sabato 26 settembre 2015

Dal fumo ai fumi. Delirio di onnipotenza al Parco

Sono qui che aspetto, in un pomeriggio settembrino, l'assemblea pubblica sui fumi degli zingari che da anni  ammorbano, pardon, profumano la nostra città. Ore 17,30 nessuno c'è. I nostri magnifici compaesani sono sempre felici del puzzo che si diffonde in città, sia esso a salire dal campo zingari, sia a spargersi dai tanti forni di pizzerie non in regola. Ricordo che, per anni, una puzza terribile all'ora del passeggio scendeva sul corso principale facendomi scappare ma nessuno si accorgeva. 

Così stasera pochi animeranno una assemblea sul da farsi.
Intanto arrivano a gruppi sia aderenti a questa riunione sia altre signore troppo profumate e deliziosamente vestite. Dove andranno? Entrano nella sala ma poi vanno in fondo ed io curiosa arrivo nel luogo in cui c'è un infinito potenziale in ognuno di noi. Non ci credete? Basta crederci e salveremo la nostra vita. Mi dicono così le gentili signore mostrandomi un dépliant su un corso di 10 settimane. " Ama te Stesso: puoi guarire la vita" 

Stupefatta apprendo che la scrittrice ha venduto 50 milioni di copie, e che il suo verbo come il più famoso Verbo, si è propagato per i continenti salvando ogni persona. Un metodo che ci salverà creato  da Louise Hay. Un seminario. Lascio sconfitta il gruppo, io che mi amo alla follia, che credo in me quale regina, e che mi auto-aiuto ormai dalla nascita eppure non sono stata tradotta in 30 lingue! Di sicuro non mi saprò auto-aiutare.

Torno dai fumi e stanno parlando, si passano in tanti or la parola, ed io riesco al giorno che ormai lentamente lascia spazio alla sera con una coperta di rosa nel cielo . Rosso di sera bel tempo si spera e domani andremo all'inaugurazione del Parco Dossi Comuni.

venerdì 25 settembre 2015

La lettura non é un vizio solitario

Non credo esistano vizi solitari, comunque. 
Anche quello, nell'accezione del termine, è popolato da mille fantasticherie personali aventi come interprete un altro e un'altra ancora, sempre diversi come diversa poi  sarà la  lettura e diverso il piacere.
La lettura non può essere un vizio solitario perché si nutre di consigli e di rimandi. Si parla con amico o con colleghi oppure su social, su Facebook, che poi questo vuol dire il termine, un libro a vista, e si dà il titolo di un libro e di un altro ancora. Si raccomanda che non si può perdere quell'autore e tu a tua volta parli e parli di chi a te è piaciuto. Ed il piacere aumenta.
Stamani poi in cucina mettevo a posto i vostri piego libri, il modo in cui mi arrivano a casa i vostri libri ed accarezzandoli, le buste vuote accarezzavo, mettevo Massimo  Sannelli ed il suo "Digesto"  dentro la grande busta di Daniele Semeraro "Non è adesso" e poi tutti gli altri e  Romeo Vernazza ed il suo Cenerentola che porterò con me al Tropea Leggere e scrivere per dire a tutti perché leggere è meraviglioso.  Come possedere una bacchetta e puoi dire il tuo desiderio. Il mio si è avverato. 
Parlare di libri 
cosa voglio di più?
Appunti per mia relazione di Novembre all'UNITER
Titolo: Leggere per vivere. Digesto 

Togliendo tutti gli avverbi il risultato non cambia

Mi riferisco agli avverbi di modo formati con il suffisso -mente,
che poi mente stia con bugia e non con pensiero mi è sempre parso più plausibile in  praticamente e chiaramente, ovviamente.
Passati di moda gli avverbi formati col suffisso-oni, a bocconi non piace a nessuno,
vanno alla grande insieme  alle locuzioni avverbiali. 
Mi incuriosisce molto il parlare di questi grandi conferenzieri locali e nazionali. Ricordo uno famoso che disse più avverbi -Mente che sostantivi ed a volte mi diletto a segnare quante volte dirà praticamente Tommaso mentre parla.
Solo una mia curiosità è, nulla del giudizio di cosa parlano e come ne parlano. Ho anche io i miei contrappunti.
Dico spesso... appunto.
Nei modi di porgere un discorso tutte le inutilità che potremmo eliminare ed il discorso sarebbe più leggero e comprensibile finiscono per appesantire ed invadere la mente, ecco la mente dell'ascoltatore che chiaramente ed ovviamente non ne può più di troppi praticamente 
Se solamente si sapesse parlare forse si potrebbe ascoltare.
Gentilmente e brutalmente chiedo ai conferenzieri di togliere tutti gli avverbi in .mente dal loro eloquio, tanto la loro grandezza filosoficamente si svelerà praticamente! Evidentemente.

martedì 22 settembre 2015

Il Fiato del mondo di Marcello Comitini

Di noi che doniamo una parola
in versi, in prosa, su qualche foglio scritto,
resta il piacere di avervi porto un giorno, 
un tempo ed un pensiero, quel pensiero.
Ignari di tutto il vostro mondo
vogliamo regalarvi sempre il nostro,
convinti, certissimi, che sia il nostro
quello e non altri, il mondo ed il modo 
in cui dovreste stare per pensarci un po'.

Regalo a Marcello Comitini questi miei versi scherzosi dopo lettura dei suoi versi che ho sottolineato
 Nel bosco.
" Abbiamo sempre bisogno di credere che siamo sul punto di uscire da un bosco" io poi ho cambiato, accanto, la fauna, e da corvi e gabbiani che vedrei meglio, gli uni volteggiare su burroni aperti, gli altri in riva al mare, ho abitato il bosco di cervi e cinghiali, magari sbagliando, dove stanno i cervi non stanno i cinghiali. 
" Sempre speriamo che una luce ci attragga...
senza quiete cerchiamo
con le parole nuovi sentieri
mentre inciampiamo nelle sperdute
in mezzo alla polvere" 
Faccio cerchi con cui avvolgere in un abbraccio " Allontanarmi" ed infatti io gli chiedo l'ironia dei versi, lui lo sa che leggo deformando a mio uso, affinché la lettura mi sollievi, lenisca la mia impotenza e mi allontani da un vivere che non mi piace. 
Faccio un cerchio su Orfeo@mail.org e ridendo mi ritrovo al tempo in cui vivevo di mail, bellissime mail  sconosciute,  non ho visto mai il mittente, non potevo voltarmi come Orfeo, pena la sua scomparsa.
Ma io non sono Euridice ed ho preso a far mail, a scrivere su blog e dappertutto, a parlare a parlare come se lo avessi sempre fatto.
Potenza di mille mail " Nell'ora incerta"
" Scrivo che non ti aspetto 
su questi tasti neri dove batto
con la malinconia rabbiosa di un errore."
" Il Nuovo inizio"
" Alla luce tagliente ciascun uomo ha cercato
 uno spazio un luogo un campo una casa"
nell'eleganza e nei versi raffinati di Marcello la cura e l'attenzione verso un esistere che ci riguarda tutti ma che filtrato da un singolo uomo diviene altro, un sasso.
Le sue poesie  hanno una parvenza di sorriso, nel " Capodanno delle api" senza miele perché vuoti sono i favi eppure poi ci raccomandano
 " Finite ciò che ho cominciato
di questo lungo giorno che svanisce."
" Fermi nell'attesa del commensale sconosciuto"

ed anche se sappiamo chi sia il commensale 

" Gli occhi adesso vedono con pupille intense la cecità del sole" 

Il fiato del mondo di Marcello Comitini.
La vita e l'amore, al contrario. 

lunedì 21 settembre 2015

L'Attesa di Piero Messina- a Giuseppe

"Il mio augurio non è di trovare te stesso, ma di trovare tanti altri come te. Perché senza il confronto con chi è animato dallo stesso fuoco che brucia dentro di te non potrai mai crescere"

GIUSEPPE PETITTO (1969-2015)


Giuseppe Petitto, regista, va via in una notte di settembre 2015.

Era nato l'11 Luglio 1969 a Stalettì. Uscirà a giorni Occhi chiusi,

sua ultimo lavoro cinematografico. Che lui non vedrà.


Dove sei Giuseppe? Per tutto il film, L’Attesa di Piero Messina, la domanda va, esce dal cellulare di Giuseppe stesso, come un testimone  lasciato da lui a dire agli altri dove si trovi.
Il protagonista è il cellulare tenuto in carica dalla madre, il cellulare che grida e chiede dove sei? Dove sei?
Lo chiedono la madre, la ragazza, lo chiedono gli affetti che guardano alla scomparsa increduli.
Liberamente trattato dalla novella di Pirandello “ La vita che ti diedi” leggo su Wikipedia, racconta l’attesa di una vita per dover dire no. Come la leggenda di Olaf
« -Quando era lontano io dicevo: «Se in questo momento mi pensa, io sono viva per lui».- E questo mi sosteneva, mi confortava nella mia solitudine. - Come debbo dire io ora? Debbo dire che io, io, non sono più viva per lui, poiché egli non mi può più pensare! - E voi invece volete dire che egli non è più vivo per me. Ma sì che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so! »
(Luigi Pirandello, La vita che ti diedi)
Cosa perdiamo quando perdiamo i nostri cari, sia che siano morti oppure  in vita, sia che siano altrove. Persi. Per sempre. Li ricostruiamo a modo nostro, li facciamo vivere donando ancora a loro quel che vorremmo avergli dato, quel che vorremmo che loro fossero.
Un film che occupa il nostro posto dal primo momento, dal marmo delle gambe accavallate dal chiodo, nella statua del Crocifisso,  al filo di ragnatela che pende sotto la poltrona del salotto, nella preparazione del lutto. I drappi neri sugli specchi con il chiodo battuto nel muro.
Il lettino rosa gonfiabile che vola nella corte del palazzo, gli oggetti nella colonna sonora bianca. La strada mobile, e poi arriva lei, arriva da Parigi, una rosa, la rosa di Renard. Una ragazza 

alla quale dire 

Il film finisce, lei tornerà a Parigi, riamerà, com'è giusto che sia, perché la vita lo vuole, perché ogni amore è vivo nell'espansione del tempo. Vive nell'acqua e nell'aria, ora Giuseppe, vive nei suoi film, nel mondo invisibile vivono tutti, le parole e le immagini che contano per tanti. Non tutti ma tanti sentono e sentono suonare fra gli alberi e i clacson la melodia di un'arte pura.
A chi rinasce ogni giorno l'attesa non pesa. 

domenica 20 settembre 2015

La punteggiatura del 2011

30 marzo 2011-
La punteggiatura
La virgola è un respiro, il punto la conclusione logica, l’ossigenazione che arriva al cuore, produce energia e ci fa ripartire. Chi scrive ama la punteggiatura, la usa troppo o troppo poco.
Tratti brevi, corti o lunghi, il punto e virgola, i due punti, il discorso diretto, i puntini sospensivi, a volte inconcludenti, pensieri sospesi e ammiccanti il puro niente, le parentesi.
A che servono le parentesi in una frase? segni  algebrici per soluzioni matematiche, racchiudono una pensiero composto di parole che non si sommano, né si dividono, ma che possono, così dice la grammatica, essere facilmente eliminate e il senso del discorso rimane tale e quale perché tutto quello sta nelle parentesi è incidentale.
Virgolettiamo? Ma si! Diamo alla parola un altrove. Un punto esclamativo, per esprimere sorpresa, sconcerto, meraviglia. Lo stupore di come sia possibile tutto e il suo contrario.
Il punto interrogativo poi  è una clitoride, un orgasmo reale, una domanda, un chiedere, un volere. 
Volli  volli volli fortissimamente volli -Alfieri- anche tu? 
Anche tu dovrai rispondere, tutti risponderemo almeno una volta nella vita. 
Ma no, ma perché, basta mettere un puntino sospensivo!
I puntini sono il vuoto con cui Il seduttore-uomo o donna- riempie la testa del’altro già in gabbia. L’uccello becchetta e ribecchetta ogni puntino, lo divora, felice di cibarsi ma lo stomaco rimane vuoto, il corpo rimane fiacco, il cervello si ottunde, si appesantisce. Tutti quei puntini sono una nebbia sempre più spessa, si espandono, diventano molti, moltissimi, e tutto quel nulla, tutto quel niente avvelena chi se ne ciba. Meglio un tratto, mettiamo un tratto come Emily Dickinson. Un asterisco. Una freccia che indichi la via di fuga. Sottolineiamo. Evidenziamo con pennarelli il foglio 
Chi scrive ama il foglio, pezzi di carta bianca, anonimi, da percorrere con penne colorate, fucsia, rosse, verdi.
Chi scrive ama il lessico, la forma, la struttura di una frase e adora i segni di interpunzione.
Ogni persona che scrive ha i suoi preferiti. Tomasi di Lampedusa usava le virgole. Amava la letteratura dava lezioni senza richiedere oboli,una prestazione volontaria e suppongo felice.
Felice l’uomo che possiede un modo, uno solo che lo appassioni, che lo nutra di piacevolezza.
La letteratura, la musica le arti pittoriche -i modi alti, emozionanti. Nutrono occhi, orecchie, pensiero.
Cibo e nello stesso tempo segnali di noi stessi, mentre passiamo fra gli altri.
Felice l’uomo che conosce la punteggiatura dell’anima!
La comunicazione. Un quadro, un libro, una musica. Il film di una vita fra gli altri. Punteggiata con i segni di interpunzione.


Settembre 2015
Ho ripreso questo mio pezzo del 2011 correggendo tutti gli errori. Le spaziature tutte errate. Se ci sono altri errori ditemelo. 


sabato 19 settembre 2015

SosCalabria. In loop andammo

Che cos'è un loop?Nel linguaggio informatico per loop infinito si intende un algoritmo o un frammento di codice sorgente formulato per mezzo della ripetizione di sé stesso un numero infinito di volte 
come in  musica  "il campionamento di una performance che è stato mixato in modo da ripetersi senza interruzione quando la traccia è suonata dall'inizio alla fine.
Abbiamo un loop, geghegeghe geghegè e sai cos'è? il mio saluto al geghegè.
Mostra itinerante con una petizione per salvare il patrimonio storico.artistico della Calabria, così leggiamo da Silvio Gatto, organizzatore, e che ci ha invitato  su Facebook   ed ancora
In mostra i luoghi, i video interventi di Massimo Bray, Diego Fusaro, Tomaso Montanari e una petizione per ridare dignità alla Calabria.
17:30, Piazzetta San Domenico, Lamezia Terme (CZ)
Immaginiamo in tanti la stessa cosa. Interventi video, e arriviamo fiduciosi all'appuntamento. Non siamo andati a mare, C'era Massimo Bray, non siamo andati al Parco Habitat, c'era Tomaso Montanari, non siamo andati da nessuna parte pregustando serata in difesa patrimonio. 
Io arrivo addirittura in anticipo e trovo sul luogo adibito un funerale: riconosco i familiari del morto e saluto, ok, ma la mostra dov'è?

La mostra sono delle poche fotografie incollate su qualche stela e poi dove sono Massimo e Tommaso? 
Sono in loop, mi dice Silvio Gatto e io mi guardo smarrita e lui mi indica un quadratino minuscolo da cui, nel grigio della caligine, appare Diego Fusaro, ahimè!

Intanto Domenico mi rassicura che Silvio farà strada, intanto noi ci facciamo due passi, turlupinati da un loop, intanto che il nulla invade un sabato italiano e lametino nell'aria del sabato sera 
" L'aria del sabato sera" 
l'aria del sabato sera
ritorna leggera da me
un'aria un po' disonesta
mi riempie la testa di te
avevo chiuso pero'
non saprò' dirti di no
quella follia passeggera
e un po' di maniera per te
e finirà' che tra noi
tutto ritorna com'era
aria ruffiana e leggera
del sabato sera


In loop