domenica 7 settembre 2014

Cara Maestra-Luigi il gatto- Nino Racco




coincidenza 397

Cara maestra,

un giorno m'insegnavi

che a questo mondo noi

noi siamo tutti uguali.

La Lectio Magistralis di Nino Racco


L'insegnamento di Nino Racco
Nino Racco e Antonella Iemma
Lo spettacolo a Soverato, 6 Settembre 2014
 Ciao Amore ciao a Luigi Tenco

Sul palco sta un vero gigante della scena. Eppure il teatro è vuoto. Come nel 1967, ancora ora si preferisce Orietta Berti e Gianni Pettinati.
Il cuoco e la mescita facile, le idiozie delle televisioni, il corpo nudo, panem et circenses che a piene mani la Cultura dei palazzi elargisce a plebe ossequiante e votante.
Ma non importa.
Renato Zero fece il suo migliore concerto davanti un solo spettatore.
Noi siamo molti di più.
Rapiti.
Tenco é con noi, felice di essere capito, interpretato, amato, da Nino, che ingloba suo talento a quello di Luigi, moltiplicando effetto.
Uno studio attento su un solo momento, la vita è fatta di momenti, di situazioni, di costrizioni.
C'erano tutte.
"La vita è fatta da quello che puoi o non puoi", quello che non puoi pesa e impedisce, alcune volte, rarissime, "dall'asfittico spazio del destino", il volo.
Li vidi tornare, scrive Tenco, sul doloroso ritorno dei soldati dalla guerra, tornare senza volto, senza corpo, fantasmi che tornano con tutta la tristezza di aver abbandonato la vita per una causa cretina, voluta da altri.
Nessuno poteva scrivere canzoni e fare film che dimostrassero l'insensatezza della guerra, delle tante di guerre, di allora e di ora. Uomini Contro, di Risi, fu censurato.
A Tenco, già allora, cantante conosciuto e seguito, fu impedito, come a Rino Gaetano, il volo.
tarpando le ali ai suoi versi, distorcendoli per piegarli e piagarli ad una logica di mercato che prostituisce i sentimenti, vendendoli un tanto al chilo.
Le situazioni che soffocano, il corrispondente ha sempre il volto di un altro che ti dice, ottusamente, potresti tagliare qui, potresti adattare meglio, potresti fare più corto, più lungo, più largo. Usa e getta. Il pensiero debole.
Adeguare il tutto al piatto, agli angoli piatti.
Crudeltà? Insipenza? io dico sempre "La banalità del male"
Così lo spettacolo, per me troppo corto, starei a sentirlo per ore, il piacere degli occhi e dei gesti di Nino Racco, le splendide Immagini di Antonella Iemma, con Luigi che dissolve, come nelle foto di Daniele Rizzuti, che fugge, come nelle poetiche fotografie di Antonello Aracri, Lo spettacolo, dicevo, dovrebbe essere visto come lezione, in quella classe ideale di tutte le care maestre che hanno insegnato e non hanno insegnato giustizia e rispetto.
La lettera che Luigi, dalle mani di Nino Racco, mi consegna la sera del 6 settembre, è la nuova versione della sua canzone.
Una lunga strada bianca come il sale
una cattiva strada, le tante strade che potremmo prendere se  vediamo tornare i nostri sogni sciupati 
Nelle tante versioni che possiamo dare alla vita che già passata, che sta passando, che in fieri ci sta, nelle tante versioni ci sta la versione alta dell'arte e dell'impegno, dello studio e della solitudine fiera.
...Ecco dimmi cosa ne pensi.
Ciao caro
Fammi sapere per tempo.
Dallo spettacolo Ciao Amore Ciao di Nino Racco e Antonella Iemma
fotografia di Antonello Aracri






sabato 6 settembre 2014

Antonio Cannone- Gli Intrusi

Dall'anemone di Adone a San Francesco di Paola, la sceneggiatura era il suo sogno.
La consolazione, la rassicurazione, i favori che si sono chiesti.
La bellezza di ringraziare chi ci aiutò.
Se abbiamo un ideale teniamocelo caro, non tradiamo l'unico momento che dignità ci darà. 
La grande educazione di una scuola antica, dai sofisti a noi, dal regno delle idee, le idee che son sempre giovani e vive, malgrado il banale del quotidiano.
Cannone e Gli intrusi.
Il dispiacere di non contare nell'unico luogo dove si vuol contare. 
Ognuno ha il suo luogo, ed anche se  la vita ci ha dato professione, moglie, posizione, eppure, tanti, dicono:- Però io, avrei voluto  essere, il mio sogno è...
Così sento stasera questo dispiacere aleggiare nell'aria nelle forme di una sceneggiatura che sarà sicuramente ripresa e portata sulle scene. Facile profezia. Adoro San Francesco di Paola, sono appena stata al suo Santuario, e lo scrittore ora mi parla di lui. Coincidenza, direbbe il postino di Domenico Dara.
Il libro di Cannone, presentato stasera da Ugo Floro, ritorna al romanzo. Dice Ugo, del collega che ne è l'autore,come Asimov, al contrario.
 Infatti Cannone scrive di  un passato. Di un capitalismo piramidale, dove un' elite ha in mano formula in una società pietrificata davanti ad uno schermo televisivo o di computer.  Un passato che non piace.
Più che intrusi delusi. Così posso leggere un momento, un viso, avvenimenti che vengono filtrati dalla scrittura e raccontati. Affidati ad un libro che vada a dire al mondo quanto sia distante, quanto non abbia risposto alle aspettative, quanto, di tutto quello che vedevamo sui tavoli altrui ci sia toccato. 
Lo spettacolo del cinquecento mediceo
  • Sui tavoli della signoria Medicea banchettavano e alcune volte simili banchetti venivano fatti all'aperto,  in alto. Portate sontuose, trionfo di colori, di profumi, alzate stracolme di ogni ben di Dio. Mangiavano i signori. Mangiavano e scherzavano, vestiti per la festa. Abbiamo dipinti che li raffigurano seduti in questo estenuante lavoro del convivio protratto, nel darsi la facezia giusta, nel donarsi al popolo. Il popolo aveva la facoltà di poter assistere da sotto il tavolo, di fronte al tavolo, con lo sguardo, ognuno sceglieva se guardare, immaginare, oppure strisciare sotto il tavolo per leccarsi una briciola, uno scarto d'osso. Non poteva avvicinarsi troppo malgrado tanta munificenza dei signori. Loro si offrivano solo da lontano. Gli intrusi, soffrivano, e litigavano fra loro per essere in prima fila allo spettacolo. Firenze del cinquecento che io vidi nell'anniversario dei cinquecento anni della Signoria medicea in una Firenze ancora intatta. Gli  Intrusi che cosa scelsero? Se gli intrusi siamo noi, quelli che non accederanno alle stanze del potere... Solo artisticamente possiamo elaborare il fastidio e far un quadro che ne raffiguri lo sconcerto e la delusione, oppure un libro che immagini una ribellione, una impossibili vittoria. Gli intrusi oppure i non invitati, lo sconcerto è uguale.
    Meglio non vedere che assistere ad entrambi le ignominie. Quello del potere indifferente e la lotta, vile, fra poveri, per leccarsi un osso. Meglio l'arte, il volo, la sapienza. Tanto, dice Qoelet, Vanità della vanità, tutto è vanità, il potere  e  viralmente Facebook che morto è.

giovedì 4 settembre 2014

Presentazione Presentazione- La fame che non hai conosciuto mai



prima crociata


primo presentatore  dice "bello", dopo aver letto il libro,  " libro con  politica di riflessione in seconda battuta. Sulla cronaca di fatti terribili, su una guerra civile fra poveri e agrari per il possesso della terra. Forse riflessione andava in testa e non in coda al libro" io, insieme a presentatore, diremmo, andrebbe sempre in testa.

Secondo presentatore inizia con un dunque, afferrando il microfono.
Dunque?

Conclusivo

Lui ha letto?

Premessa inutile, sui  vari libri scritti e su vita di Castellina

Passione e capacità generica, ha vinto il premio Sila



 introduce così:


"Un libro che ci fa riflettere da dove veniamo


E dove vorremmo andare
dopo aver letto 

recensione su venerdì di Repubblica

Una politica a tutto tondo"

 Come si presenta un libro:
 
Nella guerra muoiono sempre gli inconsapevoli. Simboli di potere o di sottomissione usati per sfogare l'odio dell'ingiustizia e della fame. Muoiono sia Lavoisier che le sorelle Porro simboli di nobiltà e possidenti, fra plebaglia affamata e ignorante. La guerra che azzera le differenze. Assomma. Ammazza. Cieca. Da Q dei Wu Ming al libro della Castellina. Scrostiamo leggenda a moti popolari brutali, senza discernimento. Solo sangue facilmente poi bevuto dagli approfittatori del nuovo potere nascente. Il sospetto, la delazione, la piaga incancrenita della folla, apparentemente non guidata, ma usata per giungere al senato 
Presentazione presentazione e il senatore  andò a cena.

Chi ammazzò Matteotti sapeva che stava uccidendo un uomo libero? Chi stava ammazzando Matteotti era un violento e un servo. Servi. Dal libro della Castellina riflessione mattutina. Servi. La gente infame. Altro che affamata! Sospinta dalla canaglia di turno la gente infame ondeggia, rumoreggia e mena. Uccide. Disprezza. Calunnia. La terribile gente senza volto, cara Luciana, non ha colore politico. Non ha pennelli e nemmeno pastelli. Pesta. Agitata e usata dal capo banda in ogni epoca storica mena calci, butta portoni, urla parolacce e sputa. Sputa da servo in faccia al suo padrone. Buono o cattivo, lui non sa. Mentre il suo nuovo padrone al guinzaglio lo tiene. La gente infame. Però più infame resta chi la aizzò

Chiedo scusa al senatore, alla sinistra lì presente che non sa cosa sia nessuna fame perchè loro sono al potere.
Possono poi disquisire in domande eterne. Dove siamo, chi andiamo, quando  ceniamo, visto che Repubblica nostra, pardon, loro è. Il Venerdì.


mercoledì 3 settembre 2014

Siamo Tutta Luce- Siamo tutta luce

Il mantra in questo atomo opaco del male
San Lorenzo
Siamo tutta luce- e ombra
senza ombra niente luce

Gli occhi di noi bambini- Truffaut

Dal Libro "Il Piacere degli occhi" a cura di Jean Narboni e Serge Toubiana

Intervista a Truffaut:-
 Colui che non ha il diritto di lamentarsi.
 Il regista.
lui dirige-
il tema principale della creazione artistica , la ricerca dell'identità.
E cercando cercando troviamo l'infanzia
Tutta l'infanzia che abbiamo addosso- dal mio post "Dove ritorniamo"
E mentre lui vola via, nella  sua farfalla, lascia scarabei, cavallette, grilli, acari e zecche, qui, a litigare!