"Il sole stava per tramontare su Brasilia, la città che sembrava non avere confini tra il vero e il falso, tra il reale e l'irreale." così a pagina 23 cominciamo questo giro con una Buick giallo canarino verso gli uffici della tv privata Tuni, nello studio dove nel 1980 si mandavano messaggi subliminali. Leggo come se Franz Krauspenhaar stesse parlando di Reti televisive private italiane e il parallelo mi fa sorridere. Immaginare una Brasilia a Cologno Monzese mi sembra facilissimo e il popolo delle favelas di Brasilia italiana saranno poi gli elettori di una sigla pubblicitaria.
"Brasilia ha gli edifici a forma di astronave, tra i pezzi grossi di pattume intorno, come se si stessero creando campi di calcinacci attorno a navi spaziali enormi, messe in mezzo a una città sbalorditiva.”Brasilia: tra i palazzi e le costruzioni a cupola e le bellissime cattedrali di Niemayer puoi ascoltare la grandezza del cosmo."
Leggo quindi questo racconto immaginando Franz divertirsi con fantasmi e sparizioni in un incontro fra padre e figlio, fra passato e presente, fra giornalismo e narrativa. Nello stesso periodo in cui leggo il libro mi viene incontro un articolo su come Oscar Niemeyer fu incaricato dal presidente del Brasile di creare questa città nella giungla, e di come lui si avvia in macchina, un viaggio lunghissimo.
Dalla Porsche di Grandi Momenti, qui, siamo in viaggio su una Buick gialla, sempre belle macchine guidano la narrativa dei libri di Franz.
Io ho letto Brasilia più come un gioco, come un divertimento, che non come uno libro che debba incutere paura, pensando di avere alle spalle tutto il narrato fatto di esperimenti nei vari campi di concentramento e tutte le insensatezze di regimi totalitari.
Mi auguro sia così almeno e mi auguro che i racconti su grandi poteri dominanti restino sempre confinati sulle pagine scritte dell'immaginario letterario per esorcizzare il dilemma esistenziale su buoni e cattivi, su padri e figli, su ricchi e poveri. In viaggio da In Time, film dove i ricchi potevano comprare il tempo a Brasilia, dove basta bere il siero dell'eterna giovinezza, televisiva.
Ippolita Luzzo
lunedì 12 marzo 2018
sabato 10 marzo 2018
Gli automi cellulari all'Uniter
Arriva l'evoluzione artificiale all'Uniter con la relazione di Domenico Talia, professore presso l'Università della Calabria.
Tema della relazione: " Sistemi Complessi e Evoluzione Artificiale con Automi Cellulari."
A dirla così non si evince la piacevolezza della serata e il senso di benessere alla fine nell'aver certezza che una regola base, semplicissima, sta all'origine di ogni vita vivente: una costruzione matematica precisa. Come nasce la vita? Come si replica? Come muore e poi torna a rivivere?
Seguendo il principio, dal particolare all'universale, dal fenomeno nascente al fenomeno emergente, il professore Talia ci ha avvinto alle sorti di un automa cellulare in grado di riprodursi seguendo le leggi della vicinanza, del calore, dello spostamento, e poi negli esempi sulla nostra vita abbiamo capito quanto anche il nostro cervello altro non sia che un automa cellulare! Non c'è un pilota che guida i nostri neuroni, il volo degli uccelli o gli spostamenti dei pesci, bensì una regola, innata, dicevano i filosofi, vedendo già un tempo molto lontano ciò che vediamo ora con altri mezzi. Dai sofisti a noi, dalle analisi linguistiche della scuola di Noam Chomsky che hanno teorizzato l'esistenza di strutture grammaticali innate, cioè presenti nel cervello già alla nascita (e.g. nell'area di Broca), senza le quali i bambini non potrebbero sviluppare una competenza linguistica e in psicologia all'innatismo modulare, assumendo l'idea di base che la mente sia costituita da insiemi più o meno connessi di strutture o moduli innati, incapsulati, specializzati e selezionati dall'evoluzione per eseguire funzioni particolari, siamo giunti ad un vero e proprio laboratorio di Intelligenza artificiale. Affascinati dalla lezione, dal cristallo di neve alla nevicata, dalla conchiglia alla regola, continuiamo a svolgerla nella nostra testa con Goethe, dal particolare all'universale con in mano la foglia del ginko biloba,
E’ una sola cosa viva
Che in se stessa si è divisa?
O son due,che scelto hanno,
si conoscano come una?
In risposta a tal domanda
Trovai forse il giusto senso.
Non avverti nei miei canti
Che io sono uno e doppio insieme? Goethe
...è la mia continua domanda, la stessa tensione, sempre. Ogni cosa che dico, da semplice appassionata di chi scrive, tende sempre a chiarire, a mettere luce nella divisione e trovare l’unione, il percorso unico. Ed il professore Talia ieri sera ce lo ha dimostrato con precisione matematica. Una regola tanto semplice da essere sicuramente divina.
Ippolita Luzzo
Tema della relazione: " Sistemi Complessi e Evoluzione Artificiale con Automi Cellulari."
A dirla così non si evince la piacevolezza della serata e il senso di benessere alla fine nell'aver certezza che una regola base, semplicissima, sta all'origine di ogni vita vivente: una costruzione matematica precisa. Come nasce la vita? Come si replica? Come muore e poi torna a rivivere?
Seguendo il principio, dal particolare all'universale, dal fenomeno nascente al fenomeno emergente, il professore Talia ci ha avvinto alle sorti di un automa cellulare in grado di riprodursi seguendo le leggi della vicinanza, del calore, dello spostamento, e poi negli esempi sulla nostra vita abbiamo capito quanto anche il nostro cervello altro non sia che un automa cellulare! Non c'è un pilota che guida i nostri neuroni, il volo degli uccelli o gli spostamenti dei pesci, bensì una regola, innata, dicevano i filosofi, vedendo già un tempo molto lontano ciò che vediamo ora con altri mezzi. Dai sofisti a noi, dalle analisi linguistiche della scuola di Noam Chomsky che hanno teorizzato l'esistenza di strutture grammaticali innate, cioè presenti nel cervello già alla nascita (e.g. nell'area di Broca), senza le quali i bambini non potrebbero sviluppare una competenza linguistica e in psicologia all'innatismo modulare, assumendo l'idea di base che la mente sia costituita da insiemi più o meno connessi di strutture o moduli innati, incapsulati, specializzati e selezionati dall'evoluzione per eseguire funzioni particolari, siamo giunti ad un vero e proprio laboratorio di Intelligenza artificiale. Affascinati dalla lezione, dal cristallo di neve alla nevicata, dalla conchiglia alla regola, continuiamo a svolgerla nella nostra testa con Goethe, dal particolare all'universale con in mano la foglia del ginko biloba,
E’ una sola cosa viva
Che in se stessa si è divisa?
O son due,che scelto hanno,
si conoscano come una?
In risposta a tal domanda
Trovai forse il giusto senso.
Non avverti nei miei canti
Che io sono uno e doppio insieme? Goethe
...è la mia continua domanda, la stessa tensione, sempre. Ogni cosa che dico, da semplice appassionata di chi scrive, tende sempre a chiarire, a mettere luce nella divisione e trovare l’unione, il percorso unico. Ed il professore Talia ieri sera ce lo ha dimostrato con precisione matematica. Una regola tanto semplice da essere sicuramente divina.
Ippolita Luzzo
giovedì 8 marzo 2018
La vita lontana di Paolo Pecere
Essere e divenire nelLa Vita lontana di Paolo Pecere. Sembra che il titolo non fosse questo, allora io vedrei bene "Essere e divenire". Come si cambia per ricominciare da altro.
Il tempo intercorso per creare questo romanzo è durato alcuni anni, quattro, se ricordo bene, e Paolo Pecere ha visitato realmente i luoghi dove i protagonisti abitano e si spostano nella lontananza degli affetti, nella lontananza da se stessi, nella lontananza della propria personalità. Personalità doppie in effetti, i protagonisti fanno viaggi nel loro interiore per togliere e mettere altro, senza tornare mai. Lontano da dove. Non so che titolo abbia avuto in mente Paolo Pecere mentre costruiva esistenze e le sconvolgeva, allontanando il vissuto, dilatando i concetti di essenza, e chiedendosi di cosa siano fatti le azioni, di quanto libero arbitrio ci sia nelle decisioni.
Leggiamo dunque questa storia, narrata dalla voce della protagonista femminile, Dora, l'unica forse che si muove solo per ritrovare coloro che sono andati via e forse non hanno più alcuna voglia a farsi ritrovare.
Il racconto, complesso, condensato in una visione femminile e in un atteggiamento da osservatrice, in effetti, Dora osserva ma non fa, sembra che lasci gli avvenimenti inverarsi senza una sua effettiva complicità: Avvengono.
Nella trama, in apparenza normale, come normale vuole a tutti i costi che noi la percepiamo la protagonista narrante, c'è un matrimonio, da un amore adolescenziale, la nascita di due gemelli e tanti interessi in comune, letture, lotte, ideali. Sembrerebbe un idillio se non avvenisse l'imponderabile. Il coniuge cambia, diventa un altro. Per sempre.
E lei resta a crescere i figli e sembra anche qui che lei riesca a inserire in un tran tran rassicurante i figli e invece tutto si spagina, si sfaglia, e i due gemelli si allontanano. Ci allontaniamo e poi e poi non so se ci ritroveremo più vicini, almeno è un azzardo.
La scrittura di Pecere è densa, e benché sembri con un suo ordine interno ci pone quesiti, ci destabilizza, ci impone una adesione problematica.
Mi sono posta davvero il problema se in una famiglia ci si conosce, non credo, se si ha una possibilità di intervenire, non credo, e mi sono posta il problema del perché Dora sia così certa di non poter a sua volta andarsene via da un immaginario che fa a gara ad essere smentito dai fatti.
Il viaggio di Pecere sta nella filosofia, nella religione orientale, nell'essere e divenire, dove si scontra l'occidentale e l'orientale, e dove naufraga l'occidente con i suoi riti. " Ora la casa è vuota. Il televisore era accanto alla finestra, dove oggi sta il divano, e viceversa, come se uno specchio avesse rovesciato i posti delle cose. Immaginando di sedermi vedo, riflesse sullo schermo spento, quattro persone sul divano." ed ancora "Nelle faglie del ricordo, a questo punto, si è prodotto uno scambio di persona. Sono crollati d’un tratto i giorni successivi: del volto senza vita di Elio resta solo un’idea grigia, senza le mie carezze e il mio rimorso. Al suo posto si è installata un’altra immagine, che si presenta come sua, e invece è di un uomo che dormiva nelle rovine di Chittorgarh, quel pomeriggio dopo la pioggia, e che mi aveva fatto pensare a lui. Questo falso, col tempo, è diventato il simbolo di un travestimento, attraverso il quale bisogna saper vedere la nostra vita lontana. Così Elio, portando al culmine il suo processo di sottrazione, si è ridotto in me all'essenziale: un uomo che non era chi sembrava, e riposa aspettando il temporale."
Una realtà raccontata non è altro che il racconto ed è l'elaborazione di ciò che la narratrice immagina di sapere. Ad un certo punto in oriente Dora arriva e si sposta e l'essere dei fatti incontra lei all'apparir del vero" La verità è feroce come una radiografia, non fa per noi, persone deboli e poco incisive, campioni di confabulazione. Marzio ha ragione: lo sapevo già. Ma c’è dell’altro, in quel che ha detto, che invece suona nuovo." In una domanda che so già.
Ippolita Luzzo
Pétronille di Amélie Nothomb
-Buonasera. Che nome devo scrivere?
-Pétronille Fanto – rispose…
-E’ lei – esclamai.
Quante volte ho sperimentato quel momento mentre firmo delle copie: veder apparire davanti a me una persona con la quale intrattengo una corrispondenza. Lo shock è sempre violento. Passare da un incontro sulla carta a un incontro in carne e ossa significa cambiare dimensione… Spesso, vedere l’amico di penna dal vivo vuol dire operare una regressione, scadere nella banalità…se l’aspetto dell’altro, per Dio sa quale motivo, non si dimostra all'altezza di una corrispondenza, questa non raggiungerà mai più il livello precedente. Non si potrà né dimenticarlo né astrarsene… l’aspetto fisico conta nell'amicizia e anche nelle relazioni più elementari. Non sto parlando qui di bellezza o bruttezza, parlo di quella cosa così vaga e importante che chiamiamo fisionomia.
Pétronille Fanto aveva scritto ad Amélie Nothomb due o tre lettere e aveva taciuto la sua età. Aveva trattato, in quelle lettere, argomenti tenebrosi e seri tanto da indurre a far pensare alla scrittrice di essere in corrispondenza con una persona adulta. Ed ora nell'incontro in libreria Amélie vede davanti a sé una adolescente, addirittura un apparente ragazzo.
Pétronille è invece una studiosa di Shakespeare, sta facendo una tesi su un contemporaneo di Shakespeare e al termine dell’incontro, fuori, in una strada, nella notte, domanda:- Se le scrivo, mi risponderà ancora?- e si sentirà rispondere:- Certamente.
Nasce così un’amicizia che non racconto, voglio sempre lasciare ai lettori il gusto di scoprire una storia ed odio chi mi racconta il libro per filo e per segno, come se io non fossi capace di costruirmelo da sola. Leggere è infatti una costruzione di immagini e noi saremo attratte dalle varie fasi di questa amicizia, saremo insieme alle due che pian piano avranno altre occasioni ed altre incontri, nel piacere di entrambe di leggersi. Del resto si sono incontrate su un foglio, una leggendo i romanzi dell’altra, ed ora una sta nel romanzo dell’altra. Anche l’adolescente cresce, scrive e pubblica, anche l’adolescente Pétronille diventerà scrittrice. “Aceto di miele” sulla quarta di copertina Amélie legge “Pétronille Fanto, ventisei anni, esperta dei contemporanei di Shakespeare, firma qui un insolente esordio” Un romanzo di lettere. Molte lettere, oggi mail, molte mail.
Si scrive a scrittrici e si diventa amiche di scrittrici, si scrive e ci si perde, ci si innamora oppure si ricostruisce attraverso la scrittura una personalità. Mail. Mi affascina la storia e il libro di esordio di Pétronille, pensando al mio manoscritto di mail e mail ad uno scrittore, Reds, uno scrittore, morto da poco, senza averlo mai conosciuto. Egli sosteneva la stessa cosa di Amélie, e cioè quella delusione nell’incontro di persona, “un processo irrimediabile”
Avendo, nella corrispondenza, enfatizzato l’altro, la realtà non reggerà all’impatto. Non è così nella storia di amicizia fra Amélie Nothomb e Pétronille Fanto, nome inventato per proteggere la vera persona che viene tratteggiata, in un racconto verità che piacerà e farà riflettere.
Tradotto da Monica Capuani nella collana Amazzoni della Voland, il libro conserva il suo mistero sugli incontri e l’amicizia e su una Pétronille che saluteremo. -Buonasera, che nome devo scrivere?-Ippolita Luzzo
giovedì 1 marzo 2018
Marzo e poi Althusser
Un senso di sgomento guardando il pc impallato, lento, vedendo tutto disfarsi intorno. Il viso, la voce, di chi ci è caro. Disfatta, è il termine che mi viene meglio, guadando le buche nei marosi delle strade cittadine per non bucare di nuova le ruote della panda. Disfatta totale, dal pc impallato al terribile vivere qui, in un incaprettamento generale. Ricordo i sogni, gli ideali lontani, l'avvenire dura "longtemp" scrisse Louis Althusser in una sua autobiografia in cui cerca di spiegare a se stesso e ai lettori ciò che avvenne in un attimo.
"Sulla pagina del titolo, autografa, Louis Althusser aveva scrit-
to: L'avvenire dura a lungo, seguito da un sottotitolo cancellato:
Breve storia di un omicidio, e da un altro titolo: D'una notte
l'alba, ugualmente cancellato, che corrisponde a un primo tentati-
vo di introduzione di cui sussistono le prime nove pagine dattilo-
scritte, interrotte a metà d'una frase."Filosofo marxista e militante comunista tra gli anni '40 e '70. Intraprende, con la memoria, un cammino di ricerca, per capire come è potuto accadere che proprio lui abbia strozzato la moglie.
L'avvenire dura a lungo, ed ogni nostra azione trascina piano piano giorni, firme, assegni, disastri e diventa una valanga.
Nello sconforto più totale di non poter fare marcia indietro, tutti sbigottiti guardiamo senza lacrime avvenimenti di cronaca, avvenimenti sociali e accadimenti personali con lo stesso sgomento, impotenti.
Ippolita Luzzo.
"Sulla pagina del titolo, autografa, Louis Althusser aveva scrit-
to: L'avvenire dura a lungo, seguito da un sottotitolo cancellato:
Breve storia di un omicidio, e da un altro titolo: D'una notte
l'alba, ugualmente cancellato, che corrisponde a un primo tentati-
vo di introduzione di cui sussistono le prime nove pagine dattilo-
scritte, interrotte a metà d'una frase."Filosofo marxista e militante comunista tra gli anni '40 e '70. Intraprende, con la memoria, un cammino di ricerca, per capire come è potuto accadere che proprio lui abbia strozzato la moglie.
L'avvenire dura a lungo, ed ogni nostra azione trascina piano piano giorni, firme, assegni, disastri e diventa una valanga.
Nello sconforto più totale di non poter fare marcia indietro, tutti sbigottiti guardiamo senza lacrime avvenimenti di cronaca, avvenimenti sociali e accadimenti personali con lo stesso sgomento, impotenti.
Ippolita Luzzo.
sabato 24 febbraio 2018
Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta
" Lei lesse ad alta voce:“Nostalgia”è quando sei sicuro di avere una cosa a cui tieni dentro una tasca, ma quando ci infili una mano non la trovi più."
Forse sarà la musica del mare, sentendo questo tango dalla voce di Claudio Villa, mi accingo a scrivere di un racconto musicale con l'orecchio incollato alle conchiglie raccolte dal padre di Vinpeel.
Il libro è quanto di più musicale e ballabile ci sia stato nella mia esperienza di lettrice e mi piace continuare a sentirne il piacere del volo oltre i confini della Litweb. Mi sento vicinissima all'immaginario di un luogo da dove si può andare via sulla mongolfiera della libertà oltre il mare smisurato alla ricerca di altri mondi. "A volte capitava anche questo.Perché il mare è come una spugna, e prima o poi dentro ci vanno a finire tutte le storie del mondo, anche quelle che sembrano non entrarci nulla"
Una sorta di Truman Show sembra per un po' il luogo abitato da Vinpeel, un adolescente in un mondo di adulti, un adolescente senza la mamma e con un padre silenzioso, quasi bloccato da un segreto innominabile, un padre che lascia i suoi messaggi in una bottiglia alle onde del mare affinché, io so chi, possa un giorno leggerli.
Nella bellezza della lettura, sulle acque del mare che lambiscono i confini del villaggio di Dinterbild, si svolge la scena del recupero della memoria smarrita, del ritorno degli oggetti scomparsi, della crescita e delle sfide di Vinpeel col suo amico immaginario Doan. Ho raccolto e messo da parte stralci, ho seguito e parteggiato per Vinpeel, ho immaginato Il grande Meaulnes, l’isola del tesoro e i Ragazzi della Via Paal, ho sognato con VinPeel e i tanti libri per ragazzi, in una narrativa di speranza e di altezza su nel cielo aperto.
Canto e scrivo nel suono bello delle parole, delle nuvole dove ritornerà l'amico, nei sentimenti descritti e vissuti e da regalare ancora.
"“Paura”è quando non riesci a girare la pagina di un libro, a fare un altro passo in avanti o a parlare con qualcuno, perché non ti piace quello che succederà dopo. Però quando poi succede è meno grave di quanto pensavi" Come vorrei che questo libro giungesse nelle mani di ragazzi dai dodici anni in su, compreso noi adulti, come vorrei portare questo racconto sull'amicizia, sul desiderio di esserci e creare nuovi mondi possibili, nuovi luoghi da esplorare!
Leggere diventa un piacere, affinché nessuno perda i suoi attimi "Così perlomeno la pensa Doan, che ha perso il suo attimo così tanti attimi fa che neanche lui sa più quanti, e che dice che li riconosci quelli che si sono accorti di aver perso un attimo, perché passano la vita intera a cercarselo dentro la tasca della giacca, o tra le nuvole, o in fondo a un bicchiere, o negli occhi di tutte le donne che incontrano, sperando che la vita prima o poi riparta, perché senza quell'attimo, sul serio, la vita non riparte più."
Litweb festante augura a Vinpeel tutte le mongolfiere bastanti al volo collettivo di noi lettori.
Ippolita Luzzo
Forse sarà la musica del mare, sentendo questo tango dalla voce di Claudio Villa, mi accingo a scrivere di un racconto musicale con l'orecchio incollato alle conchiglie raccolte dal padre di Vinpeel.
Il libro è quanto di più musicale e ballabile ci sia stato nella mia esperienza di lettrice e mi piace continuare a sentirne il piacere del volo oltre i confini della Litweb. Mi sento vicinissima all'immaginario di un luogo da dove si può andare via sulla mongolfiera della libertà oltre il mare smisurato alla ricerca di altri mondi. "A volte capitava anche questo.Perché il mare è come una spugna, e prima o poi dentro ci vanno a finire tutte le storie del mondo, anche quelle che sembrano non entrarci nulla"
Una sorta di Truman Show sembra per un po' il luogo abitato da Vinpeel, un adolescente in un mondo di adulti, un adolescente senza la mamma e con un padre silenzioso, quasi bloccato da un segreto innominabile, un padre che lascia i suoi messaggi in una bottiglia alle onde del mare affinché, io so chi, possa un giorno leggerli.
Nella bellezza della lettura, sulle acque del mare che lambiscono i confini del villaggio di Dinterbild, si svolge la scena del recupero della memoria smarrita, del ritorno degli oggetti scomparsi, della crescita e delle sfide di Vinpeel col suo amico immaginario Doan. Ho raccolto e messo da parte stralci, ho seguito e parteggiato per Vinpeel, ho immaginato Il grande Meaulnes, l’isola del tesoro e i Ragazzi della Via Paal, ho sognato con VinPeel e i tanti libri per ragazzi, in una narrativa di speranza e di altezza su nel cielo aperto.
Canto e scrivo nel suono bello delle parole, delle nuvole dove ritornerà l'amico, nei sentimenti descritti e vissuti e da regalare ancora.
"“Paura”è quando non riesci a girare la pagina di un libro, a fare un altro passo in avanti o a parlare con qualcuno, perché non ti piace quello che succederà dopo. Però quando poi succede è meno grave di quanto pensavi" Come vorrei che questo libro giungesse nelle mani di ragazzi dai dodici anni in su, compreso noi adulti, come vorrei portare questo racconto sull'amicizia, sul desiderio di esserci e creare nuovi mondi possibili, nuovi luoghi da esplorare!
Leggere diventa un piacere, affinché nessuno perda i suoi attimi "Così perlomeno la pensa Doan, che ha perso il suo attimo così tanti attimi fa che neanche lui sa più quanti, e che dice che li riconosci quelli che si sono accorti di aver perso un attimo, perché passano la vita intera a cercarselo dentro la tasca della giacca, o tra le nuvole, o in fondo a un bicchiere, o negli occhi di tutte le donne che incontrano, sperando che la vita prima o poi riparta, perché senza quell'attimo, sul serio, la vita non riparte più."
Litweb festante augura a Vinpeel tutte le mongolfiere bastanti al volo collettivo di noi lettori.
Ippolita Luzzo
mercoledì 21 febbraio 2018
Macbettu sul podio in Litweb
Macbettu minuto per minuto. Come una telecronaca di una partita di calcio senza dimenticare un passaggio. Questo vorremmo fare noi spettatori estasiati da uno spettacolo che resta il più bell'atto scenico visto da alcuni anni a questa parte. Un godimento ininterrotto dal primo scendere dalle porte verso noi degli attori nel buio di una notte nera che nera resterà per dirci che il nostro intelletto sta nel buio della ragione quando l’ambizione lo sopraffà. Siamo in Scozia oppure in Barbagia, siamo dappertutto, dove a qualcuno viene promesso, viene pronosticato un futuro da re e tutto cambia. La situazione sfocia in tragedia dopo il dono avvelenato delle streghe. Uno spettacolo nello spettacolo, ridere ridere di ciò che le streghe faranno sul palco, ridere dei dispetti che si fanno, del loro camminare, quei passettini corti e veloci che ricordano i giochini a molla da caricare e far muovere sul tavolo, quegli sputi veri, quelle scope agitate al solo scopo di sollevare polvere. Ridendo ridendo applaudiamo e vogliamo rivederlo, vogliamo rivedere gli uomini maiali grufolare nello scifo e vogliamo vedere il fantasma di Banco calpestare il pane sardo sul tavolo imbandito da Macbeth. Vogliamo rivederlo questo spettacolo ci diciamo al ritorno felici che una tragedia di sangue e di morti, di potere e di sottomissione, possa essere smontata e ricomposta per ridarci il tempo perfetto. Ed eccolo Macbettu, piccolo piccolo, abbracciato alla moglie alta, abbracciato all'ambizione. Un Macbettu capace di riflettere sul male e perciò ancora più tragico in queste parole: "La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si dimena durante la sua ora sul palcoscenico, dopo non se ne sentirà più nulla. Una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla"
Bravissimi gli attori, sembravano tantissimi ed erano solo otto, bravissimi nei gesti, nei tempi, nei suoni. Bravissimi tutti.
Premio UBU neritatissimo e premiato da me come Teatro vero, teatro Litweb, Macbettu di Alessandro Serra è una tragedia spassosa che ci avverte: Mai credere alla profezie! In Scozia come in Sardegna. Non perché non siano vere ma perché sono travisate e male interpretate ed il bosco che avanza cosa sarà se non i rami degli alberi indossati dai soldati alla fine per dare l'illusione di essere in tanti.
Da Alessandro Serra alla tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, è appena conclusa una guerra e un sergente riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.
In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy, tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.
Ippolita Luzzo
Bravissimi gli attori, sembravano tantissimi ed erano solo otto, bravissimi nei gesti, nei tempi, nei suoni. Bravissimi tutti.
Premio UBU neritatissimo e premiato da me come Teatro vero, teatro Litweb, Macbettu di Alessandro Serra è una tragedia spassosa che ci avverte: Mai credere alla profezie! In Scozia come in Sardegna. Non perché non siano vere ma perché sono travisate e male interpretate ed il bosco che avanza cosa sarà se non i rami degli alberi indossati dai soldati alla fine per dare l'illusione di essere in tanti.
Da Alessandro Serra alla tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, è appena conclusa una guerra e un sergente riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.
In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy, tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.
Ippolita Luzzo
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