venerdì 27 ottobre 2017

Alessandro Zaccuri Come Non Letto

10 classici +1. Comincio dall'ultimo  La vita istruzioni per l’uso: il destino.
Bartlebooth è seduto davanti il suo puzzle. Io sono seduta su una panchina pubblica al sole di uno spiazzo verde vicino casa. Leggo e sottolineo Alessandro Zaccuri con “la consapevolezza che il romanzo non era finito. Si poteva smontare e rimontare”
Trovare quel che sparisce e andare a visitare quel luogo inventato in rue Simon-Crubellier al numero 11. La sera del 25 giugno 1975 poco prima delle otto di sera.
La creazione di uno scrittore: Perec.
Un grande libro è la storia che racconta, ci dice Alessandro e noi, non invitati, riusciamo ad entrare in quelle strade, in quelle case, sederci sui divani di quegli abitanti con i tetti scoperchiati.
Decifriamo così la mappa che invisibile disegna attorno a noi il romanzo. “Riempire i vuoti tra un fatto è un altro, riconoscere che c’è una forza che guida le nostre vite e che permette di riassumerle in una storia” dal nome provvisorio di destino.

Vita al plurale fa vite, in italiano la vite gira e fissa. Far girare la vite per fissare oggetti, per fissare la vita a noi, nella lettura che a ritroso ora sto facendo con Dostoevskij scendendo quella scala a chiocciola in Memorie dal sottosuolo.
“La letteratura è l’attesa di un eco che tarda a venire dal fondo”
Ho sottolineato moltissimo di questo saggio di Alessandro Zaccuri ma ora voglio lasciarvi quel desiderio di andarvi a leggere Alessandro, di andare a riprendere i classici da lui raccontati con la certezza che li scoprirete diversi e nuovi, d'un tratto, all'improvviso, come d'un tratto e all'improvviso sono le decisioni interiori dei personaggi e anche le nostre.
 Leggere Alessandro Zaccuri è come leggere ciò che io ho sempre pensato. La lettura non come "evasione della quotidianità, ma la compresenza di due piani, l'immaginazione e la realtà, che tendono a convergere su un piano ulteriore che, di volta in volta, possiamo chiamare morale o sociale, civile o perfino politico." 
Nell'introduzione  Jim e il barile delle mele, si legge ma intanto ci si chiede il perché come nell'Isola Del Tesoro: Perché sta nel barile delle mele Jim? Perché gli è venuta voglia della mela.Sulle navi del Settecento la frutta si mangiava per evitare lo scorbuto, la mancanza di vitamina C. Cosa scopre Jim, nascosto nel barile? Scopre i piani di LongJohn Silver. La lettura dunque vitamina C e insieme scoperta. La meraviglia e lo stupore di esserci anche noi in quelle storie, inventate ma vere. 
In un altro passaggio Alessandro Zaccuri scrive a proposito di Robinson Crusoe e il fatto di cronaca che lo ha ispirato:" Per diventare una "vera storia" qualsiasi "storia vera" deve passare attraverso l'interiorità dello scrittore"
La verità come impegno nel patto fra lettore e scrittore di non prendersi in giro, di rispettarsi e di rispettare in un solo momento scrittura e lettura. Questi libri sono diventati classici rispettandoci e rispettando la realtà nel momento in cui la rimontavano come un giardino coltivato, direbbe Tabucchi, nella sua ultima intervista. 
Si può smontare e rimontare, dare ordine e creare luoghi inesistenti vivi, però "Parlare del mondo significa sempre parlare degli altri. Significa fare i conti con il destino."
Ippolita Luzzo 

Ed il progetto inizia proprio due anni fa, le dieci letture più una sono state raccolte in questo saggio, ospite oggi in Litweb. Festeggiamo il compleanno con questo pezzo?
Milano "A partire dal 28 ottobre 2015 I CLASSICI della letteratura in cambio di pacchi di pasta in una parrocchia di periferia, spiegati da un giornalista e scrittore 
Nasce “Come non letto”, la nuova rassegna curata da Alessandro Zaccuri,giornalista, romanziere e saggista. Nel saloncino della parrocchia Sant’Antonio Maria Zaccaria,in via San Giacomo, Zaccuri spiega per tre mercoledì “perché i grandi libri sono davvero grandi” attraverso altrettanti romanzoni che hanno segnato il suo immaginario.L'iniziativa è continuata in altri luoghi e nel 28 gennaio 2016, per tre giovedì, Alessandro Zaccuri ha raccontato le storie di Don Chisciotte e il sogno (28 gennaio), di Moby Dick e il mistero (4 febbraio) e infine la santità ne L’idiota (11 febbraio). Il primo piano dell’Ex Fornace di via Gola si è riempito di parole e voci, aspirazioni e illusioni, per condividere insieme storie già note ma forse non ancora lette
 alla Grande Fabbrica delle Parole.

martedì 24 ottobre 2017

Daniele Spisa Tra il prima e il dopo

Tra il prima e il dopo c'è di mezzo il mare, come tra il dire e il fare. Così mi metto a pensare e a collegare le due ultime mostre dove ho partecipato come semplice testimone.
Quella di Alfredo Pirri Compagni e Angeli esposta a Te.CA, la galleria d’arte del Dipartimento di Architettura e Territorio, dal 18 ottobre al 21 novembre, a Reggio Calabria, ed ora questa di Daniela Spisa Tra il prima e il dopo in mostra dal 22 ottobre al 5 Novembre nei locali dell'Associazione culturale Altrove a Lamezia Terme

Alfredo Pirri raccontava la sera del 18 ottobre, a Reggio Calabria,  dell'utilizzo di tutte le statue celebrative di uomini del regime ora che il regime comunista si era disfatto. Cosa farne? Un parco tematico come faranno in Lituania?  oppure farli a pezzi? Lui stava preparando a Tirana un bosco abitato da simili statue che, col tempo, si sarebbero integrate nelle stesse composizioni naturali fino a scomparire sepolte dalla vegetazione. Ripenso quindi a questo concetto del prima, grandi opere elogiative, e del dopo costato lacrime e sangue a chi nel processo incappò. 


Anche il prima e il dopo di Daniele Spisa è altrettanto complesso, un prima e un dopo di scene teatrali, di allestimenti e rappresentazioni di momenti storici sempre più sfuggenti nel loro senso. Daniele Spisa ha curato a Lamezia Terme il restauro del Teatro Umberto, ex Pidocchietto, e del Teatro Comunale Costabile, ex Teatro Politeama. Un prima e un dopo. Restauri e recuperi mai terminati per mancanza di fondi, progetti vanificati e teatri tutt'ora in fase di restauro eterno. Nel raccontarmi questo inane e continuo incontro con i funzionari e con chi avrebbe dovuto avere a cuore progetti di teatro vivo riporta in memoria i lavori fatti all'abbazia benedettina di Lamezia Terme e poi non terminata. Nulla viene terminato e lo sciupio avvolge le statue, i dipinti, il teatro e le aspettative.
  Daniele Spisa sistema le sue matite e pregusta già il suo disegno in quattro tempi. La donna seduta sul divano giallo lo sorride nel secondo momento dei suoi schizzi e intanto arrivo io. Addio quattro tempi ora si parla di Alfa

Con Daniele, scenografo e pittore, parliamo da subito di un furgone, due metri per due nel quale lui mise le scene per lo spettacolo "Alfa". Parliamo da subito della grandezza degli spettacoli di Ronconi, resi possibili con i fondi della Fiat; solo l'opera di smontare le scene era lunga e richiedeva spese esorbitanti, ora le scene di questo ultimo spettacolo stanno in furgone. Dal troppo grande al minimo. Sono le scene di "Alfa, appunti sulla questione maschile" Lo spettacolo andato in scena questo anno prima a Lucca e poi al Teatro India a Roma.
L'impronta lasciata dalle casseformi per le gettate di cemento come le quinte in scena. Su questo sfondo vi sono i segni dei buchi delle pallottole, il mondo dei graffiti volgari e sconci e sotto  l'immaginario di Alma Tadema.
 Il segno del tempo, e poi Tra Il Prima e Il Dopo scorre sui binari di un treno, di un autobus, di una automobile, con una valigia in mano, la solitudine degli individui in viaggio in uno spazio.
Ippolita Luzzo



Alma Tadema"fastose rievocazioni pompeiane. Conturbanti figure muliebri, languori, fiori e un’atmosfera di raffinato postribolo d’arto bordo connotano buona parte della sua produzione artistica. Trasudanti caprifogli odorosi, percorsi da zefiri di tigli sconvolgenti"alfa, appunti sulla questione maschile" Il regista e ballerino Roberto Castello lascia migliaia di aggettivi su come debba essere il Maschio oggi
 È il declino autodistruttivo della società dell’apparenza e del corpo, mai come oggi sul punto di frantumarsi in tanti, minuscoli, bocconi di trash.
Simone Carella 
Teatro India, Roma, 12 luglio 2017 ALFA, APPUNTI SULLA QUESTIONE MASCHILE di Roberto Castello testi, coreografie e musiche Roberto Castello scene Daniele Spisa"



Daniele Spisa
La sua carriera è caratterizzata da molteplici esperienze professionali. Dal 1972 al 1978, membro del Gruppo della Rocca, si occupa della scenotecnica degli allestimenti collaborando con scenografi quali Luciano Damiani, Maurizio Balò e Lele Luzzati. Come direttore degli allestimenti, con compagnie diverse, lavora con Vittorio Gasmann, Roberto De Simone, Gabriele Lavia, Tadeusz Kantor e con Luca Ronconi per cui realizza spettacoli come Commedia della seduzione, Ignorabimus ed altri. Come docente di scenografia e scenotecnica ha collaborato con vari Enti  a corsi di formazione professionali per tecnici teatrali: l’ultima collaborazione come docente è con l’Università degli Studi di Ferrara,  Facoltà di Architettura. 
Ha collaborato come scenotecnico alla ristrutturazione di molti teatri, tra cui la ristrutturazione dello spazio di S.Maria a Firenze che diverrà sede dell'attività di Tadeusz Kantor e poi Bottega teatrale diretta da Vittorio Gasman . Per Luca Ronconi ha firmato le scene de Gli ultimi giorni dell’umanità al Lingotto di Torino e Davila Roa al Teatro di Roma. Collabora in numerosi allestimenti con Ugo Chiti e Toni Servillo. Nel 2007 ha firmato l’allestimento scenico di Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante e Pasquale Panella, regia di Sergio Carruba. Nel 2008 ha firmato le scene del film  Mar Nero regia di Federico Bondi, con Ilaria Occhini, pluri premiato al Festival del cinema  di Locarno. Ha curato la preparazione di Tosca con la regia di Vivien Hewitt, come collaboratore di Mimmo Paladino e ideatore dell'impianto scenico per il Festival Puccini a Torre del Lago 

lunedì 23 ottobre 2017

Malgré-Nous Contro la nostra volontà Caroline Fabre-Rousseau

"Quando perderò questa voglia di rischiare tutto per il piacere di conoscere delle città,delle lingue, dei paesaggi nuovi, per il piacere di scoprirmi e di coprire le situazioni inusuali, allora starò proprio male. Ho paura ,ma vivo. Questa paura non mi paralizza. Affina le mie percezioni, mette in rilievo ogni minimo dettaglio"pag.27
"Thérèse non aveva mai visto le cose sotto quest'ottica. Pensava che soffrire le conferisse uno statuto particolare. Dato che lei soffriva per gli altri, aveva il diritto di essere compatita e trattata con rispetto. E soffrire la rassicurava in un certo senso. La sofferenza era una forma di redenzione automatica. Divertirsi era sospettoso e anche pericoloso:le si poteva rimproverare di lasciarsi andare"pag.202.
Dopo aver letto questo libro vorrete saperne molto di più di questa scrittrice e farete come me.
Traduzione in lingua italiana e in lingua inglese di Paola Casadei nello svelare quel momento improvviso in cui tutto cambia  "Mia madre è silenziosa. Le sue mani si agitano. Li guardo, quelle mani macchiate e macchiate che non mentono. Ora le sento quelle mani povere e spaventate: raccontano un periodo sconosciuto, nascosto e lontano, un periodo così difficile che il suo corpo invecchiato soffre come quando era una bambina. Sono con Thérèse e sua madre nella casa di Colmar nel 1965, sento il loro dialogo, attraverso il liquido amniotico del limbo materno."Je ne suis pas né, mais je m'écrie avec elles : "Mais comment est-ce possible ? Il n'était pas prisonnier ou travailleur au STO, il n'avait pas de contact avec la population allemande, il était sur le front de Russie...".

Dans le Montpellier d'aujourd'hui, ce roman à plusieurs voix explore le poids d'un lourd secret de famille lié au drame des "Malgré-nous" alsaciens, pendant la Seconde Guerre mondiale. Abordant des sujets intimes difficiles et d'une grande actualité, ce roman sensible traite de l'équilibre délicat entre vérité et souffrance

Caroline Fabre-Rousseau studia inglese e tedesco a Hypokhâgne, poi alla Sorbona. Ha trascorso diversi semestri in Germania (Bonner Universität). 
Ha lavorato in un'azienda e si è dedicato all'insegnamento, prima di lavorare per le agenzie di viaggio linguistiche (Calvin Thomas, Kaplan). 
Suona anche un sacco di pianoforte. Da due anni ha animato Les Vies de Jazz, un programma radio dedicato ai destini straordinari di grandi nomi nel jazz, in RCF Maguelone Hérault, per un anno, una colonna settimanale intitolata Like musical.
Pubblica il suo primo romanzo con il titolo in italiano "Malgré-nous. Contro la nostra volontà" e in francese  "C'était malgré nous". Il titolo originale del 2012.  

Vive a Montpellier con il marito e 4 figli dal 1998.

domenica 22 ottobre 2017

Tracce di sapori con Pinuccio Alia

Alla Libreria Ubik di Cosenza Pinuccio Alia, proprietario con il fratello Gaetano della Locanda di Alia, presenta le tracce che lo fanno stare bene, "le cose carine" da conservare. I profumi, i colori, l'armonia. 
Lui e Filippo Veltri, seduti in un giallo salotto, ricordano come sia iniziata per caso la rubrica sul Quotidiano del sud, tenuta per cinque anni da Pinuccio Alia, su invito dl direttore Matteo Cosenza. Come Filippo Veltri lo abbia consigliato di raccogliere in un libro i suoi appunti, più che ricette. Alla domanda se lui abbia cucinato questi piatti, presenti nelle ricette, alla locanda, Pinuccio Alia se ne esce con un sorprendente "Mai" e spiega che nella locanda si fa ristorazione, qui lui ha fatto altro, ha scritto ciò che ha sognato di notte, le ricette del sogno. 
La piacevole conversazione, dopo giusta esecrazione delle brutte padelle usate alla trasmissione della Clerici, e contro la spettacolarizzazione della cucina e dei cuochi, nuovi mostri nell'eccesso, inizia con un libro amato, quello di Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino "Trattato di cucina teorico pratica" la cucina napoletana dell’Ottocento, pubblicata per la prima volta a Napoli nel 1837 manuale in due parti, in italiano e in dialetto, che compie un itinerario attraverso i diversi ceti sociali,  fatto assai inusuale al tempo, avvicinandosi ai "mangianti" con il gusto del piacere. 
"Noi mangiamo per darci piacere", sta dicendo Pinuccio, nel suo discorrere di armonia e di musicalità. Raccogliere e donare una ricetta con una spiegazione, per dare un senso, con il gusto della condivisione. Non vi è un "prendete" ma un "prendiamo". Prendiamo insieme e già ci vediamo invitati da lui a ripetere gesti, a cibare la mente di quel che sembra stia per sparire. Nel paradosso delle cose che non dovrebbero eppure stanno bene insieme, cercare quell'accostamento che delizia, innovazione e conservazione, nelle parole di Pinuccio che ricorda lo scrittore Amado, da me amato in "Gabriella, garofano e cannella" forse perché si chiama così mia sorella.
Racconta moltissime cose Pinuccio Alia: La proposta di una Biblioteca dei sapori, per fermare la sparizione di sapori,  la massificazione del mercatino di Camigliatello Silano, ridotto ad un emporio, il non esser riuscito a convincere un assessore regionale nel progetto di una soppressata di Calabria Dop. E sulle classifiche ci illumina con le logiche del mercato, vanno in classifica i locali più cari dove un cibo costa uno stipendio e nemmeno basterà.
Tracce di cucina di Calabria. Legge la storia del pesce spada Antonella Cuzzocrea editore di Città del Sole. La pesca del pescespada quando era un rito nello stretto di Sicilia. Polibio e il pescespada. Una ricetta da gustare con il canto di Modugno “U Piscispada” Con le tracce del Manacorda, giusto all'uscita della libreria Ubik, dopo esserci salutati con gli incontri straordinari ed affettuosi della serata.
Ippolita Luzzo 
         

Alia nasce nel 1952, Papà Antonio e Mamma Lucia aprono una piccola trattoria che nel giro di pochissimi anni si afferma tra gli autotrasportatori e una piccola clientela di affari, gli artefici veri del miracolo economico italiano degli anni 60.
Nel 1964 trasformano la loro attività creando un ristorante che nel giro di pochissimi anni riesce ad avere una citazione sulla prima rubrica gastronomica che compare in Italia a cura de L’Espresso, scritta da Camilla Cederna, che letteralmente trasforma il loro tipo di clientela.
Cominciano ad arrivare i primi gourmet e la loro attività si afferma in tutta Italia.
Alla scomparsa del padre Antonio nel 1978 subentrano i figli Pinuccio e Gaetano.
Nel 1980 si trasferiscono in campagna, ma immediatamente vicini alla città – Via Jettticelle che porta alla consacrazione definitiva nel mondo dell’alta cucina Italiana.

giovedì 19 ottobre 2017

Letizia Vicidomini Notte In Bianco

Non mi succedeva da tempo di leggere con gusto un giallo, senza tralasciare un passaggio, eppure questo è ciò che mi è successo con il libro di Letizia Vicidomini "Notte In Bianco"
Due pomeriggi trascorsi in compagnia del commissario, ormai in pensione, Andrea Martino, del commissario effettivo, Michele Loffredo, e della tabaccaia uccisa al Materdei. In compagnia di una città, Napoli.  Mi segno i quartieri e le strade di Napoli, per andare a vedere cosa ci sia al posto della tabaccheria.
Mi siedo al sole di un caldo pomeriggio d'ottobre e non vi racconto assolutamente nulla della trama che scoprirete momento dopo momento. Piuttosto andiamo a passeggiare con il commissario Martini dopo aver incontrato il collega al commissariato di Via Tarsia ed aver avuto la notizia del delitto appena commesso al Materdei. 
"Fece un giro largo, senza meta precisa e senza fretta, passando davanti ad alcuni degli scorci fotografati migliaia di volte dai turisti. Piazza del Gesù, l'obelisco da un raggio tenero di sole, il convento di Santa Chiara con il cortile brulicante di ragazzine, poi le botteghe, i negozi e le gioielleriedi quel tratto di strada che sbucava a San Domenico Maggiore. Si fermò ad ascoltare un quartetto jazz che suonava all'angolo di via San Sebastiano"
Ed eccoci a Napoli, nel libro aleggia il profumo del caffè, aleggia un profumo di cibi buoni, di affetto familiare, di case come luogo di fiducia, e della terrazza fiorita del commissario che, ormai in pensione, si diletta a rinvasare clematidi.
Una indagine accettata per puro sentimento amicale e condotta con gli stessi intendimenti, per amicizia. Una indagine che si lascia svolgere nei mesi, dall'estate a dicembre, e sembra un pretesto per dirci altro. Per dirci quanto siano atroci le mancanze, quanto sia atroce sottrarre un affetto, quanto ci segnino per sempre unici gesti di sottrazione. Una sottrazione continua sta al disopra della trama, si percepisce nella vita dei nipoti della tabaccaia, si percepisce nella Tabaccaia, nelle divagazioni del commissario sul suo dolore verso un momento doloroso di sottrazione: la morte di suo figlio Lorenzo.
Nonostante queste sottrazioni però il racconto mantiene il gusto del giallo alla Maigret, del giallo alla Manuel Montalbàn, e diffonde un bel desiderio di famiglia. Beh, insomma! Non posso dirvi tutto! leggetelo e ne sarete contenti
Ippolita Luzzo   

venerdì 13 ottobre 2017

Massimo Maugeri al TropeaFestival Dieci domande


Facciamo finta che le dieci domande lui, invece di farle ai dieci scrittori, come nella parte prima di Letteratitudine 3, le faccia a me ed io rispondo così
1) Partiamo dalla lettura. Perché leggere?
 Per esigenza.Una delle mancanze che più mi affliggerebbe sarebbe il non poter leggere. Leggo tutto, anche il cartone del detersivo. Leggere è una forma di stare al mondo. C'è chi ne fa a meno e io ne resto sempre stupita. Come si sta senza leggere? Non si può.
2)Fra gli innumerevoli testi di narrativa che hai letto nel tempo, quali "eleggeresti" come tuo testo di riferimento? E perché? 
Non posso eleggere alcunché perché dipende dal momento e dal periodo in cui risponderei. Per anni avrei risposto Oblomov di Goncarov, ora non saprei più.
Saltando le domande dedicate proprio agli scrittori 
9) In che modo l'esplosione del web e dei social network ha inciso nelle attività legate al leggere e allo scrivere?
I social, ovvero come usare un social e la rete? Nell'uso diverso, come si è fatto ora, conoscersi sui social vuol dire creare incontri e possibilità di relazioni. Leggere e scegliere cosa leggere. Scrivere e offrire quello scritto alla lettura di molti. 
10) Che consigli daresti ai giovanissimi che ambiscono a cimentarsi nella "Scrittura letteraria"?
Trovarsi un lavoro di cui vivere e mantenere sempre la verità di quel che si vuole scrivere, senza finzione.   
 Rispondendo e ascoltando Massimo Maugeri al #TropeaFestival. Condivisione e ascolto. Mettere insieme per far conoscere. La bellezza del leggere, la creatività del leggere, il piacere di leggere. Evviva la lettura! Questo e moltissimo altro nell’incontro in Sala B nel Palazzo Gagliardi. #Letteratitudine3 una festa di letture
Ippolita Luzzo

Come un investigatore privato indago su Massimo e il suo blog
Presentazione di Massimo Maugeri sulla pagina del suo Blog:Informazioni su MASSIMO MAUGERI

Massimo Maugeri, scrittore siciliano, collabora con le pagine culturali di magazine e quotidiani. Ha ideato e gestisce Letteratitudine - blog letterario d'autore del Gruppo L'Espresso, integrato da LetteratitudineNews. Su Radio Hinterland cura e conduce “Letteratitudine in Fm”: trasmissione culturale di libri e letteratura.
Letteratitudine3:"Letteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni" (LiberAria).
Si tratta del terzo volume che ho curato e pubblicato con riferimento alle attività di Letteratitudine. Quest'ultimo, tuttavia, è un libro speciale. Anzi, specialissimo. Perché nasce anche - e soprattutto - con l'intento di festeggiare i dieci anni di attività online di questo "luogo d'incontro virtuale" (Letteratitudine nasce, infatti, nel mese di settembre dell'anno 2006).Dieci domande (sulla lettura e sulla scrittura) per dieci scrittori. Dieci, come gli anni di vita di Letteratitudine che desideravo celebrare con l'uscita di questo libro. La scelta non è casuale: le dieci domande uguali, riproposte a ogni intervistato, consentono di "esaltare" le differenze delle risposte e di evidenziarne le similitudini».


lunedì 9 ottobre 2017

Ammore e malavita dei Manetti Bros

Ho visto due volte il film Ammore e malavita e sono pronta per rivederlo la terza volta, ho scritto così sul social, al ritorno dal Cinema Due Mari. La seconda volta mi è piaciuto più della prima e la terza ancora di più.
Omaggio alla commedia italiana, il film inizia con Napoli, cartolina dall'alto, con le riprese che man mano si avvicinano alla Chiesa di Santa Maria della Sanità dove si svolge un funerale. C'è un cronista che ci spiega chi siano i presenti, chi il morto, cosa è accaduto. Una vedova in gramaglie, scrivo ridendo, Claudia Gerini bravissima, è la serva andata in sposa al re del pesce, Don Vincenzo Strozzalone, ora nella bara. Ma siamo in un musical e il morto canta, così sappiamo che il morto non è il morto pianto da quei familiari.
Siamo nel gioco degli scambi di Plauto, la commedia plautina degli inganni, anzi no, di Terenzio, la commedia raffinata.
Qui non ci sta volgarità, si fa ridere senza nessuna brutta battuta d'avanspettacolo, anzi, la volgarità viene rampognata. Un primo tempo scoppiettante di trovate, come i botti con cui viene fatto saltare un impianto camorristico e delinquenziale, un secondo tempo più da James Bond, con il personaggio Ciro, quasi un Sean Connery napoletano.
Si scherza  con le similitudini, si scherza con leggerezza e originalità, si canta e si balla, belle musiche, belle canzoni. Flashdance impazza nei corridoi di una clinica napoletana, ed è un omaggio al musical molto amato. Da "Tano da morire" di Roberta Torre, film musical sulla mafia nel quartiere Vucciria, ad "Ammore e malavita", erano venti anni che non si rideva più degli stereotipi di luoghi terribili, come le Vele di Scampia, del tragico assoldare ragazzi per farne killer, dell'errato senso dell'onore e del rispetto al capo.
Nauseata dai film di Saviano che indulgono nel brodo camorristico, qui respiriamo liberi nella sceneggiata, nella commedia e nella farsa, senza perdere di vista la possibilità di dire quanto sia insulso il male. Napoli bellissima, la poltrona di cornetti rossi accoglie il re della sceneggiata cantare in Piazza Plebiscito, siamo a Napoli bellissima.