lunedì 15 dicembre 2014

Dall'inizio- Ippi e Buzzi un incontro travolgente



Ippi e Buzzi un incontro travolgente... sulle pagine di...

Ippi e Buzzi  un incontro travolgente sulle pagine di Neteditor  10 giugno 2012
Colpo di fulimine fu- fulminante sul filo elettrico della rete
Oddio, un refuso!
E come dice il mio papà
Tira CChiù nu pilu alla sajjuta  can u sciartu  allu scindiri
Traduco per i non cultori del dialetto calabro
Tira più un  pelo in salita che una grossa corda, usata nei carri da buoi per fermare il carico, in salita.
Lui un tamarro, un buzzurro,  lei una distinta e gentile signora del sud
Improbabile il dialogo, impossibile
Ma  la guagliona non si arrende alla buzzurragine del buzzi
e, sinceratasi del sentimento letto lettura, continua   a sognare
prati verdi e colline in fiore…
A puntate… un romanzo d’appendice
Che ci appendi?
Appendiamoci un po’ tutto
Dall’etoanalisi all’etilico
Dal mondo di Amelie al mondo di chissacchì
Buzzi di Racalmuzzi  s’appennica   e lei lo legge… a modo suo
La nutella come ti leggo io
Chi vua cuviriri u cialu cu nu linzualu?
Che vuoi coprire il cielo con un lenzuolo?
Un lenzuolo di carta eh!  di carta stampata
alla prossima  puntata
lenta lenta 
i personaggi sono timidissimi
ed educatissimi
per ora...

brunocorino, Buzzi ha detto...
Cara giovanotta: che so' sti epiteti? buzzurro? tamarru?

Non vi pare che state un pochettino esagerando a mettermi alla berlina? Qua si parla de’ fatti miei e di me si fa gran caracatura; nun capisco che abbisogna avete de discettar de le mie corporal funzioni; passi pure che v’affannate a contar di qualche mio venial peccatuccio, na’ cosa e’ niente a confronto di quannu accade nell’universo-mondo de li furbetti, ma che mai bisogno avete di pigliarvi spasso della mia flatulenza?

Ve dico subbito che sti’ discorsi nun me garbano; ah!, e accussì, cara trollipp, indi per voi io sarei un omo qualunque, magari senza un principio de moralitate, uno che pensa solamente a come fottere il santo prossimo, ‘na specie d’egotica inflessione de’ tempi nostri o ‘na sorta de’ pianeta che gira a sbafo dentro il firmamento dell’universo-mondo e che nun se cura de la direzione! Giovanotta, qua voi me state offendendo chiamandomi subumano, io sono una persona pien di dignitate, che ve credete!, e anche se vivo in un paese di favole e di frottole io resto comunque ‘na persona assai stimata e accorta, tutti mi tengono in somma considerazione, ‘i sono ‘na persona popolare amata e lusingata da galantuomini e plebaglia, nun sapete quannu valga un mio semplice consiglio o un mio detto. Potrei giovanotta dirvi ch’io nel mio piccolo sono un uomo di successo, a modo mio s’intende, e che non aggia niente a che spartire con tutti quell’inetti, con quelle figurine da fumetti che stavano a presagir che il mondo sarebbe andato stuorto o capovolto sul finir del millenovecentodiciotto; io ho capito che a voi l’unica cosa che v’inquieta è la mia sfrontatezza, il fatto di fa’ ‘na cosa senza provar un minimo biasimo; e pecché mai dovrei a pentirmi?, il corpo vuole vivere e nun conosce fantasie, e mica se nutre solamente de’ bugie, esso vuol essere sempre nutrito e nun conosce soste, perciò giovanotta fatemi il piacere, la prossima volta che volete di me affabulare fatelo con grazia, evitate, se potete, de dispiacer alla mia persona lavando in piazza i panni sporchi de la mia cucina.

Buzzi di Racalmuzzi 
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Ippi ha detto...
flautulente, ruttante e con lo stecchino in bocca,a tavole imbandite di olive verdi, nere, schiacciate, al forno, sotto aceto, sempre olive sono! A tavole, senza tovaglia e con bicchieri di plastica, con piatti di plastica, con posate di plastica, come di plastica è la lingua... lingua di bue, mangiata salmistrata, insieme con frittata di sei uova,e l'oviciallu con il pomodorino spezzettato, la carne arrostita, alla brace, sui carboni ardenti, strappata dall'osso rimosso con l'osso, una fatica ste cene che non finiscono mai!
Ma è a tavola che si fanno gli affari... bevi compare bevi
ci sono?
Sbaglio, caro Buzzi, t'ho appena conosciuto e già ti conosco come tu non ti conosci
L'inconoscibilità dell'essere fino a quando non incontra il suo specchio. AhAhah!
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Ippi ha detto...
Caro Buzzi,il fulmine fulminante che m'ha frulminato sulla via di Damasco damascato, m'impone il compito politico e sociale DI TENTARE UNA PRESA DI COSCIENZA UNAPRESA DI TABACCO, di tentare l'impossibile.
Lei è un uomo di una certa età? Già stratificato e costruito nei migliori dei modi possibili?
Lei è l'intelligenza pura e scevra e gli altri son tutti cretini, figuriamoci le donne?
Ma che cos'è l'intelligenza?
Il prodotto, ovviamente della sua mente, del suo stomaco, del suo pensiero che libero s'inalbera su tutto l'universo creato, non da lei?
Ma questa è un'ingiustizia! E dire che, io sono convinta, lei il mondo l'avrebbe creato benissimo,meglio di Lui, si perchè anche lui,via, non era mica intelligente come il buzzi,come lei
LEI, L'AVREBBE SICURAMENTE CONSIGLIATO, sbaglio?
O accecata d'amore lo stavo a guadare... sei bellissima così era la canzonee
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brunocorino Buzzi  ha detto...
Hei, Trollippa, ricordati che sei una Nikka..
io, invece, sono uno scroccone nato senza ‘nu pudore, un convinto assertore della galenica medicinale de quattr’umori, bile nera flegma o catarro, sangue e bile gialla, ottima dottrina concepita da più di duemila anni e tramandata ai posteri in magnifici geroglifici, conservati intra alla mea dispensa di libri antichi e vecchi manoscritti, che sape mettere in giusta corresponsione il micro e il macro cosmo, combinare assieme in tante proporzioni i quattro elementi naturali, aria terra fuoco e acqua, da le quali parea che discendea l’equilibrio che tiene sano il corpo, se quel oggi sono d’umore tetro la cagione è da cercasse nell’eccesso d’umiditate condensata nell’aria che mi face sobbalzare l’atrabile oltre la misura predisponendo il corpo alla flatulenza e all’acidità de stomaco, dandomi un gran fastidio poiché esso risona come un tamburo o rombo de cannune, ratapum pum pum, e non c’è verso de calmarlo, e apperciò se sento in corpo tanta polvere da sparo d’assaltare ‘n’intera caserma militare, proprio oggi me dovette succedere sta’ grande combustione, oggi che avea arrecarsi in consiglio comunale a perorar la causa d’una delibera atta a rendere edificabili taluni terreni demaniali, che con uno bello stratagemma ingegnato apposta deve apportar alle private casse un congruo gruzzoletto, forse ierisera ho un pochino esagerato a magna’ tutte quelle cotenne, ma che ci vuoi fa, la serata si prestava bene e si stava in bona compagnia, il vino sgorgava a garganella e si brindava all’affare che si stava conchiudendo in consiglio comunale, eo c’ho messo tutto il meo ingegno per cambiar le carte in tavolo, e tutta l’allegra comitiva ha voluto compensarme alla sua maniera rimpinzandomi come non mai di piatti da me deliziati e con qualche accorta bustarella fatta scivolar al momento opportuno quasi distrattamente e senza farci caso comme se fosse all’improvviso piovuta dal cielo in tasca della mea giacchetta talché tornando a casa me son ditto toh!, e chista mo’ da dove viene? sarà un piccolo pensiero de li amici miei, sicuramente, e per valutare quanto bene me volessero sta' brava gente con il palmo della mano ho soppesato con precisione algebrica la consistenza la forma e lo specifico spessore, come fosse uno scrupoloso alchimista d’altri tempi, giusto per evitare che ci fussero errori o confusioni, pecché se sape che fidarsi è bene ma diffidare è meglio...
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Ippi ha detto...
trollippa? Ricordati che sei na nicca?
Nicca sono nicca... piccola vuol dire, vero?
Ma io, se non sbaglio del lei diedi a lei lei.
Via del voi, voi a voi
Mah! Torniamo al tu, generico.
Come mi diede il portinaio del provveditorato agli studi tempo fa.
Io replicai a lui:-Veramente io le ho dato del lei-
E lui a me:-Adesso non ti faccio nemmeno entrare-
Ed io serafica:-Così perderai il posto, visto che non conosci l'educazione-
Da allora non ci salutiamo nemmeno col portinaio... mi ha bannato pure lui
Mi bannerai, anche tu, caro Buzzi di Racalmuzzi? Spero di no, io poi ti omaggerò della mia stima, della mia perpetua riconoscenza.

Ma tu sei laureato o hai fatto studi in proprio ed impropri e ti sei laureato honoris causa la causa prima non causata?
D'accordo... troppe domande...t'avrò confuso ed annoiato, t'avrò soltanto impensierito su come mettermi un tappo in bocca, sul come e sul modo di utilizzare il mio sproloquio... che sò sarà utile?
Ci possiamo guadagnare?
fidarsi è bene non fidarsi è meglio
chi piacura si fa lupo sa mangia...
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brunocorino ha detto...
Cara Trollipp, io sono savio matematico sempre dirimpetto ai forbiti studi d’economica politica, laureato all’universitate con regolare titolo accademico nel sessantotto all’epoca de li moti rivoluzionarî, e so sciorinare di costi/casta, soldi/saldi,e concettar di scrematura e fluttuazione sciecche trende e congiuntura, di lisingo spridde e superpraime e poi ancora di raitinghi switcce lezzéfer pillo ansaider tredingo da farti attorcigliar la capa comme a nu salame e se stai appresso a meo ti pare di sentir la mua comara quannu chiama a nome a una a una tutte le galline de lo pollaio, vieni pillu mangia scecco sciò sciò rusinnè rusinnè, sciampigne e scatafascio...
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Ippi ha detto...
cara Trollip? sono cara affettivamente, nel senso di affetti non di effetti bancari e guardo il mondo da un oblò, senza saper leggere un conto in banca, avere dare... non ho mai capito... però capisco l'essere ontologico,l'essere pensante non pesante di dollari, sterline e quattrini
Caro Buzzi fra me e te l'oceano, il mare dei sargassi,l'incommensurabile leggerezza dell'essere
fra me e te talete anassimandro e anassimene
fra me e te la luna e i falò
Chissà cos'è allora questo strano sentimento che
la formula tre cantava
sicuramente un salto nel buio
un salto nel pollaio umano delle beccate per un chicco di grano
la grana eh!
Lo capisco io il mondo, secondo te, Buzzi?
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Venezia Lupo ha detto...
FINALMENTE (:-)
Ippi Descrizione: http://img2.blogblog.com/img/b16-rounded.gif ha detto...
Venezia Lupo è con noi
Alleluia Brava gente
Sono felice
felicissima
Caro Buzzi, e tu sei altrettanto felice, anche se il morbo infuria il pan ci manca sul ponte sventola bandiera bianca e sulla veneta spenta fortuna si eterni il gemito della laguna

Venezia tutto a memoria una volta quando esisteva la scuola e la memoria, caro Buzzi

Prima che nascesse il laissez faire
ben arrivato Veneziaaaaaaaaaaaaaa
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brunocorino ha detto...
Che cabarettista siete, Trollipp!
Donna de' varieté...
varieté varietà verità è sempre chella cosa là... che fa saltà che fa ballà tiriulì tiriulà...
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Ippi
TRollippa serissima è... donna poggiata con i piedi per terra,donna senza grilli e grillo per la testa, donna senza sigaretta in bocca, senza vizi o forse sì. E' un vizio la lettura? La scrittura? L'ironia? L'umorismo? Spiegami Buzzi, certo cu tutta sta curtura nu libro u putera fari, no?
Sinnò a chi servi? Ecco se poi il libro fa successo, se lo vendiamo per il cesso, se lo vendiamo per procura e per preconia, se lo vendiamo nelle scuole, se lo vendiamo e ce lo compriamo noi, allora è buono da mettere in ghirlanda prima che sua beltade sia sfiorita, Bè, quella era la rosa di Angelo Poliziano...

domenica 14 dicembre 2014

Ernesto Orrico. Di cosa parliamo quando parliamo d'amore



  Di cosa parliamo quando parliamo d’amore

Carver, oppure chiunque. Infatti in platea io sussurro che forse sia Carrère, per assonanza al nome.

 sabato 13 dicembre h. 21 con “The Cult of Fluxus”  al Teatro Umberto di Lamezia Terme.    Sul palco ci saranno Flavia Lisotti, giovane cantautrice, Mattia Argieri, loop e potenziometri, Ernesto Orrico, uno dei protagonisti della scena teatrale calabrese.

Vado

Mi siedo al primo banco come gli alunni che vogliono ascoltare solo la lezione senza esser disturbati da qualcuno.

Mi siedo  affettuosa e partecipe, ho pagato il biglietto e ho amicizia verso protagonista, conoscendolo quasi.

Virtuale.

Questo non è L’Orrico che conosco io, mi sono detta da subito, nello scarto fra immaginazione e reale.

Dadaista e amichevole, attento e conversativo.

Sul palco un espositore di malessere messo sugli scaffali di un supermercato discount, un malessere già malessere ma dato in modo che giunga ancora più sgradevole.

Credo sia fatto apposta e mi guardo le unghie, non voglio andare via, aspetto il sole che riscaldi un teatro già di suo glaciale che ci iberna a morte precoce ogni volta ci immoliamo.

Il Culto del flusso, traduco io malamente, non conosco inglese, benché abbia fatto quei corsetti di 15 giorni 15, e lo leggo com’è scritto, da ignorante della lingua.

Resto attenta alle varie citazione, qualcuna la so, altre no, non ha importanza quante ne possiamo sapere, non è questo che ci renderà il gusto di esser lì.

Mi tormento le unghie ed inizio a mangiucchiare.

 Flusso ininterrotto di parole per dire quanta crisi c’è e come siamo precari e che poi moriremo

Di cosa parliamo?

Bene, io credo che, di qualunque cosa parliamo, parliamo di noi, con i gesti più che con le parole, con la musicalità del suono, con la voglia di far vivo quel momento in gestazione.

Se teatro sia, deve pur cercare noi che da soli giù in platea non possiamo ribellarci a una continua sovraesposizione di malessere senza cura.

Vabbè che la sanità in Calabria è quella che è, caro Ernesto, ma dai,  un raggio di sole potresti rubarlo in corsia!

Da dadaista  a Dadaista,  dondoliamoci per gioco.

Finite le mie unghie, tutte, mi rimangono i polpastrelli per dirti che, se stamane con il sole, sono qui seduta a scrivere di te, vuol dire che ho affetto per te.

Bravi musicisti e voce cantante

Tu mi pagherai estetista!

Ciao Ippolita




sabato 13 dicembre 2014

Saverio La Ruina- Va pensiero che io ancora ti copro le spalle




 Lamezia terme 12 dicembre vigilia di Santa Lucia 
Teatro Grandinetti: Nella morta gora di una apparente vitalità plateale...
Dissonorata.Un delitto d'onore in Calabria
Compagnia Scena Verticale.


Il dondolio di La Ruina sulla sedia della vita inizia così senza parere.
 Di nascosto.
 Su chi siamo sulla sedia, dondoliamo insieme a lui.
 Gesti che ossessivi ripetono giorni e giorni, senza sole a riscaldare quel che il caso ha già gelato. Sono tutti nei suoi occhi quei tormenti, le rinunce, poi le attese e le speranze, il pensiero fosse amore quello strano movimento. Attrazione e desiderio sconosciuto  poi dannoso che una colpa diventerà per tutta una  eternità. 
Vita che noi conosciamo anche per sentito dire, vita fatta di racconti trattenuti oltre il pudore, oltre la non conoscenza della nostra gestazione. Vita dura e alluttata come se fosse sempre nero tutto il giorno a noi concesso nella terra degli enotri. Vita dura con paura se poi cedi a quel misfatto mai allora chiamato amore.
 Calpestate furono intelligenze, studi impediti, dignità irrise, nel romantico sud, scrissi un tempo io e stasera Saverio lo riporta dondolando sulla sedia. Piange il sassofono e stride lo xilofono mentre lei si tira il suo scuro scamiciato ben più sotto ogni ginocchio.
 Cattiveria e ignoranza, questo è stato impasto vero che ha distrutto ogni speranza nelle donne che ho incontrato nel mio mondo medioevale della fine del duemila. 
Grazie alla vita che le ha dato tanto... Canta Violetta Parra mentre Saverio nasce e Pasqualina conta le pietre della strada. Una strada che noi non vogliamo più percorrere. Riponiamo vestitino a quadretti, riponiamo ogni momento con affetto smisurato, ringraziamo tutte le Pasqualine che con semplicità furono sacrificate sull'altare della sopravvivenza.
Nelle pieghe del suo viso La ruina di una vita, di trascorrer sempre uguale per una colpa da espiare, ci sta pur il sorriso lieve, il bel viso che trasale nello sguardo universale, si accarezza quelle labbra, da quel bacio furon baciate, si accarezza quel bambino, da quel bacio fu poi nato e nel dire una vicenda si può ancora far denuncia di una gora paludosa, come morta eppur  violenta, che  vive solo d'indifferenza. 
Va pensiero che io ancora ti copro le spalle. Morta gora non mi avrai


venerdì 12 dicembre 2014

Cominciamo a brindare all'anno che non c'è



L’anno che non c’è
A ritroso con Huysmans
Al contrario, andiamo contro corrente.
Negli anni, nell’anno che non c’è.
Una successione di fatti, misfatti, e nullità,
Una successione di vigliaccherie, tradimenti, canagliate.
Ripeto il concetto perché ogni sinonimo arricchisce l’altro.
Una successione di euforia, di possibilità, di incontri.
L’anno che le stelle davano per vincente, realizzante, se ne va nel silenzio, a ritroso.
Come Des Esseintes, nella sua casa ben arredata, fra l’ibisco che fiorisce e la pianta grassa mette gemma nuova.
L’anno che come il vino si chiarifica.
Vengono utilizzate da una a due chiare d’uovo per ogni 100 giorni.
Una volta mescolati gli albumi, si vanno ad addizionare alla massa dei fatti omogenizzandola per qualche minuto. Dopo un settimana la chiarifica avrà fatto effetto, proteine, veleni in eccesso, precipitano assieme al bianco dell’uovo nella parte bassa della vasca, sedimentandosi.
Viene separato l’anno  dal deposito pescando con una pompa dalla parte alta della vasca. L’anno  sarà pronto per essere imbottigliato.
L’anno che non c’è
Evviva noi che A ritroso rifiutiamo il processo ed il progresso su una radio batti il quattro verso l’anno che verrà

giovedì 11 dicembre 2014

Lo spleen e l'ennui



Lo Spleen e l’ennui



Lo spleen e l’ennui
Tento ma non troppo 8 settembre2011
Tento, ci  provo a sondare un genere
Tento, stuzzico, ti invito a
Il serpente tentò Eva
Gli uomini ora tentano di farcela in questo mondo  terrestre
Ero bambina allora avrò avuto  undici anni, nemmeno,  ero  con tanto tempo, in una grande casa nobiliare, con tante persone di servizio, ma mia mamma lavorava tanto, malgrado gli aiuti. 
Il mio papà era bellissimo, lo è ancora ora, alto, magro, Marcello  Mastroianni,  meglio, la mia mamma era piccola ma molto carina e dolce, innamorata pazza di lui, che non meritava. Lui  era un bambino viziato, prima dal suo nonno materno ,marchese, che nel feudo, nelle proprietà gli permetteva ogni cosa; dispetti amori prepotenze.
Mio nonno, il suo papà, aveva tentato invano di farlo studiare come lui avrebbe voluto e non gli era stato concesso, ma il mio papà  preferiva altri impegni. Lui era uomo  e un uomo ha tanto da fare. Mia madre avrà sofferto da matti ma allora le donne stavano zitte, io non capivo molto, allora non si esibiva la sensualità, la sessualità , nel modo fintamente libero  dei nostri giorni.
Tutto era sottotaciuto, silenzio, tutto soffocato, ma io sentivo, percepivo un  mistero di perversione, di dominanza, di idea fissa che mi fece pensare, che mi fece immaginare un segreto, un potere  che avrebbero dovuto avere le donne e che gli uomini non avevano, un dominio sui sensi da soddisfare, da placare solo se lei avesse voluto. E cominciavo ad almanaccare e cominciavo a pensare quale fosse e non so come e perché qualcuna più grande, fuori, senza grazia me lo disse, e aggiunse- lo fanno pure i tuoi genitori-
Non me n’ero mai accorta, erano sempre molto misurati, molto corretti, non era proprio possibile.
Ma un giorno, rovistando, rovistando trovai  Playboy, il giornale patinato, ben nascosto. Chissà come lo trovai! lo leggevo  e rileggevo  lessi tutta la serie, poi raramente trovavo Cronaca vera o nera, fa lo stesso.
Tutti quei corpi, tutto quel sesso femminile mi confermava solo una cosa, che per l’uomo, almeno a casa mia era,  proprio una dipendenza, una esigenza.
Almanaccavo sul potere già  da piccola e pensavo che gestire quel potere mi avrebbe dato lustro, mi avrebbe permesso il dominio, lo scettro su uomini desideranti  che non potevano farne a meno
Pensavo di gestire tutto quel mondo  in saloni  arabescati, con poltrone, con damaschi, con profumi  e con parole.
Le mie donne, che gestivo, eran tutte raffinate, sì puttane ma di classe, sapevano parlare, conversavano poetavano ma sapevano poi accarezzare, titillare fare impazzire soddisfare.
I clienti eran felici, mi baciavano la mano, mi ringraziavano, erano tutti dei signori. Avvocati, professori, laureati e imprenditori. Puliti, azzimati, con panciotto e con gilè, pantaloni con le pinces!
Ero proprio una potenza! avrò letto poi con gli anni “Il piacere “ di D’Annunzio e mi dissi-bene bene questo non ha inventato niente-
Le mie donne, sì accoglievano, ma in luoghi deputati, si facevano pagare proprio  bene, si facevano ringraziare.
Non ne posso proprio più ora di tutto questo offrire senza un grazie, senza un riconoscimento. E che cazzo! Qui si è tutto capovolto!
Ora cosa dovrei fare un boudoir alla rovescia! Il marchese De Sade, che pure ho letto, me l’aveva consigliato!
Le donne hanno abdicato. Che tristezza! ma tutta questa offerta fa   cadere giù il mercato! Dà lo spleen e l’ennui  e addormenta il cacciatore. Tanto la preda è sempre lì, che si spoglia, si dimena e poi agita la coda sui giornali, sul computer, nel reale e nel virtuale.
Sono proprio sfiduciata, sono solo disgustata,  vuol vedere che avrò anch’io lo spleen e l’ennui di tutto questo cibo! Ma lasciamoci sognare, sì, desiderare, solo un po’, per provare forse  il bello di poterlo realizzare!