lunedì 22 febbraio 2016

La felicità è facile Massimiliano Nuzzolo

Ballando al ritmo del libro. Una lettura battendo le mani sopra i tasti e i piedi sotto il tavolo

Buco Buio Buco e poi di nuovo buco, per il primo racconto, una lettera b che bordata sta in una baleniera a caccia di capodogli.
Pequod, la baleniera da cui prende il  nome la  casa editrice
Rileggo i racconti brevi di Massimiliano, li rileggo con una lente diversa, osservo le lettere che ripetono suoni, bum bum bam. Tutte le b del primo racconto. Quel buco ripetuto. Non a caso. Per risuonare. “Fine della corsa”
Economia di parole continue con la lettera b, un bicchiere ripetuto e un barista che assiste un bicchiere da riempire. Fine della conversazione.
Il maestro e l’allievo, infatti Fine della conversazione, brusca fine.
E con la lettera b ci sta il basket e Belen del mongoloide, la borsetta e il bianco di  Mestre tossica. Boh… Bob
Nel suono che mi riporta a te trovo i Joy Division di Romeo Vernazza.
 La sua, da me molto amata,  “ Cenerentola ascolta i Joy Division” e già immagino vostro dialogo ironico, surreale, e sento le risate liberatorie su ogni b come barba, che barba! Alla maniera della Sandra Mondaini.
 Ho afferrato il senso ma ho perso la sensibilità  dei Joy Division
Nella lettura “L’amore è alieno e fa morire” sta Tommaso Pincio del quale ho letto Panorama, ci sta il bacio, baciare e, bam, muore il cardellino per troppa abnegazione, generosità, muore per credere vero uno stato d’animo.
Piango, più che ridere, mi scendono due gocce ad inumidire gli occhi, sui mille e mille sacrifici dimenticati, sui sacrifici che richiedono vittime, sui sacrifici di coloro che  si immolarono per un capriccio altrui, sia amore o ideologia. Capriccio  volubile.
“Anna e io”, bella Anna, ma non siamo più gli stessi. 
Gli avvenimenti forgiano i nostri sentimenti, li stravolgono, ci impediscono di tornare indietro, ci mutano per sempre.
Leggendo il libro di Massimiliano Nuzzolo sento che il suono del libro, iniziato con le note basse ora si innalza nella commozione del cardellino trafitto dalla spina, nel sangue dello stupro, nei Led Zeppelin di Mario. Una battuta che risuona. Un grande male fatto per gioco.
Il buio resta, vero Massimiliano?
E.T. e la bicicletta, dobbiamo fare avere questo racconto  a Victor e Paola Rambaldi insieme alla battaglia del barone rampante fatta nelle campagne di una estate dell’entroterra campano.Il nonno è come i Rockets, ha un vocoder, ma non voleva dipingersi d’argento.
Il bambino ora scrive, sta suonando l’elettronica, e sento che il ritmo ha raggiunto una sua chimica. 
Nella chiusa delle formule che vorrei saper leggere, lo so, sono formule da dover sapere, avendo fatto quel liceo classico,  l’autore mi decifrerà la sua formula che posso quasi sospettar d’aver capito.
La felicità è la musica di essere svegli  


venerdì 19 febbraio 2016

Dio del cemento Alessandro Pedretta

CRUDELE
Crudele la carne che ti si appressa addosso/ crudele la verità che cambia vestito spesso/ crudele il tempo che s'allunga distratto/ crudele il tratto dismesso tra testa, pancia e petto/ crudelissimi noi

TRA LE DITA 
Ci sono tumori e poi ciliegie/ sonni turpi e veglie vive/ formicolanti incanti e dannate voglie/ e vigile comunque sempre un desiderio/ tale perché non puoi coglierlo/ seppur nascosto tra le dita.

Uno dei tanti inferni, altro titolo dei versi di Alessandro Pedretta che gridano con serietà il destino di tanti. Di troppi. Noi.
Adoro poi questa sua affermazione che faccio mia

SCEMO 
Sono così scemo/ che mi reputo un genio,/ di quelli che si stendono al sole/ sopra i formicai/ e aspettano la mattina/ come una sciagura.

Mi piace la mia vita stesa al sole sopra i formicai, stavo sempre a guardare le formiche sul piccolo terrazzo della cucina. Tutte le estati a guardar formiche. Chi può essere più scema di me? e chi può credersi più genio di me?
Io sono uno di quegli scemi
che ti aspetta ma se ne frega,
che potrebbe ma ha un grande dubbio:
voler credere in questa vita
è un dispetto, un diritto o un’idiozia? 
Adoro Alessandro Pedretta
Pezzo in itinere... riprendo 
L'immagine di copertina è di Alessandro Bertuccioli: il nero, il grigio e il verde di una città cementificata.
Una E che si staglia e che chiede ancora.
Una architettura sempre meno umana, sempre più carcere, sempre più.
Alessandro Bertuccioli in sintonia con i versi di Alessandro Pedretta, mi sembra un unicuum, un solo sentire e ho sfogliato ogni canto di Alessandro immaginandolo abitante di quel luogo disegnato da Alessandro. Stesso nome per autore dei versi e per il  grafico della copertina. 
Sarà un altro il luogo che vorremmo abitare e forse non sarà, per questo il discutere diventa constatazione in una rassegnazione ribelle e viva.
Sembra che Alessandro ci dica: Anche se sarà così, anche se il dio del cemento trionferà, anche se mi chiudono in case celle, gli architetti, i costruttori, la nuova ingegneria dell'infelicità, anche se il cemento avanza, come la lava dal vulcano piano regolatore delle città, anche se anche se anche se 
 io cosa
dovrei
fare?
darmi ragione nel mio torto atavico?
mangiarmi i funghi sulla pelle
o credermi un composto di sano rancore
mentre l’alba, da dietro, mi tende agguati
e io che penso alla luna che si stupra da sé?
Sono attriti di pensiero
con fughe nei solstizi dei turbamenti di ieri,di gioie di domani,
degli enigmi di oggi
penso che cadrò in depressione
o diverrò un dio
devo decidermi entro oggi

e nel non rassegnarsi Alessandro avverte le pareti, il chiuso di un modo di abitudini e di frasi inculcate come panacea al vivere da servi ai margini del sistema capitale che ci chiede l'obbedienza
 Ecco che ci dicono che il mondo
non è poi così male,
basta tagliarsi le unghie
e usare il profumo giusto,
chiedere poco
e sniffare droga
per stare svegli e un poco
incoscienti.

Nulla evoluto

Ed è questa la ragione per cui Alessandro, come chi diverge, ci dice: 
PER QUALSIASI NECESSITA'
SONO DA UN'ALTRA PARTE

Mi piacciono molto questi versi di Alessandro, li  faccio miei nella Litweb, accogliendo il suo pensiero, un pensiero condiviso ed autentico. Noi siamo da un'altra parte, nel regno della Litweb. 
La fantasia come ribellione. Come rivolta. Come fuga.
Versi questi di Alessandro ai quali auguro di camminare e camminare nelle strade fisiche delle orecchie, degli occhi e delle mani chi li leggerà. 
Ippolita Luzzo   




Dio Del Cemento di Alessandro Pedretta  Mora editrice – Edizioni Leucotea Srl - Sanremo 

giovedì 18 febbraio 2016

I grafomani

Poi vi scriverò una lettera                     22-05-2010
 I grafomani
-Cara cugina, poi vi scriverò una lettera- era questo l’affettuoso commiato di un lontano parente di mia nonna dopo una lunga visita, durante la quale lui aveva tanto raccontato.
Era diventato proverbiale a casa mia. Si diceva spesso così quando le cose della vita richiedevano lo spreco di molte parole e non bastavano. 
-Poi vi scriverò una lettera- sornione il nonno ripeteva.
Ed io, in età ormai adulta ho preso a scrivere una lettera al chirurgo che mi operava, all'oncologo che mi aveva preso in cura, ad amiche pazienti, a sorella, mamma, marito, figlio, poco felici, per la verità, i miei cari, s’intende.
Lettera, Letteratura, Letteraturos -  turas - tura esse, stare per fare una lettera, perifrastica attiva del verbo lego, essere sul punto di leggere: è così? Ironicamente mi viene la prima traduzione: Sono sul punto di scrivere una lettera. 
Aiuto! Fermateci.
Hanno ragione i miei cari:- Non scriverci più, non vogliamo sentire, non vogliamo leggere, se dovessi occuparti di come far quadrare i conti non faresti esercizi di fantasia!-
 -Ma ti pagano almeno?- domanda qualcuno. 
Vano il mio tentativo di spiegare quante cose, le tante cose che nella vita si fanno senza che abbiano un valore pecuniario.
Si respira, si guarda, si parla, si mette al mondo un figlio, si ascolta. 
Si possono fare tanti gesti senza un immediato ritorno monetario.
Ma ahimè, sono una snob- me lo posso permettere. 
Ce lo possiamo permettere noi che amiamo la letteratura. 
Preferiamo leggere, annotare sensazioni, perché siamo aristocratici, facciamo parte di una élite.
 Aristos- I migliori della società, nel senso più umile e modesto del termine, coloro che vivono di  letteratura.
Non di solo pane vive l’uomo!



martedì 16 febbraio 2016

Michele Marziani Il pescatore di tempo

Nello stagno piatto del mio PC mi ritrovo a pescare. Ho conosciuto del mondo solo questo lago ed ora allungo il filo, sistemo la canna e all'amo aggiungo qualche frase, convinta di pescare anche io.
"Il pescatore di tempo" di Michele Marziani è appena uscito in libreria, su piattaforme digitali, nella collana "Piccola filosofia di viaggio" Ediciclo Editore
Piccole scuse per fughe verso l'ignoto da "La seduzione dell'avventura"
Scorro ogni titolo  di questa collana e mi fermo sui titoli immaginando il testo, scrivendolo da me. 
Piccola narrazione sui piaceri della cerca da "Lo splendore dei funghi" 
Credo che siano, questi due, gli atteggiamenti miei davanti a questo lago grigio del computer: la cerca e la seduzione con piccolo trattato sulla buona educazione nell'era globale da "Il piacere della gentilezza"
Non faccio recensioni di quel che pesco nel web, mi limito a gustare dal libro "Il pescatore di tempo"
"Da quella vita marginale e trasognata, ritagliava l'alba"
 mi limito a star ferma in "Un territorio misto dove l'attesa conta più del risultato"
anche io esploro con l'occhio della lettrice
"L'occhio esplora a sinistra e poi a destra, sotto il salice proteso. Nel Delta del Po la chiamano l'acqua meschizza ,un po' di mare e un poco dolce. Dicono che lì il pesce sia più saporito. Ma il termine rende bene per tutti gli incontri d'acqua."
e posso affermare insieme a quel ragazzo che 
" Tutto quello che sa del Canada il ragazzo l'ha letto sui libri. A leggere succedono cose strane..."
Aspettando quelle famose uova fecondate in Canada e trasportate nei laghi della Val d'Ossola, mai ordinate, io, al contrario dei pescatori dell'Ossola, mi ritrovo sempre a leggere come una pesca 
"La pesca è un attimo,un lampo,un guizzo, capace di cambiare le sorti del tuo girovagare"
Ma se manca l'acqua non puoi pescare.
Nel desiderio di andarmene" Tutti i luoghi sembrano migliori di quello in cui lui vive" scrivo a memoria la mia vita leggendo e scrivendo di quello che non so.
Leggendo le vostre biografie, le radiografie, le storie di un pescatore di tempo, continuo a pescare letture da fare, assaporare e rileggere, decostruendole.
Piccole storie di pesca in acqua dolce, storia intima di un modo di trascorrere il tempo con un tempo amato, stimato e rispettato.
" Se pensa al tempo passato sulle rive per comprendere, capire, lasciarsi attraversare da quel fiume d'acqua e di pensieri. Per un attimo si sente proprio lui, il pescatore, la trota del romanzo, quella che aveva perso la via del fiume, imprigionata in mezzo al mare in una polla d'acqua dolce"
Firmandomi "la trota del romanzo" impigliata come tanti nel disagio quotidiano ringrazio chi, come Marziani, scrivendo ci ridia l'acqua, il varco per sentire l'odore sulle rive di un fiume di pianura. 
Augurandoci che tutti noi come il ragazzo del libro possiamo comprendere all'improvviso.  




domenica 14 febbraio 2016

Nel lettone dei tuoi nonni- Tindaro Granata


Io ti ricorderò così. 
Un bambino al centro di un grande letto matrimoniale, con i nonni al fianco e un nonno affabulatore che ti racconta e ti racconta e poi una notte ti racconterà perché con la nonna non si parla più da cinquanta anni. 

Sono stati sposati 67 anni e non si sono parlati più da quella notte. 
Io ti ricorderò mentre provi a raccontarci, mimando, quella notte di violenza, mimando la vita difficile. Una vita difficile. 
Dalla Sicilia, da Tindari, il luogo con le dita rosate, da Camilleri che so a memoria (col piccolo, misterioso teatro greco e la spiaggia a forma di una mano con le dita rosa) tu Tindaro, sorridendo alla fine ci regali il tuo incontro con Massimo Ranieri, il suo incuriosirsi al nome ed al paese uguale e poi la tua spiegazione sul pescecane, la canzone di Modugno, su quella storia di amore e morte che arrossa il mare di Sicilia.
Un mare color del vino. 
Io ricorderò i tuoi pantaloni e la  felpa che indossavi quella sera in cui gli attori della compagnia di Ranieri ti sorpresero a fare il cameriere. Eri stato con Ranieri un anno, poi avevi avuto un incidente alla gamba, mal curato, sei stato fermo due o tre anni, non eri tornato al teatro e loro invece di capire ti davano ordini. Porta quello e porta questo. Capricciosi. Sei tornato a casa alle due di notte, hai pianto tutta la notte e quel pianto a fatto ritornare in vita te, i racconti dei nonni, la tua voglia di teatro. 
Come è successo con la rucola da me. Te la voglio raccontare questa. Il mazzetto di rucola stava nel frigo, senza acqua, si era asciugato, appassito, morto, una foglia appiccicata all'altra. Buttiamolo, mi fa la ragazza, ed io invece lo lascio inavvertitamente in un piatto con dell'acqua dentro. La mattina dopo, come te dopo le tue lacrime, la rucola aveva bevuto l'acqua ed era più bella di prima, verde squillante. 
Ricorderò e porterò con me, Tindaro, il tuo abbraccio, la tua bravura, la tua umanità. 
Il tuo bisnonno che ha un brutto male allo stomaco e decide di uccidersi, dopo incontro con medico insensibile che gli ripete "Ma per favore! la salute è roba per ricchi"
la tua bisnonna che sputa sulla tomba del tuo bisnonno, ignara della motivazione del suo gesto e vedendosi abbandonata "botta di sangue" ripete come una maledizione.

Mi ricordo anche mio nonno usare l'espressione "Jetta o sangu" 
Tuo nonno che gioca a carte, da pescatore oramai disoccupato e che cerca e ricerca un lavoro da contadino che non troverà
Tua nonna che parla italiano, tua nonna sposa per amore, e la tua casa con gli zii Gaspare, che ebbe un velo nero, la meningite, e zia Peppina, storpia per una caduta
Sulle note di un valzer  che zia Peppina balla e che tu ballerai,  l'amore per il teatro nasce.
Dalla bisnonna Cuncetta che ti prese in braccio e abbracciandoti ti disse:"Avrai tre doni nella vita:Fortuna, Bellezza e  Sofferenza, perché senza la sofferenza non potrai mai capire cosa siano e cosa farne degli altri doni. Sarà la sofferenza come l'acqua per la rucola. 
Non ho preso appunti, vado a memoria seguendo le immagini come si presentano e ti rivedo qui, nel mio soggiorno, al mio tavolo, che continui a raccontarmi trasformandoti in tutti i tuoi cari, in tutti i tuoi nonni, vecchi, nella zia Mena, la seconda moglie del tuo bisnonno materno, prostituta eppure dolcissima,
e tua nonna MariaRosa che avrebbe dovuto sposare un ufficiale se non avesse incontrato il pescatore. 
Tu cambi viso, postura e ti vesti da sposa per il matrimonio della nonna, con un grande lenzuolo bianco,
e poi diventi vecchissimo con la bisnonna Concetta e il suo scialletto. 
Cercare di fare, ci dici, nei saluti, con gli occhi umidi di felicità,  ricordando le moltissime repliche, più di 150, forse 180, scusami non ricordo proprio tutto. 
So però che quel "cercare di fare" tuo si stamperà sempre più nella mia vita sciupata ed in questi giorni regalati e mi spronerà a vincere una volta di più la difficile vita che sta a sud. Contro la pigrizia.  

Tindaro Granata a Lamezia Terme al Teatro Umberto con "Antropolaroid", scatti di gesti, fotografie dei nostri cari che ci portiamo dentro. 

Nella firma finale il saluto dietro le quinte. Per non sparire una volta di più

 Ph Angelo Maggio e Aldo Tomaino
A San Valentino per Ri-Crii 13 ricreareilSENSOpresente "Antropolaroid" di e con Tindaro Granata.

14 febbraio ore 18.00 Teatro Umberto Lamezia Terme.

sabato 13 febbraio 2016

Nulla è per sempre. Per La bambina celeste

Finisco di leggere il file di un bel libro che uscirà il 3 marzo nelle librerie "La bambina celeste" di Francesco Borrasso e rimango turbata nel racconto. Nelle frasi finali c'è un per sempre che mi appartiene. Appartiene ad un mio lungo diario di viaggio che non avrò mai pubblicato. Questo era uno stralcio.
Lo dedico a Francesco ed alla Casa Editrice Ad Est Dell'Equatore, con i miei più cari auguri.

Nulla è per sempre.
Una frase banale nella sua ovvietà. 
Allora perché noi, umani, continuiamo a chiedere ai nostri pensieri, ai nostri affetti, ai nostri progetti, una eternità inesistente.
Avrei voluto mettere la crisalide sotto una boccia di vetro per impedirle di mettere le ali, di trasformarsi, di essere altro, avrei voluto  per sempre la mia adolescenza, mia mamma giovane, mia nonna che raccontava le favole, mia sorella giocare a basket lanciando il suo pallone contro un divieto d’accesso, avrei voluto,per sempre,sentimenti ondeggianti e sway, come la nota canzone, barcollanti.
-Mi amerai per sempre?-E’ una banalità, ma può essere vera se poi aggiungi-finché sarà possibile-finché avrò vita-finché tu lo permetterai-
Poi si scoprirà che il sentimento è univoco, poi si scoprirà che per sempre è un bellissimo sogno, come un bellissimo tesoro celato alla vista degli altri da portare con noi in  quei pochi istanti di confine tra la vita e la morte, quando attraverseremo la barriera.
Porteremo con noi per sempre pochissimo e moltissimo, nei flash finali; il sorriso di nostro figlio, se c’è stato, la pazienza di mamma, la sollecitudine di sorella, e un grande amore e rimpianto.
Non so proprio per sempre come sarà. 
Le persone entrano ed escono dal nostro spazio vitale dandoci testimonianze diverse.
Come attori, anche noi, pronunciamo battute e andiamo avanti, come attori mal diretti improvvisiamo, poi, ogni tanto, stanchi del logorio di battute stantie e ripetute, scambiamo i logori fogli del copione con altri, già recitati.
Nel cerebrale delle mie costruzioni mentali le parole di libri letti prendono forma e vita, le faccio mie e nel giorno che nasce nuove frasi appaiono confortanti.
Nulla è per sempre, tutto è diverso, e chissà perché mi viene in mente Petra rosa, vista dal siq, dal nostro canyon,  scomparsa, ritrovata, visitata, troppo poco. (Da Viaggio in Giordania di Ippolita Luzzo)

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Gli origami di Piero Bonaccurso

Piero Bonaccurso arriva a conferenza appena iniziata. Pierpaolo si alza e lascia il suo posto. Con l'affetto ed il rispetto di un figlio, certo, ma con il riconoscimento di un ruolo di fondatore del teatrop che spetta a Piero. Dal 1976.
Piero saluta, si siede,  prende in mano il depliant della rassegna e comincia a fare origami. Piega la carta fino a formare una fisarmonica, e nel mio guardare rapita le forme che la carta prende ne leggo una storia troppo antica che vedremo il 21 marzo nelle vesti di Mastro Carta. 
Leggo che  l'origine degli origami giapponesi è strettamente legata alla religione shintoista e la valenza sacrale della carta è anche testimoniata dal fatto che in giapponese la parola carta e dei si pronunciano entrambe kami.
Ricordo quando Piero ha iniziato a fare origami, devo trovare le prime forme che mi regalò.

 Continuo a leggere sugli origami:Il procedimento per la maggior parte degli origami si può suddividere in passi più semplici costituiti da un succedersi di pieghe.
 Le principali sono:piega a valle, ottenuta piegando il lembo del foglio in modo che all'osservatore la piega così ottenuta formi un avvallamento;piega a monte, ottenuta piegando il lembo del foglio in modo che all'osservatore la piega così ottenuta formi uno spigolo;
piega a fisarmonica o doppia piega semplice, costituita da una piega a valle ed una a monte successiva;piega a libro, una piega a valle che coinvolge una parte di foglio già modellata da altre pieghe, che viene così mossa lungo una direttrice come, appunto, se si stesse sfogliando un libro" 
Mi sembra di leggere i suoi pensieri seguendo il suo accarezzare e modellare una carta fragile quanto un'arte, il teatro, sempre in balia di eventi che immiseriscono e rendono difficile qualsiasi voglia di esserci, di proporre, di utilizzare le risorse del territorio per farne elemento trainante e pedagogico. Di insegnamento, di volontà. Lui ricorda la stazione di Nicastro, data a loro in gestione e resa di fatto inutilizzabile da situazioni esterne. 
Nel suo averne viste tante in questi quaranta anni di vita nel teatro, ora ha il suo mondo di carta con cui modellare ogni pensiero e darlo in dono, convinto sempre della purezza e della importanza pedagogica del dare. Pedagogia come insegnamento sacro del non sciupare l'entusiasmo e le abilità di ragazzi ed adulti in un territorio sempre oltremodo sciupato 
Intanto al tavolo con il sindaco stanno Greta Belometti e Valentina Arichetta, collaboratrici e artiste della rassegna.
Giovanna Villella presenta, con la sua consueta professionalità,  la Rassegna Teatro Ragazzi al sindaco raccomandando l'urgenza di far eseguire in tempo tutti i passi necessari affinché non venga dispersa l'opportunità per Lamezia e per il teatro di partecipare a progetti europei.
Il sindaco promette e dimostra grande attenzione. Ci auguriamo che la stessa attenzione e professionalità dimostrata in questa sala ieri mattina raggiunga il funzionario e le stanze degli uffici predisposti.  


Sono alla conferenza stampa per l'edizione 2016 della stagione di Teatro Ragazzi, una rassegna che da 27 anni con la Stagione di Teatro ragazzi  è stata selezionata nel 2013 a livello nazionale, tra le dieci "buone pratiche" del teatro durante un convegno promosso dalla rivista teatrale Hystrio al Teatro di Mantova. 
Pierpaolo Bonaccurso, direttore della rassegna, mostra l'articolo di Mario Bianchi, critico teatrale, autore, regista, animatore, tra i massimi esperti italiani del settore, direttore della rivista online “Eolo” (il sito ufficiale del Teatro Ragazzi italiano) nonché autore del libro-pietra miliare “Atlante del Teatro Ragazzi” (2009, Titivillus Edizioni). 
Una storia lunga questa del teatro a Lamezia, che nasce nel 1976 con Teatrop di Piero Bonaccurso