mercoledì 28 febbraio 2024

Giacomo Verri Storie di coscienti Imperfetti Wojtek edizioni

 


Siamo con Giacomo Verri a Giave, una cittadina piemontese sul fiume Sesia. Dal passato medievale non è rimasto nulla tranne pochi ruderi e della storia successiva qualche testimonianza nelle chiese. Un posto come tanti nel Nord-Ovest d'Italia, orrendamente scempiato dall'edilizia fascista e dal capitalismo poi. C'è un museo deserto, un paio di supermercati e una casa di riposo, un cinema suppongo non molto frequentato. Eppure in questo essere un luogo come tanti Giacomo Verri vi ha ambientato i suoi racconti stando bene attento a chiarire che sono racconti di pura invenzione, che non si riferiscono a fatti avvenuti realmente. Sarà, mi viene da pensare leggendo i  racconti dove una coppia tiene una leonessa in gabbia. Certamente chi ha avuto una leonessa in casa non sarà stata una persona comune. 

Eroi e no

La storia dei bambini trasparenti è il titolo del primo racconto.  Sono ferma sul titolo del libro: Storie di coscienti imperfetti. Conosco Giacomo Verri  da molti anni e so quanto lui ricerchi con serietà su momenti storici e ora su momenti individuali. Conosco quasi i personaggi dei suoi racconti perché coscienti imperfetti siamo tutti noi. Voglio rifermarmi sul primo racconto ambientato in un interno, su un muro che divide due appartamenti. Su una coppia che sta in ascolto, origlia il litigio della coppia nell’altro appartamento. Curiosi e interessati sembrano. Sembrano anche brave persone i due che non litigano ma origliano finché non venga chiesto loro di agire ed allora tutta la disonestà del loro essere si rivela. Sulla disonestà si ragiona poco ma è disonesto chi se può aiutare non aiuta. Giacomo ha il grande coraggio di mostrarci la disonestà nel suo più grande squallore nella stanza di un appartamento normale, davanti una porta

Letteratura civile si chiama e sembra quasi che in questi racconti ci stia tutta. Quell’interrogarsi su comportamenti individuali di fronte ai disagi di altri. Il film Zona di interesse, ora sugli schermi, racconta l’orrore del campo dì concentramento visto dal confortevole stare della villa del gerarca nazista ma anche nel primo  racconto la coppia origlia e basta. Noi tutti dobbiamo chiederci cosa avremmo fatto

 E intanto trovare un senso alla vita come fanno Adelina Silvio nel racconto Leonessa, convivendo con una leonessa per poi essere costretti, loro malgrado e con grande dolore, a metterla in gabbia nella Curva del leone

"Adelina domandò, Quanto tempo può vivere un leone? Era l’estate successiva al loro matrimonio, avevano finito di cenare da poco. Silvio sollevò le spalle. Non so, disse. Be’, potremmo informarci, incalzò lei" e poi trascorsero gli anni. La curva divenne un’attrazione; la gente in auto rallentava in maniera dissennata per buttare un occhio a Elsa, la leonessa, e lei solo di tanto in tanto si lasciava vedere dietro le sbarre. 

Difficile come guardare dentro i sassi è l’ultimo dei racconti della raccolta dal titolo Storie di coscienti imperfetti. Ambientato in una casa di riposo durante la pandemia, qui ritroviamo Adelina, e un lui, Luca,  che tentano di mantenere un rapporto di affettuosità malgrado sia tutto difficile. 

Adelina è la proprietaria della leonessa e racconta a Luca di quando l’avevano comprata a un costo irrisorio, alla fine degli anni Settanta, da un tizio dello Zaire che trafficava animali esotici, per qualche tempo l'avevano tenuta in centro a Giave, a casa di un amico, sul terrazzo. Poi però, quando non poterono più tenerla libera, sistemarono la gabbia lungo la strada così che tutti potessero vedere Elsa passando in auto

Adelina e Luca hanno una bella amicizia ma arriva il Covid e non possono vedersi e lei scrive a lui" Tutto è difficile come guardare dentro i sassi" e la spiegazione è che quando era piccola scendeva con lo zio lungo il fiume Sesia a scagliare sassi contro altre pietre finché non si spezzavano, e dentro sembravano più belli e più preziosi rispetto a come apparivano da fuori. Voleva dire che, se oggi i loro figli avessero potuto fare una visita, li avrebbero trovati anch’essi più preziosi, e infinitamente più fragili.

La mia lettura non è una recensione ma una visita, ho visitato Giave con i suoi luoghi, con i suoi personaggi con gli occhi e la scrittura di Giacomo Verri, una scrittura rigorosa, precisa e soprattutto vera.  


"Siamo stati a Giave dove c'è un piccolo museo, quasi sempre deserto. Ci sono un bowling, un cinema, molte banche, una grande manifattura, un paio di supermercati e una casa di riposo tappezzata di piastrelle verdi. Secondo un collaudato meccanicismo, le ragazze si accoppiano a ragazzi della stessa estrazione sociale, si sposano, fanno figli. C’è lavoro quasi per tutti."

Ippolita Luzzo 



mercoledì 21 febbraio 2024

Così è se vi pare al Teatro Grandinetti per AMA Calabria


Specchi e ologrammi per Così è se vi pare in splendida interpretazione di Milena Vukotic e Pino Micol al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme per AMA Calabria  Stagione teatrale 2023/24

Scritta nel 1917 da una novella poi divenne un atto teatrale con questo titolo così attuale e stasera con l’allestimento da una strepitosa intuizione di Giovanni Macchia, il più rilevante critico di Pirandello: il cannocchiale rovesciato che permetterà di vedere le cose vicine come distanti

“Le cose più vicine, vissute, torturanti, furono viste con il binocolo rovesciato: da quella distanza che ne permettesse la meditazione assorta o l’ironia o addirittura il grottesco”.

Geppy Gleijeses ha chiesto a uno dei più importanti videoartist del mondo di creare, in un contenitore vuoto, degli ologrammi assolutamente tridimensionali, donnine e piccoli uomini alti 50 centimetri, che altro non sono che i personaggi della commedia, i quali inutilmente si affannano per scoprire una verità che non esiste.

All’ingresso della Signora Frola, quegli esserini li rivedremo in dimensioni normali. Piccoli uomini che riprendono le loro reali fattezze di fronte alla grandezza del dolore e dell’amore di una madre."        

Una messa in scena sorprendente e piacevole, bravissimi tutti gli attori in scena, splendidi i costumi, grande regia, e soprattutto applausi al teatro vero di Milena Vukotic la signora Frola, di Pino Micol Signor Laudisi. Un testo sul ragionare sull'impossibilità  di conoscere la verità degli altri.

 Aggiungo un mio antico pezzo del 2010                        

 6 ottobre  2010, raccontandola da allora come la racconterebbe Pirandello

L’impossibilità di conoscere la verità con una commedia

Così è, se vi pare

Arriva in una tranquilla cittadina di provincia un nuovo impiegato, il signor Ponza con la suocera, signora Frola, scampati ad un terremoto nella Marsica.

Il signor Ponza va ad abitare insieme alla moglie che nessuno vede   all’ultimo piano di un caseggiato periferico, la signora Frola in un elegante appartamentino del centro.

Tutto il paese mormora: La moglie viene segregata non può uscire, la mamma non può andare a far visita alla figlia.

Il signor Ponza viene quindi chiamato dal suo superiore per spiegare e far cessare il chiacchiericcio.

La signora Frola, anticipando con mossa a sorpresa, giustifica il genero reo solo di una eccessiva possessività verso la moglie.

Ma il signor Ponza afferma che la suocera è pazza, sua figlia è morta nel terremoto, questa è la sua seconda moglie e lui ha dovuto prendere le precauzioni per salvaguardarla dall’invadenza  di lei.

Mentre i presenti si rassicurano arriva la signora Frola che, venuta a conoscenza dei fatti, accusa lui di essere pazzo, non ha più riconosciuto la moglie quando questa è ritornata a casa dopo un ricovero in una casa di cura e per accettarla di nuovo hanno dovuto inscenare seconde nozze.

Nel tentativo di risolvere la questione il consigliere comunale organizza un incontro pubblico fra suocera e genero.

Ma messi uno di fronte all’altro il signor Ponza aggredisce la suocera  e solo dopo si scuserà dicendo di essere stato costretto a recitare per mantenere nella signora Frola l’illusione della sua pazzia.

La curiosità aumenta

Viene così condotta in comune, come ultima chance, per calmare le voci, la moglie col viso coperto di nero.

Ella però afferma di essere sia la figlia della signora che la seconda moglie del signor Ponza e di sé dice- io sono colei che mi  si crede-

Impossibile avere una visione certa e unica della realtà

Si ride si sorride poi amaramente ci si rende conto che questa opera teatrale viene recitata come in un onirico sogno di Bunuel  sulle strade e sulla rete del nostro vivere e i personaggi siamo noi che creiamo ognuno la nostra verità su vicende poco catalogabili, complesse, dense di premesse, privi di riscontri facilmente fruibili e con protagonisti evanescenti inafferrabili

Pirandello mi ha aiutato

Mi ha ricordato l’inutilità di voler dire una verità che sarà confutata  che dovrà essere di nuovo spiegata e come leggiamo Nel Paese delle prugne verdi di  Herta Muller: Il silenzio ci imbarazza, parlare ci rende ridicoli

IL paese delle prugne verdi è un paese sotto la dittatura di un potere che cerca e costruisce qualsiasi illazione per punire non solo gli oppositori  ma gli spiriti ingenui pericolosi perché pensano ancora di vivere senza sospettare l’inganno

Pirandello deliziosamente continua il suo scavo nei personaggi  con Sogno, ma forse no  Il gioco delle parti  Come tu mi vuoi  Ma non è una cosa seria

Siamo tutti delle maschere, dice lui,  però siamolo con un briciolo di responsabilità

E poi possiamo sicuramente leggermente ariosamente divertirci sulla rete      bidibodibù

Ippolita Luzzo 


COSÌ È (SE VI PARE)

di Luigi Pirandello


con Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato

e con Maria Rosaria Carli, Luchino Giordana

e Giovanna Bozzolo, Marco Prosperini, Antonio Sarasso, Giorgia Conteduca, Vicky Catalano, Walter Cerrotta, Giulia Paoletti


Regia Geppy Gleijeses

Videoartist Michelangelo Bastiani

Costumi Chiara Donato

Light designer Francesco Grieco

Musiche Teho Teardo

Aiuto regia Giovanna Bozzolo


Produzione Gittiesse Artisti Riuniti

sabato 10 febbraio 2024

Danza Cieca di Virgilio Sieni al Marca


 "Siamo il corpo. Lo abitiamo e come organismo sensibile siamo predisposti allo spostamento." nelle note introduttive del libro di Virgilio Sieni il corpo è lo strumento che accoglie ed è accolto, agisce e dialoga con la capacità di percepire l'aura delle cose, scrive Sieni e leggere il libro amplifica lo spazio della conoscenza.

Il libro è pubblicato nella collana "rasoi" da una raffinata casa editrice da me amatissima "Cronopio" 

"Danza cieca nasce per originare le cose che dall’attesa prendono vita" l’aura come presenza tangibile, scrive Virgilio Sieni coreografo e danzatore del gesto, oserei dire io, creatore di Danza scenica, duetto danzato da lui insieme al danzatore non vedente Giuseppe Comuniello una danza sulla tattilità, con musica dal vivo di Spartaco Cortesi.

Ora siamo al Marca, noi spettatori di Danza Cieca.

 Danza cieca sfida il limite del corpo. 

Non ti vedo ma ti sento, sento il gesto, sento lo spazio, possiamo danzare insieme. I limiti del corpo superati con la sensibilità, con l’apprendimento e la tecnica, con la memoria. Gesti ripetuti, gesti che si fanno parola e dialogo. In un crescendo di immagini pittoriche vediamo gesti delle pale ammirate nelle pinacoteche, nei musei. L’arte che non sta più appesa al muro ma scende nel grande spazio allestito e delimitato dalle sedie dove noi spettatori prendiamo posto. Sul pavimento un tappeto di cartone delineato da linee bianche e in un angolo due blocchi di argilla. Servirà l’argilla ad essere plasmata e trasformata dal tatto, servirà a dare vita ad altri quadri. Nessuna fotografia possibile durante lo spettacolo, nessun video, ma era giusto così altrimenti si sarebbe persa la continuità dell’azione. 

Una danza silenziosa ma armonica, la musicalità piano piano si faceva spazio ma non era il suono delle note bensì il suono del gesto. Il dominio dello spazio, la percezione dello spazio benché non fosse visto da uno dei danzatori privo del dono della vista ma in grado di sopperire alla mancanza con il gesto, con la ripetizione, con la assoluta padronanza della situazione. 


Un situazionismo danzante, mi sembra di poter chiamare lo spettacolo di ieri sera proposto al Marca di Catanzaro dalla compagnia del Teatro del Carro, nell’ambito di una rassegna di altissima qualità. “Nell’ambito del progetto "Il corpo ritrovato"  Come se tutti i quadri che per anni abbiamo visto appesi alle pareti del Marca ora fossero scesi giù a creare dei Tableaux Vivants. 
"Stanze poetiche dove niente è fisso" 
Grande coinvolgimento emotivo e noi spettatori guarderemo i nostri gesti meravigliandoci di non averli mai visti prima.
La tappa calabrese del progetto è ospite della Residenza MigraMenti, sostenuta da MiC e Regione Calabria, e gode del patrocinio della Provincia di Catanzaro, del Comune di Badolato e del Comune di Roccella Jonica e della sezione catanzarese dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Catanzaro.”  

Ippolita Luzzo 

domenica 4 febbraio 2024

Colpo Gobbo di Franz Bartelt


Ombre Lunghe, la collana dedicata alla grande narrativa pubblica Colpo gobbo di Franz Bartelt, con la traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e di Ezio Singaglia.   

Prehistorica Editore si propone con questa collana di illuminare la grande narrativa, dando rilievo ai classici e di proiettare le loro ombre lunghe nel mondo di domani.

Leggo ciò sui propositi della casa editrice e vado a conoscere questo autore francese nato nel 1949 , residente nelle Ardenne. Autore di una quarantina di libri, alcuni dei quali gli sono valsi premi importanti, quali il Grand Prix de l’humour noir per Les bottes rouges e il Prix Goncourt de la nouvelle per Le bar des habitudes. Per Feltrinelli ha pubblicato Hotel del Grande Cervo (2018).

Lo leggo con quella disposizione d'animo di chi nel suo vivere deve liberarsi dalla solitudine e stranamente il libro di una prigionia parla. Un uomo è convinto di poter fare facilmente un colpo, derubare un uomo ubriaco molto ricco. Lo segue ed entra in casa sua con un coltello ma la rapina non ci sarà. Da assalitore diventerà lui prigioniero perché l'uomo in casa non sarà così ubriaco come sembrava ed in più ha una pistola. Vedremo capovolgere la situazione e i due uomini in una casa chiusa inizieranno una stranissima coabitazione, forzosa per il derubante  e di predominio per quello che avrebbe dovuto essere il derubante. 

Le situazioni saranno inverosimili ma noi le crederemo vere, crederemo e sentiremo l'angoscia di essere sottoposti al dominio di un padrone di casa che può tutto, sentiremo quasi l'odore di tutte le altre prigioni, dai campi di concentramento ai luoghi di tortura, sentiremo l'orrore di vivere privati dalla libertà alle mercé di capricci. 

Posso consigliare questo testo per l'originalità dello stile, la ricerca con gusto di dialoghi letterari, la sorprendente abilità di raccontare gli stati d'animo. 

La casa editrice Prehistorica da sempre si distingue per raffinatezza e scelta sugli autori francesi di valore

Ippolita Luzzo 



sabato 3 febbraio 2024

Filippo Tuena Il volo dell'occasione


Leggo il bellissimo libro di Filippo Tuena Il volo dell’occasione e già dopo aver finito di leggerlo cambio il titolo in Il volo dell’ossessione.

 Il libro ha una storia sua di continue apparizioni, è stato pubblicato nel lontano 1994 da Longanesi e ripubblicato a distanza di dieci anni da Fazi, dopo vent’anni viene proposto da TerraRossa edizione nella collana Fondanti con copertina creazione di Francesco Dezio

Un libro di ritorni così come di continui ritorni sembra essere fatta la storia. Il volo dell’occasione è stato scritto nel 1993 e la Parigi che descrive è contemporanea a quel tempo. Siamo da subito a Parigi a Parigi, siamo in un luogo dove si battono oggetti vari. Un’asta. "Nella sala numero 7 dell’Hôtel des Ventes di rue Drouot. Mezza Parigi compra e mezza vende, lì dentro. Quasi una stazione affollata della metro, Strasbourg Saint-Denis, per esempio. Le scale mobili, i due flussi della folla: salire scendere, andare venire, comprare vendere."

Ed eccoli i personaggi, la voce narrante e i rigattieri, i mercanti d’asta che partecipano all’acquisto. L’oggetto acquistato lo troveremo per tutto il racconto, desiderato e usato, così come per tutto il racconto uno strano odore seguirà la voce narrante e lo renderà sospetto: Un odore d'aglio, di aglio muffito che Renant, l'acquirente emana.  

Ci troveremo con la voce narrante ad inseguire quello strano individuo che compra un orologio da tavola anche sulla bancarella al Marché aux Puces in un box di un rigattiere "Renant, quella mattina, al mercato, s’era imbattuto in un’occasione perfetta: riprendersi parte del passato che, chissà come e perché, aveva perso. Era questo il suo destino di collezionista: tornare a possedere quell’orologio. Si era lasciato beatamente travolgere dalla sua passione e certo aveva considerato quel caso quasi come un invito della sorte, o meglio, una prova della capacità di piegarla ai propri desideri. Una dimostrazione della propria forza. Che importa allora il prezzo che si paga? Può la felicità fare i conti? Sottostare ai freddi calcoli della contabilità, del dare e dell’avere? Il caso, l’occasione, l’imprevisto sopraffanno la ragione. Ci si lascia cullare dalla meraviglia di una specie di musica delle sfere. E quasi si crede di essere stati capaci di possederlo, il caso, l’occasione. E nell’acquisto si rinnova il piacere del potere. Sembra quasi di ripercorrere il tempo, replicare gl’istanti passati, tornare indietro, e correggere, potendolo, il passato. Per questo si è disposti a pagare volentieri un prezzo due o tre volte superiore alla cifra che ad altri appare alta, inavvicinabile. Non ha prezzo la possibilità di riavvolgere il tempo in senso inverso, di tornare indietro seguendo il filo d’Arianna, d’ingannare il labirinto dei giorni trascorsi. Non ha prezzo rivivere le emozioni del passato. Essere capaci di ripeterle."

Dettagli. Una storia fatta di dettagli, accurati, ben evidenziati con una lingua precisa e competente. Una storia di ossessioni.  Pian piano la seduzione della scrittura ci convince e siamo a  Parigi con le sue storie di fantasmi, mi sono ricordata il fantasma del Louvre, uno sceneggiato televisivo che io seguivo da bambina con terrore. Parigi con la gendarmerie nel cupo ingresso sul quai des Orfèvres dal commissario Robinet. Ed è lì che vi lascio per lasciare tutta la curiosità intorno a questa storia narrata con maestria da uno scrittore capace e competente. 

Gli applausi di tutto il Regno della Litweb a Filippo Tuena e a TerraRossa Edizione 

Ippolita Luzzo 


Filippo Tuena è nato a Roma nel 1953. Con Le variazioni Reinach ha vinto nel 2005 il premio Bagutta, e due anni dopo si è aggiudicato il premio Viareggio con Ultimo parallelo. È anche autore di Il volo dell'occasione (1994; nuova edizione 2004), Cacciatori di notte (1997), Tutti i sognatori (1999, superpremio Grinzane-Cavour), Michelangelo. La grande ombra (2001; nuova edizione 2008) e Manualetto pratico a uso dello scrittore ignorante (2010). Ha curato un'antologia dell'epistolario di Michelangelo Buonarroti (2002), I diari del Polo di Robert F. Scott (2009) e il volume fotografico Scott in Antartide (2011). Dirige per Nutrimenti la collana Tusitala.

martedì 19 dicembre 2023

Paolo Zardi La Meccanica dei corpi

 


Di ritorno dai racconti di Paolo Zardi.

L’era della dignità borghese Fantasmi Non passa invano il tempo Il risveglio Il Signor Bovary

L'era della dignità borghese sta in una famiglia come tante dove ci si ritrova nei gesti “ alle 12:45 il pranzo era in tavola. Il padre spezzò il pane e versò il vino” ed è subito De Andrè Il pescatore, ed è subito il Vangelo di Luca. Veniamo risucchiati da ciò che diceva Tacito " la principale causa di miseria è il desiderio di ricchezza; dopo duemila anni, anche lei stava crollando sotto il peso della sua smodata ambizione."

Raccolgo appunti "La vita non era altro che un interminabile elenco di ricordi e dettagli trattenuti con una forza disperata.” 

Racconti sulle conseguenze del nostro agire, almeno il primo e l’ultimo. Sembrano inezie ciò che fa la giornalista inventando il caso del pedofilo davanti la scuola Maria Goretti, sembra un’inezia la scappatella coniugale del direttore di banca, il signor Bovary.        Poi si viene invasi dai fantasmi, da chi c’è anche se ormai non abita più con noi. È andato via il nostro mondo, i vicini di casa, il quartiere, le abitudini. Scomparsi. Li sentiamo vicini ma sono lontani.                                                                                        Piango con un padre che cerca suo figlio Leonardo e guardo con mestizia a quell’uomo che rincontra dopo moltissimi anni  un suo compagno di scuola e bevendo bevendo rivede l’Annunciazione.  Nel risveglio un uomo muore e ritorna. Scende per fermare una aggressione e lui viene aggredito. Si risveglierà cambiato.               La scrittura di Paolo migliora sempre anche un semplice canovaccio e ci precipita nell’attesa, nella suspense. Si leggono con suggestione perché seducente è il suo scrivere. Ci porta con lui con la sua immaginazione legata ai nostri sensi. 

Mi piace lasciarvi con lui, con fantasmi, con la sua scrittura che ci avviluppa e ci affascina


"Fantasmi: Il passato traccia la propria esistenza sopra qualsiasi cosa capiti a tiro: sui fogli di carta, nelle volute del cervello, nella morfologia delle montagne, sopra le foto che sbiadiscono giorno dopo giorno, sulle pareti delle grotte dove pallidi pigmenti raccontano storie di uri e cacciatori, nella luce che arriva dalle galassie dopo viaggi durati miliardi di anni. Lascia impronte ovunque, segni che si sovrappongono a segni più antichi."

 "C’è una calamita piazzata davanti a tutti, e tutti andiamo in quella direzione, ciechi e sordi a ogni distrazione. Dopo il matrimonio, lui e Luisa non avevano parlato dell’ipotesi di avere figli. Li avevano avuti come per istinto: il sole sorgeva, le persone morivano e due esseri umani mettevano al mondo altri esseri umani, accecati dal miraggio di un luminoso futuro, in qualche modo obnubilati. Fossero andati a processo, avrebbero potuto invocare l’incapacità di intendere e di volere, e sarebbero stati assolti. Ovunque regna questa attrazione inspiegabile verso la vita: l’eccitazione di poter creare qualcosa dal nulla, un potere dai tratti divini"

Paolo Zardi nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 

sabato 11 novembre 2023

Note a Margine Nicola Piovani a Lamezia Terme

Eccoci per la stagione teatrale AMA Calabria a Lamezia Terme, 10 novembre 2023, Teatro Comunale Grandinetti con  "Note a margine" il Premio Oscar Nicola Piovani, pianoforte e Marina Cesari, sax – Marco Loddo, contrabbasso – Vittorino Naso, batteria e percussioni, disegni Milo Manara

Nicola Piovani inizia con la colonna sonora del film  La notte di San Lorenzo dei Fratelli Taviani, con la memoria è un dovere e dedica la colonna sonora del film a tutti gli smemorati, cercando quasi il conforto del pubblico, affinché la storia del nostro paese non venga travisata, manomessa e dimenticata e continua con un ricordo di Mario Monicelli regista del film Speriamo che sia femmina, film del 1986.

 Monicelli portava in tasca sempre un giornale, come mio padre, come tutti quelli di una generazione che era cresciuta con un solo giornale e ora vedeva quale grande opportunità fosse la democrazia, trovare nelle edicole molte testate diverse.

 Anche qui Piovani ci invita alla lettura dei giornali, a tornare ai giornali, a saper dare spazio alle diversità e alla riflessione. Sono i due punti che stanno molto a cuore a Nicola Piovani: Memoria e conoscenza, insieme alla musica, musica che ci riporta Caro Diario di Nanni Moretti, La voce della Luna di Federico Fellini. 

Nel rievocare amicizie e uomini racconta l'aneddoto su come lui e Fellini  fossero rientrati nel centro di Roma dalla Tuscolana con una deviazione fantastica. Federico Fellini chiese di essere accompagnato facendo una strada nuova, una scorciatoia, ma quella strada finiva in uno spiazzale abbandonato solo che la fantasia del regista lo vedeva popolato da luci e situazioni immaginarie. Scorciatoie della fantasia, l'ho subito chiamata anch'io.  Così anche la sera dopo avrebbe voluto quasi ripetere l’esperienza.

 Continua a parlarci di amici cari carissimi, come Vincenzo Cerami, al quale dedica la sua musica, e poi a Fabrizio De André e con  Il pianino delle meraviglie parte da Good morning Babilonia dei Fratelli Taviani, e fa la dedica a tutti i pianisti che hanno accompagnato i film muti eseguendo le stesure. 

Siamo poi passati ad alcuni pezzi dedicati alla mitologia greca ed ha raccontato il mito crudele di Narciso condannato a morire se si fosse visto in uno specchio, in una pozza d'acqua, ed il mito delle sirene, di Partenope.


Al termine altra riflessione di grande testimonianza civile, ricordando qualcuno che disse "Tutto ciò che non passa in televisione non esiste" ha rivendicato l'importanza della musica dal vivo, degli spettatori dal vivo, del teatro e del vedersi in una "inesistenza" che ci piace al di là dello schermo televisivo 

A fine serata noi siamo andate dal maestro Nicola Piovani per raccontargli della sirena Ligheia. In note a margine aveva dedicato alla sirena Partenope un pezzo musicale dopo aver parlato delle sirene.

 Secondo la tradizione raccolta nelle Argonautiche orfiche (V secolo d.C.), le tre sirene, Partenope, Ligea e Leucosia, sfidano le Muse, per un peccato di ubris e vengono battute nel canto da Orfeo, per la disperazione si buttano in mare, dove vengono trasformate in scogli. I loro corpi vengono trasportati dal mare, Ligea finisce a Terina, Leucosia a Posidonia e Partenope alle foci del fiume Sebeto, dove poi fu fondata Neapolis. 

Anche Ligea avrebbe meritato una sua presenza sul palco, diciamo noi nel salutarlo nei camerini del teatro dove eravamo rimasti ormai in pochissimi insieme ai musicisti del Conservatorio. Chissà che in Note a margine non aggiunga la sirena che ha fondato Terina ora Lamezia Terme!

Ippolita Luzzo