La seconda parte del libro l'ho letta con vera partecipazione, mentre nella prima parte avevo notato una lieve prolissità nel delineare il personaggio Anna. Poi però il racconto scorre felice e si fa leggere e sottolineare con risate di sottofondo. Anna e Lucio, la storia di un incontro dopo dieci anni, un attimo e i due personaggi nemmeno si fermano. E se non si fossero incontrati? mi sto chiedendo io, da stamattina, dopo aver terminato la lettura del racconto, ilare e divertita da tanta fatalità. Fra studio, corsi da frequentare, incontri, giorni su giorni, come Flaiano ci insegna, sono pochi i giorni per noi importanti, gli altri servono a fare volume, così nelle vicende di Anna solo pochi i giorni che a lei sembrano vissuti, gli altri scorrono nella più totale naturale dimenticanza.
Sotto il segno di Borges, del nostro stesso segno, fra finzione e realtà"un ciclo intero di lezioni su Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, nato a Buenos Aires il 24 agosto del 1899" della Vergine dunque, come noi. Sembra quasi sia come scrive Tabucchi ma potrebbe avere ragione anche Borges, chissà!
"Il tempo invecchia in fretta. Così recita il titolo fulminante di un libro di Antonio Tabucchi e Anna quella mattina non avrebbe potuto essere più d’accordo."
" Noi (la indivisa totalità che opera in noi) abbiamo sognato il mondo. Lo abbiamo sognato resistente, misterioso, visibile, ubiquo nello spazio e fermo nel tempo; ma abbiamo ammesso nella sua architettura tenui ed eterni interstizi di assurdità, per sapere che è finto. Anna aveva incominciato così il suo esame, leggendo questo passo, denso per lei dei più disparati significati, tratto dalla Metempsicosi della tartaruga. La vita e le opere di Borges sembravano, ormai, non avere più segreti. Purtroppo, però, non poteva dire altrettanto circa la vita e le opere dell’esimio docente che la stava interrogando."
E Anna chi è? Forse la conosco. "l’avevano presa come stagista in una piccola casa editrice di gran pregio, dove veniva però continuamente mobbizzata: la mandavano a fare chili e chili di inutili fotocopie, le facevano preparare e spedire pacchi pesantissimi, le ordinavano di spolverare le stanze in disuso e di sprimacciare i cuscini del divano se per caso fosse arrivato a trovarli un qualche ospite di riguardo. Se fosse rimasta lì anche solo una settimana in più, sarebbe di certo caduta in depressione. Per fortuna, dopo pochi mesi, la cacciarono. Poi aveva avuto una relazione molto lunga con Edo e avevano vissuto per tre anni in una bella zona residenziale, mediamente tranquilla e sufficientemente immersa nel verde. La mattina andava a far la spesa nei mercatini biologici che iniziavano a pullulare in ogni anfratto; lui le aveva insegnato come si prepara il soffritto e spiegato nel dettaglio meticoloso tutte le differenze esistenti fra i vari tipi di miscela del tè. Scriveva sulle pagine culturali di un giornale, ma la paga era veramente da miseria e perciò s’era iscritta nelle graduatorie per l’insegnamento. Ogni tanto la chiamavano a coprire delle supplenze e alle volte capitava che la durata di una cattedra non fosse neanche troppo breve. Aveva riscoperto, così, il piacere di stare a contatto coi ragazzi; quell’età così difficile che è l’adolescenza, il periodo contorto del liceo, che lei stessa aveva quasi voluto cancellare dalla sua personale biografia, d’un tratto le appariva sotto un’altra veste: luminoso, vivace, eternamente ricolmo di infinite possibilità. Ma in cuor suo sapeva che quella non sarebbe stata veramente la strada giusta. Non sentiva, come si suol dire, la vocazione. Perciò, quasiocazione. Perciò, quasi per caso, come probabilmente accade un po’ per tutte le vicende più salienti della vita, aveva iniziato a lavorare nelle pubbliche relazioni. Dopo varie vicissitudini e infiniti contrattini a progetto, oggi Anna andava assai fiera del suo ruolo di responsabile della comunicazione per un’azienda giovane, vivace e brillante che si occupava per lo più di grafica pubblicitaria. Trovava altamente stimolante lavorare su progetti messi in piedi da altri, contribuire al loro successo e renderli perciò, in un certo modo, reali; e poi, soprattutto, si sentiva deresponsabilizzata quanto basta, perché le avanzasse lo spazio sufficiente per dedicarsi agli altri interessi che le occupavano la giornata, e la vita. Continuava indefessa la sua inesausta opera di studio e lettura e, talora, quasi di nascosto anche da se stessa, si decideva a incominciare la stesura di un romanzo. Attualmente, sul suo computer, c’erano almeno otto incipit differenti, tutti racchiusi in una cartella molto invitante, dal titolo per niente a prova di privacy: Nuova me"
Una nuova te con gli auguri della Litweb e dedico ad Anna questa poesia trovata sul blog di Marco Marchi: Jorge Luis Borges
Inferno, V, 129
Lascian cadere il libro, ormai già sanno
che sono i personaggi del libro.
(Lo saranno di un altro, l’eccelso,
ma ciò ad essi non importa).
Adesso sono Paolo e Francesca
non due amici che dividono
il sapore di una favola.
Si guardano con incredulo stupore.
Le mani non si toccano.
Hanno scoperto l’unico tesoro:
hanno incontrato l’altro.
Non tradiscono Malatesta
perché il tradimento richiede un terzo
ed esistono solo loro due al mondo.
Sono Paolo e Francesca
ma anche la regina e il suo amante
e tutti gli amanti esistiti
dal tempo di Adamo e la sua Eva
nel prato del Paradiso.
Un libro, un sogno li avverte
che sono forme di un sogno già sognato
nelle terre di Bretagna.
Altro libro farà che gli uomini,
sogni essi pure, li sognino.
Ippolita Luzzo
Francesca Fiorletta. Borges non è mai esistito. settembre 2017, isbn: 978-88-6770-266-4, € 15,00.