Licia Giaquinto aveva già pubblicato i suoi racconti nel 2007 ma ora trova una nuova vita con TerraRossa Edizioni casa editrice che nasce con "l’idea di provare a seminare parole fuori dai tracciati consueti.
"Opere significative, divise in due collane, entrambe di narrativa: Fondanti riproporrà, in una nuova edizione rivista, romanzi recenti ormai introvabili di autori che hanno rinnovato il panorama letterario; Sperimentali accoglierà opere inedite capaci di affrontare temi attuali attraverso una ricerca stilistica originale." questo troviamo scritto come presentazione sul sito di TerraRossa Edizioni.
Libri curatissimi nella scelta dei materiali e nella cura grafica a partire dalle splendide copertine create da Francesco Dezio.
Segnalato da Giuseppe Girimonti Greco, sempre attento a sentire i libri veri e autentici, Cuore di nebbia mi giunge per diversi incroci amicali, addirittura ho conosciuto Licia anni fa non direttamente ma tramite una mia amica che per caso si era seduta ad un bar vicino al suo tavolino a Bologna, da allora ho seguito il suo spendersi per il recupero di zone abbandonate come Aterrana in provincia di Avellino un borgo storico, un contesto dai colori d’altri tempi, una comunità da scoprire e valorizzare, nel cuore dell’Irpinia, luogo dove Licia ha trascorso infanzia e adolescenza prima di trasferirsi a Bologna.
Cuori di nebbia è invece ambientato nella Padania, nella terra ricca, almeno io credevo prima di leggere questi racconti, con esistenze al limite di immensa povertà di spirito.
La via Emilia mi appare un mondo perso, tagliato da una strada provinciale su cui passano i tir, accanto alla Ferrari di Maranello. "I camionisti si fermano dalle prostitute per un po’ di riposo, giovani ragazze dell’est arrivate dopo la caduta del Muro. È un’Italia consumata, ma ancora offesa. Nella storia di provincia, si incrociano il perbenismo, la noia matrimoniale, il voyeurismo, l’inganno, Chernobyl, la pedofilia, l’eroina, la cartomanzia (nel personaggio secondario più bello forse dell’opera, Donna Crisantema), l’omicidio, l’anoressia, l’hikikomori. Malattia mentale in tante forme, spesso quella delle deviazioni sessuali. È un romanzo strabordante di dolore, che si fa acuto proprio perché ciascuno dei protagonisti vive innocentemente dell’idea di essere nel giusto. La società, il loro lavoro, le loro vite dimostrano che purtroppo non c’è redenzione e scelta, il destino diventa qualcosa che sempre finisce per tradire, ingannando, distruggendo i sogni di ciascuno. Eppure, ci si affeziona ai vinti, agli insoddisfatti che si trovano a maneggiare qualcosa di più grande di loro." questo è ciò che scrive Alessio Barettini su Senzadieci, ma sono tante i giornali che hanno accolto con recensioni attente il libro di Licia Giaquinto.
Benvenuta al Nord, mi scrive Licia e io questo Nord lo trovo ancora più terribile del Sud, il suo vivere più misero, lo spreco delle esistenze ancora più amaro. Mirella, Natascia, Patrizia, e poi Filippo, Nicola, Francesco, Mirco, se questo è un uomo, mi viene da scrivere con Primo Levi, se questa è umanità.
Licia Giaquinto riesce a portarci dove non vorremmo andare, a vedere ciò che non vorremmo vedere ed a provare una pietà per ogni sciupio di sogni, di desideri, delusi definitivamente.
Ippolita Luzzo
Licia Giaquinto è nata in Irpinia, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, ora vive a Bologna. Ha esordito nella narrativa con Fa così anche il lupo (Feltrinelli 1993), a cui sono seguiti È successo così (Theoria 2000), Cuori di nebbia (Dario Flaccovio 2007, ora riproposto da TerraRossa Edizioni), La ianara (Adelphi 2010), La briganta e lo sparviero (Marsilio 2014). Ha scritto anche testi teatrali, l’ultimo è Carmine Crocco e le sue cento spose. È ideatrice e anima dell’associazione Aterrana – Ater Ianua che vuole contrastare il degrado e lo stato di abbandono del borgo storico di Aterrana (Av).