domenica 31 dicembre 2017

Discorso di fine anno 2017 Il paese delle meraviglie

Il passeur nel paese della meraviglie.
Il paese delle meraviglie sta nella nostra testa, ci racconta la Oates nel libro uscito da poco da Saggiatore.
Il nostro cervello è il paese delle meraviglie.
Nel magico ruolo del blog, come regina del regno inesistente della Litweb, noi abitanti del paese delle meraviglie attendiamo fiduciosi l’alba e le altre albe colorate di stupore e meraviglie. Alla maniera di Aristotele, meravigliandoci.
Lo stupore sul viso di Domenico Dara, ieri cittadino onorario di Girifalco per meriti letterari, sembra il suggello di un anno grande in Litweb dove i successi dei nostri predi-letti sono i successi della Litweb tutta. 
Lo stupore e la meraviglia per la recentissima laurea in architettura di Daniele Rizzuti all'Università Mediterranea di Reggio Calabria con una tesi sulla città come un alveare, una comunità dello spirito, una utopia che i professori hanno premiato con 110 e lode, aveva accanto la famiglia inventata della Litweb.  
Il Premio Brancati, con il direttore artistico Raffaele Mangano, a settembre mi ha visto giurata e partecipante alla serata conclusiva a Zafferana Etnea, e via via a risalire i giorni a Corazzo, all'Abbazia Benedettina dove si sono letti i miei pezzi insieme alla relazione di Domenico Gattuso, mentre Antonello Caporale intonava anche lui, come tanti, il titolo di un mio pezzo caro:La cultura lallallà.
Il libro di Pietro Criaco, presentato a Decollatura, con i Koralira, bravi, bravi bravi, e poi poi a risalire Il Maggio dei libri, il Tropea Festival, Giurata nel Libro nel cassetto a Vibo che ha visto vincere Briciole dai piccioni di Alessandro Turati, per la casa editrice Neo. Mai avevano vinto loro, mai aveva vinto Alessandro, però in Litweb si vince sempre perciò stupore e meraviglia e conferme conferme conferme. I premi al bel libro di Alessandro Zaccuri, Lo spregio, i premi a Domenico Dara, i premi e le conferme ad autori bravi bravissimi dei quali per primo si parlò in Litweb. 
Il paese delle meraviglie in Litweb, cioè io,  continua nel ringraziare le case editrici e gli autori che mi danno fiducia e mi affidano i loro libri ancor prima che vadano in libreria a volte: Voland, NNE; NEO, PaginaUno, Tempesta Editore, Manni, Nutrimenti, e moltissime altre.
Nel paese delle meraviglie l'incontro con il gruppo lettura di Rimini e col gruppo lettura di Lamezia, incontri di amicizia e scambio, e l'amicizia corre con un libro in mano. 
Vado a memoria in questo pomeriggio di fine anno, vado a memoria abbracciata ad un libro di Olimpio Talarico, conosciuto ieri a Girifalco. 
Nella meravigliosa giostra degli incontri con un libro in mano l’amicizia si allarga nel regno della Litweb, il regno esiste e vive insieme a noi. È bello essere vivi in Litweb.
Bellissimo chiacchierare con Giuseppe Girimonti Greco, con Ilide Carmignani, con Claudia Melica, con moltissimi studiosi veri. Veri. 
E su Achab io sto, su Achab, la rivista letteraria di Nando Vitali e Maria Rosaria Vado, su Achab con un mio pezzo: Ho un altro sud in testa. Su Achab con Armando Rotondi.
ed eccomi, ho in mano tutte le raccomandate con ricevute di ritorno presenti alla festa di Domenico Dara.
Stupore e meraviglia nel 2017, stupore e meraviglia triplicata per mille ci aspetterà nel 2018, nel paese delle meraviglie.   
Nel giorno felice di un ruolo inventato, "il passeur", direbbe Pennac. Mi sento il passeur di tutti voi
Auguri 
Ippolita Luzzo         

sabato 30 dicembre 2017

La differenza fra Giancarlo Paola e i Volo al Caffè Letterario

20/03/2015
La differenza fra Giancarlo Paola e i Volo, al Bar Del Popolo
Il successo è una questione di incontri. 
Ed i Volo incontrarono bene.
Tutto qui. La bravura poi sarebbe espressione di personalità che i Volo non hanno, per ora. Parere mio, dopo averli ascoltati in un filmato a Sanremo, vittoriosi. Interrogato Giancarlo, sui Volo, mi disse, educatamente, che loro hanno dei bei timbri vocali e che su questo registro musicale fanno pop.
Io invece posso dire che hanno intercettato la macchina che tutto macina e  sono stati creati per dare un prodotto confezionato a discapito di ogni individualità. Così come succede per libri, film, arte, nel terribile mondo omologato e conformato.
Tutta un’altra storia ascoltare stasera Melodie e Racconti.
Romanze, Arie d’opera e canzoni dell’ottocento insieme a poesie  di autori calabresi al caffè letterario del Bar del Popolo in via Eroi di Sapri  a Lamezia Terme.
 Il Bar del popolo dal 1960, quindi storico, aveva saletta,  ex sala da gioco riconvertita da un anno al piacere delle arti con progetto europeo di riqualificazione dei centri storici, offre lo spazio, gratuito, per lettura di libri, ascolto di musica, come succede nelle città vere. Fra gli ospiti in questo anno Pasquale Guaglianone, giornalista, corrispondente da Buenos Aires di Rai Italia, la rete internazionale della Televisione Italiana.
Intanto che prendo appunti Giancarlo prende la chitarra e  inizia con negli occhi  la luce della passione
Da un mio post precedente  prendo queste annotazioni “Giovanissimo, Giancarlo è tenore,   conseguito diploma in canto nel 2013.
Modi garbati, e misurati, insieme fanciullo, perché felice.
Felice di stare a suonare e cantare e recitare per noi “La donna è mobile" " A Spuntunera" " Mattinata" ” Libiamo ne' lieti calici” il  brindisi in tempo di valzer del primo atto della Traviata di Giuseppe Verdi
.
Giancarlo non è solo un bravo tenore, ma anche un fine dicitore, ha letto con voce pulita e con partecipazione, a volte ironica, a volte incuriosita, i racconti di Saverio Strati, ”Gianni e la zappa”,” Il Prete e la pioggia”, “ Il contadino e le fate” racconti scelti da lui, per dirci che nessuno deve scordare le sue origini, nessuno si mette d’accordo per un benessere generale e nessuno è felice se non si accontenta e non smette di chiedere.”
Domando  come mai abbia ripreso il primo verso di un canto popolare e lo abbia ripetuto alla fine, come sempre faccio anche io nei miei post, e lui mi risponde che gli piace chiudere un cerchio, ritornando sulla strofa  con sua personalissima aggiunta.
Questa io credo sia la differenza fra chi è un prodotto e chi aggiunge sempre qualcosa di sé stesso.  Per il successo poi aspettiamo la Clerici!

Ippolita Luzzo 

lunedì 25 dicembre 2017

Post natalizio al freddo e al gelo

Splendida giornata di sole oggi. Vado a fare due passi al Parco Felice Mastroianni, un parco intestato ad un caro e amato poeta originario di Platania. La giornata è splendida.

Il Natale sembra domenica, ogni domenica è l'incontro con l'avvenimento sacro della comunione con quella nascita, la possibilità per gli uomini di essere riscattati dal perdono da quel Dio inflessibile e onnipotente conosciuto attraverso la Bibbia. 
Una rivoluzione fu il Natale, una rivoluzione del pensiero, un umanesimo della tolleranza e della disciplina.
Il messaggio fu travisato e chissà se lo conosceremo mai nella sua totale accezione rivoluzionaria, però dovrebbe rimanere, esso contiene i temi al centro del dibattito al freddo e al gelo del 2017.
E mentre il Natale viene consumato offendendo lo spirito stesso del Natale, al freddo e al gelo dei rapporti umani ci troviamo i telefonini invasi da video inneggianti solidarietà.
La disumanizzazione degli auguri. Video e immagini stereotipate presi da internet e schiaffati a tutti i contatti su whatsapp messenger e Facebook, in triplice augurio alle stesse persone, tanto chi li manda manco si accorge di averli già mandati.
Un freddo e un gelo che questo sole, luminoso e amabile dell'inverno tenta invano di scaldare. 





Per noi una poesia di Felice Mastroianni 
                     L' arcata sul sereno

                     Rifioriscon le rose
                     dei cieli sopra il mondo
                     e ricanta la vita
                     in un flusso di eterni
                     ritorni, sempre nuovi, delle                       cose.

                     Al respiro profondo 
                     di selve e di marine
                     si disancora l'anima ai                                                                      superni
                     lavacri della luce, oltre il confine 
                     breve dell'ombra.
                     E d'azzurro s'irrora 
                     la giovinezza mia
                     nella giovane luce dell'aurora.

                     A me la vita sia 
                     non avara d'azzurro e di sereno
                     per te dolce Poesia.
Buon Natale da Litweb   

domenica 24 dicembre 2017

Presepi a Conflenti e la luna sta lì

La luna ogni notte si ferma e va a dormire lassù, mi dice Alberto, mostrandomi la chiesa della Querciuola, costruita nel luogo dove nel 1578 la Madonna è apparsa  al pastorello Lorenzo Folino.
Nel discorso del ritorno parliamo tanto del sacro, un dialogo da due modi di vedere, quella del non credente e quello della credente. Resta nell'aria quel non detto dell'indicibile di una spiegazione che possa essere certa. Il pensiero umano non può dare certezze. Ed è in questa incertezza che nasce l'arte, nasce l'opera dell'uomo, della civiltà, delle conoscenze scientifiche, della costruzione di riti e presepi. 
Nel tentativo di dare certezze nasce la famiglia, la struttura portante di una società, e stasera, per le vie di un paese dell'entroterra lametino, sentiamo l'impronta della storia, degli abitanti passati, andati via, del calore del fuoco che ci accoglie in un grande fusto con pezzi di legna accesa nelle strade dei vicoli. Arde il fuoco sui vicoli e incontriamo Pasquale Floro, artigiano di presepi. Sarà lui ad accompagnarci durante la nostra visita ai Presepi. Lina mi dona aiuto ogni volta, le stradine sono in discesa e in salita con pendenza uguale a quella delle strade di San Francisco, e richiedono equilibrio e stabilità di andatura. I presepi stanno nei magazzini, nelle mangiatoie, luoghi dove un tempo gli abitanti tenevano un asino, un maiale, le botti. Luoghi dove un tempo vivevano le famiglie. Tetti con travi a viste, muri di pietra, pavimento di terra battuta, entriamo. 
Molti artisti hanno partecipato a questo terzo anno di Presepi a Conflenti,“Presepi nel Borgo” l’iniziativa ideata dal gruppo di conflentesi 'Gli amici del Casale' e i presepi hanno infatti il fascino dell'originalità, rispecchiando il pensiero e il momento creativo di ognuno di loro. 
Vi sono presepi fatti di canne, di sabbia e pietra,  incontriamo le cinquanta case intagliate su una grande radice di albero di ulivo, radice interrata per la costruzione di una strada e ritrovata durante i lavori per l'acquedotto. Storie di apparizioni e di nuove testimonianze, di un ulivo simbolo di pace. Sono i simboli infatti ciò che gli uomini creano, simboli da riconoscere affinché il senso delle piazze e dei luoghi d'incontri vadano al di là di una semplice bravura tecnica. 

Giunti nella piazza ci informano delle iniziative dell'associazione "Felici&Conflenti" trasmissione della cultura coreutica e musicale dell'area del Reventino. Conosco ciò che fa Alessio Bressi e i suoi collaboratori dai racconti di amici entusiasti. Desiderano far vivere un luogo donando e trasmettendo la conoscenza, il simbolo, la musica, la convivialità. 
L'aria è diversa da ogni altro luogo qui a Conflenti, l'aria è serena, mi verrebbe da scrivere se non fosse già nella canzone "O sole mio" una simile espressione, l'aria è leggera e pulita, l'aria è respirabile. Si respira. Incontriamo Anna, i bambini, il marito, Ivana, la sorella di Lina, incontriamo Calipari, un artista di talento, incontriamo gli Amici del Casale e la serata volge al termine con una striscia di luna lassù sulla Querciuola.         
Ippolita Luzzo 

sabato 23 dicembre 2017

Acqua di Colonia- Addio sogni di gloria. Daniele Timpano ed Elvira Frosini

Sento e risento Addio sogni di gloria cantata da Di Stefano, stamani. Il brano di Carlo Innocenzi su versi di Marcella Rivi lanciato negli anni '50 da Luciano Virgili. Acqua di colonia, l'atto teatrale di Daniele Timpano ed Elvira Frosini, ieri sera al Tip, accolto con una folla spettatori in silenzio religioso, sacro quasi, perché sacro è il teatro, raccontava l'epopea delle colonie italiane durante il fascismo e aveva come motivo ricorrente questa canzone cantata da Di Stefano, altra grande voce italiana. Sulla scena veniva cantata e suggerita da Daniele e Elvira:
Quando ragazzi felici andavamo alla scuola
con la cartella a tracolla ed in tasca la mela
per il futuro avevamo un vestito di gala
quante speranze di gloria di celebrità
ma inesorabile il tempo tracciava il cammino
e a testa china anneghiamo nel nostro destino.
Addio Sogni Di Gloria addio castelli in aria Addio anni di gioventù perché perché non ritornate più Addio Sogni Di Gloria addio castelli in aria Meglio tacer le memorie 
La scena è nuda, sul palco una piccola sedia scomoda, vi sta seduta una ragazza nera, ospite ignara dello spettacolo, e il duo scarno ed essenziale degli attori stanno a parlare fra di loro, a bassa voce, senza quasi accorgersi che li aspettiamo seduti in silenzio. 
Il colonialismo, è tutta colpa del colonialismo anche italiano- dice Daniele ad Elvira in un lamento verso tutti i neri che la importunano nel vendere accendini.
 Non sappiamo niente della nostra storia, continua, non sappiamo niente del mare nostrum, se non quel poco che abbiamo studiato a scuola oppure dai racconti di un nonno che ha fatto la guerra d'Africa. E qui mi ricordo il bel libro di Giulia Caminito La grande A, sulla nonna in Libia, e capisco quanto i libri abbiano cercato di farci conoscere quei morti asfissiati delle guerre coloniali. Tutto nero. Elvira enumera una serie di romanzi, Tempo di Uccidere di Flaiano, Terra matta di Vincenzo Rabito... come se tutto fosse finito e non lo è.
Questa cosa, il racconto di cosa fu il colonialismo, sembra non interessi nessuno eppure dovrebbe, vista la trasformazione degli abitanti italiani, visto l'arrivo e gli sbarchi e i morti e le sevizie, e gli affari che si fanno su questi arrivi. 
Anni Trenta, Finale dell'Aida di Giuseppe Verdi:Marcia Trionfale
 Gloria all' Egitto, ad Iside che il sacro suolo protegge Al Re che il Delta regge, inni festosi alziamo! 
Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al Re! Gloria gloria gloria! 
Inni alziam, inni alziamo! Gloria gloria al Re! 
Inni festosi alziamo!
Ora Daniele e Elvira ci chiedono di immaginare l'Africa, come fece Salgari nei suoi romanzi, immaginando luoghi dove non era stato, le nostre colonie, il caldo, l'umidità spaventosa, Massaua tutta bianca, il freddo. L'Africa dalla Guida dell'Africa Orientale del '38.
Abbiamo sconfitto il Negus, con la barba del Negus faremo spazzolini, le città imperiali, Immaginate la solitudine, l'equatore, le piogge improvvise, gli sciacalli arrivano e ti mangiano, il baobab e il sicomoro, il tabacco, il colibrì.
A pagina venti la guida parla dei Somali.
Ascoltiamo in silenzio Daniele.
Giallo, giallo come il deserto, l'Africa nera un giardino zoologico. Uno spazio vuoto, Tarzan, e assistiamo alla scoperta dell'Africa.
 La mia Africa, il film con Meryl Streep.
Passano velocissime le immagini, il ritmo è sostenuto dall'incredibile velocità dei due interpreti, e Siamo confusi-dice Elvira, confusi da tante atrocità: Lo stupro di Gustavo Bianchi su una donna nera, le risate dei suoi amici, i troppi morti asfissiati col gas, i due film di Gualtiero Iacopetti: Mondo cane, Africa Addio.
 Il giallo diventa nero. Sole nero.
 Possiamo metterci gli occhiali da sole e dire il colonialismo non esiste? fare solo i turisti in Africa? Bagnarsi e sdraiarsi sulle spiagge di Malindi? mi viene in mente questa digressione mentre i due istrioni si stiracchiano al sole. Acqua d colonia non può essere acqua passata, il duce che si affaccia dal balcone, Minniti che ora si accorda con la Libia, dico io, Faccetta nera e Tripoli bel suol d'amore, Ne sarete degni? domanda il Duce. Osanna.
Scorrono i racconti di Montanelli, inconsapevole del male, i versi e le profezie di Pasolini, recitato da Elvira, quasi trasformata in Pasolini vivo e denunciante ancora.

Aida e Radames un teatro di potere, alle falde del Kilimangiaro l'Alli galli dei Watussi.
Il teatro è un luogo sacro e qui è possibile domandarsi alla luce della conoscenza dei fatti:-Ma siamo dei mostri?
Questo ci chiedono e si chiedono i due attori sulla scena in due ore di spettacolo incalzante,  come nella piazze medioevali giungeva il banditore per informare.
Consapevoli di una Odissea nello spazio che vedrà l'alba di un sacchetto di spazzatura nero, anche noi "Pittore ti voglio parlare", canteremo Pittore ti voglio parlare mentre dipingi un altare.Io sono un povero negro e d'una cosa ti prego.Pur se la Vergine è bianca fammi un angelo negro. Senza farne una parodia, oppure capendo tutto il dissacrante della parodia.
Ippolita Luzzo  



venerdì 22 dicembre 2017

I più letti nel 2017 sul blog Ippolita la regina della Litweb

Inizia l’anno con I miei Premi, un pezzo che viene ospitato da Giacomo Verri i primi di gennaio del 2017 e poi riportato nel mio blog. Qui vi metto i pezzi più letti con accanto il numero delle letture.
I primi dieci libri più letti e a seguire i primi cinque. A 600 stanno molti. 
Un anno di letture.
Un anno ospite da Liberi di Scrivere di Giulietta Iannone e da Gianluigi Bodi, un anno sulla rivista CabaretBisanzio di Enzo Paolo Baranelli. Grazie a voi. 
I più letti:  

Gioacchino raccontato dai suoi fiori di Francesco Polopoli 2604
I pescatori di tonni di Raffaele Mangano  1638
Vite e morte delle aragoste di Nicola Cosentino 1160
Eclissi di Ezio Sinigaglia 1018
La stanza profonda di Vanni Santoni 985
Storia di una passione politica: Tina Anselmi di  Anna Vinci  935
Riccardin dal ciuffo di Amélie Nothomb  876
Tatty, il romanzo di Christine Dwyer Hickey 770
Verso qualcuno Roberto Pallocca 708
Via dell’Aspromonte di  Pietro Criaco 708


Strategia dell’addio Elena Mearini 703
Il regalo di Nessus, Irlanda e Scozia da Paginauno 671 
La notte che ci viene incontro Claudio Grattacaso 649
Mia figlia Don Chisciotte di Alessandro Garigliano 637
Italia di Massimo Franceschelli 631
Ippolita Luzzo 

giovedì 21 dicembre 2017

Potrebbe trattarsi di ali

In periodo di angeli che annunciano la venuta del Cristo Redentore mi trovo a parlare di altre ali, le ali di Colomba, una delle protagoniste del libro di Emilia, Potrebbe trattarsi di ali.
"La vita è diventata un rocchetto di legno intorno cui si arrotola sempre lo stesso filo e sempre nello stesso modo, formando ogni volta lo stesso disegno a losanga che sembra quello di un pavimento dilatato."
Così succede che  "Colomba legge e si tocca la schiena. Da qualche tempo vive con un dolore sommesso, cronico, non troppo forte ma neanche troppo lieve. È convinta provenga dalla tumefazione che sente sotto le scapole, grande come una manciata di fango. Presto farà una visita al centro, pensa, mentre tira la cagna vicina al piede."
Conosciamo Colomba 
"Lei ha il nome della nonna paterna, Colomba Maria. In casa, però, è da sempre Beba. Sua madre era brava a trovare nomignoli, e Colomba è rimasta Beba, anche ora che ha cinquantacinque anni e quel appellativo comincia a essere piuttosto breve per la sua età.
Vuoi che t’inizi a chiamare Colomba proprio adesso, che non hai mai volato in tutta la tua vita? Le aveva chiesto crudele, il marito, e i figli avevano riso con lui. Era stato a Ferragosto, mentre sul terrazzo al mare mangiavano linguine con l’astice.
E se avessi ali nascoste?"
Alcuni momenti dopo...
"Ma lei sente che potrebbe trattarsi di ali, quando la schiena comincia a bruciare.
Le sente annunciarsi con un prurito violento, come se tentassero di sbucare dalle ossa facendosi spazio tra la massa muscolare. Ne avverte il frullo la sera, prima di addormentarsi, come un arpeggio lieve tra le scapole. E ne ha quasi la prova, quando si guarda allo specchio il mattino e porta le dita della mano su due piccolissimi avvallamenti seguiti da due bozzi." e mentre Colomba trova un amica anch'essa con le ali noi leggiamo il secondo racconto e incontriamo Camillo senza una mano. 
Sono racconti tristi, racconti di mancanze, racconti Fuori misura, come quello di Agnese,"Io sono uscita fuori misura. Sono andata oltre ogni immaginazione genetica in quanto a formosità. Sono over, come un soufflé che, fidando nella capacità contenitiva del ruoto, ha debordato dal forno"
Le cose accadono "Come si fa a dire se. Le cose accadono quando è il momento loro, come per i frutti maturi, che se non li raccogli in tempo sfracellano a terra. Me lo ripeto, a volte senza convinzione.Perché invece le cose capitano soprattutto quando le aiutiamo a diventare.
"Ogni storia è fatta di almeno due storie, una in primo piano e una, più intima e personale, nel fondo: era quella a venire via via in superficie, era quella la matrice del racconto."
"È il protagonista della storia che andiamo a raccontare, che agisce, pensa, soffre, ama, che nella sua ordinarietà ha una qualche qualità straordinari"
"Potrebbe trattarsi di ali" la raccolta di racconti di Emilia Bersabea Cirillo al femminile di una narrazione intimistica, come si usava un tempo, al tempo di una narrazione piana e discorsiva, trova lo spazio fra conversazioni letterarie di una casa editrice L'Iguana, tutta al femminile.
Potrebbe trattarsi di ali eppure non lo saranno però nel periodo degli angeli sarà augurale. 
Ippolita Luzzo