domenica 6 dicembre 2015

Gli Indolenti- come me


Libertà, Eguaglianza, Diversità. Ip Ip Urrà
Nel regno della Litweb gli indolenti stanno benone, unica domanda che vi faccio: come mai non ci sono anche io che sono la regina degli indolenti?
E dire che cominciate con Bertrand Russel ed io che ho dedicato tutta la mia esistenza alla contemplazione ed al vuoto dove sto?" Il vuoto come liberazione dal dovere e dall'ubbidienza"
La mia vita è una pausa e quel che scrive Luca Desdra sembra mio autoritratto. Non per nulla sto qui a pigiare tasti di domenica pomeriggio, dopo aver osservato filosoficamente il sole e fatta passeggiata a passi lenti ed infine sbocconcellato un pane arabo con fetta di formaggio parmigiano leggendo i vostri racconti. Come scrittrice sarei indolente ed il mio blog lo testimonia, ma come lettrice, ah come lettrice io sono regina!
Io sono una pioniera, una avventuriera, una amante del rischio su carta stampata!    
Vi presento intanto  gli  autori dei racconti
Alessio Viola scrive. Con “la Repubblica Bari”, con il “Corriere del Mezzogiorno” 
Nicola Manuppelli scrive, traduce, cura e “importa” autori. Tiene corsi 
Claudio Marinaccio scrive  nel 2014  il romanzo Scomparire. 
Pasquale Braschi scrive  sui siti Santippe e PugliaLibre occupandosi di recensioni di libri.

Io mi sono fatta una mini rassegna di voi 
 Gli Indolenti
Alessio Viola… Il profumo fradicio dei tamburi. Il rugby a Taranto e poi la morte nell'aria che si respira
Nicola Manuppelli… Una storia di conchiglie. Con chi vorresti tu sentire il rumore del mare se non con il tuo amore? Paco ed il sassofono. Sono rumori che si sognano.
 Claudio Marinaccio… Delirio di negazione. Un po’ di polvere nera
Foog. Nel 2023 sarà proprio così, anzi peggio ed il 2038 abbiamo risolto tutto. 
Una giornata da dimenticare. Se Nacho può sedere a tavolo può anche lavorare.
Pasquale Braschi… Liberi di sognare. Inizio il mio viaggio sulle ali della fantasia. Adoro i limoni. L’isola di fuoco. Naufraghi di una stessa nave.
 Il diario di mia madre. In casa Ditumolo 17 maggio 1952 lei  e poi nel 1955 insieme a noi quel giorno l’acquedotto della Puglia. 
La lettrice con vizio di scrittura. Il nostro meraviglioso stivale anfibio. La lettrice che vuole cambiare il finale dei libri e comincia con Emma Bovary, e Cosimo del Barone rampante… Emma non si suicida e va a Bari…  e Cosimo  si sposa  
Christian Dellavedova  ha disegnato la copertina 
Luca Desdra ha scritto l’introduzione
Ed io vi ho letto con grande partecipazione. Mi sono letta,  potrei scrivere. 
Dal regno della Litweb  una lettura indolente e lenta lenta 
Ma noi ci capiremo. Sempre con voi, a disposizione


Dice Luca Desdra nella introduzione  "Qui dentro non troverete racconti accomodanti che vi risuoneranno familiari. Perché l'atto creativo si è fatto essenza ed è andato a cercare momenti di assoluta verità. Qui troverete degli scrittori che si spogliano di ogni conformismo e diventano se stessi nel modo più puro, palpabile e negligente possibile. L'accidia sia con loro. E che questa resistenza passiva sia foriera di un ritorno alla purezza del racconto e al valore alto della creatività al di là di ogni adesione a canoni, cortili letterari o dittatura dei presunti lettori."
Da "Elogio dell'indolenza" 

giovedì 3 dicembre 2015

La penna singhiozzante

La penna singhiozzante nel discorso della regina
Dal dunque carducciano alla tazza di caffè americano
Sui tasti di un web dove mi diverto sempre meno
Eppure sempre di più del reale acquitrino geografico

Mi viene in versi stamattina  come le stanze del Poliziano,
Come i furori di Vittorio Alfieri, come Furore di Steinbeck
Mi viene un Giorno di Parini con il giovin signore educato
Conteso da tutta l’allegra compagnia di donne altolocate 

Mi viene il canto della solitaria regina di un regno che non c’è
Se vi ho donato un libro poi non mi parlate più, ormai lo so
Se vi sto vicino sarà per poco e poi con ogni gradevolezza
Tutto finirà in gloria, in salmo, in una Bibbia capace di

Contenere tutto il bello e tutto il brutto che fatto sia.
Troppo poco sarà il dirlo al mondo che parlare non so,
vero cara? Troppo poco ignorare che io scriva, vero cara?
E non è una sola la cara, siete in tante
Troppo poco e troppo inutile scriverlo poi qui


Nell'immensità del web e nel mio regno di tasti e di cartone.
Dalla penna singhiozzante al divenire del web 
da Furore "Mine eyes have seen the glory
I miei occhi hanno visto la gloria
Of the coming of the Lord
Della venuta del Signore
He is trampling out the vintage
Egli sta calpestando la vendemmia
Where the grapes of wrath are stored
Dove Furore sono memorizzati
He hath loosed the fateful lightning
Egli ha sciolto il fulmine fatale
Of His terrible swift sword
Della sua terribile spada rapida
His truth is marching on
La sua verità è in marcia su

Let us live to make men free
Viviamo per rendere gli uomini liberi

Il titolo originale The Grapes of Wrath,  I grappoli d'ira (o I grappoli d'odio), è un verso tratto da The Battle Hymn of the Republic, di Julia Ward Howe)
Fino all'Apocalisse

martedì 1 dicembre 2015

Bellezza e crudeltà. Da Attilio a Maria Parafati

La difficoltà di far vivere le librerie.

La libreria di Maria Parafati a Chiaravalle, grosso centro nelle Serre Calabresi, compie domani due anni. Nel nostro felice augurare a lei, ai suoi bimbi, ai suoi frequentatori, un compleanno solare, regalo due esordi letterari, letti di recente. Uno è "Finché dura la colpa" di Crocefisso Dentello, del quale ho già scritto e che di sicuro presenterò un giorno, l'altro è di Attilio Alessandro Ortalano, edito La Gru  " Bellezza e crudeltà"

Nel leggere la dedica che Attilio mi scrive sul libro ho il desiderio che sia vera. " Ogni persona ogni giorno combatte una propria battaglia, ma la letteratura ci insegna che nessuno è solo"
Cara Maria, tu alle prese con ordini, fatture e commercialisti, bolle e rese di magazzino, non sei sola.
Noi, i lettori, siamo la forza delle librerie. 

Jonathan, il protagonista del libro di Attilio, vaga in un 2112 dove i libri e coloro che se ne occupano verranno chiusi in manicomio...
ahah
"Il mattino dopo Jonathan fu deportato in una clinica ed etichettato come possibile sovvertitore dello stato. La sua libreria fu chiusa. Non gli fu data nemmeno la possibilità di salutare Aurora." 
Ridendo del riso della consapevolezza scrivo però che noi correremo e sfideremo qualsiasi Grande Fratello e occhio di controllo. 
" Correva Jonathan." e noi con lui. 
"Corriamo ogni giorno alimentati più dall'angoscia dei desideri irrealizzati, che non con l'intenzione di realizzare veramente quelli che abbiamo"
" Cerchiamo persone ovunque, nell'esistenza ci dimeniamo tra il desiderio di avvicinarci agli altri ed il senso di allontanamento da questi"
" Ciò che non abbiamo può essere raggiunto"
"Jonathan aveva capito che cercando di possedere qualsiasi cosa, in realtà non si possedeva veramente nulla" ed ancora
" Chi non fa ciò che vorrebbe ha sempre la sensazione che manchi del tempo"
Lui sognava contro tutti, correva ora più veloce che mai.
Un libro che io ho letto, iniziando a volte dall'inizio, come si dovrebbe fare, a volte dalla fine, procedendo a ritroso, e mi è sembrato più affascinante leggerlo così. Come il gambero. 
Un libro che ama i libri fino alla corsa 
I libri di carta, i libri che parlano, i libri frutto del genio individuale, i libri non solo carta scritta dal presentatore o dalla attrice, "che poi sappiatelo che non li scrivono loro!", un libro scritto dal suo autore e amato, stampato e mandato nel mondo come creatura vivente.
a pagina 50 " Un libro lo scrive una sola persona"
e potrei ricopiare qui tanti altri momenti in cui si affida al libro la difesa delle nostre individualità, delle nostre librerie e relativi libraie e librai, del mondo della lettura non omologato come un pacco di detersivi. Che poi lo sappiamo che tutti i detersivi uguali sono composti, cambia solo il nome! I libri no, I libri, malgrado il tentativo in atto, di farne tante scatole di detersivi, troveranno in Attilio, in Crocifisso Dentello, in Fabrizio Coscia, in Romeo Vernazza e Domenico Dara, in Maria Parafati, "Come l'insalata sotto la neve", il risveglio e la difesa contro l'attuale barbarie. 

Attilio è del 1993, al suo esordio nella battaglia.
Con un grande bacio a tutti voi dal regno della Litweb 

A Canossa a Canossa




5 dicembre 2009
A Canossa a Canossa
Correva l’anno 1077, Ildebrando di Soana, futuro papa Gregorio VII, vescovo di Cluny, spinto da un grande fervore religioso e da un intento moralizzatore verso i costumi degenerati dalla chiesa, si accinge all'opera di risanamento. Prima come consigliere del Papa, poi divenuto lui stesso Papa, raduna il sinodo del Laterano (1059). Il suo tentativo era favorito dall'imperatore Enrico III, che non ne poteva più di vescovi ribelli, simoniaci, barattieri, religiosi che vendevano l’anima al diavolo, inaffidabili anche come funzionari dell’impero. 
Ildebrando prende il compito e lo svolge fino alle conseguenze più logiche. Rinnova i decreti contro la simonia e il concubinato del clero, obbliga questi ultimi al celibato, toglie la partecipazione delle autorità laiche alle cariche ecclesiastiche e svincola il papato e la chiesa dal dominio dell’imperatore. Ed è subito scontro con Enrico IV, figlio di Enrico III. Nel 1077 Gregorio VII, stanco dalla vessazioni e dalle minacce anche fisiche dei seguaci dell’Imperatore, lo scomunica e si ritira a Canossa sotto la protezione della Contessa Matilde, favorevole al papato, anche se cugina dell’imperatore. Qui, nel rigidissimo gennaio del 1077, giunge e sosta fuori del castello Enrico IV per ottenere la revoca della scomunica necessaria per mantenere il potere.  
E Gregorio VII si trovò nella difficile posizione, tra l’incudine e il martello, di decidere una mossa che gli avrebbe nociuto. Qualunque essa fosse stata. 
Enrico IV era agli occhi del mondo la vittima, il penitente colui che chiede perdono, e invece in cuor suo già predisponeva i piani per distruggere il Papa.
Gregorio VII era il papa severo, intransigente, che sembrava avere in pugno il destino, ed essere arbitro di una situazione che ormai gli era sfuggita. Non poteva non togliere la scomunica.
E così fa, condannandosi prima alla prigionia poi all'alleanza con Roberto il Guiscardo che saccheggiò Roma e portò il Papa quasi in ostaggio a Salerno dove morì.
- A Canossa,  a Canossa – mi ripetevo fra me e me in quei giorni di freddo con costui in campagna, ma poi riflettevo, e più pensavo e più mi era chiaro. Non ripeterò un’altra Canossa.
Ci  siamo  rivisti molti  in questa storia. Anche noi spinti da un sacro fuoco di giustizia, di rispetto cancellato, ci siamo vestiti nei panni di un personaggio, come un giocatore di scacchi, cercando di individuare la mossa giusta, dopo aver scomunicato. Ma poi….   visto Gregorio VII, abbiamo capito. Noi con Gregorio e contro gli inganni. Così vogliono fare passare la storia i prepotenti, manipolando , minacciando e infangando. 

lunedì 30 novembre 2015

Alle tante Martina che siamo state

14 Gennaio 2014 -a Martina 
Il re è nudo- gridò il bambino e tutti si guardarono e gridarono- il re è nudo.
Solo una fiaba? Io non credo. Impariamo a riconoscere i segni.
Cultura vuol dire vedere il valore di uno scritto, di un pensiero, di un abito e saper districarsi dall'omologante applauso indistinto. Cultura è il grido di quel bambino, non infinocchiato dai pubblicitari di allora.
Troveremo il bambino che gridi per noi? Per noi che asseriamo di esser cultura? Forse una pernacchia ci starebbe bene. Imparate a far le pernacchie… 

Mi dicono che non si può dire la verità, nemmeno quella più semplice, più scontata. Non si può proprio correggere un verso, un accento, un diciamo di troppo. Sempre mi propongo di stare zitta, di non veder ciondolare le teste dei tanti astanti in convegni prolissi, sempre in effetti mi tappo la bocca convinta che mi nuoccia parlare di lato.
Non uniformata al falso generale.
Imparate a selezionare dai segni, dai gesti, nella confusione, il corpo non mente.
Riprendetevi la libertà di essere voi a scegliere e non fatevi usare come fantocci da manovrare.
Il mondo è grande e i libri lo fanno ancora più grande.

Un libro può- da Il Quotidiano di Calabria
Lunedì 3 giugno  a pagina 14 su Il Quotidiano di Calabria
Cirò Marina- Lo lascia e lui la pesta, in coma.
Il padre della ragazza:- Non denuncio perché è inutile ma scriverò un libro
Leggo l’articolo con commozione, con partecipazione.
Vicende così, di maltrattamenti, sono frequenti, meno usuale è la risposta.
Scriverò un libro, dice il padre della ragazza
Tolstoj scriveva per giustizia. Raccontava le falsità con tensione morale, raccontava e cercava una società buona, ci  indicava sempre una luce…
Cercare una luce nello scritto e  condividere la sofferenza  in unione con chi leggerà forma una comunità  forte.
Sono parole di Tolstoj, l’unione che vince il male, la disunione accresce il male.
Bene ha fatto la giornalista a sottotitolare  un articolo di violenza con  il proposito di un padre che va oltre il suo momento personale e  vuole dare un avviso a tutte le adolescenti.
Un gesto di violenza non è un gesto d’amore- lui dice.
A Cirò Marina, come in ogni altro luogo del mondo comune, noi, che amiamo leggere e scrivere, deleghiamo a pensieri scritti una verità semplice di ragionevolezza, di non imposizione, di non soprusi.
Nel tribunale ideale, senza carceri e senza pene, il giudice si appella alla coscienza dei presenti come un lavacro.
Se un libro possa o non possa lavare coscienze sporche, se un libro possa o non possa illuminare vite buie, noi questo non lo sappiamo, nessuno lo sa, ci basta però tendere un foglio, un blog, un racconto per dare aiuto a noi stessi e agli altri di noi in un bene comune che chiamiamo persona.
La dignità di questo uomo, di un padre addolorato, la sensibilità della giornalista e del suo quotidiano, il mio leggere accorata e di chi mi leggerà, costituiscono insieme la società giusta e dolente, l’aperto cielo dove gli ideali, scriveranno regole eterne di rispetto per chi sta giù.
Un libro è per tutti un libro che va… oltre la violenza e la cattiveria, oltre il disgusto e la rabbia, oltre l'impotenza
un libro può

Questo era il mio post che pubblicarono in rete nazionale 
E questo è quello che oggi vi dico.
Un libro può e questo libro può
Può darvi il disgusto verso un certo modo di far televisione, verso le televisioni urlate e scomposte, sopra le righe, che inseguono sempre il fenomeno mediatico.
Uno schifo vero e proprio
Ed io lo spero che il libro faccia venire lo schifo su un televisivo che corrompe la vita vera.
Faccia chiudere alcuni canali per sempre.
Corrompe, dicevo il televisivo, questo mondo come rappresentazione, Debord: crediamo davvero a ciò che vediamo? 
A ciò che sentiamo?
No, non dobbiamo. Se ve lo leggerete e lo rileggerete, voi capirete il perché io mi  sia fissata su questo romanzo, sul perché abbia voluto che se ne parlasse e che ne parlassimo anche con voi.
Chiedetevi sempre:- Cosa? Che cosa mi stanno dicendo? Che cosa stanno facendo? Che cosa io sto facendo?
Sono tempi confusi. Nessun vademecum vi aiuterà. Il ladro si atteggia a santo, il santo verrà infamato, vi aggredisce chi è più colpevole, e chi fa patti disonesti professerà specchiata lealtà. Continuamente imbrogliati e asserviti.
Leggete e vedrete  la nostra miserabile quotidianità.
Un libro che è fatto di tanti ragazzi, per me fino a trenta anni sono ragazzi.
Un libro scritto con musica dura, con tutti quei punti a finire pensiero. Un pensiero corto.
Pensieri che  van sempre daccapo, senza frasi complesse, sono pensieri interrotti e sincopati quelli del protagonista, che quasi quasi mi accorgo di averlo finanche troppo vicino. Di vederlo fra noi, ci parlo anche. Comparo spesso i suoi sogni e i miei e poi mi dico: e ben ci sta. Almeno la notte punito sarà.
Ho scritto tanto in questi giorni e tutte le cose io voglia dire potete leggerle sul blog che io ho, 
qui mi interessa parlare con voi di cosa vuol dire aver diciotto anni. 
Per me oggi ho diciotto anni perché credo uguale al tempo che fu.  ... Non finisce.
Scrissi proprio così nei lontanissimi e vicinissimi sul bigliettino di auguri per i suoi diciotto anni.
Non finisce.
Le avevamo regalato un orologio, tutti i compagni di classe, lei andava via e io dovevo scrivere una frase per tutti.
Non finisce. Scrissi.
Non finisce proprio che tu te ne vada, che tu non faccia più parte della mia vita. Non finisce proprio il nostro studiare, Fortini e Sereni, non finisce il leggere passeggiare e discutere su quel film, su un comizio, su un giornale. Non finisce il credere possibile il sogno di un mondo giusto, pulito, affettuoso, senza menzogna, senza ossessioni.
Non finisce. Perché se finisse sarebbe una morte, quella terribile del vivere senza avere un motivo. L'intransigenza dei diciotto anni. La grande illusione che ci siano il bene e il male e che si possa e si debba scegliere su quale binario mettere il treno della nostra stupida vita.
Abbiamo tutti rimproverato ai nostri genitori quello che loro hanno accettato, compromessi, silenzi, rassegnazione. Noi avremmo fatto diverso. Mi sembra che abbiamo fatto di peggio. Ed ora dò veramente ragione a tanti ragazzi che continuano a volere un mondo scevro da intrallazzi e menzogne. Un mondo pulito...
Vero Martina?  Alle tante Martina che noi siamo state.

Dejavu Come regalo di compleanno



 Dejavu, come regalo di compleanno a Salvatore e a tutti voi.

Apparente, il loro album che ieri sera suonano e cantano nella libreria Tavella.
Ascoltiamo "Fragile"
Un inabile pensiero che mira all'esultanza
Ascoltiamo Il mio paese
Il mio paese è a forma di scacchiera ma senza i re i cavalli e la regina. Borgia
Intanto leggo Solo il mimo canta al limitare del bosco- di Walter Tevis

" Apparente, dice Salvatore,  sono momenti, attimi, storie, emozioni, stati d’animo già vissuti o immaginati inconsciamente.  Con Giovanni  amici da circa 20 anni  suoniamo da insieme da circa 15. L’idea di riprendere a suonare assieme nasce nel Febbraio del 2013, durante una cena tra di noi (Salvatore e Giovanni), nella quale decidemmo di chiamare DeJavu il progetto di una vita suonata insieme. Ci si riuniva quasi tutte le sere tra chiacchiere e musica, si cantava qualche brano che richiamava sonorità già vissute in passato con band del passato come MusaVenale, fondate da noi nel 2000." Per questo DeJavu

 Salvatore Chiarella è la voce del gruppo, e ieri sera festeggiava il suo compleanno cantando e suonando con il  gruppo. Splendido modo di festeggiare, disse Daniela Rabia nel presentarli.
Salvatore nato a Borgia il 29 novembre del 1980; ha conseguito la la Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo (DAMS) presso l'Università della Calabria.  L'8 agosto 2015 la "Calabria che Rema" lo  ha premiato per l'impegno e il lavoro artistico svolto in Calabria e per la Calabria.

 I sogni, quelli veri, a volte si avverano e travolgono con una forza dirompente… ”Apparente” è il sogno dei Dejavu che prende forma. L'album, pubblicato dalla Hydra Music, è stato presentato all'interno del Museo del Rock di Catanzaro, a luglio di questo anno  alla presenza di Gianvito Casadonte, direttore artistico del Magna Graecia Film Festival, e Daniele Rossi, della Caffè Guglielmo. Presente anche Tiziana De Simone di Emergency perché una parte del ricavato delle vendite dei cd sarà devoluto in beneficenza. Salvatore Chiarella (voce e e chitarra), Giovanni Posella (voce e chitarra), Luca Migliazza (batteria) e Luca Chiarella (basso ): questi i nomi dei componenti del grupporock
e... con Matilde che sta sul pianoforte a suonare insieme a Luca, e con Domenico Dara ed il suo Breve trattato sulle coincidenze, romanzo che da Borgia passò per andare a San Floro e per  poi restare col postino di Girifalco,  noi auguriamo che questo gruppo canti e suoni per valli e per monti seguendo con  il postino e Matilde la via maestra della poesia. Evviva 


domenica 29 novembre 2015

Panorama di Tommaso Pincio

"Mai, La parola chiave è mai" Mai si erano incontrati, tuttavia lui,   aveva osservato per ore, per giorni, per quattro anni le foto, "scatti della mente, di una memoria immaginaria nella quale la persona di Ligeia era ricomposta in ogni dettaglio, inclusi quelli che non poteva conoscere, l'odore della pelle, dei capelli, il calore dell'alito" Eppure mai si erano incontrati. Un abisso di accidia, una mancanza di iniziativa, un appassimento di mestiere. Che cos'è l'appassimento? Ottavio Tondi, il protagonista di Panorama teneva per sé i veri sentimenti, coltivandoli e coccolandoli nell'eterno appassire ed avrebbe provato su di lui l'amarezza di una verità "che nulla è eterno in questo desolato mondo, neppure l'appassimento" Sarcasmo ed ironia strappano una risata a me, lettrice, che sfoglio i suoi "Quaderni del letto"
Questo è un libro che si fa spazio fra l'importanza attribuita alla letteratura " perché ciò che si dice di un uomo conta, in fin dei conti, più delle sue azioni"
Letteratura: mondo virtuale finora è stato. 
Aveva il campo libero prima del social, delle piattaforme, delle chat. Immaginare era leggere. In Panorama il protagonista legge.
Un narratore lettore che sta seduto sul suo grande divano e legge muto, a noi in platea, la storia del personaggio. Una storia già avvenuta e che lui racconta quando tutto è finito e rimangono solo i libri chiusi in un magazzino. Un narratore senza suono. Non c'è musica nel testo. Una voluta assenza di melodia permea il racconto che vuole proprio donarci l'incubo di un mondo senza suono. Senza voce. Nessuno parla, quasi. Dialoghi che non sono dialoghi. Nessuna alterità nella fissazione del leggere. Come se il leggere non fosse relazione ma alienazione. Spiaggiato il tempo da vivere su fogli libri e manoscritti, il panorama resta quel cerchio di gabbie che stanno sotto una torre di controllo implacabile. Il controllo visivo di chi legge perché non sa vivere. 
Già con  Crocifisso Dentello nel suo "Finché dura la colpa", vediamo un lettore incapace di relazione, un lettore trascinato dal libro, convinto da uno strano personaggio ad allentare ogni legame e perdersi nel solo ossessivo bisogno di leggere. 
Qui nel libro di Tommaso Pincio la scrittura, in simbiosi con la trama, sta ferma. Il mondo è un foglio e un manoscritto. Inimicizie e vendette nascono per un manoscritto.
Caro Tommaso Pincio, hai ragione. La mia vicina, da quindici anni, non mi saluta quasi, per aver allora io restituito suo manoscritto con parole di conforto, di suggerimenti a leggere autori, a sfrondare e aggiustare. Insomma, quello della vicina non divenne mai un libro, credo. Lei non mi rivolse più la parola. Imparato ciò da allora tento di  non dire più niente. Pericoloso è il compito del lettore!
Lo racconti tu dal di dentro, conoscendo quel mondo di scrittori, editori e giornali. Un luogo che nessuno dovrebbe desiderare abitare se fosse in quel modo! Forse un tentativo di dissuasione? Inconscio magari.
 Su tutto sta  la scelta delle parole appassire e passiva... a passi lenti. E nel fermo stare fra le foglie morte e appassite si sente  quasi il puzzo irrespirabile di un mondo fatto da recensioni bastarde e compiacenti, da accordi e cordate, da stantie ripetizioni di citazioni da usare nelle presentazioni dei vari premi, da conoscenze utili e meno utili. Una puzza di foglie marce, di fogli marci.
Il Panorama che Pincio ci fa osservare non è il social ma il reale. Un luogo claustrofobico, collettore di invidie e vendette. Con una web cam puntata su un libro e su un letto disfatto "Finché dura la colpa"
Tutto è irrintracciabile, dall'autrice del libro al manoscritto di un altro, alla donna del web. Niente esiste. Gloria stupenda non è rintracciabile, Ligeia neppure. Come la ninfa di Tomasi di Lampedusa.
Mi sembra che "L'ultima offerta"  fosse il film
Il miglior afrodisiaco è la voglia di vendicarsi. Sappiamo creare solo trappole che siano Second Life oppure Panorama, che sia messenger oppure Neteditor, sono solo trappole. Trappole e buche per far cadere la vittima. Trappole per accerchiare e vendicarsi, trappole antichissime che sfruttano sempre lo stesso oggetto per far correre il soggetto verso la base dove sarà sacrificato. La suspense non cambia. Quanto ci mette per capire l'inganno, la mistificazione dell'innamoramento di una frase, di una immagine ferma, di una fotografia.
Panorama o Facebook simile sembrano. Social insocial. Ci guardiamo e ci spiamo. Lettura muta e poi ci insultiamo. Da lettori ci sta pure l'ossessione dell'oscuro oggetto del desiderio, per dirlo con Bunuel
Se lo chiede anche Pippo Russo in "La Memoria dei pesci"
La piattaforma lì era Second Life.
Second Life "è stato meglio perderti o non averti mai incontrato?" Sulla lavagna virtuale della Self un messaggio con un interrogativo inutile. Sui display di un PC si incontra solo se stessi oppure si perde solo se stessi.
 Inizia così il dialogo interiore della Memoria dei pesci. 
Tutto quello che è stato letteratura ora viaggia dai tasti alla testa di lettori e scrittori in una commistione amorosa e inconoscibile.
 "Nel garage di un amico" dove si trovano tutti i libri di Ottavio Tondi, salvati per cento euro, nella racconti di Poe, Di Bruges la Morta, delLa Vergine di Gloria Stupenda... ancora non scritta.
Genereranno  nuove storie nel regno della Litweb, un andirivieni infinito.
 E nel fare i miei evviva al premio della editoria indipendente vinto da "Panorama" ricordo Sinbad, protagonista di una leggendaria storia di origine persiana che narra di un marinaio ai tempi del Califfato Abbàsside (750 - 1258) e delle sue fantastiche avventure durante i viaggi nell'Africa orientale e nell'Asia meridionale, durante le quali incontra luoghi magici, mostri e fenomeni soprannaturali. Ora Sinbad viaggia nel web e cerca Flavia Lucrezia Panerai,  come tutti noi cerchiamo nell'opaco mondo del web un anima perduta. Lucrezia dove sei? 

                                                                        Ippolita Luzzo