attualmente è impegnata in una nuova traduzione di Wuthering Heights per i Classici Einaudi. Suoi racconti e interventi sono apparsi su diverse testate. Tiene corsi e seminari di traduzione letteraria e editing in diverse università. Ha inoltre ricevuto una menzione speciale al Premio Arturo Loria 2014, ed è stata finalista al Premio Bergamo 2015. Vive a Milano con suo figlio

Da dopo l’estate  del 2024 sono ben cinque i libri tradotti: Quando ormai era tardi di Claire Keegan, Christopher e quelli come lui di Isherwood, Una nuova vita di Tom Crewe, Elizabeth di Ken Greenhall e La roccia bianca di Anna Hope 

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