mercoledì 3 gennaio 2018

Il cielo di Olimpio

L'arcobaleno di Amori regalati
"Le cose importanti della vita ti passano sotto gli occhi e in quel momento tu non usi solo la vista ma tutti i sensi. Quel pezzo di carta mi parla, è pesante, ha consistenza. Ha i colori dell'arcobaleno, benché la foto sia in bianco e nero."
Mi innamoro in questo modo di un libro, del libro Amori regalati di Olimpio Talarico, imparo a memoria e ricopio alcuni passaggi, felice di iniziare il 2018 proprio con Amori regalati.
Ho già scritto per CabaretBisanzio una lettura del libro, questa è un'altra e poi un'altra ancora.
Qui parlerò del cielo di Olimpio, con le nuvole, il vento, i colori. 
"Così Marta e Davide entrarono in me come entrano gli spifferi della tramontana da una finestra malandata, tenaci, sussurrati, avanzi superstiti di un temporale inaspettato." Ogni momento importante è dipinto con i colori del cielo, ogni similitudine si avvicina al cielo, al suo splendore, la brezza, le nuvole, la luce.
"Buenos Aires, inverno 1996 Sole negli occhi e fra i capelli ventate leggere. Una timida brezza, fregandosene della mia apprensione, continua a portare appresso odori e timbri antichi... Riprendo mentre nuvole bianche si braccano nel cielo azzurrognolo." 
Il protagonista ormai adulto, anziano, cammina per le strade di Buenos Aires, e la brezza, animista, regala a lui i ricordi. I fenomeni atmosferici diventano nel libro vivi e presenti, partecipano con la voce narrante di Martino Aiello, il protagonista che incontriamo bambino "con la faccia schiacciata al finestrino e gli occhi lucidi come un anello." lo seguiamo e lo ritroviamo a domandarsi da adulto le domande che tutti ci facciamo: Chi erano gli amici, i fratelli, per i quali mi ero tolto il pane di bocca? e soprattutto come mai non abbiamo capito in tempo? Come sia possibile vivere a fianco e non conoscersi! Domande eterne. Il vento intanto inizia a soffiare e la risposta è nel vento, canterebbe Bob Dylan. 
"Come se mi avesse aspettato il vento iniziò a soffiare, prima piano, poi con delle sbuffate così forti da sollevare le foglie appoggiate a terra. E spostava le nuvole che galoppavano con la velocità di una faina. Eravamo a novembre e faceva freddo, eppure ero sudato. Mi passai il palmo della mano sulla fronte: erano gocce, ma più crude di un incubo. Incominciarono a scendermi sul viso, sulle guance, arrivarono fino alle labbra. Ne sentii il sapore: quello aspro e fastidioso delle amicizie lontane, insolente e velenoso dello sconforto. Pag 176 Amori regalati
Ed il cielo è una musica, con le parole di Pasolini, con la voce di Modugno  "che io possa esser dannato se non ti amo e se così non fosse non capirei più niente tutto il mio folle amore lo soffia il cielo lo soffia il cielo così
Il cielo di Olimpio
Ippolita Luzzo

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