I Pacchetti, i libri pronti per essere spediti, sono raccolte inedite di lettere dagli epistolari di grandi personaggi della storia, della letteratura. Sono leggeri e tascabili e la sovraccoperta può essere trasformata in una busta per essere affrancata e spedita con la sua bella lettera all'interno. L'Orma Editore ama i libri e li cura con affetto infinito, e noi insieme abbracceremo queste meraviglie. Sono 37 I Pacchetti, con le lettere di Gramsci e della Austen, di Wilde e della Luxemburg, oggi con Pavese, affidato alla sapiente attenzione di Federico Musardo.
Federico Musardo raccoglie le lettere di Pavese, in un periodo che va dal 1924 al 1936, dai sedici anni dell'adolescenza ai trenta della età adulta, anno in cui Pavese esordì con la raccolta di poesie Lavorare stanca.
Pavese scrive e conserva, forse consapevole che tutto un suo pensiero debba essere lasciato a noi, e scrive al professore di italiano e latino, Augusto Monti, scrive ai suoi amici, Mario Sturani e Tullio Pinelli, e noi lo incontriamo nel suo farsi scrittore, nel confessare dubbi e nel voler attenzione. Con le contraddizioni e gli amori, con la voglia di usare la scrittura per divergere dalle incombenze del vivere difficile, come poi ci dirà nel Il mestiere di vivere, il diario dal 1935 al 1950.
Federico Musardo ci invita a leggere le mail per "scoprirne il piglio insolente da spaccone, il sorriso sornione, persino la voglia disinibita di divertimento" ed io ve li raccomando con la stessa affettuosità. "Più si è malcontenti di sé e più la firma si mette gigante" scrive fra parentesi Cesare Pavese a Sturani, nel novembre del 1924, ed io faccio la prima piccolissima orecchietta al libro, per pentirmene subito dopo, perché non dovrei sciuparlo, ma il desiderio di fermare con un mio segno mi sembra impellente quasi come quello di chi crede fermamente di avere vastità e verità con il libro in mano. Con un libro il mondo è nostro, sembra ci diciamo.
Il libro è arricchito da fotografie dei destinatari delle lettere, conosciamo Sturani, Pinelli, Monti, e quello che poi mi sorprende, ma qui è un mio fissarmi, è leggere in una nota che Sturani si vedrà rifiutato un suo romanzo all'Einaudi proprio per l'opposizione di Pavese, ed io sono curiosissima di sapere ancora.
A Tullio Pinelli il 18 agosto 1927 Pavese scrive: "E se amo anche i libri è perché in fin dei conti i libri sono parte del mondo, come le donne, gli alberi, le bestie, i fiori, i poeti, le fabbriche, le stelle e questa mia meravigliosa lettera"
e sorridendo affabile dal mio "meraviglioso pezzo" un grande onore per me avere nel Regno della Litweb il delizioso "Pavese Non ci capisco niente" Lettere per noi
Ippolita Luzzo
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